McCarthy, Cormac - Non è un paese per vecchi

legionofdoom

New member
"Nel 1980, nel Texas meridionale, al confine con il Messico, il giovane Llewelyn Moss, un reduce dal Vietnam, si imbatte, mentre sta cacciando antilopi nella prateria, in un convoglio di jeep colme di cadaveri, di droga e di soldi. Prende i soldi e decide di tenerseli, ma diventa subito la preda di una spietata partita di caccia: inseguito dai trafficanti, da uno sceriffo vecchia maniera, nonché dal solitario Chigurh, un assassino psicopatico munito di una pistola da mattatoio. Moss tenta disperatamente di sfuggire a un destino inevitabile, coinvolgendo per ingenuità la giovanissima moglie."

Non non ho visto il film (di cui ho sentito parlare molto bene) ma questo romanzo non mi ha impressionato più di tanto. La storia è semplice e abbastanza lineare con passaggi di scrittura abbastanza cruda. Non ho apprezzato le pagine con le riflessioni interiori dello sceriffo, che dopo un po'saltavo a piè pari data la loro noiosità. Anche il finale mi ha un po' deluso pensavo a qualcosa di meglio. Peccato anche che i dialoghi non fossero virgolettati, il che ha reso la lettura un po' meno scorrevole.

Il libro comunque merita la sufficienza. Voto 6/10
 

Sibyl_Vane

Fairy Member
Io ho visto il film e devo dire che mi è piaciuto molto... non avevo pensato però di dedicarmi anche alla lettura del libro... però chi lo sa, magari se raccolgo molti pareri positivi, potrei pensarci, anche se non ho mai amato leggere i libri dove aver visto il relativo film... comunque sia, mai dire mai... ;)
 

312T4

New member
Io ho visto il film, che ritengo bello, al di sopra della media di questi anni poveri, cinematograficamente, e poi ho comprato il dvd che conteneva anche il libro.

L'ho preso in mano titubante, ma ho scoperto che in realtà contiene molti più particolari sui personaggi e specialemente più cose nei dialoghi dello sceriffo, che è il personaggio chiave del racconto.

In effetti se non avessi visto il film sarei rimasto perplesso.
Invece così mi ha aiutato ad ampliare lo sguardo sulla vicenda, che alla fine rientra semplicemente a mo di esempio nel monologo, o monologhi, dello sceriffo.

Nel mio piccolo consiglierei di fare come capitato a me: guardare il film e nel caso sia piaciuto, cosa affatto scontata, accostarsi al libro.
 

Alfredo_Colitto

scrittore
Il film a me è piaciuto, tranne il finale, che non mi ha convinto. Il libro non l'ho ancora letto. Cormac McCarthy secondo me è un grande scrittore, ha uno stile bellissimo e le storie mi toccano l'anima, ma devo dire che anch'io ogni tanto salto delle pagine, dicendo, sì, vabbè, ho capito, ma quando andiamo avanti?
 

Cozza Taddeo

New member
Ho letto il libro e poi ho visto il film.
Questa è stata l'opera che mi ha fatto innamorare di McCarthy ed è uno dei piú bei libri che abbia letto. Trovo il suo stile superbo e la tensione etica che si respira quasi ad ogni frase è stupefacente.
Le pagine finali con le riflessioni dello sceriffo Bell andrebbero lette a scuola ad ogni inizio di anno scolastico come inno alla bellezza e alla forza della letteratura.

Spero che prima o poi gli assegnino il Nobel.
 
Ultima modifica:

Cozza Taddeo

New member
Riporto quello che avevo scritto subito dopo aver finito di leggere questo libro all'amico che me lo aveva consigliato.

