Weir, Peter - The Truman show

Lauretta

Moderator
Il film comincia al giorno 10.909 della vita di Truman Burbank, la star del più seguito show del mondo. All'inizio c'era una sola telecamera, nell’utero della madre. Ora, dopo quasi 30 anni di trasmissione ininterrotta, si tocca quota 5.000. Ci sono telecamere infilate ovunque: nel temperamatite, dietro il frontalino dell'autoradio, nel bidone della spazzatura del vicino di casa... Dappertutto, in modo da non perdere neanche un momento della “vita” di Truman.

Attori:

Jim Carrey: Truman Burbank
Laura Linney: Hanna Gill/Meryl Burbank
Noah Emmerich: Marlon
Ed Harris: Christof
Natascha McElhone: Lauren/Sylvia
Holland Taylor: Madre di Truman
Brian Delate: Padre di Truman
Blair Slater: Truman da piccolo
Paul Giamatti: Direttore della sala di controllo

Premi:

BAFTA al miglior regista
3 Golden Globe 1999: "miglior colonna sonora", "miglior attore drammatico protagonista" (Jim Carrey), "miglior attore drammatico non protagonista" (Ed Harris)
1 MTV Movie Awards 1999 miglior performance maschile
National Board of Review Awards 1998: miglior attore non protagonista (Ed Harris)

Bellissimo film. Visto a scuola in terza superiore e forse rivisto un'altra volta, ma lo ricordo abbastanza nitidamente. una denuncia del ruolo della televisone nella nostra società e dei reality show. La vita di un uomo completamente manipolata per fare audience. I suoi incontri e le sue amicizie si rivelano tutti falsi quando scopre di essere circondato da attori.....

bellissima la scena in cui dal cielo cade un riflettore!!! e anche quella in cui si accorge che la donna dal vestito rosso è già passata tre volte dalla stessa via. sono i primi segnali della sua vita come un film.
I nomi dei personaggi, anche quelli, sono mediati dal reality. il protagonista si chiama Truman (true "vero" man "uomo") e il regista del reality si chiama Christof, che ha creato il mondo di Truman. Egli non a caso ha il suo studio in cielo, nella falsa luna che Truman vede la sera.

ottimi spunti di riflessione. piacevole film. lo rivedrò.
 
Ultima modifica di un moderatore:

darida

Well-known member
Eccoci qua! Carrey mi sta cordialmente antipatico, il contrario della Kidman, troppo poco ingessato, le bloccherei il faccino in una morsa :mrgreen: va' anche detto che in questa interpretazione ha tenuto a freno la sua ipermobilita' facciale.
Il film comunque presenta una trama originale, piacevole da vedere, e perche' no, rivedere, ad intervalli di tempo ragionevoli :wink:
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
L'ho visto parecchio tempo fa e non ne ricordo i particolari, però ricordo che mi era piaciuto parecchio e mi aveva fatto un effetto strano, un po' angosciante, non l'avevo interpretato solo come una critica al sistema televisivo ma come una metafora di ogni sorta di controllo sull'essere umano, portato in questo caso all'esasperazione. Lo rivedrei volentieri. Jim Carrey in una veste insolita.
 

gcbmp

New member
Io l'ho trovato meraviglioso anche perchè adoro Jim Carrey...
Da quando ho visto questo film, ogni tanto penso :"E se tutta la mia vita fosse un Giulia Show?"
 

LowleafClod

e invece no
La storia è geniale, chi è che alla fine in un attimo della sua vita, non ha mai pensato di trovarsi dentro uno scenario falso o non suo? Inconsciamente forse un senso di inquietudine lo si prova sempre. In questa trama, nell'esistenza di Truman, il dubbio si è rivelato giusto.
Mi è piaciuto molto anche il finale, il fatto che lui debba scegliere tra una ''bella'' vita sicura ma ipocrita, a una più rischiosa e forse sempre ipocrita nel complesso, ma con qualcosa, anche poco, di vero e importante di suo.
Non c'erano dubbi sulla scelta del protagonista.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Un insolito, quasi strepitoso Jim Carrey che, finalmente, non fa solo lo scemo.

Il film è del 1998; potremmo dunque dire che si trova molto più in là di Orwell e vicino, vicinissimo ai talent show che invaderanno le tv di tutto il mondo di lì a poco. A dire il vero, però, non c’è solo la critica nei confronti di quell'anonimo pubblico di massa, privo di emozione e alla ricerca di grezzo voyeurismo, che in fin dei conti caratterizza un po' tutte le epoche.


C’è anche, secondo me, la consapevolezza che i limiti che abbiamo intorno, la “scenografia” all’interno della quale ci muoviamo, non è disegnata solo dagli altri, dal regista, da un qualche dio che ci parla chissà da dove. Perchè, in fondo, siamo noi i primi responsabili di noi stessi. Siamo sempre e solo noi a scegliere o a fingerci costretti.

Alla fine Truman apre la sua porta, oltre la quale c’è la vita, quella vera, e lo fa fronteggiando una futilissima paura dell’acqua, che lo ha tenuto incatenato per trent’anni ad una vita pensata da altri.

