Verga, Giovanni - Mastro Don Gesualdo

ilselacontessa

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Sono affascinata dalle vite degli uomini comuni, di quelli che lottano ogni giorno, e che, purtroppo, si rivelano dei perdenti, dei "vinti", come li chiama lo stesso Verga. Gesualdo lotta, accumula la "roba", ma perde. Perde tutto: ricchezze e famiglia. Ma forse il bene della famiglia non l'ha mai avuto. Era la sua "roba" a suscitare amore.



"L'Isabellina, prima ancora di compire i cinque anni, fu messa nel Collegio di Maria. Don Gesualdo adesso che aveva delle pietre al sole, e marciava da pari a pari coi meglio del paese, così voleva che marciasse la sua figliuola: Imparare le belle maniere, leggere e scrivere, ricamare, il latino dell'uffizio anche, e ogni cosa come la figlia di un barone; tanto più che, grazie a Dio, la dote non le sarebbe mancata..."
:boh:
(Peccato che la figlia non volle neanche farsi chiamare col cognome del padre :?)
 
Ultima modifica di un moderatore:

Masetto

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Stupendo, specie le parti dove protagonista è Gesualdo (le scene con Diodata, il padre morente, Isabella, la sua morte...).
Un po' convenzionale invece la parte sui nobili del paese secondo me...
 

elisa

Motherator
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modernissimo questo romanzo dove per la "roba" ossia i possedimenti ed il denaro, le persone sono disposte a sacrificare gli affetti.
Preannuncia quello che sarebbe successo nella piccola borghesia, la caduta dei valori e la supremazia dell'avere sull'essere.
Un romanzo universale ed anticipatore dei tempi, da leggere secondo me con questa ottica
 

Dallolio

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Romanzo profondamente pessimista, dove l'unica legge che regola i rapporti umani è l'egoismo e la volontà di sopraffazione... la trama in sè è grandiosa e profondamente filosofica, la realizzazione in alcuni momenti lascia un po' a desiderare, concordo con Masetto che definisce "convenzionale" il ritratto dei nobili e trovo che molti personaggi sarebbero stati da approfondire scendendo maggiormente nella loro personalità (la maggioranza infatti sono poco più di nomi come la Sganci, Peperito, l'Aloisi ecc...) e molti avvenimenti (colera, la rivoluzione del 1821 e del 1848) avrebbero meritato ben altro spazio.

Voto: 6
 

estersable88

dreamer member
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Adoro il realismo – o meglio il verismo - verghiano, tuttavia la lettura di Mastro Don Gesualdo si è rivelata più ostica del previsto: il romanzo non mi ha catturata da subito, com'era invece accaduto per altre opere di Verga, ed ho dovuto attendere fin quasi ad un quarto dalla fine per sentirmi davvero interessata e vagamente coinvolta dalla storia. La cosa mi ha sorpresa non poco, anche perché la trama prometteva di conquistarmi, ed infatti è grandiosa. Due sono i concetti chiave attorno ai quali ruota l'intera storia: la "roba" e l'ingratitudine. Mastro Don Gesualdo è un villano arricchito, un uomo venuto su dal nulla che ha accumulato possedimenti e denaro a forza di sacrifici, lavoro e privazioni. Una volta acquisita tanta ricchezza, non ha "guardato a spese" per consolidare la sua posizione agli occhi del parentado e del paesello, nonché per far del bene a chi ne avesse bisogno. Tuttavia, attaccato ai propri averi come chi d'improvviso ha molto dopo aver avuto niente, non è stato in grado di rinunciare a rivalersi dei propri debiti, cosa che ha portato alla rovina alcune famiglie del paese. Un tradizionalismo patriarcale e retrogrado, poi, lo ha portato ad imporsi sul matrimonio della figlia, altro "negozio" che, alla lunga, l'ha portato a perdere molto del suo patrimonio. L'ingratitudine è l'altro filone importante della storia, ma vi lascerò il gusto di scoprirlo, qualora già non abbiate letto questo classico italiano in cui Verga ci descrive con la consueta abilità la provincia siciliana della prima metà dell'Ottocento. Per quanto mi riguarda, non la mia preferita delle opere dell'autore verista, ma più per una questione di forma che per altro: un maggiore approfondimento di alcuni personaggi, una contestualizzazione storica un po' più presente, uno snellimento generale della scrittura avrebbero forse giovato.
 

Grantenca

Well-known member
Sono anch'io un grande ammiratore di Verga, ma proprio quest'opera, che forse è la più celebrata, non mi ha entusiasmato più di tanto.
Ho ammirato, al massimo grado, "Storia di una capinera". Ma certo è solo questione di "gusti", indipendentemente da tutto questo è veramente uno scrittore di "grande spessore".
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Sono anch'io un grande ammiratore di Verga, ma proprio quest'opera, che forse è la più celebrata, non mi ha entusiasmato più di tanto.
Ho ammirato, al massimo grado, "Storia di una capinera". Ma certo è solo questione di "gusti", indipendentemente da tutto questo è veramente uno scrittore di "grande spessore".
Anch'io ho adorato Storia di una capinera ed anche I Malavoglia.
 
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