Steinbeck, John - Uomini e topi

ayla

+Dreamer+ Member
Pubblicato nel 1937 negli Stati Uniti, apparso un anno dopo in Italia nella celebre traduzione di Cesare Pavese, Uomini e topi è un piccolo intenso dramma che colloca l'amara vicenda dei suoi protagonisti su uno sfondo di denuncia sociale. Il romanzo affronta in chiave simbolica il problema dell'emigrazione contadina all'Ovest, terra di mancate promesse negli anni successivi alla Depressione: è la storia tragica e violenta di due braccianti che trovano lavoro in un ranch della California, il grande Lennie, gigante buono e irresponsabile, e il saggio George, guida e sostegno dell'amico nella vana resistenza alla difesa del mondo. Sfruttamento e lotte sociali, ingiustizia e sofferenza umana, tutti temi espressi con una vena di lirica commozione e con quel vigore narrativo che fa di Steinbeck uno dei grandi autori americani.

Libro molto scorrevole, breve e intenso. Lascia alla fne della lettura un senso di tristezza e malinconia x qst protagonisti beffati(se si può dire) dal destino ma anche rabbia x le ingiustizie e x i soprusi che i deboli sono sempre costretti a subire!! Veramente un bel libro!!
 

Masetto

New member
Libro molto scorrevole, breve e intenso. Lascia alla fne della lettura un senso di tristezza e malinconia x qst protagonisti beffati (se si può dire) dal destino ma anche rabbia x le ingiustizie e x i soprusi che i deboli sono sempre costretti a subire!!
Quoto




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elisa

Motherator
Membro dello Staff
Anche io ho amato molto questo libro, la struggente amicizia tra i protagonisti fino al dramma finale mi ha sempre commosso.
 

Cozza Taddeo

New member
Un po' di anni fa ho visto questo film in seconda serata e sono rimasto cosí colpito che poco dopo sono andato a comprarmi il libro.
Tra l'altro poi mi è capitato di leggerlo in un afoso pomeriggio di luglio quando, grazie agli usuali disguidi delle nostre pessime ferrovie, il treno Padova-Mestre che effettuava trasporto biciclette non è mai partito (non ho ancora capito perché) per cui non solo ho dovuto aspettare quello successivo ma ho pure perso la coincidenza per Treviso alla stazione di Mestre...
Cosí, nell'attesa, ho letto tutto d'un fiato questo capolavoro di Steinbeck.
È stato il mio primo libro di questo autore che mi ha subito incantato con la sua capacità di mescolare atmosfere dolcemente malinconiche a momenti drammatici tesi e vibranti di denuncia sociale. Ho letto un sacco di altri suoi libri in seguito ma questo mi è davvero rimasto nel cuore.
 

Vesper

New member
Questo libro mi è piaciuto tantissimo, è una piccola perla che mi ha preso dall'inizio alla fine, facendomi affezionare ai 2 protagonisti. Trovo che sia estremamente commovente, e una volta arrivata alla fine mi è dispiaciuto che il libro fosse terminato, infatti penso che dello stesso autore leggerò anche 'Furore', di cui ho sentito parlare molto bene. Voto 5.
 

