Scrittore ungherese, Premio Nobel 2002.
In questo libro autobiografico Kertesz parla della sua esperienza nei campi di concentramento.
La visione pur nella sua drammaticità è piena di speranza e di consapevolezza, una riflessione sulla dignità umana che mi ha colpito profondamente e mi ha dato motivo di riflettere su come la vita è fatta di un attimo dopo l'altro e che anche l'esperienza più atroce conserva la possibilità di attimi positivi, felici come dice l'autore.
Riporto uno stralcio dal libro la cui lettura mi ha permesso di comprendere ancor meglio la capacità vitale degli uomini, l'energia e la spinta alla felicità innata nell'animo umano.
Una lettura emozionante arricchente
"Non esiste assurdità che non possa essere vissuta con naturalezza e sul mio cammino, lo so fin d’ora, la felicità mi aspetta come una trappola inevitabile. Perché persino là, accanto ai camini, nell’intervallo tra i tormenti c’era qualcosa che assomigliava alla felicità. Tutti mi chiedono sempre dei mali, degli “orrori”: sebbene per me, forse, proprio questa sia l’esperienza più memorabile. Sì, è di questo, della felicità dei campi di concentramento che dovrei parlare loro, la prossima volta che me lo chiederanno."
In questo libro autobiografico Kertesz parla della sua esperienza nei campi di concentramento.
La visione pur nella sua drammaticità è piena di speranza e di consapevolezza, una riflessione sulla dignità umana che mi ha colpito profondamente e mi ha dato motivo di riflettere su come la vita è fatta di un attimo dopo l'altro e che anche l'esperienza più atroce conserva la possibilità di attimi positivi, felici come dice l'autore.
Riporto uno stralcio dal libro la cui lettura mi ha permesso di comprendere ancor meglio la capacità vitale degli uomini, l'energia e la spinta alla felicità innata nell'animo umano.
Una lettura emozionante arricchente
"Non esiste assurdità che non possa essere vissuta con naturalezza e sul mio cammino, lo so fin d’ora, la felicità mi aspetta come una trappola inevitabile. Perché persino là, accanto ai camini, nell’intervallo tra i tormenti c’era qualcosa che assomigliava alla felicità. Tutti mi chiedono sempre dei mali, degli “orrori”: sebbene per me, forse, proprio questa sia l’esperienza più memorabile. Sì, è di questo, della felicità dei campi di concentramento che dovrei parlare loro, la prossima volta che me lo chiederanno."