Darkay
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Il grande dittatore è un film del 1940 diretto, prodotto e interpretato da Charlie Chaplin.
La sua prima edizione risale al 15 ottobre del 1940, nel pieno della seconda guerra mondiale. Rappresenta una forte satira del nazismo e prende di mira direttamente Adolf Hitler e il movimento nazista tedesco.
Il grande dittatore, per alcune sue peculiarità, è considerato un evento straordinario.
Nel 1997 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Titolo originale: The Great Dictator
Paese: USA
Anno: 1940
Durata: 126'
Colore: B/N
Audio: sonoro
Rapporto: 1.37:1
Genere: commedia, drammatico
Regia: Charlie Chaplin
Casa di produzione: United Artists
Interpreti e personaggi
* Charlie Chaplin: Barbiere Ebreo/Adenoid Hynkel
* Paulette Goddard: Hannah
* Jack Oakie: Napoloni (Napaloni nell'edizione originale)
* Reginald Gardiner: Schultz
* Henry Daniell: Garbitsch
* Billy Gilbert: Herring
* Grace Hayle: Sig.ra Napoloni
* Maurice Moskovich: Sig. Jaeckel
* Emma Dunn: Sig.ra Jaeckel
* Carter De Haven: Ambasciatore
* Bernard Gorcey: Sig. Mann
* Paul Weigel: Sig. Agar
* Florence Wright: Segretaria bionda
Intanto è il primo film sonoro di Chaplin poiché ormai da un decennio la tecnica del muto era stata soppiantata dal parlato. Tuttavia il personaggio del vagabondo Charlot non necessitava di audio, essendo la pantomima il suo linguaggio universalmente compreso e riconosciuto. Ne consegue che Il grande dittatore segna la morte del vagabondo, l’ultima sua apparizione. La sua anima poetica, angelica, ingenua, benché tenace, non ha più posto in un mondo oppresso dalle macchine, dal materialismo e, nel frangente, dall’odio demoniaco.
Il secondo straordinario aspetto è rappresentato dalla sfida coraggiosa lanciata dal film, e da uno dei pochi uomini liberi dell’epoca, al più straordinario, folle e terrificante protagonista degli avvenimenti ad esso contemporanei: Hitler, il coetaneo di Chaplin (quattro giorni dividono anagraficamente la nascita dei due) che stava trascinando il mondo verso il periodo più nero e doloroso della storia del secolo.
La grande somiglianza fisica tra i due uomini, Chaplin e Hitler, consentì al primo di imbastire una satira grottesca del secondo (qualcuno sostenne che Hitler copiò i baffetti di Charlot per richiamarne la simpatia), o almeno questo fu il motivo iniziale, unitamente al desiderio di esprimere il proprio disappunto per la piega che stavano prendendo gli avvenimenti, presagendo un futuro doloroso per l’umanità, senza mai immaginare fino in fondo la portata dell'agghiacciante follia hitleriana che presto avrebbe sconvolto il mondo. Dopo la fine della seconda guerra mondiale Chaplin ebbe a dire che se all’epoca della lavorazione del film avesse conosciuto la realtà del nazismo e le atrocità dell’olocausto, probabilmente non se la sarebbe sentita di realizzare un film che si prendesse gioco di quei criminali.
Gli unici riferimenti non diretti nei confronti della Germania nazista, forse per non calar troppo la mano contro il regime, sono i nomi dei personaggi (comunque facilmente riconducibili), i simboli della "doppia X" al posto della svastica nazista, e l'uso di parole di fantasia nelle iscrizioni del ghetto ebraico (come la parola "Restauraciz" per ristorante) oppure in lingua esperanto (come "Ĉambroj" o "Vestaĵoj", in esperanto rispettivamente "Camere" e "Vestiti").
