libraia978
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Questa è la trama:
Dopo un interminabile viaggio nelle terre più remote del mondo conosciuto, per il mago Taita e il fedele Meren è tempo di far ritorno in Egitto. La loro amata patria è afflitta da piaghe senza fine: sulle regioni del Nilo, già stremate da lunghi anni senza esondazioni, si è abbattuto il flagello della peste, che non ha risparmiato neppure i figli del faraone Nefer Seti. E mentre i nemici di sempre tramano per mettere le mani sul regno, su di esso piomba una nuova, penosa calamità; il fiume, da sempre fonte di vita e di prosperità, si è ridotto a una catena di pozze fangose del colore del sangue. Uno scenario drammatico in cui, impalpabile come la tela di un ragno velenoso, si diffonde il culto di una nuova, misteriosa dea dagli straordinari poteri. Un culto che sta affondando i suoi artigli nel seno stesso della famiglia reale. Disperato, il faraone chiede a Taita di rimettersi in cammino. Solo il grande stregone, forte dei nuovi poteri ottenuti grazie agli arcani riti custoditi nella lontana Asia, ha qualche speranza di scoprire e sconfiggere la minaccia che si annida alle fonti del Nilo.
Il quarto capitolo della saga egizia (ma aspettiamoci un seguito) è piuttosto diverso dai precedenti. Ci troviamo di fronte a un romanzo più lontano dalla storicità� e dai magnifici paesaggi descritti nei romanzi precedenti e molto più vicino al genere fantasy, un po' troppo per i miei gusti. Rimane un bel romanzo, soprattutto nella parte iniziale e in quella finale, ma secondo me eccede in alcuni tratti nell'inverosimile ed è qui la sua pecca peggiore. Decisamente migliori i precedenti.
Dopo un interminabile viaggio nelle terre più remote del mondo conosciuto, per il mago Taita e il fedele Meren è tempo di far ritorno in Egitto. La loro amata patria è afflitta da piaghe senza fine: sulle regioni del Nilo, già stremate da lunghi anni senza esondazioni, si è abbattuto il flagello della peste, che non ha risparmiato neppure i figli del faraone Nefer Seti. E mentre i nemici di sempre tramano per mettere le mani sul regno, su di esso piomba una nuova, penosa calamità; il fiume, da sempre fonte di vita e di prosperità, si è ridotto a una catena di pozze fangose del colore del sangue. Uno scenario drammatico in cui, impalpabile come la tela di un ragno velenoso, si diffonde il culto di una nuova, misteriosa dea dagli straordinari poteri. Un culto che sta affondando i suoi artigli nel seno stesso della famiglia reale. Disperato, il faraone chiede a Taita di rimettersi in cammino. Solo il grande stregone, forte dei nuovi poteri ottenuti grazie agli arcani riti custoditi nella lontana Asia, ha qualche speranza di scoprire e sconfiggere la minaccia che si annida alle fonti del Nilo.
Il quarto capitolo della saga egizia (ma aspettiamoci un seguito) è piuttosto diverso dai precedenti. Ci troviamo di fronte a un romanzo più lontano dalla storicità� e dai magnifici paesaggi descritti nei romanzi precedenti e molto più vicino al genere fantasy, un po' troppo per i miei gusti. Rimane un bel romanzo, soprattutto nella parte iniziale e in quella finale, ma secondo me eccede in alcuni tratti nell'inverosimile ed è qui la sua pecca peggiore. Decisamente migliori i precedenti.
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