zaratia
Sideshow
Ecco qui, come promesso... Ho pensato di cominciare con un post di poesia perchè potessimo discutere di poesia, condividere i nostri, scoprire autori nuovi e magari anche avere uno spazio per liberare ala nostra creatività e il bisogno di espressione.
Volevo cominciare con un classico, tipo Montale o Ungaretti o con un autore più recente, come Pessoa o Neruda. E invece vorrei iniziare con l'autore che mi ha toccato di più: Beppe Salvia.
Beppe, amico di Giovanni Lindo Ferretti (lo conoscete?), non è un personaggio molto noto (almeno credo) ed è rimasto tale anche dopo la sua prematurissima morte, avvenuta 20 anni fa, quando aveva circa 30 anni. Via propongo una poesia che racchiude molti elementi tipici dello stile dello scrittore: è un brano che parte dalla descrizione di un paesaggio primaverile e si conclude con il sorgere di sensazioni e ricordi... Ma bando alle ciance, ecco qui le sue parole:
(da "Un Solitario Amore" - Beppe Salvia)
l'ombre di rame ellittiche
una sfera, l'albero
l'ombra
e trine d'archi sul prato,
un volo spaventato di passeri
raggela in aria
gli uguali giri a quella
ronda dei rami,
poi va
lenta per l'aria
vera una
eco
va per le strade l'aria
e va via il sole
un bioccolo di fumo
sull'aia
vanno i passeri
e non sembrano passeri
voli rondoni in alto
è chiaro ancora
e stanno
i nidi alle cimase
e i fili dei panni e senza panni
i nuvoli li sfiocca
l'albero
fiocca petali sul prato,
un tondo bianco
lo stagno vive e muore
e le corolle dei fiori
e i fuochi e i fuchi
e i ronzi
e le verrucaie brune
sulle balaustre
la festa d'estate
e tutte han vesti belle
danzano
in tondo la polacca
e la corte
una fanciulla svenuta
la bacia un povero
raggio
il giorno muore
va per l'aria un'aria di vacanza
un coro lietissimo di giorni
fa prato il prato
e neve neve
e vento
corre il torrente
abbacina di luce
e poi fulvo e poi nero
e neve e gela
vi pescan dentro
o vi muoiono i cani
i bimbi d'agosto fanno strani
raggi coi rami
il mondo di noi azzurra
a nostra vita orli
nuvoli sfiocca albe
archi
e lene
diroccate mura,
la calma dei rivi
i vivi campi sbalza
come una figuretta
d'abbecedario
nuvolo nido neve
rondine rivo ramo
la notte non li vede
e non li sente il giorno
di chi si prende cura
e senza tanta virtù
l'animo già mi sfrangia
una lesta vecchiaia
eterna gioventù
d'aver più note le cose
e me scomparso,
scuoletta di Serro il banco blu,
anche un filo di lana
bianco tra quei fili
del nido,
anche una carta stagnola che luccica.
Volevo cominciare con un classico, tipo Montale o Ungaretti o con un autore più recente, come Pessoa o Neruda. E invece vorrei iniziare con l'autore che mi ha toccato di più: Beppe Salvia.
Beppe, amico di Giovanni Lindo Ferretti (lo conoscete?), non è un personaggio molto noto (almeno credo) ed è rimasto tale anche dopo la sua prematurissima morte, avvenuta 20 anni fa, quando aveva circa 30 anni. Via propongo una poesia che racchiude molti elementi tipici dello stile dello scrittore: è un brano che parte dalla descrizione di un paesaggio primaverile e si conclude con il sorgere di sensazioni e ricordi... Ma bando alle ciance, ecco qui le sue parole:
(da "Un Solitario Amore" - Beppe Salvia)
l'ombre di rame ellittiche
una sfera, l'albero
l'ombra
e trine d'archi sul prato,
un volo spaventato di passeri
raggela in aria
gli uguali giri a quella
ronda dei rami,
poi va
lenta per l'aria
vera una
eco
va per le strade l'aria
e va via il sole
un bioccolo di fumo
sull'aia
vanno i passeri
e non sembrano passeri
voli rondoni in alto
è chiaro ancora
e stanno
i nidi alle cimase
e i fili dei panni e senza panni
i nuvoli li sfiocca
l'albero
fiocca petali sul prato,
un tondo bianco
lo stagno vive e muore
e le corolle dei fiori
e i fuochi e i fuchi
e i ronzi
e le verrucaie brune
sulle balaustre
la festa d'estate
e tutte han vesti belle
danzano
in tondo la polacca
e la corte
una fanciulla svenuta
la bacia un povero
raggio
il giorno muore
va per l'aria un'aria di vacanza
un coro lietissimo di giorni
fa prato il prato
e neve neve
e vento
corre il torrente
abbacina di luce
e poi fulvo e poi nero
e neve e gela
vi pescan dentro
o vi muoiono i cani
i bimbi d'agosto fanno strani
raggi coi rami
il mondo di noi azzurra
a nostra vita orli
nuvoli sfiocca albe
archi
e lene
diroccate mura,
la calma dei rivi
i vivi campi sbalza
come una figuretta
d'abbecedario
nuvolo nido neve
rondine rivo ramo
la notte non li vede
e non li sente il giorno
di chi si prende cura
e senza tanta virtù
l'animo già mi sfrangia
una lesta vecchiaia
eterna gioventù
d'aver più note le cose
e me scomparso,
scuoletta di Serro il banco blu,
anche un filo di lana
bianco tra quei fili
del nido,
anche una carta stagnola che luccica.
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