Dostoevskij, Fedor - Umiliati e offesi

elena

aunt member
Dostoevskij è un autore che non delude mai: anche i testi generalmente non ricompresi tra i suoi capolavori meritano decisamente di essere letti e approfonditi. Umiliati e offesi è un’opera che risente molto della sua originaria pubblicazione “in appendice” (sulla rivista Vremja, gestita da Fedor e dal fratello Michail): ha una trama ricca di intrecci, colpi di scena e passaggi spettacolari tipica del feuilleton.
La vicenda è narrata in prima persona da Vanja, protagonista degli eventi in quanto figura naturalmente portata a schierarsi dalla parte degli umili, dei buoni, dei puri d’animo che inevitabilmente vengono raggirati ed offesi dai potenti, dai malvagi.
La netta contrapposizione tra bene e male è un tema molto caro a Dostoevskij: in questo romanzo (il primo scritto dopo la deportazione in Siberia) il male si rivolge verso le classi più misere che non hanno altro da difendere se non il proprio orgoglio personale e viene impersonato dal perfido principe Valkovskij. Questi, per vendicarsi del presunto affronto rappresentato dalla storia d'amore tra il proprio figlio e la giovane Natasa, sincera e romantica (in grado di comprendere gli eventi non solo con l'intelligenza ma soprattutto con il cuore) ma priva di status e di posizione economica di rilievo, persegue l'obiettivo di distruggere economicamente e moralmente la famiglia della ragazza. La vicenda assume toni via via più drammatici con intrecci di vicende e personaggi che tendono sempre più ad orientarsi verso la scelta del bene o, al contrario, del male assoluto: ma la linea di demarcazione non è mai nettamente individuabile a priori, ma è sempre frutto di un processo psicologico che coinvolge i vari interpreti.
L'occhio del protagonista segue con estrema attenzione gli eventi e ne è profondamente partecipe, soffrendo in prima persona per le pene e le vicissitudini affrontata dai vari personaggi. Alcuni critici hanno evidenziato come la figura di Vanija sia fortemente autobiografica: anch'egli romanziere, costretto a scrivere sempre di fretta, incalzato da problemi economici, e a rispettare gli improrogabili tempi di consegna dei suoi lavori. Inoltre anche Vanija crea un rapporto affettivo con i personaggi dei suoi romanzi, nei quali trasfonde parte del suo essere e del suo sentire. Bellissima e toccante la parte in cui Vanija legge il suo primo romanzo pubblicato a Natasa e ai suoi genitori, incapaci di comprendere il successo di un libro che parla di eventi di tutti i giorni, di personaggi comuni che soffrono proprio come nella vita reale e per di più in un linguaggio tanto semplice da essere comprensibile anche a loro, umili ascoltatori.
Non è nello stile di Dostoeskij far terminare una vicenda con un lieto fine, ma la conclusione di questo romanzo rappresenta un richiamo ai valori di fede e umanità : “Ti ringrazio, mio Dio! Ti ringrazio per tutto, per tutto, per la tua collera e per la tua misericordia! E per il sole che adesso, dopo la tempesta, torna a risplendere su di noi! Ti ringrazio per questo momento! Ah, che importa se siamo umiliati, se siamo offesi, purché stiamo di nuovo insieme e trionfino pure i superbi e i prepotenti che ci hanno umiliati e offesi!”

