Schiller, Friederich - Don Carlos

Dorylis

Fantastic Member
L'erede al trono di Spagna, il giovane Don Carlos, ama segretamente la regina, un tempo sua promessa ma per ragioni di stato divenuta sposa di suo padre Filippo II. Attorno ai due protagonisti una complessa macchina di intrighi, di pulsioni incrociate, di complotti e rivolte, e sopra tutti il marchese di Posa, amico del principe, grande di Spagna e cavaliere di Malta. È lui l'apostolo della libertà e dei diritti umani, ma anche il tribuno abbagliato dalla sua fede e il combattente guidato da convinzioni che sfiorano il fanatismo e il dogmatismo. È lui, l'amico che cerca di guarire l'Infante malato d'amore spostando la sua infelice passione in direzione del progetto politico di dare libertà religiosa alle Fiandre.

Un drammone sentimentale, ricco di colpi di scena e di appassionati dialoghi.. Una lettura scorrevole, veloce e tutto sommato abbastanza piacevole!
 

Grantenca

Well-known member
Politica, intrighi di corte, passioni, amore, amicizia, tradimento alla corte di Filippo II di Spagna, il successore di Carlo V, sotto la pesante e incombente ferocia della grande inquisizione. E’ un dramma dalle molteplici sfaccettature scritto in modo perfetto da Schiller.
Io l’ho letto però per un motivo specifico. Conosco molto bene l’omonima opera di Giuseppe Verdi, uno dei vertici, a mio avviso, della sua arte, e ho voluto rendermi conto di come il genio di Busseto fosse riuscito a mettere in musica la molteplicità dei sentimenti rappresentati nel dramma. E qui, come in altre circostanze, il genio del musicista italiano è riuscito ancora una volta a stupirmi! L’opera di Verdi oggi gode di più considerazione della pur notevole opera letteraria . Ai suoi tempi Verdi, da una parte della critica musicale, era considerato un compositore “bandistico” nel senso che la sua musica aveva facile presa sul “popolo” ed era comunque inferiore a quella dei suoi contemporanei grandi musicisti tedeschi. Sul fatto del “ bandistico” qualche ragione ci può essere, perché Verdi era molto attento al lato, diremmo oggi, “commerciale” e ben sapeva che, a quei tempi, solo la presenza di un grande pubblico nei teatri garantiva il successo di una partitura. Nella stessa opera però c’erano parti musicali di qualità talmente elevata che i maestri tedeschi mai sono riusciti a raggiungere. Era un autore “popolare” nel senso migliore del termine, perché si faceva capire da tutti, ma è stato grandissimo.
E’ più vera la sua “Violetta” o la Margherita Gauthier di Dumas? La sua Lady Macbeth o quella originale dell’immenso Sahespeare”? Il suo Rigoletto o il Tribolet di Hugo? Il suo Filippo II o quello di Schiller? Da questi confronti il nostro non esce certamente perdente. D'altronde il popolare, di grande qualità ovviamente, risulta sempre vincente. Addirittura trionfante in Gesù con le parabole. Pochi sanno effettivamente cosa sia la santissima trinità, ma tutti conoscono “il buon samaritano” o “il figliuol prodigo”, o no?
 
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