Doxiadis, Apostolos - Zio Petros e la congettura di Goldbach

Cozza Taddeo

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La congettura di Goldbach è uno dei più vecchi problemi di matematica ancora irrisolti. Essa afferma che ogni numero pari maggiore di 2 può essere scritto come somma di due numeri primi.
In questo breve romanzo l'autore narra la storia di un ragazzo introdotto alla matematica dallo zio Petros, vergogna della famiglia perché dedito all'attività, tutt'altro che redditizia, di tentare di risolvere uno dei piú fitti misteri matematici: la congettura di Goldbach appunto...

Romanzo carino che si legge d'un fiato, presenta alcune trovate originali (il personaggio fittizio zio Petros incontra e dialoga con personaggi reali come Bohr, Einstein, ecc.) anche se il finale forse lascia un po' a desiderare. Non è un libro fondamentale però ha il pregio di non sacrificare la narrazione all'esposizione matematica pura e semplice.
 

bouvard

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Ogni tanto mi passano per la testa idee strane e qualche mese fa mi venne quella di leggere un libro sulla matematica. Volevo scoprire se adesso che non ero più “obbligata” a studiarla per la scuola riuscivo a trovare un “giusto verso” da cui affrontarla per trovarla bella e appassionante e non solo un incubo. Il fatto che fino alla terza liceo avevamo avuto un ottimo rapporto mi lasciava sperare che quel “giusto verso” potesse esistere e quindi potessimo giungere ad una pacificazione.
Facendo una ricerca su internet Google mi ha proposto tra gli altri anche questo titolo. Non lo conoscevo, come non conoscevo l’autore. Non era precisamente il libro che stavo cercavo – trattandosi di un romanzo - ma la trama mi incuriosì ugualmente e decisi di leggerlo.
Il libro è la storia di un’ossessione. Quella – come dice il titolo stesso - di Petros Papachristos per la congettura indimostrata di Goldbach (per la cronaca a quanto pare questa congettura è stata poi dimostrata da un peruviano nel 2014).
Ma è anche un’analisi filosofica su due diversi modi di affrontare la vita. Da una parte i fratelli di Petros e la loro razionalità, il loro stare e rimanere sempre con i piedi ben piantati per terra. Per loro la cosa importante è la loro azienda di famiglia – una cosa solida e concreta - e il loro unico obiettivo è farla prosperare.
Dall’altra parte Petros e il suo “fuoco” che gli arde dentro: la matematica. Una passione – come tutte le passioni – irrazionale, viscerale, esclusiva e possessiva. Il sogno, o l’ossessione, di riuscire dove altri hanno fallito. La matematica vista come massimo esempio di fantasia e non di fredda razionalità e calcolo. Può sembrare assurdo, ma è così. La matematica sarà schematica e rigida nella sua applicazione, ma non lo è “nell’invenzione” di quei procedimenti che portano alla soluzione di un problema. In questo è “fantasia pura”.
Secondo me il difetto del libro sta nella sua lunghezza. Intendiamoci non è che volessi leggere a tutti i costi un mattone, ma 140 pagine per la storia che Doxiadis si proponeva di raccontare mi sono sembrate subito pochine. E così è stato. Molte cose sono solo accennate, o dette e non spiegate e in genere a me questo fa innervosire.
Mi rendo conto che se avesse incominciato a spiegare il teorema dell’incompletezza di Godel dopo dieci righe qualsiasi lettore che non fosse stato un matematico avrebbe chiuso il libro. Però qualche spiegazione in più non mi sarebbe dispiaciuta. Non conoscevo Goldbach e non sapevo niente della sua congettura, non conoscevo G.H. Hardy né Littlewood e ancor meno S. Ramanujan. Godel lo conoscevo di nome, ma non avevo la minima idea su cosa vertessero i suoi studi (in effetti neppure adesso posso dire di saperlo, ho letto di cosa si tratta, ma da qui ad averlo capito ce ne passa). Avevo sentito parlare dell’ultimo teorema di Fermat come di un rompicapo, ma niente di più.
Ecco tutti questi matematici nel libro compaiono come “personaggi non protagonisti”. Con alcuni di loro Petros ha contatti ed altri vengono solo nominati e lasciano un po’ il tempo che trovano. Certo adesso conosco la congettura Goldbach (l’unica scritta in termini “umani” e comprensibili anche ai profani). Così come ho scoperto il Crivello di Eratostene e devo dire che sulla pagina di Google mi ci sono incantata non poco dopo averne capito il funzionamento! Per il resto ho capito che “la matematica non sarà mai il mio mestiere” (cit.) e certe astrusità non arriverò mai a capirle, d’altronde come viene detto più volte nel libro “mathematicus nascitur, non fit” ed io non lo sono nata. Pazienza. Inoltre come zio Petros sottolinea più volte difficilmente un matematico ha fatto grandi scoperte dopo i 35/40 anni, perciò è inutile che mi affanni a capirla…
Il libro è servito inoltre a farmi conoscere un certo Alan Turing, semplicemente uno dei più grandi matematici del XX secolo e “padre” dell’informatica. Di lui non mi hanno colpito però le sue scoperte di cui tra l’altro il libro non parla e che – inutile sottolinearlo - non ho capito, ma la sua vicenda umana. Si suicidò per le vessazioni subite a causa della sua omosessualità (tra l’altro venne sottoposto anche a castrazione chimica). A leggere le informazioni di wiki c’è da rimanere allibiti. Anche in questo caso viene da farsi la domanda che ci facciamo per altre morti “Quanto abbiamo perso? Quanto avremmo potuto avere in più se questa persona fosse vissuta più a lungo?”.
In conclusione questo libro non è un Capolavoro, ma si fa leggere facilmente e 140 pagine scorrono via troppo in fretta perché possa annoiare.

“Il grande segreto della vita è di porsi sempre obiettivi raggiungibili. Possono essere facili o difficili, a seconda delle circostanze e del suo carattere e delle sue capacità, ma devono sempre essere rag-giun-gi-bi-li! Penso che appenderò in camera tua il ritratto di zio Petros con questa didascalia: “ESEMPIO DA EVITARE”!
 
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