Ieri ho finito di leggere "Non è un paese per vecchi" di Cormac McCarthy.
Che dire...è un capolavoro!!!
L'ultima parte andrebbe letta ogni anno scolastico in tutte le scuole superiori. Le ultime riflessioni andrebbero inserite in tutti i testi scolastici, compresi i libri di matematica e di biologia.
L'immagine del tipo che scava con lo scalpello l'abbeveratoio nella roccia non può ricevere accoglienza nella nostra società. Credo sia una delle cose piú belle che abbia letto in assoluto.
Val la pena di imparare l'inglese anche solo per leggere le due paginette finali in lingua originale.
La totale e disperata tragicità di tutta la storia è davvero abissale.
Ho letto su internet paragoni con Shakespeare e i Greci ma secondo me qui siamo un passo avanti. Qui la disperazione è ancora piú onnicomprensiva e radicale almeno in due direzioni.
Sia in Shakespeare che nei Greci (per quel pochissimo che ne so) i protagonisti delle tragedie sono personaggi importanti (re, principi, principesse, figli, cugini, nipoti di dei e dee) che subiscono una sorte sventurata di cui viene a conoscenza tutto il mondo civilizzato. Da qui l'esemplarità e l'universalità delle vicende narrate.
Qui, invece, i personaggi sono gente comune. Persone che vivono con mezzi di fortuna, poliziotti con moglie a carico, gestori assonnati di motel incastonati in mezzo ai deserti del centro america, trafficanti di droga qualsiasi e killer ignoti ai piú. Nel bene e nel male, tutti signor nessuno. Nessuno saprà mai di loro, nessuno vedrà le loro lacrime, i loro sputi nella sabbia, il sangue secco delle loro ferite mentre la loro vita si svolge lungo i nastri grigi delle statali. Nessuno li chiamerà eroi o assassini.
È forse questa la tragedia piú grande a cui vanno incontro tutti i personaggi, è questo che piange Carla Jean seduta sul letto a fianco al suo sicario. Non la fama o la notorietà. Ma l'inutilità di una sacrificio che rimarrà sepolto per sempre.
Quando è ormai vecchio e cieco Edipo chiede che la sua storia venga raccontata, che diventi e rimanga cosa viva la sua esistenza proprio quando il suo corpo sta diventando cosa morta. I personaggi di McCarthy questo lusso non se lo possono permettere. Nascono nessuno. Vivono forse momenti di speranza, di gioia, di oscura felicità e poi giú anzitempo nel niente. Senza che nessuno ne sappia nulla. Anzi peggio. Perché il loro ricordo rimane legato al chiacchericcio pettegolo dei trafiletti di cronaca del giornale locale. Per uno o due giorni. La storia di una vita bruciata in un paio di articoli scandalistici e morbosi. Neanche il silenzio spetta a chi non ha niente.
In secondo luogo la normalità dei protagonisti rende la storia virtualmente moltiplicabile e riproducibile su scala planetaria. Edipo, Amleto, Macbeth, Oreste erano tutti personaggi unici, eccezionali. Quanti Moss e Carla Jean ci sono invece in giro per il mondo? Centinaia di migliaia, milioni, decine di milioni? E quanti Chigurh? Sempre di piú, pensa lo sceriffo Bell, che si vede ormai esemplare di una razza in via di estinzione. Questo fa rimbombare in modo intollerabile quei colpi di pistola e di fucile ben al di là della conche assolate del Texas, in cerchi concentrici sempre piú ampi, oltre l'orizzonte.

Irrinunciabili le elementari verità che Bell riferisce alla giovane giornalista: "Le cose cominciano ad andare male quando i giovani smettono di dire 'Per favore' e 'Grazie'" e poi "I trafficanti di droga ci sono perché ci sono i drogati" il che equivale ad una dichiarazione di guerra contro tutte le dipendenze della modernità, non solo quelle scontate (alcol, fumo, sesso, soldi, potere, fama, egoismo, ecc.) ma anche quelle meno plateali (libertarismo, autoaffermazione, esibizionismo, ecc.).

Non vedo l'ora di vedere il film.
Sono contento di aver letto prima il libro.
Qui in occidente credo che solo i Coen o Eastwood potevano avere il coraggio di trarre un film da una storia del genere.

Mamma mia, che esperienza...
 

Vesper

New member
Ho letto il libro e ho visto il film e devo dire che non mi trovo d'accordo con chi afferma che il libro superi il film. A me sono piaciuti entrambi, ma il libro ha qualcosa di più. Mi ha colpito da subito lo stile asciutto con cui è scritto, ma ho apprezzato anche l'ambientazione e quel senso di impotenza che avvolge il libro. Molto bello, lo consiglio vivamente.
 

