La violenza sulle donne

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Volevo condividere questo articolo con voi, perchè mi sembra importante riflettere perchè le cose possano cambiare a partire da ognuno di noi.

Quello che gli uomini non dicono
di Marco Deriu

Molti uomini hanno cominciato negli ultimi anni a prendere parola sulla questione della violenza maschile, riconoscendo l'importanza di un impegno attivo per il cambiamento, a partire dalla invenzione di nuove relazioni tra uomini e donne nella vita quotidiana.
Ma da dove muovere in questo tentativo? Credo che oggi ci sia un nodo di fondo sul quale occorre focalizzare la nostra attenzione. Questo nodo è la libertà femminile.

La violenza maschile contro le donne infatti non comincia e non finisce semplicemente con l'atto di forza fisico o sessuale. Lo sfondo da cui trae origine è quello del disconoscimento della soggettività autonoma delle donne.
La violenza, la svalorizzazione possono assumere storicamente via via forme diverse ma esse rimangono in primo luogo modalità maschili di controllo o di cancellazione della libertà femminile, per libertà femminile intendendo la possibilità delle donne di abitare il mondo secondo criteri e misure diversi da quelli maschili.


Come uomini quello che possiamo fare dunque è interrogarci su che cosa significhi per noi confrontarci con questa libertà guadagnata dall'altro sesso.
Non c'è infatti aspetto della nostra vita o della società in cui viviamo, si può dire, che non sia oggi attraversato e scompaginato dalla novità di una presenza diversa delle donne: le relazioni d'amore, la famiglia, il lavoro, l'economia, la politica, l'arte, la ricerca - tutto questo oggi viene messo radicalmente in discussione dall'eccedenza della libertà femminile.
E per quanto gli uomini cerchino di correre a ripari attraverso forme di cooptazione o di occultamento della differenza, molte donne oggi non definiscono più le loro scelte, i loro percorsi in riferimento alla norma maschile.

La strada della competizione femminile sullo stesso terreno e con le stesse misure degli uomini non mette in discussione, anzi per certi versi contribuisce a rafforzare le forme di potere e di organizzazione maschili, nel lavoro come nella politica. Ma quando le donne scelgono di differire e di pensare altrimenti, in maniera non conformista, al contrario lascia gli uomini completamente spiazzati.
Questa non coincidenza ci obbliga a mettere in discussione le certezze e le abitudini su cui si basa la nostra sicurezza e la nostra presunta indipendenza. Ci decentra.
In che misura siamo preparati a questo decentramento?
In che misura sappiamo riportare questa libertà nelle nostre relazioni quotidiane?
In che misura sappiamo inventare un nuovo modo di essere presenti nell'amore, nel lavoro, nella politica riconoscendo la nostra parzialità e assumendo la possibilità dell'incontro con uno sguardo e un desiderio differente un'occasione straordinaria e non una minaccia?

E questa rimessa in discussione di linguaggi, pratiche, valori, forme organizzative non apre forse anche alla possibilità di un rapporto diverso con noi stessi, e tra di noi, rimettendo in gioco sensibilità, passioni, emozioni fin'ora rimaste sorde e silenti?
Non è in fondo di questa apertura che dobbiamo cominciare a raccontare?



Articolo pubblicato da il manifesto del 24 novembre 2007
 

daemonia

Member
Essendo io un ragazzo moderno di 26 anni, vivo appieno la parità di sessi. mi spiego, sono abituato alla parità dei sessi, non avendo mai pensato diversamente sull'argomento e non capendo come si faccia a pensarla in modo diverso...

trovo la discriminazione sessuale al pari delle assurde discriminazioni razziali...anzi ancora peggio :W
io le donne le amo...non le odio! quindi desidero il loro bene! un uomo che effettua violenze su una donna in realtà non le ama...dal mio punto di vista c'è solo una paio di spiegazioni:

-è un represso omosessuale (essere repressi è sempre cosa sbagliata...se hai un gusto, seguilo, qualunque esso sia!)
-odia se stesso e per questo danneggia ciò che ama di più al mondo

So che ci sono spiegazioni decisamente più congrue...il mio pensiero però non riesce ad andare oltre...
 

lillo

Remember
Condivido le parole scritte da Marco Deriu. Sono assolutamente convinto, che per l'uomo, l'unica possibilità di costruire un modo diverso di rapportarsi all'universo femminile, sia quello di spogliarsi dalla cultura tradizionale patriarcale che pone al centro il maschio. Quest'azione potrà dterminare grossi vantaggi per il genere uomo, perchè permetterà alla fine la sua liberazione da schematismi fino a qui adottati, determinando in tal modo la liberazione della sua sensibilità, delle sue emozioni e passioni non più costrette nel suo ruolo di maschio.
Consiglio a tutti ma soprattutto agli uomini di dare un'occhiata a questo sito, per me molto interessante.

