Kawabata, Yasunari - Il paese delle nevi

Blueberry

Chocoholic Libridinosa
"Il «paese delle nevi» è il paradiso terrestre sulla costa occidentale della maggiore isola del Giappone, dove la neve è alta quindici piedi, e, in un suggestivo luogo di villeggiatura, si trova una rilassante stazione termale. In questa scena si dipana la storia di Shimamura, ricco e raffinato esteta, e di Komako, geisha delle terme. Komako fa parte di una categoria di geishe assai diversa da quella che abita in città: le cortigiane del paese delle nevi non potranno mai diventare famose musiciste o danzatrici, penetrare tra le quinte della politica o degli affari: il loro destino è quello di maturare tra gli incanti e la corruzione del «paradiso», perpetuamente dedite ai signori che, secondo la tradizione, salgono alle terme per trovarvi il riposo perfetto. L'incontro di Shimamura e Komako è dunque un incontro d'amore, ma da esso non nascerà che un gioco di trasporti continuamente rattenuti, rinfocolati, destinati a svanire, in un paesaggio di sogno, dove le chiacchiere discrete degli alberghi e la ricerca della bellezza costituiscono un ricamo ripetuto, sempre fascinosamente elusivo."

Non mi sta coinvolgendo molto come lettura, forse è un genere letterario giapponese troppo sofisticato e ci vuole una buona esperienza per poter capire questo libro. Per ora -non l'ho ancora finito, ma manca poco- trovo molto gradevoli e poetiche le descrizioni paesaggistiche.
 

elisa

Motherator
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Un piccolo poema in prosa, sembra musica descritta, forse bisogna proprio avere lo spirito adatto, anche io quando l'ho letto non sono riuscita a coglierne tutta la poeticità.
 

oea

New member
Un piccolo poema in prosa, sembra musica descritta, forse bisogna proprio avere lo spirito adatto, anche io quando l'ho letto non sono riuscita a coglierne tutta la poeticità.

Anche per me la lettura non è stata entusiasmante.
Ma fra i racconti brevi di Kawabata raccolti in "Prima neve sul Fuji", ce ne sono alcuni più accessibili alla mentalità occidentale. Uno, Yumiura, è un tale gioiello di analisi delle trappole della memoria (e dell'amore) che è impossibile non apprezzarlo.
 

Blueberry

Chocoholic Libridinosa
A parte le descrizioni paesaggistiche molto poetiche, non sono riuscita ad apprezzare questo racconto, probabilmente perchè non ho un'ampia conoscenza del genere letterario giapponese. O perchè preferisco più uno stile alla "Murakami".
 

bouvard

Well-known member
Questo era il quarto libro di Kawabata che leggevo, ho ritrovato alcuni dei temi degli altri libri e le stesse atmosfere evanescenti, diafane, delicate. La trama è esilissima, d'altronde il libro conta solo 121 pagine, un uomo ricco di Tokyo frequenta una geisha in una stazione termale nel paese delle nevi. La loro "storia" si interseca con quella dolorosa di un'altra donna di cui sapremo molto poco. Ma a dominare tutto il romanzo è la Natura, come succede spesso nei libri di questo autore, con i suoi diversi "vestiti", la neve che ricopre tutto e soprattutto isola questo mondo nel tempo e nello spazio, le foglie rosse degli aceri che richiamano turisti da tutte le parti. Queste alternanze servono a rappresentare il passare del tempo, uno scrittore occidentale probabilmente avrebbe messo nel racconto degli orologi, o delle date, Kawabata ottiene lo stesso effetto con la pioggia, la neve, e i fiori, il risultato è lo stesso, ma la poesia è decisamente maggiore.
Un lettore che non conosce questo autore, o conosce altri autori giapponesi, probabilmente resterà deluso da questo libro in cui sembra non succedere niente, e in cui i dialoghi sembrano non avere molta importanza, è un libro in cui forse più che in altri - almeno rispetto a quelli che ho letto io - si percepisce il senso della solitudine, ma ancor più della malinconia per la fine di tutto, la morte delle persone, ma anche la morte di alcune tradizioni (i tessuti Chijimi) e di tutto il mondo che esse rappresentano.
Non è il libro più bello di Kawabata che ho letto, ma è uno di quei libri che una volta chiusi ti rendi conto ti hanno lasciato dentro più di quanto tu pensassi mentre leggevi.
 

ayuthaya

Moderator
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Questo romanzo non è il mio preferito di Kawabata, ma interpreta molto bene la sua essenza e per questo motivo si fa probabilmente apprezzare di più da chi questo autore lo conosce e lo ama già.
Il paese delle nevi rappresenta infatti un distillato del suo stile e ne concentra quindi limiti e virtù. Che poi, a ben vedere, di limiti non ve ne sono... o almeno io non li ho trovati: piuttosto si tratta della capacità dell'autore di mettere in primo piano, rendendoli protagonisti assoluti, elementi che un autore/lettore occidentale relegherebbe sullo sfondo: la natura, il paesaggio, il susseguirsi delle stagioni. La levità tipica di Kawabata dà vita a una trama talmente rarefatta che sembra avere la consistenza della neve. Può essere considerato un limite?

Di cosa parli infatti questo romanzo? Di passione? Di desiderio? Di arte? Di silenzi? Di sentimenti celati e forse repressi? Del trascorrere del tempo? Di attesa? Del cielo ingombro di nubi cariche di neve? Del cielo sgombro e sereno, limpido come può essere solo in montagna? Di arrivi? Di partenze? Di tentativi di ricordare e tentativi di dimenticare?
Kawabata parla di tutto questo con la poesia che gli è propria, la poesia di chi è capace di dare valore alle piccole cose, siano esse gesti, parole, o la voce della natura.
Leggendo questo breve romanzo sembra di perdersi in un mondo lontano nel tempo e nello spazio, custode di tradizioni altrimenti morte, capace per questo di suscitare emozioni che nel nostro mondo, dominato dall'horror vacui e dalla gara a chi grida più forte, rischierebbero di venire soffocate.
Un viaggio che vale la pena compiere e che conferma questo autore uno dei più grandi “poeti” che io abbia mai letto.
 
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