Bellissimo, consigliato a tutti :D
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
elena hai detto talmente tutto bene che non mi resta che quotarti tutta, aggiungendo che è un romanzo avvincente, che ho letto quasi tutto d'un fiato e che mi ha turbato, indignato, elevato, in molti punti della lettura.
Anche per me è consigliatissimo :)
 

swann

New member
Complimenti Elena, ottima recensione!
Ho un bel ricordo di questo romanzo, l'avevo letto quasi per caso scoprendovi alcuni tra i personaggi più belli di Dostoevskij. Innanzitutto c'è il tipico antieroe protagonista dei suoi romanzi, lo studente idealista e squattrinato che vive in una soffitta. Un fratello di Raskolnikov però privo della furia iconoclasta che anima quest'ultimo.
Poi ho trovato stupenda la caratterizzazione psicologica di Nelly, la bambina ipersensibile e sfortunata; uno dei miei personaggi preferiti in assoluto.
Mi è rimasto impresso ad esempio l'episodio della medicina, in cui lei rifiuta di prenderla per provocare una reazione nell'amico dottore e ricevere le sue attenzioni...il quale invece non reagisce, mortificandola.
Oppure quando viene sorpresa a comprare un regalo di nascosto per farsi perdonare e reagisce istericamente scaraventandolo a terra...

Un capolavoro da leggere e rileggere!
 

elena

aunt member
Innanzitutto c'è il tipico antieroe protagonista dei suoi romanzi, lo studente idealista e squattrinato che vive in una soffitta. Un fratello di Raskolnikov però privo della furia iconoclasta che anima quest'ultimo.
Poi ho trovato stupenda la caratterizzazione psicologica di Nelly, la bambina ipersensibile e sfortunata; uno dei miei personaggi preferiti in assoluto.
Mi è rimasto impresso ad esempio l'episodio della medicina, in cui lei rifiuta di prenderla per provocare una reazione nell'amico dottore e ricevere le sue attenzioni...il quale invece non reagisce, mortificandola.
Oppure quando viene sorpresa a comprare un regalo di nascosto per farsi perdonare e reagisce istericamente scaraventandolo a terra...

Un capolavoro da leggere e rileggere!

Hai evidenziato due personaggi che mi hanno colpito in modo particolare: Vanija antieroe, in quanto destinato comunque a soccombere, ma anche eroe, nell'ottica della sua natura assolutamente buona e disponibile con gli altri (anticipo delle caratteristiche del protagonista de L'Idiota?).
La piccola Nelly è un personaggio indimenticabile, quasi un animaletto selvatico che maschera con un atteggiamento aggressivo uno smisurato bisogno di affetto: veramente notevole la sua caratterizzazione psicologica......e anche molto attuale e realistica. La capacità di Dostoevskij è anche questa: focalizzare l'attenzione su aspetti psicologici che determinano i relativi comportamenti e che sono facilmente riscontrabili nella vita reale di tutti i gironi.
Mi ha intrigato anche la tematica del male, ben individuabile nella figura del principe, così come trattata in questo romanzo; sotto molti aspetti questo può essere considerato un bella "prova generale" delle future grandi opere introspettive di questo autore.
 

Vladimir

New member
È l'unico che non ho ancora letto, ma faccio ammenda e prometto di recuperare al più presto. Da come ne parli mi sembra il solito buon vecchio FedorTUNZZZ
 

swann

New member
La cosa che più mi colpisce di Dostoevskij è come sia riuscito ad affrontare e a descrivere perfettamente tutte le sfumature psicologiche esistenti: tra i suoi personaggi vi sono i buoni, i malvagi, gli umili, gli arroganti, i semplici, i diabolici, ecc...
Ho letto che il personaggio di Nelly è stato ispirato dalla lettura di Dickens, che Dostoevskij lesse durante l'esilio siberiano, ed è probabilmente, insieme a Kolja dei Fratelli Karamazov, il più approfondito tra i suoi personaggi giovanissimi. Il principe, come giustamente sottolinea Elena, potrebbe essere una prova generale per i personaggi malvagi protagonisti dei Demoni.
Come romanzo "di prova" direi che non c'è male...e pensare che all'epoca venne stroncato dalla critica!
 

zigozago

Anime member
Devo dire che non mi ha entusiasmato troppo.Parte molto bene,ma poi si perde,la storia non ingrana e si fa un po' fatica a proseguire (parlo per me,chiaramente).Tranne alcune eccezioni (Nelly,il principe e il padre di Natasa),non ho particolarmente apprezzato nemmeno i personaggi,meno intriganti del solito.
 

