Yoshimoto, Banana - L'abito di piume

Hotaru, la protagonista della storia, si traferisce nel paese natale, un borgo tranquillo attraversato da un fiume, per dimenticare le sue pene d'amore. Per otto anni, aveva vissuto a Tokyo con un uomo sposato, un fotografo sempre impegnatissimo nel lavoro e incapace di scegliere tra lei e la moglie, che infine l’aveva abbandonata. Profondamente ferita, Hotaru si rifugia dalla nonna e prende a lavorare nel piccolo bar che l’anziana gestisce da anni. La sua vita trascorre tra i rimpianti per l’amore perduto e i ricordi della madre, scomparsa quando lei era ancora un bambina, fino a che, un giorno, passeggiando lungo le sponde del fiume, avviene l’incontro con Mitsuru, un ragazzo che Hotaru sente di aver già incontrato da qualche parte senza però riuscire a ricordare dove e quando. Con l’aiuto di Rumi, una vecchia amica con il dono speciale di leggere nell’animo altrui, e grazie ai racconti della nonna e della madre di Mitsuru, la protagonista ricostruisce l’enigma che la lega al giovane e scopre che nel suo futuro c’è ancora posto per un profondo sentimento d’amore

Il titolo originale del romanzo "Hagoromo" (letteralmente: abito di piume) indica un particolare tipo di kimono leggerissimo con dei lunghi nastri indossato dalle tennyo, sorta di donne-angelo, che serviva per volare tra il mondo terreno e l'aldilà. Il ritorno di Hotaru, la protagonista di questo struggente romanzo, nel paese natale rappresenta il suo hagoromo, un vestito che le permette di librarsi in volo alleggerita dal dolore per la perdita della persona amata.

Un romanzo intriso di dolcezza e serenità, ma che non trasmette sensazioni sconvolgenti e indimenticabili, e non appare molto diverso dagli altri romanzi della Yoshimoto (a parte qualche piccola eccezione).
 

Silvana

Misantrophe
molto bello l'ho letto e mi è piaciuto molto la yoshimoto in genere non mi delude mai
 

Bluedress

Member
Primo ed unico libro che fino a questo momento abbia letto della Yoshimoto e mi ha positivamente impressionata. Sicuramente leggerò altri suoi lavori.
E' vero, colpisce il senso di calma, di tranquillità, di serenità nell'affrontare i sentimenti e i cambiamenti dell'anima. Mi ha lasciata facendomi sentire "bene", non so come spiegare. Un libro riconciliante.
Bellissima l'immagine del fiume che ci accompagna per tutto il libro, metafora della vita che scorre, dove tutto cambia e nello stesso tempo resta uguale.
 

lavy

New member
Molto carino.. è il suo primo libro che leggo e mi è piaciuto abbastanza, se proprio devo trovargli un punto debole il finale, certamente leggerò qualche altro suo libro:)
 

alexyr

New member
trovo sempre gli scrittori giapponesi tristi in un modo devastante.
La yoshimoto poi è la capolista del genere.Un bel romanzo, ma ne esco sempre con l'umore disfatto.
 

nitina

New member
di parte

Io adoro Banana Yoshimoto perchè i suoi romanzi hanno per me una forza comunicativa impareggiabile
sembra che mi avvicini a lei sempre nei momenti più adatti; per cui riesco ad apprezzarla nella totalità della sua espressione artistica.
La storia di una donna abbandonata dall'uomo che ha sempre amato, dall'uomo per la quale in fin dei conti è sempre stata la seconda, la ruota di scorta... l'amante.
doveva essere sempre pronta per lui fin quando a un certo punto sul momento di scegliere: è stata scartata per l' "altra".
Il ritorno ai luoghi d'origine, al paesino.. la presenza di una famiglia particolare e il riavvicinamento ad un ragazzo conosciuto in realtà solo in un mondo parallelo immaginario ci fanno piombare nelle tipiche atmosfere della Yoshimoto... sensazioni oniriche, mondi ovattati surreali ma con un impatto tanto forte quanto quello dei mondi reali.
Io ho vissuto la catarsi della protagonista, il ritrovo di se stessa..percorrendo accanto a lei le strade tracciate dalla scrittrice. E' un libro che mi ha aperto il cuore e mi ha aiutato a guardarmi dentro.
wow :sbav:
 

Spilla

Well-known member
Non sono una estimatrice della Yoshimoto, la leggo quando mia mamma, a cui invece piace molto, mi passa uno dei suoi libri.
Stavolta ho letto la prima parte del libro provando una vera insofferenza per tutti quegli elementi (cura del linguaggio, approfondimento psicologico, costruzione dell'intreccio) che qui appaiono piatti e privi di personalità, e che per me costituiscono requisiti fondamentali per poter giudicare bello un libro.
Ed ecco che, a sorpresa, la seconda metà mi è invece piaciuta. Ho apprezzato quel che presenta di più distante dal nostro mondo, l'aspetto onirico, l'elemento spirituale che collega i personaggi.
Mi piace la descrizione di un mondo in cui ci si possa parlare di ciò che non è "terreno" con la stessa semplicità con cui si parla della spesa, del pranzo, del capufficio...
Mi è piaciuta l'idea di esseri che possano incontrarsi in uno "spazio intermedio" tra terreno e ultraterreno.
Non sarà, penso, uno dei libri che per me diventeranno indimenticabili.Ma mi ha fatto piacere leggerlo :)
 

francesca

Well-known member
Erano anni che non riaffrontavo qualche libro di Banana Yoshimoto, autrice che ho amato molto nella mia giovinezza. L’ultimo libro suo letto risale ad una decina di anni fa, me lo ricordo bene, è stato “Il corpo sa tutto”.
Allora ero già adulta da tempo, e da un po’ l’avevo abbandonata perché mi iniziava a sembrare molto ripetitiva, prevedibile, sia nelle storie che nelle sue riflessioni, nella sua “giapponesità” occidentalizzata.
Il corpo sa tutto aveva confermato questa mia impressione.
Adesso a distanza di dieci anni, anche L’abito di piume mi ha fatto lo stesso effetto.
E’ un libro riposante: è la storia di una ragazza che torna al suo paese da Tokio dove ha vissuto una storia d’amore con un uomo sposato che l’ha completamente annullata nella personalità e nella volontà.
Il ritorno ai luoghi della sua infanzia le permettono piano piano di recuperare se stessa e la sua dignità di donna, soprattutto nell’incontro con la sua quasi sorellastra Rumi e il ragazzo misterioso dei ramen, Mitsuru.
Questo processo di recupero di se stessa da parte della protagonista grazie a questi rapporti “buoni” e al legame che si ristabilisce con il fiume, elemento naturale che caratterizza il suo paese natale, è la cosa che mi è piaciuta di più del libro. Ho trovato però artificioso il ricorrere agli elementi soprannaturali, con la quasi sorellastra veggente e il mistero del ragazzo dei ramen. Sono elementi tipici della Yoshimoto, ma non so se perché io sono cambiata, o perché ormai sono prevedibili in ogni suo libro, non mi entusiasmano più come una volta.
Insomma una lettura piacevole, un po’ scontata, e serena. Sento che anche se non si è riaccesa in me la passione per questa autrice, di sicuro il mio rapporto con i suoi libri non è finito.


Dopo aver scritto la mia recensione ho letto quelle già postate qui. E mi sono sorpresa nel ritrovare molte delle sensazioni che ha suscitato in me la lettura, soprattutto quella più ricorrente di un libro che è sereno, un po' malinconico, riposante. Interessante vedere che un piccolo libro mette d'accordo così tante persone su una stessa conclusione.

Francesca
 
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