_david

New member
Ho letto il libro e ho visto il film e devo dire che non mi trovo d'accordo con chi afferma che il libro superi il film. A me sono piaciuti entrambi, ma il libro ha qualcosa di più. Mi ha colpito da subito lo stile asciutto con cui è scritto, ma ho apprezzato anche l'ambientazione e quel senso di impotenza che avvolge il libro. Molto bello, lo consiglio vivamente.
Anche io ho preferito il libro al film, però c'è da dire che i Coen e Bardenne sono stati molto bravi a replicare la freddezza di Chicurg sul grande schermo.
 

LouD

blowfisher
bello, ma il capolavoro di mccarthy, per quanto mi riguarda, è meridiano di sangue. magari lo recensisco. :wink:
 

Dorylis

Fantastic Member
Dirò la verità, ho fatto una grande fatica a decollare.. Forse per le tante scene di violenza, per i dialoghi non virgolettati, i personaggi apparentemente insopportabili, ma devo dire che a un certo punto si riscatta! Grazie alla scrittura secca e scarna e allo stesso tempo graffiante e piena di bestiale umanità sembra di sentire in gola la polvere della frontiera! Le riflessioni e la disperazione ivi contenute sono straordinariamente veritiere e le pagine finali con le parole dello sceriffo sono stupende!
 

ayla

+Dreamer+ Member
Dirò la verità, ho fatto una grande fatica a decollare.. Forse per le tante scene di violenza, per i dialoghi non virgolettati, i personaggi apparentemente insopportabili, ma devo dire che a un certo punto si riscatta! Grazie alla scrittura secca e scarna e allo stesso tempo graffiante e piena di bestiale umanità sembra di sentire in gola la polvere della frontiera! Le riflessioni e la disperazione ivi contenute sono straordinariamente veritiere e le pagine finali con le parole dello sceriffo sono stupende!

Concordo, è un libro intenso e forte che ho apprezzato di più per il contenuto che per lo stile. La morale di cui è impregnata la storia ci descrive un'amara e triste verità : il mondo in cui viviamo non è fatto per le persone di "vecchio stampo" portatrici di certi valori, idee e sentimenti, queste oramai sono soffocate, sconfitte dal caos e dalla violenza gratuita e ingiustificata che ci circonda.
"E devo dire che l’unica cosa che mi viene da pensare è che quello aveva una sorta di promessa dentro al cuore. E io non ho certo intenzione di mettermi a scavare un abbeveratoio di pietra. Ma mi piacerebbe essere capace di fare quel tipo di promessa. È la cosa che mi piacerebbe più di tutte."
 

nitina

New member
mumble...

non posso ancora commentare, perchè sono solo oltre la metà e non ho letto tutto il libro; però mi sento di dire che lo stile, criticato in precedenti commenti, per me è una nota assolutamente positiva che si sposa perfettamente con la tensione narrativa, con l'inseguimento che è il nocciolo della trama.
Le digressioni di Bell sono affascinanti, secondo me altro tratto distintivo dell'opera!
Considero Moss come protagonista, non Bell...ma magari mi sbaglio a causa del fatto che non sono arrivata alla fine.
In ogni caso, finora sono contenta di aver preso in mano "non è un paese per vecchi" ieri in libreria! e ho intenzione di ignorare il film, cosa che faccio sempre quando il libro mi colpisce.
:)
 

Martarell

New member
Ho purtroppo visto il film. Dico "purtroppo" perchè non riesco mai a leggere un libro dopo aver visto la sua trasposizione cinematografica. Mi dispiace molto perchè l'opera dei fratelli Cohen mi è piaciuta tantissimo e perchè trovo McCarthy uno scrittore eccezionale.

La Trilogia della frontiera è una raccolta più unica che rara.
 

Holly Golightly

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A me non piace il genere, ma devo dire che è stato una lettura abbastanza gradevole. Mi piace la prosa asciutta di McCarthy, un po' meno la discutibile scelta di non mettere le virgolette ai discorsi diretti :?