La parodia dunque ispirò fin dall’inizio il film, che è straordinariamente comico, per noi spettatori contemporanei ai quali è stata risparmiata la tragica esperienza della guerra e la sua distruzione. L'imitazione risulta perfetta, nei toni e negli atteggiamenti, nel discorso alla folla tenuto dal Führer Adenoid Hynkel, discorso completamente improvvisato e girato in un'unica scena. Come rimane fissata indelebilmente nella storia del cinema la scena deliziosa e intensa nella quale il dittatore danza con il mappamondo sulla musica del preludio del Lohengrin di Richard Wagner.
La verità era anche che Chaplin si immedesimava completamente nei suoi personaggi, egli "era" coloro che interpretava e dunque ne subiva psicologicamente la caratterizzazione, nel caso specifico malvagia. A detta dei suoi collaboratori, quando Chaplin indossava il costume di Hynkel, anche il suo modo di rapportarsi con loro cambiava ed assumeva sfumature aggressive e prepotenti.
La parodia, però, era destinata ad avere anche un'impronta politica. Anzi, fu proprio l’introduzione della tecnica del sonoro a consentire a Chaplin di trasmettere al mondo il suo pensiero e l’inequivocabile presa di posizione contro la follia nazista, affidando al discorso finale([1]) del barbiere ebreo l’utopia anarchica della liberazione dell’uomo da ogni forma di sudditanza e sfruttamento e dunque la speranza in un mondo migliore, che sarà però smentita dal precipitare degli eventi successivi.
Questa presa di posizione parve ad un certo punto pregiudicare l’esito della lavorazione del film allorché alcune frange della società americana di tendenza filo-nazista, in un periodo in cui anche la politica americana era improntata al non interventismo e alla preservazione della non belligeranza con la Germania, gli fecero pervenire poco velati messaggi di disapprovazione e suggerimenti a soprassedere.
La stessa scelta del luogo di presentazione della pellicola al pubblico fu oggetto di ponderata scelta. Si puntó su New York, meno influenzata dal clima fascistizzante con cui anche l’America doveva fare i conti.
La realizzazione del film fu accompagnata dallo sfiorire del rapporto sentimentale tra Chaplin e Paulette Goddard, splendida protagonista nonché sua terza moglie, in procinto di chiedere il divorzio.
Durante la lavorazione, nel dicembre del 1939, Chaplin fu anche raggiunto dalla comunicazione della morte improvvisa dell’amato Douglas Fairbanks, che soltanto un mese prima gli aveva fatto visita sul set. Egli ne fu sconvolto e la perdita del "solo vero amico che abbia mai avuto", come ebbe a dire Chaplin stesso, rimarrà una ferita mai rimarginata.
Censura e versioni italiane
Il film uscì in Italia per la prima volta nel 1944 al centro e al sud e nel 1945 al nord (ritardo in quanto nell'anno precedente il nord Italia era dominato dalla Repubblica Sociale Italiana con regime fascista che impedi la diffusione del film inizialmente) la versione era integrale e sottotitolata.
Il film venne censurato di alcune scene quando uscì doppiato nel 1961 (con la voce di Oreste Lionello per Chaplin) in particolare nella scena del ballo e della ridicola danza tra la sig.Napoloni e Hynkel, il personaggio della moglie di Napoloni fu eliminato totalmente per non urtare la sensibilità della vedova Rachele Mussolini ancora in vita.
Nel 2002 il film è stato ridistribuito integrale e restaurato a cura della BIM distribuzione, le scene censurate sono state ridoppiate in italiano con nuove voci, e a detta di molti il nuovo doppiaggio stride troppo con quello d'epoca.
Nel 1949 il film era stato già doppiato (probabilmente integralmente) in un'edizione con la voce di Augusto Marcacci per Chaplin, ma al contrario di come riportano molte fonti questa versione non fu mai distribuita nei cinema, e oggi è probabilmente andata perduta.
Nel 1990 per un'edizione in videocassetta a cura della Skema video, il film è stato integralmente ridoppiato con la voce di Claudio Trionfi per Chaplin; questa versione fu eseguita sulla versione francese del film e non su quella originale (dato che riporta i titoli dell'edizione francese e altro) e la qualità del doppiaggio è quantomeno discutibile.