mame

The Fool on the Hill
È il secondo libro che leggo di Steinbeck e non mi ha deluso. Lo stile che mi aveva conquistato quando ho letto “Furore” l’ho ritrovato in tutto il suo fascino in “Uomini e topi”. Avevo letto alcuni brani di questo libro, ma in italiano, ai tempi del ginnasio, e mi erano piaciuti talmente tanto che mi ero ripromessa di leggerlo tutto.
È una storia che abbraccia un’epoca, quella narrata con maggior respiro in “Furore”, la storia dei braccianti che si spostavano da un luogo all’altro per brevi periodi, per piccoli guadagni, tutti a inseguire lo stesso sogno che non riescono mai a realizzare. Un sogno che prende vita ogni volta nelle loro parole, nelle loro confidenze, nella cantilena che Lennie si fa ripetere continuamente da George, come un bambino che vuole ascoltare sempre la stessa favola, con le stesse parole, ossessivo come sanno essere i bambini, perché di quello è fatto il loro mondo. Ma è un sogno dilatato all’infinito nella mente di questi uomini, bisognosi di qualcosa in cui sperare, bisognosi di vedere una luce alla fine del tunnel. Lennie e George, uniti da un sogno, uniti dalla solitudine, perché è meglio avere qualcuno accanto che incattivirsi da soli. È solo dovere? Solo senso di responsabilità? Dipendenza? Affetto? Forse tutto questo insieme. Ma alla fin fine non cambia il risultato: ciascuno dei due ha bisogno dell’altro. E il gesto finale di George viene interpretato come un gesto di generosità, un gesto estremo per proteggere Lennie da torture più grandi, da una vendetta più malvagia, in un mondo in cui è giustizia anche imbracciare un fucile e giustiziare un uomo senza processo, senza attenuanti, senza quella che chiamiamo oggi incapacità di intendere e di volere. E il lettore moderno lo comprende, anche se nella cultura moderna siamo abituati all’omicidio-suicidio, per proteggere chi si ama ma senza poter più vivere senza di lui. Ma anche con una diversa tradizione contemporanea il lettore comprende che per George non è una liberazione, bensì una rinuncia per amore dell’amico. Un amico finito nei guai per colpa di una donna troppo disinibita. Tutte le donne del libro comunicano una pessima immagine di sé. La moglie di Curley è una donnetta manipolatrice truccata come una cortigiana che gironzola intorno agli uomini per lusingare se stessa con i loro sguardi. Ma sono sguardi di disprezzo. Di uomini abituati a donne che stanno dentro casa a rigovernare. O a donne che si prostituiscono di mestiere. Comunque oggetti e accessorii. Perché la donna non serve più di tanto. Il loro idolo è il sogno di una terra tutta loro, che li liberi dalla schiavitù del mercenario. E lo esprimono nel loro linguaggio di analfabeti, in cui la costruzione della frase è sempre sbagliata, ma ogni volta sbagliata in un modo diverso, ogni volta un verbo può essere coniugato in un modo diverso. Steinbeck ha avuto la capacità strepitosa di riprodurre il linguaggio di questi uomini realmente esistiti nella storia americana, ne ha riprodotto la pronuncia ottenendo l’effetto di dar vita a quel suono alla sola lettura.
Un piccolo capolavoro, che in “Furore” si è trasformato in epopea.
 

Clik

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Sinceramente è il primo libro che leggo di Steinbeck e ne sono rimasto molto contento.
Credo proprio che continuerò a leggerlo, anche se purtroppo ho visto che nelle librerie più grandi di Roma non si trova facilmente questo autore.

Ho sempre avuto un debole per i "deboli" e in questo romanzo, anche se alla fine il debole muore, comunque la narrazione meravigliosa di Steinbeck me lo fa vedere come il vincitore vero del racconto perchè Small in verità è "Grande".

Ciao.:wink::D
 

fernycip

New member
Un romanzo che si legge tutto d'un fiato; non annoia.
Pur essendo una storia semplice, tratta temi molto delicati.
La caratterizzazione dei personaggi è davvero ben riuscita.
 

maurizio mos

New member
Pubblicato nel 1937 negli Stati Uniti, apparso un anno dopo in Italia nella celebre traduzione di Cesare Pavese, Uomini e topi è un piccolo intenso dramma che colloca l'amara vicenda dei suoi protagonisti su uno sfondo di denuncia sociale. Il romanzo affronta in chiave simbolica il problema dell'emigrazione contadina all'Ovest, terra di mancate promesse negli anni successivi alla Depressione: è la storia tragica e violenta di due braccianti che trovano lavoro in un ranch della California, il grande Lennie, gigante buono e irresponsabile, e il saggio George, guida e sostegno dell'amico nella vana resistenza alla difesa del mondo. Sfruttamento e lotte sociali, ingiustizia e sofferenza umana, tutti temi espressi con una vena di lirica commozione e con quel vigore narrativo che fa di Steinbeck uno dei grandi autori americani.


Rimarcherei anche la straordinaria capacità di S. nella descrizione della vicenda e di affiancare a toni talvolta epici, grandiosi una vena direi quasi umoristica o almeno la capacità di rendere le situazioni con una sorta di leggerezza rassegnata pure vivace. Stile che si ritroverà ancora di più nelle altre opere dedicate al mondo dei "topi", dei disperati rigettati dalla vita, senza speranza e pure capaci di una dignità che li allontana dal piangersi addosso ma anzi trovano la forza e la volontà di andare avanti, attaccati alle loro piccole effimere vittorie quotidiane che per loro li rendono protagonisti
 

Denni

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Mi è piaciuto molto; molto bella la fine, con le apparizioni di zia Clara e del coniglio! Bravo Steinbeck
 

Clik

New member
Spoiler

Un libro che mi è piaciuto tantissimo, uno di quei gioielli che ti rimangono nel cuore e che ti emozionano sempre.
Questo almeno è l'effetto che fa a me questo libro.
Ho anche visto il film con Gary Sinise e John Malkovich, molto bello, lo consiglio per completare una specie di percorso.