http://www.maschileplurale.it/cms/index.php
 

elena

aunt member
E' un articolo molto profondo che analizza la violenza degli uomini in senso ampio, non limitato all'impiego della forza fisica o dell'abuso sessuale, realtà aberranti e inaccettabili in una società civile. L'immaginario collettivo maschile tende, in genere, a limitare il concetto di violenza a quegli atti di sopraffazione che comportano una danno fisico nella vittima: in quest'ottica è semplice per ogni uomo rifiutare e condannare la violenza, sentendosi personalmente non coinvolto nella problematica. Quello che l'autore di questo articolo denuncia, per contro, è il disconoscimento della soggettività autonoma delle donne. Da donna devo dire che non ho mai condiviso alcuni atteggiamenti genericamente definiti "femministi", laddove questi si riassumevano nella rivendicazione di una omologazione all'universo maschile: le battaglie per la parità uomo/donna sono state fondamentali (se pensate che fino a circa 60 anni fa le donne in Italia non avevano diritto di voto!) ed hanno permesso la valorizzazione del ruolo delle donne nel mondo del lavoro, dello studio, delle scienze, della ricerca. L'estremizzazione di questi pensieri ha tuttavia, a mio parere, sminuito l'importanza della donna in quanto essere diverso dall'uomo: oggi che forse le donne cercano di affermare la propria identità secondo forme di potere ed organizzazioni non maschili, questo nuovo approccio lascia gli uomini completamente spiazzati.
Questa per me è la forma di ribellione più adeguata ad una violenza sottile, psicologica che ha condizionato e continua a condizionare donne di ogni ceto e di ogni età.
L'articolo di Deriu denota una notevole capacità dell'autore di mettersi in discussione e di analizzare se stesso spronando nel contempo tutti gli uomini a far emergere una sensibilità che probabilmente fa parte del corredo umano ma che spesso si tende a nascondere.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Credo che nell'articolo si delinei un nuovo modo di essere all'interno della relazione, uomo e donna. Una relazione di scambio reciproco e alla pari, dove c'è rispetto per la diversità e riconoscimento della pienezza della vita di entrambi i soggetti, capaci di realizzare sè stessi in una relazione simmetrica, non condizionata dalla violenza, dal potere e dai ruoli.
La donna ha fatto passi da gigante, adesso secondo me tocca all'uomo cambiare e anche a quella parte della donna che ancora non riesce ad essere pienamente consapevole del proprio diverso ma altrettanto importante apporto al cambiamento sociale, cambiamento che non è competizione o annullamento dell'altro. Solo così, credo, la violenza non avrebbe ragione di manifestarsi perchè si riconosce all'altro piena capacità di esistere e di realizzarsi.
 

daemonia

Member
Penso di non capire appieno le vostre parole...sopratutto quando parlate di diversità di pensiero...
E che forma di differenze vedete oggi giorno?
 
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darida

Well-known member
Tutte considerazioni condivisibili e che mi trovano d'accordo, come potrebbe essere diversamente, ma la cronaca agghiacciante di continui casi di violenza sulle donne, mi sconforta e mi fa incazzare. Ordinato in farmacia spray antiaggressione al peperoncino per la figlia :?? in attesa che l'uomo concluda il suo percorso di cambiamento sociale.
 

Lentina

Mobile Member
Anche io sono d'accordo sulle parole dell'articolo. Ho seguito nche un corso sulle donne, più politico che altro, ma si sono analizzati anche questi punti della discriminazione nei confronti delle donne e non solo attraverso la violenza fisica. La cosa che mi sono portata dentro e che cerco di portare avanti non è tanto la tanto agognata "parità dei sessi", perchè sappiamo bene che uomo e donna non sono uguali, nè tanto meno un essere umano è uguale all'altro, ma quanto la valorizzazione delle differenze, perchè secondo me sono un bene prezioso da conservare.
 

daemonia

Member
Anche io sono d'accordo sulle parole dell'articolo. Ho seguito nche un corso sulle donne, più politico che altro, ma si sono analizzati anche questi punti della discriminazione nei confronti delle donne e non solo attraverso la violenza fisica. La cosa che mi sono portata dentro e che cerco di portare avanti non è tanto la tanto agognata "parità dei sessi", perchè sappiamo bene che uomo e donna non sono uguali, nè tanto meno un essere umano è uguale all'altro, ma quanto la valorizzazione delle differenze, perchè secondo me sono un bene prezioso da conservare.

sono pienamente d'accordo con te! uomo e donna nono sono e non devono essere uguali! mascolinizzare una donna è la peggiore violenza possibile...

valorizzarne le differenze...mmm...diciamo che dal mio punto di vista vedo una differenzazione di competenze lì dove gli uomoni sono più carenti, le donne sono forti e viceversa...
 

elena

aunt member
sono pienamente d'accordo con te! uomo e donna nono sono e non devono essere uguali! mascolinizzare una donna è la peggiore violenza possibile...

valorizzarne le differenze...mmm...diciamo che dal mio punto di vista vedo una differenzazione di competenze lì dove gli uomoni sono più carenti, le donne sono forti e viceversa...