La sua prima edizione risale al 15 ottobre del 1940, nel pieno della seconda guerra mondiale. Rappresenta una forte satira del nazismo e prende di mira direttamente Adolf Hitler e il movimento nazista tedesco.
Il grande dittatore, per alcune sue peculiarità, è considerato un evento straordinario.
Nel 1997 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Titolo originale: The Great Dictator
Paese: USA
Anno: 1940
Durata: 126'
Colore: B/N
Audio: sonoro
Rapporto: 1.37:1
Genere: commedia, drammatico
Regia: Charlie Chaplin
Casa di produzione: United Artists
Interpreti e personaggi
* Charlie Chaplin: Barbiere Ebreo/Adenoid Hynkel
* Paulette Goddard: Hannah
* Jack Oakie: Napoloni (Napaloni nell'edizione originale)
* Reginald Gardiner: Schultz
* Henry Daniell: Garbitsch
* Billy Gilbert: Herring
* Grace Hayle: Sig.ra Napoloni
* Maurice Moskovich: Sig. Jaeckel
* Emma Dunn: Sig.ra Jaeckel
* Carter De Haven: Ambasciatore
* Bernard Gorcey: Sig. Mann
* Paul Weigel: Sig. Agar
* Florence Wright: Segretaria bionda
Intanto è il primo film sonoro di Chaplin poiché ormai da un decennio la tecnica del muto era stata soppiantata dal parlato. Tuttavia il personaggio del vagabondo Charlot non necessitava di audio, essendo la pantomima il suo linguaggio universalmente compreso e riconosciuto. Ne consegue che Il grande dittatore segna la morte del vagabondo, l’ultima sua apparizione. La sua anima poetica, angelica, ingenua, benché tenace, non ha più posto in un mondo oppresso dalle macchine, dal materialismo e, nel frangente, dall’odio demoniaco.
Il secondo straordinario aspetto è rappresentato dalla sfida coraggiosa lanciata dal film, e da uno dei pochi uomini liberi dell’epoca, al più straordinario, folle e terrificante protagonista degli avvenimenti ad esso contemporanei: Hitler, il coetaneo di Chaplin (quattro giorni dividono anagraficamente la nascita dei due) che stava trascinando il mondo verso il periodo più nero e doloroso della storia del secolo.
La grande somiglianza fisica tra i due uomini, Chaplin e Hitler, consentì al primo di imbastire una satira grottesca del secondo (qualcuno sostenne che Hitler copiò i baffetti di Charlot per richiamarne la simpatia), o almeno questo fu il motivo iniziale, unitamente al desiderio di esprimere il proprio disappunto per la piega che stavano prendendo gli avvenimenti, presagendo un futuro doloroso per l’umanità, senza mai immaginare fino in fondo la portata dell'agghiacciante follia hitleriana che presto avrebbe sconvolto il mondo. Dopo la fine della seconda guerra mondiale Chaplin ebbe a dire che se all’epoca della lavorazione del film avesse conosciuto la realtà del nazismo e le atrocità dell’olocausto, probabilmente non se la sarebbe sentita di realizzare un film che si prendesse gioco di quei criminali.
Gli unici riferimenti non diretti nei confronti della Germania nazista, forse per non calar troppo la mano contro il regime, sono i nomi dei personaggi (comunque facilmente riconducibili), i simboli della "doppia X" al posto della svastica nazista, e l'uso di parole di fantasia nelle iscrizioni del ghetto ebraico (come la parola "Restauraciz" per ristorante) oppure in lingua esperanto (come "Ĉambroj" o "Vestaĵoj", in esperanto rispettivamente "Camere" e "Vestiti").