Due persone che cercano un riscatto dalla vita che non ha mai offerto loro nulla di buono, cercando,sperando di poter finalmente mettere su una fattoria, con dei conigli bianchi, che per loro non rappresenta una scelta tra diverse soluzioni ma la vita, il poter andare avanti.
Andare avanti in un mondo che non ha pietà dei più umili e deboli, che ti schiaccia ogni giorno, soprattutto a quei tempi.
Allora qual'è la soluzione?
La soluzione è diventare più crudi e brutali della vita stessa, degli altri uomini..........fino a capire di ammazzare il tuo miglior amico per non farlo uccidere in modo più sofferente e crudele dagli altri.
Si, perchè anche questo è Bene.
Questo è uno di quei romanzi che consiglio veramente a tutti.
Soprattutto agli ipocriti, la peggiore razza del mondo, che fanno del perbenismo un vanto e non capiscono la necessità, a volte, della crudeltà della vita.
Ciao a tutti.:D:D
 
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bouvard

Well-known member
"Ma topolino non sei il solo/ a comprovar che la previdenza può esser vana:/ i migliori piani degli uomini e dei topi/ van spesso di traverso/ e non ci lascian che dolor e pene/ invece delle gioie promesse". R. Burns


Questi versi di una poesia di Robert Burns hanno suggerito a Steinbeck il titolo per questo suo breve, ma intenso romanzo. In esso sono contenuti in nuge alcuni dei temi che saranno poi sviluppati più approfonditamente in altri romanzi: la disoccupazione contadina, l'emigrazione verso l'Ovest alla ricerca di un riscatto sociale, la solidarietà tra poveri in un periodo difficile quale quello della Depressione, l'intolleranza razziale, uniti in questo caso al tema del disagio mentale.
Due uomini, legati da amicizia, si aiutano e si sostengono a vicenda raccontandosi un "sogno", quello di un pezzo di terra tutto loro, dove allevare conigli, vivere del proprio lavoro e riscaldarsi al fuoco di una stufa nelle giornate di pioggia. Un sogno che finisce col diventare una sorte di nenia, monotona nella sua ripetizione, eppure così rassicurante, tanto da sembrare a portata di mano, non più un sogno irraggiungibile, peccato che i piani degli uomini e dei topi vadano spesso di traverso ...
Libro molto bello.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Non sono molto in vena di lunghi commenti (meglio per voi!!! :p :mrgreen:)...
Libro letto in una mattina. Scrittura magistrale, delicatissima, mai retorica sebbene la vicenda ne offrisse l'occasione. Confesso che nè per argomento, nè per genere questo brevissimo romanzo corrisponde ai miei gusti letterari soliti, per questo credo di poter attribuire il piacere che ho provato nel leggerlo alla bravura dell'autore. Piccolo capolavoro.
 

alelauro

New member
è un libro bellissimo. terapeutico

Ho letto questo piccolo gioiellino in un pomeriggio di pioggia.
Confesso che alla fine ho pianto. Mi ha commosso per il sentimento di amicizia drammatico che si espreme al massimo nel finale.

pratico gruppi di libroterapia e l'ho usato con piacevole favore in un gruppo.

Grazie a tutti

Alessandro
 
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Spilla

Well-known member
Terribile, nella sua bellezza assoluta. È un libro sulla diversità, anche, e sulla stupidità delle regole che governano i rapporti tra gli uomini.
Da leggere assolutamente.
 

qweedy

Well-known member
E' per me uno dei più bei libri che ho letto, un racconto struggente e scritto divinamente, la storia tragica e violenta di due braccianti che trovano lavoro in un ranch della California, il grande Lennie, gigante buono e irresponsabile, e il saggio George, guida e sostegno dell'amico.

