Interessante l'interpretazione di yellow, anche se fuori dal coro.
Che ne dite? si può associare Nietzsche alla dottrina cristiana (almeno a quella delle origini)?
In fondo Nietzsche tenta di liberare l'uomo (penso al Nietzsche illuminista di Umano troppo Umano) dalle sue superstizioni, dai suoi miti e della sua metafisica.
Nietzsche con la sua filosofia, Lillo, e' da considerarsi certamente come l'attacco più spietato al Cristianesimo nella storia del del pensiero Occidentale.
Il grande filosofo tedesco sviscera nelle sue maggiori opere uno smantellamento deciso e definitivo del cristianesimo , della morale, e di tutto il problema ebraico.
L'assunto principale , dal quale non si puo' trascendere in qualsiasi interpretazione vogliamo dare alla sua filosofia, definisce il cristianesimo come la dipendenza malata della vita ( sia sul piano ontologico che ontico) a valori metafisici e trascendentali. Il Cristianesimo visto - dunque - come una sorta di paralisi progressiva di tutta quella forza vitale che altro non e' che manifestazione di potenza.
Non contento di questo - non poteva bastare la vivisezione del Cristianesimo come valore anti-etico/estetico - Nietzsche disseziona la morale ( da Socrate e Platone in poi ) attraverso la lente d'ingrandimento del suo significato piu' recondito e sibillino: morale come imposizione schiavista sull’individuo, nel suo volere, nella sua liberta', nella sua indipendenza comportamentale.
Per Nietzsche i fantomatici valori di bene e male della morale sono una rappresentazione " politica" del consesso umano nei quali si manifestano le paure, e le ansie degli uomini nate dal bisogno di protezione dal loro stesso istinto: la lotta e l'aggressione.
La morale, questo pensiero nefasto, ha svilito ed indebolito la buona costituzione di tutti gli istinti primordiali che definivano l'uomo in quanto uomo, sostituendoli con una filosofia depravata di valori ( tavola di dis-valori a dire il vero) contro la vita: negazione di se'; sacrificio di sé; pentimento di se'; senso di colpa per ogni nostro singolo agire.
Lo sviluppo del Cristianesimo, dunque, percorre quella strada che ha portato il pensiero Occidentale alla concezione della vita come momento transitorio di autocastigo personale in attesa della redenzione celeste, ultraterrena, in un eterna vita senza fine.
L'al di la' cattolico e cristiano e' il regno nichilista piu' profondo dove l'eterna promessa mai sara' compiuta.
La cristianizzazione ebraica dell'uomo pone il mondo come una possibilita' ad infinitum ad oltranza: l' immortalita' dell'anima intesa come una vita in senso lineare.
Il Cristianesimo ha persino storpiato i concetti di tempo e di spazio e storpiandoli in questo modo ne ha fatto un modello perfetto di "non essere", ovvero, l'essere infinito come mancanza di identita', il nulla. ( Dio e' il nulla)
Il Cristianesimo e' l'apoteosi del nulla in se' e per se'.
Come vedi, Lillo, tutto il contrario di un altro mondo, quello presocratico: quel mondo chiuso e FINITO , nel quale l'insieme delle possibilita' "a ritorno", sempre uguali a se medesime, lascia al "caso" il gioco della vita ma soprattutto lascia all'individuo giocato la sua piu' libera manifestazione di se' medesimo come particella di potenza partecipante al tutto perche' lui stesso anello tra gli anelli del DIVENIRE: sorge e tramonta. Il si ed amen! Io sono quello che divengo.
Il Dio cristiano nasce dalla pretesa, invece, di conservare in vita ( e che vita!) ciò che è stato condannato dalla sua miserabilita', ciò che è venuto male, malato, fallito, derelitto, paralitico nella sua manifestazione, pronto per la morte e in nome di questo vangelo oppiaceo di ogni forza rigogliosa si e' coniato quella definizione cristiana quanto mai: "DOVERE ESSERE COSI'"
L'uomo cristiano e' un'idea, l'uomo di Zaratustra e' carne e mondo.
Capirai Lillo che mi risulta difficile definire l'uomo di Zarathustra qualcosa di cristiano.
Ti saluto caramente.