La parodia dunque ispirò fin dall’inizio il film, che è straordinariamente comico, per noi spettatori contemporanei ai quali è stata risparmiata la tragica esperienza della guerra e la sua distruzione. L'imitazione risulta perfetta, nei toni e negli atteggiamenti, nel discorso alla folla tenuto dal Führer Adenoid Hynkel, discorso completamente improvvisato e girato in un'unica scena. Come rimane fissata indelebilmente nella storia del cinema la scena deliziosa e intensa nella quale il dittatore danza con il mappamondo sulla musica del preludio del Lohengrin di Richard Wagner.
La verità era anche che Chaplin si immedesimava completamente nei suoi personaggi, egli "era" coloro che interpretava e dunque ne subiva psicologicamente la caratterizzazione, nel caso specifico malvagia. A detta dei suoi collaboratori, quando Chaplin indossava il costume di Hynkel, anche il suo modo di rapportarsi con loro cambiava ed assumeva sfumature aggressive e prepotenti.
La parodia, però, era destinata ad avere anche un'impronta politica. Anzi, fu proprio l’introduzione della tecnica del sonoro a consentire a Chaplin di trasmettere al mondo il suo pensiero e l’inequivocabile presa di posizione contro la follia nazista, affidando al discorso finale([1]) del barbiere ebreo l’utopia anarchica della liberazione dell’uomo da ogni forma di sudditanza e sfruttamento e dunque la speranza in un mondo migliore, che sarà però smentita dal precipitare degli eventi successivi.
Questa presa di posizione parve ad un certo punto pregiudicare l’esito della lavorazione del film allorché alcune frange della società americana di tendenza filo-nazista, in un periodo in cui anche la politica americana era improntata al non interventismo e alla preservazione della non belligeranza con la Germania, gli fecero pervenire poco velati messaggi di disapprovazione e suggerimenti a soprassedere.
La stessa scelta del luogo di presentazione della pellicola al pubblico fu oggetto di ponderata scelta. Si puntó su New York, meno influenzata dal clima fascistizzante con cui anche l’America doveva fare i conti.
La realizzazione del film fu accompagnata dallo sfiorire del rapporto sentimentale tra Chaplin e Paulette Goddard, splendida protagonista nonché sua terza moglie, in procinto di chiedere il divorzio.
Durante la lavorazione, nel dicembre del 1939, Chaplin fu anche raggiunto dalla comunicazione della morte improvvisa dell’amato Douglas Fairbanks, che soltanto un mese prima gli aveva fatto visita sul set. Egli ne fu sconvolto e la perdita del "solo vero amico che abbia mai avuto", come ebbe a dire Chaplin stesso, rimarrà una ferita mai rimarginata.
Censura e versioni italiane
Il film uscì in Italia per la prima volta nel 1944 al centro e al sud e nel 1945 al nord (ritardo in quanto nell'anno precedente il nord Italia era dominato dalla Repubblica Sociale Italiana con regime fascista che impedi la diffusione del film inizialmente) la versione era integrale e sottotitolata.
Il film venne censurato di alcune scene quando uscì doppiato nel 1961 (con la voce di Oreste Lionello per Chaplin) in particolare nella scena del ballo e della ridicola danza tra la sig.Napoloni e Hynkel, il personaggio della moglie di Napoloni fu eliminato totalmente per non urtare la sensibilità della vedova Rachele Mussolini ancora in vita.
Nel 2002 il film è stato ridistribuito integrale e restaurato a cura della BIM distribuzione, le scene censurate sono state ridoppiate in italiano con nuove voci, e a detta di molti il nuovo doppiaggio stride troppo con quello d'epoca.
Nel 1949 il film era stato già doppiato (probabilmente integralmente) in un'edizione con la voce di Augusto Marcacci per Chaplin, ma al contrario di come riportano molte fonti questa versione non fu mai distribuita nei cinema, e oggi è probabilmente andata perduta.
Nel 1990 per un'edizione in videocassetta a cura della Skema video, il film è stato integralmente ridoppiato con la voce di Claudio Trionfi per Chaplin; questa versione fu eseguita sulla versione francese del film e non su quella originale (dato che riporta i titoli dell'edizione francese e altro) e la qualità del doppiaggio è quantomeno discutibile.
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