wiktor

Member
è il romanzo che mi è piaciuto di meno,forse perchè dopo tanti capolavori non sono partito col piede giusto nella lettura,nè credo per il momento ho voglia di riaffrontare:)
 

kikko

free member
A me questo romanzo è piaciuto molto, di facile lettura ,mi ha divertito il modo di giocare (presumo volontario) con il lettore, con i personaggi che preannunciano grandi notizie salvo poi divagare mantenendoti sulle spine. Ricco di personaggi che calzano a pennello la parte degli umiliati e offesi (io aggiungerei anche gli orgogliosi ) che si intrecciano in una storia avvincente. Ho trovato irritante il comportamento del figlio del principe sempre così immaturo e di Natasa illusa e tanto innamorata da sopportare tutto, salvo poi capire che così li ha voluti l'autore (almeno credo :?) Di Nelly avete già parlato, e quoto ciò che avete già scritto. Un bel romanzo con personaggi semplici e umili che fanno rabbia e tenerezza quando vengono umiliati voto 4 stellette
 

Amhose

New member
Bellissimo , forse un pò troppo sdolcinato , ma cmq rimarrà un grande classico. La critica dice che forse il personaggio di Alioscia è Fedor stesso.
 

SALLY

New member
Bello,bello,bello...anche se le recensioni dicono che non sia certo il suo romanzo migliore,mi è piaciuto tanto,un intreccio di vicende sottilmente collegate,un "cast" di personaggi con personalità molto ben definite,anche qua Dostoevskij si rivela un profondo conoscitore della psiche umana...si combattono in questo romanzo il male,nella persona del principe e il bene nella figura di Vanija,due mondi..il ricco senza scrupoli e il padre di Natasa che,orgoglioso,non accetta compromessi,toccante la figura di Nelly,mentre,francamente, non potevo soffrire Natasa...di un'egoismo spaventoso,chiusa a riccio solo su stessa...s'è pianta addosso per tutto il romanzo.:mrgreen:
 

pitchblack

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Un romanzo terribile. Non termina neanche lontanamente con un lieto fine, esprime un'analisi impietosa, durissima, lapidaria, salomonica. A trionfare sono l'arroganza, la superbia, la pusillanimita', il cinismo e l'abiezione. Il male, per dirlo in una parola. Ma il male non e' semplicemente il principe Valkovskij. E' inteso in maniera piu` generale. Il personaggio piu` puro e immacolato, la piccola Nelly, soccombe a causa della malattia. Natasa, la cui unica colpa e' quella di essersi innamorata del figlio del principe, viene oltraggiata, offesa, umiliata. Nicolaj Sergeic, esempio di onesta`, rettezza e bonta` d'animo, viene ingannato , ingiustamente defraudato dei propri possedimenti e mortificato pubblicamente. Sullo sfondo Vanja, il quale rimane impotente di fronte al proprio fallimento. La sola cosa che viene concessa e` la denuncia dei soprusi e delle angherie subite; da qui il richiamo ai valori di umanita`.
Emblematico il discorso del principe Valkovskij alla fine della terza parte:

Noi [ cioè coloro che incarnano il male] esisteremo sempre. Esistiamo dai tempi che esiste il mondo. Il mondo potrà sprofondarsi non so dove ma noi verremo sempre a galla. A proposito: osservate soltantouna cosa: la longevità di tutti coloro che la pensano come me: è un fatto davvero fenomenale, non ci avete mai pensato?Viviamo tutti fino a ottanta o a novant'anni! Ciò significache la natura stessa ci prende sotto la sua protezione ah! ah! ah! Io per esempio voglio assolutamente vivere fino a novant'anni. Non ho simpatia per la morte; mi spaventa. Chi può sapere in che modo sarò colto dalla morte?
 
