Deaver, Jeffery - Il giardino delle belve

Sant'uomo

Mac Member
New York, 1936. L'America e il mondo intero guardano con apprensione all'ascesa di Hitler e al pericoloso espansionismo della Germania nazista. A Paul Schumann, killer di origine tedesca al soldo del gangster Lucky Luciano, viene fatta una strana proposta: le autorità federali gli offrono l'immunità per tutti i suoi crimini in cambio di un ultimo omicidio, quello di Reinhard Ernst, uomo di fiducia del Furher, responsanbile della corsa agli armamenti del Reich. Schumann è stato Per due motivi: conosce perfettamente il tedesco e inoltre gli sbirri sanno che in fondo è sì un assassino, ma con un'etica. Paul ama definirsi un killer che "corregge gli errori di Dio": elimina soltanto i peggiori bastardi in circolazione, feccia che non merita di vivere.
Già sul transatlantico che sta portando la squadra olimpica americana a Berlino - per quelle che saranno ricordate come le prime e uniche Olimpiadi naziste - Schumann, sotto le mentite spoglie di un cronista sportivo, deve ricorrere a tutti i suoi "talenti criminali" per evitare di essere subito scoperto, ma è all'arrivo in Germania che inizia a fare sul serio: ha 48 ore soltanto per scovare il suo obiettivo, eliminarlo direttamente4 allo stadio olimpico durante la cerimonia d'apertura e contemporaneamente difendersi dall'intero apparato di sicurezza nazista, pronto a tutto pur di fermarlo.
La partita però si gioca anche su un altro piano. Il detective Willy Khol della polizia tedesca deve assolutamente interrompere l'orribile catena di delitti che insanguina Berlino, risultato della guerra senza esclusione di colpi fra Schumann e le famigerate Camicie Brune di Hitler. Appassionato di medicina legale e di scienza applicata all'indagine poliziesca, Khol non è affatto un fanatico nazista ma soltanto un uomo di legge. Basteranno la sua testardaggine e il suo senso del dovere ad arginare la terribile minaccia che insidia il cuore dell'impero del Male?



Uno dei libri "singoli" di Deaver, bello anche questo, soprattutto per l'ambientazione storica del romanzo....da non perdere!!!:wink:
 

LettriceBlu

Non rinunciare mai
Ciò che un romanzo storico dovrebbe essere in grado di fare è catapultare il lettore indietro nel tempo, farlo immergere completamente nelle storie, negli usi e consumi del periodo scelto. E Deaver è riuscito benissimo in questo intento, anche grazie al suo consueto non limitarsi mai esclusivamente a ciò che è strettamente necessario alla storia che narra. è molto più facile imbattersi in un romanzo che racconti gli avvenimenti della piena Seconda Guerra Mondiale, quindi è stato ancora più interessante ed educativo leggere un racconto ambientato qualche anno prima, nel periodo in cui i tedeschi stavano cominciando a riorganizzare il loro esercito e già le persecuzioni contro ebrei, socialisti e pacifisti erano all'ordine del giorno.
Non so se rientri perfettamente nella definizione di thriller, ma anche sul versante più prettamente poliziesco Deaver non si è per niente smentito. Ovviamente ho amato l'ispettore Kohl, costretto a destreggiarsi nel marasma di organi polizieschi facenti capo al partito nazista (di cui lui non è un sostenitore), dedito solo a cercare la verità e assicurarsi che i morti e le loro famiglie abbiano giustizia, indipendentemente dalla razza e dalle convinzioni politiche. Ben costruito anche il personaggio di Schumann, con il quale in certi punti della storia si arriva anche ad empatizzare, e che obiettivamente sa fare il suo lavoro con maestria. Per lui avrei preferito un finale diverso, ma sono stata davvero contenta che Kohl abbia avuto ciò che si meritava, e da un paio di indizi lasciati da Deaver, che i suoi discendenti abbiano potuto vivere in un posto migliore.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Quando uno scrittore di thriller può davvero definirsi "bravo"? A mio parere quando scrive un romanzo accurato, dettagliato, appassionante riuscendo ad adattare la sua scrittura al contesto in cui si svolge la vicenda; quando riesce ad essere pressocché perfetto, ma anche solo credibile, in un contesto diverso da quello che tratta abitualmente; quando riesce a far parteggiare il lettore per il "cattivo", senza fargli detestare il "buono". Stando a questi personalissimi parametri di giudizio, non posso che affermare che Jeffery Deaver non è solo bravo: è magnificamente geniale.
"Il giardino delle belve" è un appassionante thriller storico ambientato fra l'America e la Germania nazista poco prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale. Paul Schumann è un sicario tedesco-americano che viene assoldato dal Bureau per uccidere un alto papavero del Reich, il colonnello responsabile del riarmo, un essere tanto intelligente quanto spregevole. Sulla sua strada, però, Schumann incontrerà di tutto: SS, SA, giovani della gioventù hitleriana, traditori che credeva collaboratori, poliziotti molto zelanti come l'ispettore Khol, un bravissimo membro della Cripo che a sua volta si rivelerà una vittima del sistema. E incontrerà anche degli amici, come Kate e Otto… e dovrà improvvisare, mantenere il suo cuore di ghiaccio, fare delle scelte talvolta vitali. Tutto questo in un Paese in continua, rapida evoluzione, in cui la malattia più grave sembra essere la cecità mentale. Un thriller davvero ben scritto, a tratti un po' lento, ma questa lentezza invece che demotivare fa pregustare le scene di tensione narrativa.
Come al solito Deaver rivela la sua maestria nel sorprendere, dosare la tensione, colpire con uno stravolgimento: nei suoi romanzi nulla e nessuno è mai ciò che sembra; i buoni non sono mai completamente buoni, i cattivi mai troppo cattivi e comunque tutti sono dotati di un grado di intelligenza ed astuzia invidiabili che non permettono mai all'attenzione di calare. Un altro romanzo che vale la pena leggere… Deaver colpisce ancora!
 
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