Sicuramente il più avvincente giallo di Montalbano scritto da Camilleri.
Montalbano comincia veramente ad invecchiare, se ne accorgono tutti tranne lui o forse fa finta di non accorgersene. Una storia iniziata da un brutto sogno e che un brutto sogno lo porterà sulla strada, anzi sulla pista giusta. Il titolo La pista di sabbia, due cavalli rubati, uno ucciso e un morto ammazzato, la classica "ammazatina" che ogni volta Montalbano è chiamato a spiegare. Avvincente fino dall'inizio, con molte riflessioni da parte di Salvo. Un commissario che avrebbe bisogno di un paio di occhiali per vederci meglio, e di cominciare a prendere appunti. La sua memoria infallibile comincia ad avere i primi cedimenti e il dottor Pasquano lo fa notare e sottolinea in maniera quasi cattiva.
La squadra di Montalbano sempre pronta a sostenere i metodi non sempre, anzi, mai ortodossi del commissario, ma sempre efficaci. La mente viene ingannata e tra le due indagini c'è quel filo sottile, quel capello, anzi un crine di cavallo che le separa. Sembrano divise, separate, le due indagini, ma non sarà cosi. Il Montalbano di molti anni fa, ci sarebbe arrivato con pochi giorni, invece qui ci mette molto tempo, si innervosisce molto, si lascia andare a delle debolezze non sue. Le cavalle, il morto, la pressione, gli incubi e le debolezze e infine le donne.
Forse proprio per questo secondo me, è il romanzo più bello (con Montalbano) che Camilleri abbia scritto. Avvincente fino dall'inizio, divertente come sempre e un dialetto sempre più stretto. Si invecchia Montalbano, lo si capisce anche da dei libri che acquista. In gioventù avrebbe comprato libri sud americani, in questo romanzo ne acquista un paio svedesi.
Spero solamente una cosa, che il prossimo del commissario più amato d'Italia, sia il più bello. Di nuovo!
Montalbano comincia veramente ad invecchiare, se ne accorgono tutti tranne lui o forse fa finta di non accorgersene. Una storia iniziata da un brutto sogno e che un brutto sogno lo porterà sulla strada, anzi sulla pista giusta. Il titolo La pista di sabbia, due cavalli rubati, uno ucciso e un morto ammazzato, la classica "ammazatina" che ogni volta Montalbano è chiamato a spiegare. Avvincente fino dall'inizio, con molte riflessioni da parte di Salvo. Un commissario che avrebbe bisogno di un paio di occhiali per vederci meglio, e di cominciare a prendere appunti. La sua memoria infallibile comincia ad avere i primi cedimenti e il dottor Pasquano lo fa notare e sottolinea in maniera quasi cattiva.
La squadra di Montalbano sempre pronta a sostenere i metodi non sempre, anzi, mai ortodossi del commissario, ma sempre efficaci. La mente viene ingannata e tra le due indagini c'è quel filo sottile, quel capello, anzi un crine di cavallo che le separa. Sembrano divise, separate, le due indagini, ma non sarà cosi. Il Montalbano di molti anni fa, ci sarebbe arrivato con pochi giorni, invece qui ci mette molto tempo, si innervosisce molto, si lascia andare a delle debolezze non sue. Le cavalle, il morto, la pressione, gli incubi e le debolezze e infine le donne.
Forse proprio per questo secondo me, è il romanzo più bello (con Montalbano) che Camilleri abbia scritto. Avvincente fino dall'inizio, divertente come sempre e un dialetto sempre più stretto. Si invecchia Montalbano, lo si capisce anche da dei libri che acquista. In gioventù avrebbe comprato libri sud americani, in questo romanzo ne acquista un paio svedesi.
Spero solamente una cosa, che il prossimo del commissario più amato d'Italia, sia il più bello. Di nuovo!
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