In memoria di Candido Cannavò

Lauretta

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Ha iniziato come giornalista sportivo ne La Sicilia a diciannove anni. Dal 1952 al 1955 ha ricoperto la carica di presidente del Cus Catania. Nel 1955 è stato ingaggiato come corrispondente da La Gazzetta dello Sport. Successivamente è diventato anche inviato speciale e tra le manifestazioni di cui si è occupato si ricordano alcuni Mondiali di calcio, ben 9 Olimpiadi e moltissimi Giri d'Italia.

Nel 1981 è diventato vicedirettore, poi condirettore e nel 1983 è succeduto a Gino Palumbo come direttore responsabile del quotidiano. È rimasto in carica 19 anni, fino al 2002, quando è stato sostituito da Pietro Calabrese. Durante la sua carica, la Gazzetta dello Sport si è consolidata come maggiore giornale italiano, ha iniziato la pubblicazione del settimanale Sportweek e ha aperto il proprio sito web. E' stato opinionista (sempre per la Gazzetta) e ha curato le rubriche Candidamente e Fatemi capire. Il figlio Alessandro, anch'egli giornalista, lavora come redattore capo al Corriere della Sera.

Il suo impegno è andato al di là dello sport. Da sempre si è occupato dei problemi della società, soprattutto della sua terra, e da quando ha smesso di dirigere la Gazzetta dello Sport ha pubblicato la sua biografia e tre saggi, che narrano la situazione delle prigioni italiane, dei disabili e dei senzatetto.

Il 22 febbraio 2009, dopo essere stato ricoverato per alcuni giorni all'ospedale Santa Rita di Milano in seguito ad una emorragia cerebrale[1] , si è spento all'età di 78 anni.

Opere:

Una vita in rosa, (Rizzoli, 2002)
Libertà dietro le sbarre, (Rizzoli, 2004)
E li chiamano disabili, (Rizzoli, 2005)
Pretacci. Storie di uomini che portano il Vangelo sul marciapiede, (Rizzoli, 2008)

Io non conoscevo tutto il suo lato legato allo sport, ma ho letto tre delle sue opere...le ultime tre..e il suo modo di scrivere era meraviglioso...la notizia della sua morte questa mattina mi ha abbastanza colpita.
non so se nella pb ci sono i suoi libri..se non ci sono li aggiungo, perchè vale veramente la pena leggerlo.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
io non ho mai letto i suoi libri, anche se mi sono sempre ripromessa di farlo perchè lavoro con le persone disabili ed ho avuto modo anche di lavorare in carcere e di conoscere sacerdoti e persone di fede impegnate nel sociale, che stimo e ho stimato, pur essendo io non credente.
Potrebbe essere l'occasione buona per leggerlo, aspetto le tue recensioni Lauretta.
 
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