Le vostre righe preferite

Candy Candy

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Quando i nostri occhi si incontrarono mi sentii impallidire. Fui preso da una strana sensazione di terrore. Mi rendevo conto di trovarmi di fronte a un uomo il cui semplice fascino personale era tale che, se mi fossi lasciato andare, se glielo avessi permesso, avrebbe assorbito in sé la mia vera natura, la mia vera anima, persino la mia arte. Non voglio influenze esterne nella mia vita. Tu stesso, Harry, sai quanto io sia indipendente di natura. Sono sempre stato padrone di me stesso o almeno lo sono stato finché non ho incontrato Dorian Gray. Allora... ma non so come spiegartelo. Qualcosa pareva dirmi che ero sull'orlo di una terribile crisi. Avevo la strana sensazione che il destino avesse in serbo per me gioie squisite e squisite tristezze. Ebbi paura e mi voltai per lasciare la stanza. Non era la coscienza che mi spingeva a farlo, quanto piuttosto una sorta di viltà. Non mi vanto di aver cercato di fuggire."
"La coscienza e la viltà sono esattamente la stessa cosa, Basil. La coscienza è semplicemente il marchio di fabbrica della ditta: tutto qui."

dal mio libro preferito il mio pezzo preferito...tratto da ritratto di Dorian Gray...che libro... :lol:
 

Fabio

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"Buon giorno", disse il piccolo principe.
"Buon giorno", disse il mercante.
Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete.
Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva piu' il bisogno di bere.
"Perche' vendi questa roba?" disse il piccolo principe.
"E' una grossa economia di tempo", disse il mercante.
"Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatre' minuti la settimana".
"E che cosa se ne fa di questi cinquantatre' minuti?"
"Se ne fa quel che si vuole..."
"Io", disse il piccolo principe, "se avessi cinquantatre' minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana..."


E come dissi altrove io mi fermerai a guardare la luna tuffarsi in mare una notte di luna piena.

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Ellis

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"Tutta quella citta', non se ne vedeva la fine... La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine? E il rumore. Su quella maledettissima scaletta... era molto bello, tutto... e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c'era problema. Col mio cappello blu, primo gradino, secondo gradino [...]. Non e' quel che vidi che mi fermò. E' quello che non vidi. Puoi capirlo fratello? E' quel che non vidi ... lo cercai ma non c'era, in tutta quella sterminata città c'era tutto tranne... c'era tutto ma non c'era una fine. Quel che non vidi e' dove finiva tutto quello, la fine del mondo.
Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno puo' fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quei tasti, infinita e' la musica che puoi suonare. Loro sono 88, tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si puo' vivere. Ma se tu, ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa e' la verita', che non finiscono mai e quella tastiera e' infinita... Se quella tastiera e' infinita, allora su quella tastiera non c'e' musica che puoi suonare. Tu sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello e' il pianoforte su cui suona Dio. Cristo, ma le vedevi le strade? Anche solo le strade. Ce n'e' a migliaia, come fate voi laggiu' a sceglierne una, a scegliere una donna, una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire. Tutto quel mondo, quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce e quanto ce n'e'. Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell'enormita', solo a pensarla? A viverla...
Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n'erano anche qui, ma non piu' di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicita', su una tastiera che non era infinita. Io ho imparato cosi'. La terra, quella e' una nave troppo grande per me. E' un viaggio troppo lungo. E' una donna troppo bella. E' un profumo troppo forte. E' una musica che non so suonare. Perdonatemi, ma io non scendero'. Lasciatemi tornare indietro, per favore."

Novecento. Baricco
 
«Quann'era picciliddro, una volta so patre, per babbiarlo, gli aveva contato che la luna 'n cielu era fatta di carta. E lui, che aviva sempre fiducia in quello che il patre gli diciva, ci aviva criduto. E ora, maturo, sperto, omo di ciriveddro e di intuito, aviva novamente criduto come un picciliddro a dù fìmmine…, che gli avivano contato che la luna era fatta di carta»

succede a tante, troppe persone purtroppo...
 

Sir_Dominicus

Knight Member
Questi pensieri meditava, e ascoltava sorridendo il proprio stomaco,
ascoltava riconoscente il ronzio d'un'ape. Serenamente contemplava la
corrente del fiume; mai un'acqua gli era tanto piaciuta come questa, mai
aveva sentito così forti e così belli la voce e il significato dell'acqua
che passa. Gli pareva che il fiume avesse qualcosa di speciale da dirgli,
qualcosa ch'egli non sapeva ancora, qualcosa che s'aspettava proprio da
lui. In quel fiume Siddharta s'era voluto annegare, in quel fiume oggi
s'era annegato il vecchio, stanco, disperato Siddharta. Ma il nuovo
Siddharta sentiva un amore profondo per quest'acqua fluente, e decise tra
sé di non abbandonarla tanto presto.
 

evelin

Charmed Member
La vita e' un opportunita', coglila.
La vita e' bellezza, ammirala.
La vita e' beatitudine, assaporala.
La vita e' un sogno, fanne una realta'.
La vita e' una sfida, affrontala.
La vita e' un dovere, compilo.
La vita e' un gioco, giocalo.
La vita e' preziosa, abbine cura.
La vita e' una ricchezza, conservala.
La vita e' un mistero, scoprilo.
La vita e' una promessa, adempila.
La vita e' tristezza, superala.
La vita e' un inno, cantalo.
La vita e' una lotta, accettala.
La vita e' una tragedia, afferrala corpo a corpo.
La vita e' un' avventura, rischiala.
La vita e' felicita', meritala.
La vita e' la vita, difendila.
 

