Deledda, Grazia - La madre

gelsomina

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Maria Grazia Cosima Deledda (Nuoro, 27 settembre 1871 – Roma, 15 agosto 1936)

Nei romanzi della Deledda vi è sempre un forte connubio tra i luoghi e le persone, tra gli stati d'animo e il paesaggio. Il paesaggio dei suoi romanzi e novelle è quello aspro della nativa Sardegna che però non viene rappresentato secondo gli schemi veristici regionali e nemmeno con la fantastica coloritura dannunziana, ma viene rappresentato e rivissuto attraverso il mito.

« Intendo ricordare la Sardegna della mia fanciullezza, ma soprattutto la saggezza profonda ed autentica, il modo di pensare e di vivere, quasi religioso di certi vecchi pastori e contadini sardi (...) nonostante la loro assoluta mancanza di cultura, fa credere ad una abitudine atavica di pensiero e di contemplazione superiore della vita e delle cose di là della vita. Da alcuni di questi vecchi ho appreso verità e cognizioni che nessun libro mi ha rivelato più limpide e consolanti. Sono le grandi verità fondamentali che i primi abitatori della terra dovettero scavare da loro stessi, maestri e scolari a un tempo, al cospetto dei grandiosi arcani della natura e del cuore umano... »
(Discoteca di Stato: parole registrate nella serie "La Voce dei Grandi", anche in "Il Convegno", Omaggio alla Deledda (N. Valle), 1959.)

La critica ha incasellato la sua opera di volta in volta in questo o in quell'-ismo: regionalismo, verismo, decadentismo... Alcuni critici invece preferiscono riconoscerle, com'è dovuto ai grandi autori, l'originalità della sua poetica: per quanto ben inserita nel contesto del Novecento europeo, essa tutto sfiora, senza a niente appartenere.

Il sapore vagamente verista della sua produzione le procurò le antipatie degli abitanti di Nuoro, in cui le storie erano ambientate. I suoi concittadini erano infatti dell'opinione che descrivesse la Sardegna come terra grezza ed arretrata. In realtà non era intenzione della Deledda assumersi un impegno sociale come quello che spesso caratterizzò il Verismo.



Per chi non ha avuto occasione di legger niente consiglio "La madre"
 
Ultima modifica di un moderatore:

elena

aunt member
Deve essere veramente un bel libro....grazie gelsomina per la segnalazione.......l'ho aggiunto alla lista desideri :YY.....anche perché penso, ma non ne sono sicura, di non aver mai letto nulla di questa scrittrice :roll:....e credo meriti.......mi piacciono molto gli autori che legano i luoghi ai personaggi :D!!!!
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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Attenzione: spoiler!

Premetto che questa lettura mi è stata consigliata e sono curiosa di scoprire l'aggettivo finale con cui la mia "consigliera" l'ha definito :wink:.
Pur a tratti annoiando per la "pesantezza" (nel senso che a volte insiste troppo,ripetendo lo stesso concetto) della narrazione,trovo che lo stile della Deledda (almeno in questo racconto,che per me è stato uno dei primi che ho letto) riesca a trasmettere al lettore gli stati d'animo e le emozioni provati dai suoi personaggi.
Nello specifico,sono riuscita ad entrare in sintonia con ciò che ha provato sia la madre,sia il figlio prete ed anche i personaggi che fanno da contorno alla storia sono ben delineati.
L'ho trovato anche molto moderno nelle idee che ad un certo punto vengono alla madre circa il ruolo del sacerdote;si domanda,o meglio domanda al ragazzino che fa da chierichetto al figlio,perchè i preti non possono sposarsi,dopo aver scoperto che il figlio è innamorato.Lei vorrebbe che lasciasse la donna,anzi glielo impone,ma nello stesso tempo si capisce che vuole bene al figlio e vorrebbe vederlo felice.
Il finale io l'ho inteso così: la Deledda fa morire la madre,così suo figlio,che secondo me aveva deciso di continuare a fare il prete solo per non farla soffrire,può unirsi ad Agnese,la donna amata.Se invece di morire la madre,fosse morta Agnese,probabilmente avrebbe continuato a fare il prete fino a quando avrebbe trovato un'altra donna...ormai la sua vocazione non sembrava più così salda (se mai lo era stata,perchè la madre aveva deciso per lui).Oppure avrebbe continuato a fingere per salvare le apparenze.
La storia infatti mi è sembrata soprattutto un modo per criticare l'ipocrisia presente spesso nelle persone.
Devo approfondire questa scrittrice.
 
V

Valentina992

Guest
Grazia Deledda è una delle mie autrici classiche preferite. Riesce a rendere bene i dilemmi provocati dalle passioni umane ma con uno stile ottimo e moderno, e anche La madre non sfugge a queste caratteristiche, anzi: conferma che la Deledda è un'autrice completa sia nei romanzi e sia in opere più brevi come questa.
 

ariano geta

New member
A me è piaciuto. Una prosa asciutta e levigata che racconta i dilemmi interiori di una donna divisa tra l'amore per il figlio e gli obblighi che la tonaca imporrebbe al suo ragazzo. Senza patetismi né invettive (che d'altronde presumo ai suoi tempi sarebbero state assai difficile da pubblicare) analizza il mai risolto dubbio sull'opportunità del celibato dei preti.
 

gamine2612

Together for ever
Letto lo scorso mese di settembre, per il filone Deledda che ho affrontato ultimamente.
Mi è piaciuto, non come Canne al Vento o il Segreto dell'uomo solitario, ma comunque ho apprezzato.
Interessante la sua visione sul "celibato dei sacerdoti".
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Grazia Deledda mi sorprende sempre di più con la sua scrittura moderna e i temi così attuali che ancor oggi leggere i suoi romanzi possono essere spunto di riflessione. Anche in questo romanzo la relazione tra madre e figlio viene analizzata profondamente, così come tutti gli aspetti legati alla comunicazione tra le persone tra il detto e il non detto. Centrale anche qui il dramma del dubbio, dell'insicurezza, della paura, tutte emozioni che dipingono l'uomo di oggi, in questo caso un sacerdote. Consigliato.
 
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