Sue, Eugene - I misteri di Parigi

Faskyo

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"Né l'editore né lo stesso autore si attendevano, all'uscita de "I misteri di Parigi", lo sconvolgente successo che tutta la Francia - e poi tutta l'Europa - tributarono a Eugène Sue, che aveva ambientato negli inferi parigini un romanzo d'appendice: era invece un thriller ante litteram. Qualunque lettore si appassiona irresistibilmente alle gesta del principe Rodolphe di Gerolstein che cerca sua figlia Fleur-de-Marie. Da un tale successo il "genere popolare" s'impose nella cultura e dell'editoria del tempo, e scrittori come Balzac, Hugo e Dumas affidarono a questo genere i loro libri."

Spero che ci sia qualcun'altro tra voi che, come me, si è lasciato affascinare e accompagnare da questo libro di 1145 pagine ricche di intrighi, pianti, consolazioni, amori, omicidii, colpi di scena e quanto più.

Il libro è senza dubbio una sfida per il lettore. Non tanto per la mole di pagine, che si lasciano leggere semplicemente e velocemente (lo stile, infatti, è molto scorrevole), quanto invece per la nausea che può talvolta venire, a causa della pateticità portata all'estremo, o delle riflessioni-consigli che l'autore propina alla società. Sì, perché tutto il libro, mantenendo la maschera del romanzo, diventa sempre più un trattato su come gestire le classi povere, su come organizzare le prigioni, sulle pene da infliggere ai detenuti, etc.

Tuttavia, nel complesso è piacevole. E s'impara molto leggendolo: si capisce da dove viene l'imperante gusto per il lacrimevole che oggi imperversa nella letteratura o nei programmi della televisione; si capisce a chi s'ispirarono i grandi autori francesi come Dumas (tanto che il protagonista, nel suo sentirsi la mano della Provvidenza, anticipa in qualche modo la figura onnipotente del conte di Montecristo); e del resto, poiché siamo tutti della stessa pasta, fa commuovere e ci incatena alle sofferenze e ai riscatti di questi poveri soggetti.

Conclusione: bello, ma anche no.
 

fabiog

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Per comprendere l'idea di questo romanzo, ma soprattutto la sua trama così ricca di episodi, personaggi e colpi di scena, spesso difficilmente seguibili mentre li leggevo è fondamentale conoscere l'episodio che portò Sue a scrivere " I misteri ".
Nel maggio del 1841 dopo aver assistito ad una rappresentazione teatrale Sue viene portato in casa di un operaio istruito, conoscitore delle questioni sociali. All'uscita da casa Sue dirà " Je suis socialiste " e da questa sua presa di posizione nasce l'idea di scrivere un romanzo che non sia solo di intrattenimento , ma che serva da manuale di studio per le classi più abbienti, per far conoscere loro le condizioni del popolo e per consigliare i modi per portare quei miglioramenti sociali necessari.
Il romanzo in molti punti è infarcito da queste teorie sociali suggerite da Sue stesso o dai personaggi del romanzo, nonostante ciò riesce cmq a catturare proprio per la sua ricchezza di eventi e la miriade di personaggi che interagiscono tra loro. Sue riesce quindi nella piacevole impresa di intarttenere il lettore, e pensiamo soprattutto al lettore della sua epoca, su argomenti seri immergendolo però nella letteratura di evasione, usando, spesso immagini violente.
Gli episodi del romanzo sono infatti ricchi di omicidi, crudeltà anche violenze sessuali e se pensiamo l'epoca in cui fù scritto rappresenta sicuramente un aspetto innovativo.
I personaggi sono troppo delineati, c'è una divisione troppo marcata tra " buoni " e " cattivi ", preferisco in questo senso Dumas che riesce a dare più ambiguità ai suoi protagonisti ( soprattutto nel Conte di Montecristo ) , in ogni caso restano nella mente e nel cuore.
E' un libro da cui difficilmente si resta indifferenti e da cui ci si separa dispiaciuti .
 

Gustl

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Primo grande romanzo popolare pubblicato a puntate; la prima uscì 2 anni prima del Conte di Montecristo e 20 prima dei Miserabili. Sue non è un grande scrittore ma inventa un intreccio solido, anche se a tratti un pò ingenuo, in cui tensione e colpi di scena sono lodevolmente assicurati. Verso la fine delle 1000 e oltre pagine, calca la mano con il moralismo e la trama ne risente negativamente, dando l'impressione che l'autore abbia allungato il brodo per carenza di idee.
Buon romanzo, ma Dumas e Hugo sono di un altro pianeta.
 
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