Arminio, Franco - Vento forte tra Lacedonia e Candela

elena

aunt member
Un libro piccolo libro di viaggio……..viaggio non in paesi esotici e affascinanti ma nelle terre dell’Irpinia orientale e in altre comunità simili realizzato e descritto da un “paesologo”. Così si definisce l’autore, Franco Arminio, che adotta questa particolare disciplina per descrivere paesi arresi, con un passato anonimo e un presente inerte a cui ritiene di assegnare la bandiera bianca, una bandiera che simboleggia la totale assenza di particolarità che possano giustificare anche il più piccolo interesse: sono paesi che vengono visitati solo quando succedere qualche disgrazia. E’ un libro che mette in luce la desolazione di questi luoghi privi di qualsiasi forma di “bellezza”: ma proprio l’assenza di bellezza consente all’autore di cogliere dei particolari che nei luoghi delle grandi attrazioni di solito vengono trascurati. La descrizione dei dettagli e delle sfumature è resa con uno stile molto poetico e rende gradevole la lettura di questo singolare, pessimistico ma nel contempo realistico, cammino in alcune zone degradate del nostro paese che non possiamo neanche considerare “dimenticate” in quanto di fatto non sono mai state “conosciute”.
 

zolla

New member
cara Elena ho letto anche io questa estate il libro,interessante per molti versi,ci parla di una realtà sconosciuta dei piccoli paesi,soprattutto dell'irpinia,ma non solo,dove il tempo scorre in modo diverso da quello frenetico delle nostre città.
 
"Va di moda assegnare le bandiere ai luoghi. C'è chi assegna la bandiera blu alle migliori località di mare e chi quella arancione ai paesi più belli. La scuola di paesologia potrebbe assegnare la bandiera bianca ai paesi più sperduti e affranti, i paesi della resa, quelli sulla soglia dell'estinzione. Ce ne sono tanti e sono i meno visitati. Non hanno il museo della civiltà contadina, non hanno il negozio che vende i prodotti tipici, non hanno la brochure che illustra le bellezze del posto, non hanno il medico tutti i giorni e la farmacia è aperta solo per qualche ora. Sono i paesi in cui si sente l'assenza di chi se n'è andato e quella di chi non è mai venuto. Non hanno neppure stranezze particolari: gli abitanti non sono tutti parenti tra loro, non hanno processioni coi serpenti, non hanno la festa degli ammogliati, non hanno dato i natali a una famosa cantante o a un politico o a un calciatore. Non hanno neppure particolari arretratezze, hanno l'acqua calda in tutte le case, hanno le macchine e il televisore, tutti hanno di che mangiare e un tetto dove dormire... la bandiera bianca sta a significare che sono paesi arresi, senza additivi, senza mistificazioni, neppure quelle del silenzio e della pace. Nei paesi da bandiera bianca non è che si trova il pane più buono che altrove o l'artigiano che sa fare il cesto di vimini come una volta... si trova il mondo come è adesso, sfinito e senza senso, con l'unica differenza che questa condizione si mostra senza essere mascherata da altro"
 
l’emigrante per sua natura
è un pensatore.

nel 1901 michele fede partì per gli stati uniti
con un abito impeccabile che lui stesso aveva cucito.
nel 1929 florindo fede partì per il brasile
con un abito impeccabile che lui stesso aveva cucito.
nel 1947 agostino fede partì per la francia
con un abito impeccabile che lui stesso aveva cucito.
nel 1960 salvatore fede partì per la svizzera
con un abito impeccabile che lui stesso aveva cucito.
oggi al paese nessuno sa più cucire
e l’emigrazione dei sarti è finita.


nel 1901 il mio bisnonno Francesco T. partì per gli Stati Uniti con delle scarpe che lui stesso aveva creato e cucito
nel 1921 mio nonno Antonio T. partì per gli Stati Uniti con delle scarpe che lui stesso aveva creato e cucito
nel 1954 mio zio Francesco T. partì per la Germania con un paio di scarpe che lui stesso aveva creato e cucito
oggi al paese nessuno sa più creare e cucire scarpe.


nel 1990 mio fratello Antonio T. partì con il solo cervello per studiare al norde e torna a Pasqua e Natale
L'emigrazione dei calzolai è finita, l'emigrazione dei cervelli continua.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Che sia interessante non lo nego però l'ho trovato incompiuto, troppo legato alle sensazioni e all'intuizione per farmi credere che quello che vede Arminio possa avere un interesse antropologico, paesologo come lo definisce lui, anche per me che alcuni di questi paesi li visiterò tra non molto. L'esercizio di paesologia di Arminio lo facciamo in molti, perché fa parte della capacità osservativa e critica umana, quindi farci un libro così mi sembra in alcuni passaggi molto autoreferenziale. La prima parte noiosa, le ultime 30 pagine invece danno il senso alla lettura.
 
G

giovaneholden

Guest
Io l'ho trovato un libro interessante coi tipici pregi e difetti della collana Contromano,dove spesso si scoprono spunti poco noti,ma talvolta diluiti in un brodino pleonastico. Rimane comunque la sufficienza come voto finale.
 
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