E' chiaro che una scrittrice donna abbia una visione delle cose dal suo punto di vista, sicuramente diverso da quello dello scrittore uomo.
Ma non solo il modo di vedere, ma anche le esperienze ed il ruolo sociale in cui vive ne determina i temi e la scrittura. E questo è positivo perchè ne sottolinea la diversità e l'autonomia della donna scrittrice rispetto all'universo maschile.
Tempo fa avevo aperto una discussione che rilevava la differenza tra due grandi scrittori contemporanei, Doris Lessing e Philip Roth e di come riuscissero a rappresentare i loro mondi in modo quasi simmetrico ed opposto, partendo una dal suo vissuto femminile e l'altro da quello maschile.
Le autrici che tu citi parlano di donne ma non solo, la Austen parla di un sentire universale, che non è solo femminile, che è il desiderio di essere in un "altrove", un disagio di doversi adattare ad una realtà che non ti appartiene. La Fallaci parla di un mondo dove l'impegno, la denuncia, la verità, la libertà di pensiero diventano prioritari ma rispettando ogni singolo individuo, la Allende parla di un mondo affettivo, culturale e sociale massacrato dalla dittatura.
Tutte e tre riescono, secondo me, a parlare a tutti, uomini e donne, da un punto di vista che è quello femminile, unico ed arricchente.
Poi ci sono scrittrici che guardano solo al proprio ombelico, ma quello è un altro discorso.