La riflessione sulla decadenza dei tempi è molto bella, lo scontro fra la generazione delle "guerre" (alle spalle rimane sia la seconda guerra mondiale sia la guerra in Vietnam), e molto belli i corsivi dello sceriffo. Peccato che, ecco, io sia un po' allergica a tutte queste storie di pistole, sangue, ossa spaccate... più che altro, credo che la figura più interessante (quella di Chigurh, l'assassino psicopatico - mi sto, fra l'altro, ancora domandando come si pronunci XD) mi sia in fin dei conti un po' sfuggita, ma forse è stata una mia mancanza.
Di solito non condivido le storie dalla morale così nera (in realtà non sopporto i libri con la loro morale), ma questa volta è condivisibile, sembra quasi un monito, un "ecco cosa stiamo diventando". Ecco, ripeto, magari non bisserei l'esperienza, troppi fucili, sangue, motel sporchi, proiettili sparati in fronte, sangue rappreso. Son storie per le persone a cui piace il genere... a me non piace XD
 

unkadunka

New member
Cormac Mc Carthy - Non è un paese per vecchi

Libro piuttosto interessante,giocato tra i vari personaggi e le riflessioni dello sceriffo. Un killer psicopatico,degno dei peggiori ceffi del genere,un uomo che ha voluto fare il passo più lungo della gamba,credendo di potersela cavare,capitato in una storia più grande di lui per caso,un pò come certi personaggi di Graham Greene,anche se si tratta di tutt'altro genere letterario e infine uno sceriffo che crede nei vecchi valori morali e non si capacita della piega che ha preso il mondo. Tutto ruota intorno a loro con un finale amaro ma che lascia il segno. Primo libro che leggo di Mc Carthy,abbastanza piacevole,dopo aver fatto il callo a tutti gli ammazzamenti cruenti presenti. Promosso e con l'intenzione di approfondire l'autore.
 

ila78

Well-known member
COPIO DAL GDL

ATTENZIONE SPOILER


Penso che quando non si dice più "Grazie" e "Per favore" la fine è vicina.

Questa è la frase che mi ha colpito di più, un po' perché arriva alla fine di un libro di una "crudeltà" unica, un po' perché ti rendi conto che quello che hai appena letto è sì un libro ma è tremendamente attuale, quella frase è come un colpo di fucile in testa sparato da Chigurg:
ti lascia lì così: imbambolata a pensare che il mondo in cui viviamo a livello di umanità non è molto distante dalle desolate pianure desertiche al confine tra Stati Uniti e Messico in cui si dipana l'inseguimento tra Moss, lo sceriffo e lo psicopatico.
Non ci sono personaggi positivi, anche lo sceriffo Bell che in teoria dovrebbe essere "il buono" è talmente sfiduciato e negativo che alla fine lascia che sulla sedia elettrica vada l'uomo sbagliato e molla tutto; non c'è spazio per la pietà: Chiurgh li fa fuori tutti, uno dopo l'altro senza la minima esitazione. (Io non ho nemici, non permetto che esistano) e alla fine se la cava con un incidente d'auto e qualche osso rotto; eppure nonostante dopo la lettura si abbia bisogno di una flebo di ottimismo e di fiducia nel prossimo, è un bel libro, scritto bene, dal ritmo veloce. Molto belli i flussi di coscienza dello sceriffo che introducono ogni capitolo e ci regalano perle di amara saggezza.
Sono contenta di aver superato il mio personale "blocco" verso questo libro dovuto alla visione traumatica del film
 