Mentre iniziavo a leggere questo libro alcuni anni fa, l'ho trovato citato in una notizia di cronaca:
il 7 agosto 2012 Marvin Wilson, 54enne afroamericano mentalmente ritardato, è stato giustiziato mediante iniezione letale nella prigione di Huntsville, in Texas. Gli avvocati dell'uomo avevano chiesto la commutazione della pena sulla base del basso quoziente intellettivo di Wilson, 61, nettamente inferiore alla quota 70 considerata soglia per l'infermità mentale.

Nel 2002 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha proibito l'esecuzione dei ritardati mentali, dichiarandola contraria all'Ottavo emendamento della Costituzione. La Corte ha però lasciato agli Stati la decisione su come determinare chi rientra nella categoria dei ritardati mentali.

Il Texas ha stabilito che un ritardato mentale presenta le stesse caratteristiche del personaggio 'Lennie' del romanzo di John Steinbeck 'Uomini e topi', suscitando le ire dei familiari di John Steinbeck.

"Prima del caso di Wilson, non avevo idea che uno Stato come il Texas si rifacesse a un personaggio creato da mio padre - afferma Thomas Styeinbeck, figlio di John Steinbeck - come riferimento per stabilire se qualcuno con infermità mentale possa vivere o meno. Sono sicuro che se mio padre fosse qui sarebbe arrabbiato e offeso nel vedere il suo lavoro usato in questo modo".
 

Nefertari

Active member
Questo libro si può leggere facilmente in poche ore ma io ho dovuto suddividerlo in più giorni per il senso di inquietudine che mi ha accompagnato in ogni pagina. Mi è piaciuto moltissimo proprio per le emozioni che l'autore è riuscito a trasmettere in così poche pagine e raccontando poco o niente: tutto ruota intorno ad un sogno, un desiderio che i due amici protagonisti si augurano per il loro prossimo futuro.
 

velmez

Active member
la scrittura di Steinbeck è magnetica! lui ed Hemingway sono gli unici autori che, seppur affrontino spesso argomenti e temi che non sono nella mia top ten dei preferiti, leggo sempre volentieri!
 

Grantenca

Well-known member
Più che un romanzo è un lungo racconto che si può leggere tutto d’un fiato. E’ la storia di due amici George e Lennie che per vivere lavorano come uomini di fatica (da noi si direbbe braccianti) in fattorie della California nei periodi di raccolta dei prodotti. Più diversi non potrebbero essere: George, piccolo, sveglio con uno spiccato senso pratico, Lennie gigantesco, con una forza mostruosa che lo fa eccellere nel lavoro, ma ha il cervello di un bambino di 4-5 anni. E’ George naturalmente che si occupa di tutto e tutto decide e Lennie dipende totalmente da lui perché, se lasciato solo, finirebbe inevitabilmente confinato per tutta la vita in una casa di cura. La cura di George per l’amico sembrerebbe solo un’opera di carità, derivata anche da una promessa fatta alla morente zia che ha allevato Lennie, ma non è solo così. Lennie purtroppo, seppur involontariamente, qualche guaio lo combina, e i due sono spesso obbligati a cambiare datore di lavoro. Il sogno di entrambi è quello di accumulare i risparmi per poter acquistare un piccolo pezzo di terreno per poter lavorare autonomamente. Per George soprattutto per non dover più vagare per il mondo e ricevere ordini tutto il giorno. Per Lennie è il sogno, come gli ha promesso George, di poter allevare conigli. Perché Lennie adora i piccoli animali e li accarezza, ma con la sua forza riesce spesso, involontariamente, ad ucciderli. Il sogno naturalmente sembra un’utopia, ma in una fattoria incontrano un “perdente” come loro, che ha avuto una mano amputata in un incidente che, venuto casualmente a conoscere le loro intenzioni dall’ ingenuo Lennie e possedendo il denaro necessario chiede loro di potersi unire al progetto pretendendo in cambio solo la loro assistenza fino all’inevitabile vecchiaia. Ora il sogno sembra un po’ più vicino ma….non vado oltre per non privare nessuno della scoperta di questa straordinaria lettura. Sembra un libro scritto per lettori inesperti, fatto di dialoghi semplici tra gente semplice, ma è solo un’apparenza, perché questi dialoghi contengono la filosofia dell’esistenza. Oltretutto ci sono anche descrizioni del paesaggio di questa parte della California che sono autentiche perle. Ammiro sempre più questo straordinario autore di cui avevo letto qualcosa in gioventù, ma che non mi aveva particolarmente colpito. E’ inutile che dica che è un libro assolutamente da leggere.
 
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