Chissà quali sono le nostre paure e chissà dov’è la nostra porta.
 

Spicy McHaggis

New member
Io non sono rimasto particolarmente convinto da questo film, certo la trama è originale, voleva trasmettere un messaggio e lo fa in modo sin troppo evidente, ma questo incide negativamente sulla pellicola a mio avviso, proprio perché la morale insita nell'opera va a scavalcare l'opera stessa.
Se uno vuole limitarsi a comunicare messaggi di questo genere fa una pubblicità progresso.
Vi faccio un esempio, il finale troncato lì così... certo anche questa scelta contribuisce in maniera strabordante alla lezioncina che voleva impartirci, ma per me resta comunque un film a cui manca il finale punto e basta. Immaginatevi se i libri i film o quant'altro lasciassero sempre prevalere il messaggio che vuole comunicarci l'autore indipendentemente dalle conseguenze che una scelta del genere potrebbe produrre e senza tenere minimamente in considerazione il fatto che una storia dovrebbe iniziare, svilupparsi e chiudersi... ci sarebbero un sacco di finali aperti atti a mettere in scena l'imperscrutabilità del futuro, del fatto che non si sa mai come andrà a finire e cose di questo tipo.
Il mio sarà pure un approccio troppo "pragmatico" ma non mi piace quando la morale della favola prevarica la favola stessa.
 
Ultima modifica:

Brandy Alexander

New member
Io non sono rimasto particolarmente convinto da questo film, certo la trama è originale, voleva trasmettere un messaggio e lo fa in modo sin troppo evidente, ma questo incide negativamente sulla pellicola a mio avviso, proprio perché la morale insita nell'opera va a scavalcare l'opera stessa.
Se uno vuole limitarsi a comunicare messaggi di questo genere fa una pubblicità progresso.
Vi faccio un esempio, il finale troncato lì così... certo anche questa scelta contribuisce in maniera strabordante alla lezioncina che voleva impartirci, ma per me resta comunque un film a cui manca il finale punto e basta. Immaginatevi se i libri i film o quant'altro lasciassero sempre prevalere il messaggio che vuole comunicarci l'autore indipendentemente dalle conseguenze che una scelta del genere potrebbe produrre e senza tenere minimamente in considerazione il fatto che una storia dovrebbe iniziare, svilupparsi e chiudersi... ci sarebbero un sacco di finali aperti atti a mettere in scena l'imperscrutabilità del futuro, del fatto che non si sa mai come andrà a finire e cose di questo tipo.
Il mio sarà pure un approccio troppo "pragmatico" ma non mi piace quando la morale della favola prevarica la favola stessa.

Si ma qual'è 'sto "messaggio"?
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Si ma qual'è 'sto "messaggio"?


Credo che Spicy sia stato piuttosto esplicito.

La sua opinione (che in parte condivido) è che il contenuto del film (la criitica alla società "di massa", generalmente) vada ad oscurare il prodotto filmico in sè (cioè la forma).

Dopo di che nessuno deve "spiegarti" il messaggio per antonomasia (che in arte, come sai, non esiste).

La sua e la mia sono opinioni che possono essere messe in discussione, ovviamente.
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
credo che una delle prime versioni del film
si possa ritenere contenuta nella fiaba di
hansel e grethel, precisamente quando il ragazzo
sta nella gabbia ove è ben pasciuto da colei
che rappresenta l'autorità, ma che ovviamente ha su di lui
progetti voraci.
e ogni volta che vuole saggiare il livello di pasciutezza
lui anziché il dito le fa tastare una zampa di gallina.

ma anche una recente serie televisiva ricalca il tracciato.
un paese bloccato in se stesso da una gigantesca cupola invisibile ...

e il grande fratello ? e la casa ?

ma alla fine anche noi messi obbligatoriamente sul mondo da un dio, che abbiamo la sensazione ci tenga d'occhio per valutare le nostre scelte, laddove nella nostra prigione saremmo liberi col cosiddetto fasullo libero arbitrio...

e la vita quotidiana, ove siamo apparentemente liberi, ma piastrelle di un gigantesco puzzle ove possiamo in parte scegliere se rientrarvi o meno, se essere comoda ruota del carro o artefici della nostra vita anche con dolorose scelte controcorrente.

a me, che amo una certa fantascienza di stampo come dire mistico, con l'esistenza di alieni come metafora del divino -anziché viceversa, come tradizionale impostazione della mentalità umana-, ma anche delle varie forme di potere che ci controllano e condizionano, piace vedere in storie tipo truman l'intuizione del mondo come campo di concentramento, pollaio, allevamento di cavie o di animali-cibo, provetta di coltura di cellule da esperimento, etc, messe in essere da entità superiori che ci lasciano l'illusione di una nostra esistenza terrena ma togliendoci certezze su tutto ciò che è esterno, operando per questo sui nostri cervelli in qualche modo a noi ignoto. ostacolando di fatto la nostra comprensione su cosa possa esserci là fuori, costringendoci a scegliere la concretezza della sopravvivenza.
ma poi cosa troveremmo di là ?
la divinità, a consacrazione dell'essere stati tra i pochi a scegliere l'alternativa, individui quindi successo dell'esperimento; la disintegrazione in quanto elementi sbagliati, frutto aberrante dello stesso; un destino da alimento nel piatto di questi alieni; una vita normale in un mondo vero, senza preclusioni di sorta; l'inserimento come personaggio di spicco in un videogame informatizzato; ...