Jessamine

Well-known member
Cominciamo col dire che ho preso in biblioteca questo libro “a scatola chiusa”, senza essermi informata minimamente sulla trama, fidandomi semplicemente del consiglio di una persona innamorata della scrittura di McCarthy. Ecco, diciamo che probabilmente se avessi saputo qualche cosa in più sulla trama, con ogni probabilità non mi sarei mai lasciata tentare. Diciamo che a me pallottole, pistole e cervelli saltati per aria non interessano per niente, e se togliamo le sparatorie e il sangue, a questo romanzo restano solo una manciata di ottime intenzioni. Perché non posso negare che qualche cosa di buono ci sia, anche perché mi sono resa conto di averlo divorato nonostante la trama mi annoiasse, eppure mi sembra che tutto quello che c’è di buono (o per lo meno, che per me è buono, poi sicuramente ci sarà chi storcerà il naso davanti ad affermazioni del genere) resti solo in superficie, sia soltanto abbozzato. Una buona intenzione, appunto, che non si concretizza mai in maniera definitiva.
Le pagine finali, no, quelle sono qualche cosa di meraviglioso, e forse vale la pena di leggere tutto il romanzo soltanto per arrivare fino a lì, però non posso fare a meno di pensare che se McCarthy avesse sacrificato un centinaio di pagine di fucili e mitraglie e sangue per dedicare un po’ più di attenzione all’approfondimento psicologico dei suoi personaggi (che potenzialmente potrebbero essere indimenticabili, ma McCarthy sembra accontentarsi di dipingere il loro contorno, di accennarli, e lascia tutta la sostanza all’immaginazione del lettore) il romanzo ne avrebbe gioviato moltissimo.
Lo stile di McCarthy è molto interessante, asciutto ed estremamente incisivo, perfetto per un racconto basato su questi toni. A lungo andare, però, quest’incisività diventa quasi artefatta, macchinosa: soprattutto nei dialoghi (e non parlo tanto della punteggiatura assente, a quello si fa l’abitudine nel giro di poche pagine) questa continua ricerca di sentenze secche e ricche di significato finisce, paradossalmente, per diventare ridondante. Sembra che ad ogni frase tutti i personaggi debbano affermare sentenze cariche di verità e pregne di significato, e se questo può essere apprezzabile in determinati contesti, se si applica questo stile anche in un dialogo in cui si sta solo discutendo se per cena sia meglio mangiare pollo fritto o bistecche, be’, francamente il risultato è vagamente grottesco e ridicolo.
Insomma, in conclusione dire che la scrittura di McCarhy potrebbe anche piacermi, non fosse per la trama, che io ho trovato terribilmente noiosa e inutile. Proverò ad informarmi meglio, e se dovessi scoprire un libro di McCarthy in cui pallottole e buchi in fronte sono contenuti, cercherò sicuramente di dargli un’altra possibilità.
 

Tanny

Well-known member
Sinceramente questo libro non mi ha detto molto, ha uno stile troppo diretto e veloce che non mi ha entusiasmato molto, inoltre risulta essere per molti versi abbastanza fantasioso, l'autore molto probabilmente conosce poco l'argomento armi e munizioni e per questo motivo ha scritto delle cose che per un appassionato del genere suonano come le unghie sulla lavagna, lo stile è troppo cinematografico per i miei gusti. Inizialmente questo libro mi ha fatto un gran effetto e mi ha preso immediatamente, lo stile attira inizialmente l'attenzione del lettore, ma poi alla lunga finisce per stancare. Secondo il mio personalissimo metro di misura raggiunge a mala pena la sufficienza.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Non è bello e struggente come La strada, almeno per me no. Però alla fine mi è piaciuto. Le atmosfere polverose, la malinconia, lo stile scarno ma efficace e il senso di ineluttabilità (soprattutto nella parte finale) sono simili. Il genere mi appartiene in parte, soprattutto per le cose che ho appena elencato ma anche per i dialoghi surreali, per la caratterizzazione dei personaggi - Bell che si rifiuta di andare avanti perché "non è un paese per vecchi", tanto da diventare di un moralismo quasi fastidioso, ma forse naturale in quel contesto; la psicopatia di Chigurh, sul quale non mi farei troppe domande, però me le faccio perché uno psicopatico ha comunque i suoi schemi mentali ... Solo pura cattiveria o necessità di chiudere tutti i cerchi? - , per alcune parti della trama che incuriosiscono e sono avvincenti. Altre parti le ho lette senza piacere, anzi con un po' di noia: le descrizioni dettagliate di armi e operazioni "tecniche" varie. Lo promuovo soprattutto per l'ultima parte, molto malinconica e profonda.
 
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