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Minerva6

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Coinvolgente ed appassionante dall'inizio alla fine.
L'ho terminato ieri sera, ci rimugino ancora un po' su e poi ripasso :wink:.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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spoiler

Inutile girarci intorno, tanto ormai lo so bene quanto sia difficile per me recensire un libro che è stato capace di trasmettermi intense emozioni.
Per questo stavolta mi limiterò a fare delle considerazioni più impersonali (e chi ci crede :mrgreen: ?), per evitare coinvolgimenti che potrebbero crearmi problemi nel commentare.

Mi è piaciuto soprattutto il forte sentimento di amicizia che si istaura tra Ivan e Natasa... anche se lui è ancora innamorato, accetta di non essere ricambiato e l'aiuta nella sua storia tormentata con Alesa. Molto moderno come comportamento.
Anche se qualcuno potrebbe obiettare che lo ha fatto solo per un secondo scopo, io sono una di quelle (e non datemi della povera illusa) che credono ancora che sia possibile instaurare un'amicizia tra uomo e donna basata sul profondo affetto reciproco e senza coinvolgimenti di natura sessuale.
Può essere una consolazione per Natasa che Katia le riveli quanto Alesa la ami ancora, se però resterà comunque con lei, come vuole il padre? E che lei smetterà di amarlo se lui smetterà di amare Natasa? Potrebbe sembrare un ragionamento assurdo, una storia "morbosa" a tre, ma è semplicemente un modo per far luce sui sentimenti malati che spesso posso nascere nelle relazioni amorose. Altro concetto ancora molto attuale.
Di Nelly avevo capito subito che era la figlia del principe, ma non immaginavo fosse legittima. Comunque anche io avrei preferito chiedere l'elemosina piuttosto che avvicinarmi ad un simile viscido individuo. Il principe infatti è davvero perfido e lo è ancor di più quando cerca di giustificare la sua perfidia con l'essere sincero (con chi poi lo sarebbe non si sa). Non basta reputarsi non ipocrita per esserlo davvero. Ho apprezzato molto il comportamento protettivo di Ivan nei confronti di Nelly, l'averla considerata ancora una bambina e non una donna.

Quando ho iniziato questo romanzo mi aspettavo una storia diversa, mi capita spesso che per qualche anticipazione letta qui sul forum o in altri siti, dopo un po' di tempo, io faccia confusione e che quindi il mio stupore sia genuino. Se avessi saputo fin dall'inizio la trama mi sarei persa il gusto di scoprire pagina dopo pagina le rivelazioni e avrei rischiato di provare minor coinvolgimento nella lettura (con il Dosto mi è successo una volta sola, perché ho letto due suoi romanzi di seguito e il primo ha inciso negativamente sul giudizio del secondo, avendolo preferito).
 
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Adelina

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Credo sia già stato detto tutto, non mi resta che augurarvi una buona lettura!
Personalmente penso di rileggerlo,ma non a breve :mrgreen:
 

ayuthaya

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Ho letto pochi giorni fa un paragone molto interessante fra Tolstoj, Dostoevskij e Checov. Mi limiterò ai primi due: se Tolstoj “vi descriverà il mare in tutta la sua larghezza, in tutta la sua profondità, in tutta la sua immensità, vi spiegherà le caratteristiche, i dettagli, le particolarità, le peculiarità, le origini, le sfumature”, Dostoevskij, invece, “si soffermerà su quella parte di mare in burrasca, su cicloni e tempeste, e vi spiegherà perché le onde schiumano, si frantumano, spumeggiano, perché il vento soffia, infuria, sbuffa, scriverà di tifoni improvvisi, di tornadi e uragani, di naufragi e mareggiate; scriverà di mulinelli assassini, dove si creano, perché si creano, perché portano dolore e sofferenza, tormento e delirio; perché pure nel mare c'è il male, la passione, l'inquietudine.”