la vera fantascienza in questo film è stata però la scoperta della grandezza di Carrey, il cui volto si rivela paradossalmente più espressivo normale che con le celebri smorfie.
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
ps
per la cronaca, quando entrai nel forum, nell'estate 2011, ebbi a postare un mio racconto -il mio primo, tra l'altro- con questo orientamento.
il film oggetto del 3D però non l'avevo visto, e rimediai in fretta appena un utente mi disse di aver intuito nel racconto una certa quale affinità.

:MUCCA
 

Brandy Alexander

New member
Credo che Spicy sia stato piuttosto esplicito.

La sua opinione (che in parte condivido) è che il contenuto del film (la criitica alla società "di massa", generalmente) vada ad oscurare il prodotto filmico in sè (cioè la forma).

Dopo di che nessuno deve "spiegarti" il messaggio per antonomasia (che in arte, come sai, non esiste).

La sua e la mia sono opinioni che possono essere messe in discussione, ovviamente.

Scusa ma la tuo opinione non l ho letta...
Ho letto quella di spicy e basta.
E comunque sto messaggio? .."la critica alla società ""di massa"", generalmente"...
ho capito vabbè. ..
 

Spicy McHaggis

New member
Si ma qual'è 'sto "messaggio"?

Ti riporto una parte di quanto sta scritto su wikipedia perché centra in pieno e spiega in modo esaustivo quello che intendo per "messaggio" del film:

Il film è innanzitutto una lucida e amara visione, profetica per l'epoca in cui il film è uscito, del potere incontrollato del medium catodico, del notevole impatto che da lì a breve avrebbero avuto i reality show, sempre più sovrapponibili alle soap opera, della crescente invadenza del mezzo televisivo nella sfera intima degli individui, poiché sempre più ormai a fare spettacolo sono le vicende private di persone qualunque, del sempre più labile confine che ormai divide il mondo della finzione televisiva dalla realtà umana. Al potere televisivo si sovrappone quello pubblicitario: tutto ciò che è mostrato nello spettacolo ha uno sponsor, spesso ostentato dalle inquadrature e al di fuori dello show, nella vita reale, dove si è creato un merchandising enorme: tutto ciò che concerne Seahaven è in vendita e per altro parecchio apprezzato dai fan di Truman.

La sferzante ironia di Peter Weir non condanna solo il mezzo televisivo e i suoi manovratori, ma anche il pubblico, che per anni segue ipnotizzato le vicende di Truman in TV, fa il tifo per lui durante la sua fuga solo perché vuole uno spettacolo più appassionante, mentre per 30 anni, ormai assuefatto allo show, non si è mai indignato per ciò che è stato fatto al giovane, a sua insaputa.

Dietro l'apparenza di una commedia vivace e originale il film presenta in realtà l'intreccio di numerosi e complessi temi culturali ed elementi antropologici: l'essere umano che nasce libero ed è sempre in costante ricerca di libertà e della verità, il desiderio di poter essere artefici del proprio destino, il rapportarsi con il prossimo senza infingimenti, il superamento delle proprie paure (come farà Truman nel film, quando supererà la paura dell'acqua e sfiderà "l'oceano" in cerca della libertà). Dunque, il finale offre un riscatto liberatorio, come se un individuo, per quanto lo si possa ingabbiare, non può essere imprigionato a oltranza.

Poi, come sostiene giustamente Zingaro, è tutto opinabile, ma io è così che la vedo :)
 

Grantenca

Well-known member
Condivido gran parte di quello che si è scritto sul significato del film e sull'eccezionale interpretazione di Carrey. Dico solo che, per me, è stato un film bellissimo e, soprattutto, con il trascorrere del tempo, sembra sempre più attuale.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
« Buongiorno...e casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte! »

E' questo l'indimenticabile saluto del protagonista del film interpretato magistralmente dal sempre bravo Jim Carrey.

Qui il genere non è solo commedia, come di solito capita a Jim, ma anche dramma e fantascienza, infatti la storia dà modo di riflettere sul delicato rapporto tra realtà e finzione.

Ora però non ho voglia di approfondire l'agomento, sto recensendo solo perché mi è uscito Carrey per Pesca l'attore :wink:.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Film importante, di altissimo livello qualitativo, come da sempre ci ha abituato il regista australiano Peter Weir, con un interprete principale che rappresenta la purezza, il buon selvaggio, l'uomo senza peccato originale. Jim Carrey riesce a caratterizzarlo in maniera unica, tra l'ironia e l'ingenuità. Ma tutto il cast è azzeccatissimo. Una critica a tutto tondo, al cinismo dei media e di chi ne fruisce, alla società che se ne nutre, rendendo più vera la fiction della vita reale, oggi questo sta diventando sempre più spinto, anche se nel film c'è un finale aperto, che consola.
 
Alto