E' proprio così daemonia...... devono essere rispettate le differenze che esistono tra uomo e donna. Ma ti assicuro che non è sempre semplice per una donna inserirsi in un mondo impostato su regole maschili e nello stesso tempo mantenere le proprie peculiarità femminili. Ti faccio un esempio: una donna che vuole affermarsi nel lavoro tende (o per lo meno, tendeva) a mostrare prima di tutto di avere gli “attributi” e quindi ad essere estremamente dura e aggressiva. Da qui gli stereotipi (in parte corrispondenti a verità) delle donne in carriera = donne isteriche. E' proprio questo il cambiamento segnalato nell'articolo: adesso le donne per cercare una loro affermazione nel mondo del lavoro non devono necessariamente adeguarsi al modello maschile, ma possono riuscirci anche assecondando e, anzi sfruttando, le proprie particolarità: la natura generalmente più sensibile, l'intuizione, la dolcezza, la capacità di mostrare comprendere gli altri sono elementi che permettono di raggiungere i medesimi risultati, anzi spesso risultano ancor più vincenti.
Il problema continua a sussistere laddove il diverso modo di agire viene pesantemente giudicato o ostacolato dall'ambiente circostante o addirittura dalla famiglia: ancora sussistono realtà in cui questo agire in maniera difforme dai canoni stabiliti dall'uomo viene considerato quasi un subdolo sistema per ottenere in fretta i risultati sperati, una sorta di prostituzione, che compromette quello che viene giudicato il ruolo primario della donna nella società: la cura della casa, della famiglia, della prole. Ci sono donne che inibiscono le loro potenzialità, tanto da sentirsi sempre inadeguate e non all'altezza dei loro compagni, proprio per questi pesanti condizionamenti sociali (che tra l'altro fanno vivere ogni scelta con grandi sensi di colpa) ........e anche questa, a mio parere, può essere considerata una forma di violenza psicologica.
 

daemonia

Member
Volevo porre una domanda a voi donne, il dilemma mi distrugge...
Discutendo con la mia ragazza, scopro che lei non vuole assolutamente avere figli.
Lei si ritiene una femminista ma per me è esattamente il contrario...una donna che aborra il parto...come può ritenersi realmente donna?
La sua motivazione è la semplice fuga dal dolore...per me è assurdo...la più grande fortuna di voi donne è il poter Generare Vita, un potere divino...

Come è possibile che una donna aborri il parto?
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Volevo porre una domanda a voi donne, il dilemma mi distrugge...
Discutendo con la mia ragazza, scopro che lei non vuole assolutamente avere figli.
Lei si ritiene una femminista ma per me è esattamente il contrario...una donna che aborra il parto...come può ritenersi realmente donna?
La sua motivazione è la semplice fuga dal dolore...per me è assurdo...la più grande fortuna di voi donne è il poter Generare Vita, un potere divino...

Come è possibile che una donna aborri il parto?

una domanda difficile daem, quello che posso dirti io come esperienza personale è che fino a 32 anni pensavo di non avere nei miei progetti un figlio. Dicevo che non ero adatta a farli, che non sarei stata una buona madre, che volevo fare altro, trovavo mille alibi per giustificare il fatto che non sentissi la necessità di avere un figlio. Due anni dopo è nato Lorenzo :D
Cosa mi ha fatto cambiare idea? mi ero innamorata ed è venuto naturale il desiderio di fare un figlio con l'uomo che amavo, la concretezza del nostro amore incarnata in un figlio. :)

Il parto? mia madre non mi ha mai spaventato con racconti di parti angosciosi anzi, mi ha sempre raccontato quanto per lei fosse stato tutto molto facile e non doloroso. Io mi sono preparata sia fisicamente che psicologicamente con un gruppo di preparazione al parto, mi sono documentata ed è andato tutto bene, il parto è stato breve e non ho sofferto. Anche la gravidanza è stata bella, mi sentivo benissimo e piena di energia.

Sono felice di ogni scelta fatta anche se in molti momenti è stata dura :D

Io non giudicherei se fossi in te, ma ascolterei quelle che possono essere le paure, le insicurezze, le prevenzioni che ha la tua ragazza nella sua scelta di non avere figli. Non è così scontato che ogni donna voglia avere figli, come neanche ogni uomo. Poi secondo me è un percorso che si fa insieme, una scelta, non un principio inderogabile.
 

daemonia

Member
Ma il mio non è un giudicare...è pura paura...XD
Desidero tantissimo dei figli (il mio sogno sarebbe avere tre figli, con ambo i sessi)...
Però magari per lei è semplicemente presto...vedrò...solo che la sua enorme paura del parto secondo me è dovuta a qualche trauma infantile. indagherò!
 

gcbmp

New member
Stai attento però! Se è come dici tu, ovvero un trauma, non vorrà ricordare e magari negherà l'accaduto. Mia madre mi racconta che il parto è doloroso per quanto facile possa essere, ma la gioia di aver dato al mondo una vita e soprattutto la soddisfazione di avercela fatta è la cosa più bella di tutte. Lei ha sempre sognato un figlio anche se credeva di non poterlo avere mai.
 
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