Genki, Kawamura - Se i gatti scomparissero dal mondo

francesca

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Lettura sorprendente. Per una buona metà, non ero molto convinta che questo libro mi piacesse.

Il protagonista, un tipo piuttosto noioso e solitario, scopre di avere un tumore che gli lascia pochi giorni di vita. Mentre è in preda alla disperazione della consapevolezza di essere prossimo alla morte, gli appare una specie di diavolo che gli propone un patto: gli donerà un giorno di vita in più, ma per ognuno di questi giorni, il protagonista dovrà scegliere una cosa da far sparire dal mondo per sempre. Sembra un buon patto, nel mondo ci sono milioni di cose inutili. In effetti l’idea di fondo del romanzo è originale, ma per una buona parte della lettura, non mi convinceva il modo con cui veniva sviluppata, mi sembrava che fosse affrontata rimanendo in superficie, in una specie di favola colorata e patinata, quasi a non voler provocare reali turbamenti o riflessione nel lettore. In realtà, ad un certo punto, mi sono accorta che ero completamente avvolta nella favola; senza nemmeno sapere come, ci ero caduta con tutto il cuore e il diavolo dai vestiti sgargianti, la sparizione delle cose, il gatto parlante erano assolutamente plausibili e interrogavano me, oltre che il protagonista. C’è molto della cultura giapponese in questo modo di affrontare una storia così tragica come l’approssimarsi della morte, le difficili relazioni e “non -relazioni” del protagonista, almeno per quel poco che la conosco io. Questo approccio mi ha ricordato i libri di Banana Yoshimoto e di Murakami, nei quali anche temi difficili e dolorosi sono trattati con una sorta di incanto e svagatezza che non è mai superficialità, ma anzi riesce a penetrare nel profondo più che un’ondata di commozione all’occidentale.

Impossibile non immedesimarsi nel protagonista, non chiedersi a cosa saremmo disposti a rinunciare per un giorno di vita in più, quali sono le cose che amiamo veramente, le persone da cui vorremmo prendere congedo; per arrivare poi alla sua stessa conclusione, che ogni più piccola cosa ha un valore, se non per noi, sicuramente per qualcun altro, e che svuotando la nostra vita di piccoli valori un po’ alla volta, rimane ben poco per cui valga la pena avere un giorno in più.

Splendida la figura del diavolo, un diavolo colorato, ironico, un po’ stizzoso, con il colpo di scena della rivelazione della sua vera natura: questo diavolo non è altro che la somma di tutto ciò che non è o non ha fatto il protagonista nella sua vita, tutte le occasioni sprecate. Per Genki, il diavolo non è colui che ci spinge a fare scelte sbagliate, non è il male, ma è sempre una parte di noi, quella che sprechiamo senza rendersene conto e che prima o poi torna a chiedere il conto.

Si riemerge da questa lettura come da un sogno colorato che lascia tanta serenità e tanta voglia di interrogarsi sul senso della vita e della morte più che molti trattati filosofici.

Una lettura davvero che consiglierei, forse anche da rileggere periodicamente perché, secondo me, è uno di quei libri di una ricchezza tale da permettere di trarre tesori sempre nuovi in momenti diversi della propria vita.
 
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