Cos'è la fame? Che impatto ha nella vita di ciascuno? Ci rende persone diverse una volta che si manifesta in tutta la sua portata devastante? In questo libro, splendido, di Hamsun, in perfetto stile nordeuropeo, ci viene presentato un personaggio indimenticabile, che di lavoro farebbe lo scrittore se non fosse che si trova in difficoltà economiche tali da dover patire anche la mancanza di cibo. Hamsun ci racconta le peripezie di questo personaggio a cui è stata sottratto il presupposto per vivere: il mangiare. Hamsun ci presenta piu' una sopravvivenza che una vita vissuta, una convivenza con una mancanza che alla lunga (e non troppo alla lunga!) porta alla follia e al rapido declino di una personalità. Hamsun incornicia perfettamente questo problema a livello psicologico del personaggio principale e unico del romanzo, mettendoci di fronte all'evidenza: senza buttare giu' qualcosa nello stomaco, senza che la lingua possa assaporare qualche boccone, senza che l'olfatto si mantenga allenato nel sentire certi profumi, si rischia seriamente di cadere in un vortice dal quale poi diventa difficile risalire. E' un romanzo sicuramente di formazione ma anche psicologico, sociale, che ha un forte impatto sulla sensibilità di chi legge. Personalmente io ho seguito la storia con grandissima partecipazione, tanto che l'ho letto tutto d'un fiato perchè abbandonare la storia significava per me abbandonare il personaggio, che si trovava in grande difficoltà. Hamsun ha questa qualità: ti immerge nella storia da lettore e via via col passare delle pagine svoltate, abbandoni il ruolo esterno per iscriverti ufficialmente come partecipante fianco a fianco delle vicessitudini del nostro protagonista. E' un libro che io farei leggere alle MODELLE, che per sfilare vanno incontro a rischi elevatissimi mangiando poco o nulla. Lo farei leggere anche a chi spreca cibo e chi in generale, avendo tutto, non riesce a bene calcolare il reale valore delle cose.