Ecco, non vi è dubbio che l'intento di Dostoevskij sia rappresentare l’animo umano in tempesta, e questo romanzo lo conferma. Se dovessi scegliere una sola parola per descriverlo, sarebbe "perdizione". Questo tema fa il suo ingresso in un momento ben preciso della narrazione: Vanja, protagonista e narratore, innamorato non più corrisposto della bella Nataša, che tuttavia continua a provare per lui un profondo affetto e lo elegge a suo angelo custode, riceve la confidenza della giovane circa una scelta che cambierà la sua vita per sempre. La ragazza gli rivela infatti il suo amore impossibile per il giovane Alëša e la sua decisione di abbandonare la casa paterna per lui. Nataša sa che questo amore non ha alcuna speranza, sa che è destinata a soffrire, trascinando con sè nel dolore i suoi cari, eppure non può fare a meno di gettarsi nell’abisso che si spalanca ai suoi piedi.

La “perdizione” e il conseguente atto del “ripudio” sono due dei temi fondamentali di quest’opera (talmente importanti che vengono sviluppati parallelamente in due filoni narrativi, in una sorta di contrappunto a due voci). Un altro tema centrale è “l’egoismo della sofferenza, se così si può dire, quel voler inasprire le proprie pene, godendone”, “il piacere di molti uomini offesi e oltraggiati, schiacciati dal destino e intimamente consci d’essere vittime della sua ingiustizia”.

Questa strana forma di orgoglio, che a volte sfiora la superbia, è ciò che riscatta gli “umiliati e offesi”, al punto che, a differenza di quanto suggerirebbe il titolo, non abbiamo di fronte a noi dei vinti. Dostoevskij era un fervido credente, perciò mi viene in mente un paragone: l’uomo che subisce la propria croce (la quale non è una punizione divina, ma la condizione propria dell'uomo) è un vinto, chi invece accoglie il suggerimento di Gesù a portare la propria croce, quindi a prenderla su di sè, a farsene consapevolmente carico, sarà salvo. Io penso che fosse proprio questo il punto di vista dell’autore su questo tema.

Da una parte i puri di cuore, quindi, umiliati e offesi ma invitti, dall'altra i malvagi, anzi, l'unico malvagio di questo romanzo: il principe Valkovski, degno anticipatore dei personaggi cinici, immorali, crudeli, che tanta parte avranno nei capolavori della maturità, fino all’apice costituito dal “demone” Stavrogin.
E poi c'è Alëša, il giovane di cui Nataša si innamora perdutamente, una figura estremamente interessante nel panorama di questo "scontro" fra buoni e cattivi. Figlio del principe Valkovski, egli è descritto, dalla stessa donna che lo ama, come un giovane fondamentalmente buono, ma a tal punto debole e ingenuo, da diventare una marionetta nelle mani di suo padre e causa della sofferenza di chi lo circonda, senza che lui quasi se ne renda conto. Può quindi essere considerato un anticipatore del principe Myskin? In effetti vi sono diversi punti in comune (motivo per cui questo personaggio mi ha particolarmente affascinato), ma mentre Myskin rappresenta l'innocenza del bene assoluto, Alëša non riesce a liberarsi dall'egoismo e dall'immaturità.

Tornando al paragone della burrasca, è incredibile come di fronte alla violenza della natura, rivelata da Dostoevskij in tutta la sua spaventosità, il sentimento che sembra prevalere tuttavia non è il terrore, ma una sorta di stupore di fronte a qualcosa di talmente grande e maestoso da farci ammutolire. Cos’è dunque a suscitare in noi questo timore reverenziale? Non certo l’immensità della sofferenza umana, che pure non si può negare, quanto piuttosto l’insondabile profondità e complessità dell’animo umano.
Lasciamoci "ammutolire" dalla bellezza delle opere di Dostoevskij.
 
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