Sir_Dominicus

Knight Member
...Rogers servì il caffè bollente e carico al punto giusto. Tutti avevano mangiato bene ed erano soddisfatti. Le lancette dell'orologio segnavano le nove e venti. Ci fu un attimo di silenzio rilassato, sereno. E in quel silenzio si udì la Voce. Improvvisa, inumana, penetrante...
"Signore e Signori! Prego, silenzio!"
Tutti sussultarono. Si guardarono attorno, si fissarono l'un l'altro, scrutarono le pareti. Chi parlava?
La Voce continuò: una voce alta e chiara.
"Siete imputati delle seguenti colpe:
Edward George Armstrong, il 4 marzo 1925 ha provocato la moorte di Luisa Clees.
Emily Brent, il3.....
Vera Claythorn, il 3..."
La Voce tacque. Ci fu un momento di silenzio, un silenzio di tomba, e poi un improvviso fracasso. Rogers aveva lasciato cadere il vassoio del caffè. In quell'istante, da qualche parte fuori dal salotto, si udirono un grido e un tonfo.
 

elisa

Motherator
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L'incipit di Resurrezione di Tolstoj :

Per quanto gli uomini, riuniti a centinaia di migliaia in un piccolo spazio, cercassero di deturpare la terra su cui si accalcavano, per quanto la soffocassero di pietre, perché nulla vi crescesse, per quanto estirpassero qualsiasi filo d'erba che riusciva a spuntare, per quanto esalassero fumi di carbon fossile e petrolio, per quanto abbattessero gli alberi e scacciassero tutti gli animali e gli uccelli, - la primavera era primavera anche in città. Il sole scaldava, l'erba, riprendendo vita, cresceva e rinverdiva ovunque non fosse strappata, non solo nelle aiuole dei viali, ma anche fra le lastre di pietra, e betulle, pioppi, ciliegi selvatici schiudevano le loro foglie vischiose e profumate, i tigli gonfiavano i germogli fino a farli scoppiare; le cornacchie, i passeri e i colombi con la festosità della primavera già preparavano i nidi, e le mosche ronzavano vicino ai muri, scaldate dal sole.
 
E' straordinario poter tenere con un braccio solo tutto quanto conta nella tua vita.

Harry Bosch riferito alla propria figlia in Il poeta è tornato
 
"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza."

(Inferno XXVI, 116-120)
 

Candy Candy

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:shock: :shock: :shock: darkayyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyy stavo per scriverla iooo apro la pagina l'hai scrittta tuuuuu :shock: :shock:
 

Mrs. Rog

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"I desideri stavano strappandomi l'anima. Potevo viverli ma non ci sono riuscito. Allora li ho incantati. E a uno a uno li ho lasciati dietro di me"

Non vi da un senso di magia e tranquillità questa frase??? (che peraltro è anche la mia firma) tratta da Novecento di Baricco
 

Madi

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Che resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani? Niente, neppure una reminiscenza. Il peggio, una volta sperimentato, si riduce col tempo ad un risolino di stupore, stupore di essercela presa per così poco, e anch’io ho creduto fatale quanto poi si è rivelato letale solo per la noia che mi viene a pensarci. A pezzi o interi non si continua a vivere ugualmente scissi? E le angosce di un tempo ci appaiono come mondi talmente lontani da noi, oggi, che ci sembra inverosimile aver potuto abitarli in passato». (A. Busi- Seminario sulla gioventù)
 

Fabio

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Il colore del grano

Cosi' il piccolo principe addomestico' la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "... piangero'".
"La colpa e' tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"E' vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".


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"E' l'ora di ubriacarsi! Per non essere schiavi martirizzati del tempo, ubriacatevi, ubriacatevi senza posa! Di vino, di poesia o di virtù, a vostro piacimento"

Charles Baudelaire
 

Mr Mojo Risin

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Per me questa è magia.

