Apro la discussione sul film prescelto per il cineforum.
Attenzione perchè ci sono anticipazioni sulla trama del film.
Ho trovato il film interessante dal punto di vista tecnico, questa voglia di comunicare attraverso il racconto per immagini la frantumazione della memoria e dei processi cognitivi legati ad essa.
Si cerca di rappresentare gli aspetti cognitivi non usando i significati simbolici ma attraverso il fluire delle immagini e degli eventi in modo da confondere gli aspetti temporali e di studiare attraverso la tecnica filmica i meccanismi del ricordo.
Interessanti alcune scene come quella in cui Jim Carrey è oggetto, soggetto e spettatore della realtà.
Questo continuo insistere sulla complessità dei nostri processi mentali toglie pathos al film che a tratti diventa una fredda sperimentazione che schiaccia la storia, storia che esce un po' perdente e della quale non si riesce a cogliere l'insieme.
Ho trovato un po' scontato ricorrere al colore dei capelli per identificare il filo di una delle tre storie, in cui si voleva sottolineare la coazione a ripetere dei protagonisti e la circolarità degli eventi.
Jim Carrey inizialmente mi sembrava un "tentato" Jeremy Irons e la Winslet, pur nella sua spontaneità, era troppo poco ambigua, visto il personaggio che doveva interpretare.
Alla fine l'ho trovato un po' pretenzioso e riuscito a metà.
Un 6 e mezzo perchè riconosco un grande lavoro di comunicazione dietro questo film, solo che non è arrivato completamente.
Attenzione perchè ci sono anticipazioni sulla trama del film.
Ho trovato il film interessante dal punto di vista tecnico, questa voglia di comunicare attraverso il racconto per immagini la frantumazione della memoria e dei processi cognitivi legati ad essa.
Si cerca di rappresentare gli aspetti cognitivi non usando i significati simbolici ma attraverso il fluire delle immagini e degli eventi in modo da confondere gli aspetti temporali e di studiare attraverso la tecnica filmica i meccanismi del ricordo.
Interessanti alcune scene come quella in cui Jim Carrey è oggetto, soggetto e spettatore della realtà.
Questo continuo insistere sulla complessità dei nostri processi mentali toglie pathos al film che a tratti diventa una fredda sperimentazione che schiaccia la storia, storia che esce un po' perdente e della quale non si riesce a cogliere l'insieme.
Ho trovato un po' scontato ricorrere al colore dei capelli per identificare il filo di una delle tre storie, in cui si voleva sottolineare la coazione a ripetere dei protagonisti e la circolarità degli eventi.
Jim Carrey inizialmente mi sembrava un "tentato" Jeremy Irons e la Winslet, pur nella sua spontaneità, era troppo poco ambigua, visto il personaggio che doveva interpretare.
Alla fine l'ho trovato un po' pretenzioso e riuscito a metà.
Un 6 e mezzo perchè riconosco un grande lavoro di comunicazione dietro questo film, solo che non è arrivato completamente.
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