"Aureliano non poté muoversi. Non perché lo avesse paralizzato lo stupore, ma perché in quell'istante prodigioso gli si rivelarono le chiavi definitive di Melquìades, e vide l’epigrafe delle pergamene perfettamente
ordinata nel tempo e nello spazio degli uomini: Il primo della stirpe è legato a un albero el'ultimo se lo stanno mangiando le formiche.
Aureliano non era mai stato così lucido in nessun atto della sua vita come quando dimenticò i suoi morti e il dolore dei suoi morti, e tornò a sbarrare le porte e le finestre con le crociere di Fernanda per non lasciarsi turbare da alcuna tentazione del mondo, perché allora sapeva che nelle
pergamene di Melquíades era scritto il suo destino. Le trovò intatte, tra le piante preistoriche e le pozze fumanti e gli insetti luminosi che avevano bandito dalla stanza ogni vestigio del passaggio degli uomini sulla terra, e non ebbe la serenità di portarle alla luce, ma in quel luogo stesso, in
piedi, senza la minima difficoltà, come se fossero state scritte in spagnolo sotto lo splendore accecante del mezzogiorno, come a decifrarle a voce alta. Era la storia della famiglia, scritta da Melquiades perfino nei suoi pa rticolari più triviali, con cent'anni di anticipo. L'aveva redatta in
sanscrito, che era la sua lingua materna, e aveva cifrato i versi pari con la chiave privata dell'imperatore Augusto, e quelli dispari con chiavi militari lacedemoni. La protezione finale, che Aureliano cominciava a intravedere quando si era lasciato confondere dall'amore di Amaranta Ursula,
si basava sul fatto che Melquíades non aveva ordinato i fatti nel tempo convenzionale degli uomini, ma che aveva concentrato un secolo di episodi quotidiani, di modo che tutti coesistessero in un istante. Affascinato dalla scoperta, Aureliano lesse ad alta voce, senza salti, le encicliche cantate che lo stesso Melquíades aveva fatto ascoltare ad Arcadio, e che erano in realtà le predizioni della sua esecuzione, e trovò annunziata la nascita della donna più bella del mondo che stava salendo
al cielo in corpo e anima, e conobbe l' origine di due gemelli postumi che rinunciavano a decifrare le pergamene, non soltanto per incapacità e incostanza, ma perché i loro tentativi erano prematuri. A questo punto, impaziente di conoscere la propria origine, Aureliano passò oltre.
Allora cominciò il vento, tiepido, incipiente, pieno di voci del passato, di mormorii di gerani antichi, di sospiri di delusioni anteriori alle nostalgie più tenaci. Non se ne accorse perché in quel momento stava scoprendo i primi indizi del suo essere, in un nonno concupiscente che si lasciava
trascinare dalla frivolità attraverso un altipiano allucinato, in cerca di una donna bella che non lo avrebbe fatto felice. Aureliano lo riconobbe, incalzò i sentieri occulti della sua discendenza, e trovò l'istante del suo stesso concepimento tra gli scorpioni e le farfalle gialle di un bagno crepuscolare,
dove un avventizio saziava la sua lussuria con una donna che gli si dava per ribellione. Era cosí assorto, che non sentì nemmeno il secondo assalto del vento, la cui potenza ciclonica strappò dai cardini le porte e le finestre, svelse il tetto dell'ala orientale e sradicò le fondamenta.
Soltanto allora scopr ì che Amaranta Ursula non era sua sorella, ma sua zia, e che Francis Drake aveva assaltato Riohacha soltanto perché loro potessero cercarsi per i labirinti più intricati del sangue, fino a generare l'animale mitologico che avrebbe posto termine alla stirpe. Macondo era
già un pauroso vortice di polvere e macerie, centrifugato dalla collera dell'uragano biblico, quando Aureliano saltò undici pagine per non perder tempo con fatti fin troppo noti, e cominciò a decifrare l'istante che stava vivendo, e lo decifrava a mano a mano che lo viveva, profetizzando sé
stesso nell'atto di decifrare l'ultima pagina delle pergamene, come se si stesse vedendo in uno specchio parlante. Allora saltò oltre per precorrere le predizioni e appurare la data e le circostanze
della sua morte. Tuttavia, prima di arrivare al verso finale, aveva già compreso che non sarebbe mai più uscito da quella stanza, perché era previsto che "la città degli specchi (o degli specchietti)
sarebbe stata spianata dal vento e bandita dalla memoria degli uomini nell'istante in cui Aureliano Babilonia avesse terminato di decifrare le pergamene, e che tutto quello che vi era scritto era irripetibile da sempre e per sempre, perché le stirpi condannate a cent'anni di solitudine
non avevano una seconda opportunità sulla terra."
 

Masetto

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Poichè una buona digestione è tutto nella vita: essa da' all'artista l'ispirazione, ai giovani la voglia di amare, idee chiare ai pensatori, la gioia di vivere a tutti, e in più permette a ciascuno di mangiare in abbondanza (che è uno dei piaceri più grandi). Uno stomaco che funziona male induce scetticismo, mancanza di fiducia, incubi e desideri di morte. Ho spesso notato questo fatto. Forse, se avessi digerito bene, questa notte non mi ammazzerei. (Maupassant, Suicidi) :wink: :mrgreen:
 
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