Abitudine: la malattia più infame

Fabio

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Riporto questo pezzo:
L'abitudine è la più infame delle malattie perchè ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte.
Per abitudine si vive accanto a persone odiose, si impara a portar le catene, a subire ingiustizie, a soffrire, ci si rassegna al dolore, alla solitudine, a tutto.
L'abitudine è il più spietato dei veleni perchè
entra in noi lentamente, silenziosamente, cresce a poco a poco nutrendosi della nostra inconsapevolezza, e quando scopriamo d'averla addosso ogni fibra di noi si è adeguata, ogni gesto si è incondizionato, non esiste più medicina che possa guarirci.


L'abitudine uccide la creatività.
L'abitudine lavorativa è meno difficile della "varietà" ma ben più noiosa!
 

elisa

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Fabietto mi sai dire da dove hai tratto questo brano? Io penso che l'abitudine sia delegare al nulla la propria vita, quando la propria vita assomiglia al nulla. Per quanto riguarda l'abitudine di vivere vicino a persone odiose ti consiglio il libro Donne che amano troppo (che potrebbe essere interessante anche per approfondire il mondo femminile). Per quanto riguarda l'abituarsi alle atrocità c'è una specifica sindrome definita di Stoccolma sulla quale si sono fatti molti studi.
 

Fabio

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Sinceramente non me lo ricordo. Forse da un libro di Lorenzo Marini :roll:

Comunque: rincaro la dose ed affermo che l'abitudine mi fa ancora più paura! :?
 

Ellis

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Per abitudine si vive accanto a persone odiose, si impara a portar le catene, a subire ingiustizie, a soffrire, ci si rassegna al dolore, alla solitudine, a tutto

A volte ci si abitua per NON soffrire e non "ci si abitua a soffrire". O no?
 

elisa

Motherator
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tratto dall'Amleto di Shakespeare

L'abitudine può cambiare lo stampo della natura,
e domare il diavolo o cacciarlo del tutto, con forza meravigliosa.
 

alessissimo84

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Io vedo nell'abitudine una sorta di inebetimento dovuto alla fine del desiderio. Ci si abitua alla vita quando ci si ritiene sconfitti senza esserlo davvero. Si affoga nell'abitudine all'interno di un rapporto quando non si riesce a vedere le cose diversamente. Quando le troppe avversità subite portano a vedere il mondo come il frutto di molteplici illusioni, questo non consente di trarre vantaggi dall'acquisto del disincanto, esso stesso frutto del realismo mitigato dalle sconfitte.
Quando ci si abitua a tutto, nulla riesce a suscitare delle emozioni e si ritiene di conoscere il risultato - di solito avverso - di qualsiasi azione. Ciò che si dovrebbe fare è impedire a noi stessi che qualsiasi persona o cosa possa modificare il nostro stato d'animo: ognuno deve essere demiurgo di sé stesso, organizzando con le azioni la propria serenità...
 

Loredana26

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elisa ha scritto:
Fabietto mi sai dire da dove hai tratto questo brano? Io penso che l'abitudine sia delegare al nulla la propria vita, quando la propria vita assomiglia al nulla. Per quanto riguarda l'abitudine di vivere vicino a persone odiose ti consiglio il libro Donne che amano troppo (che potrebbe essere interessante anche per approfondire il mondo femminile). Per quanto riguarda l'abituarsi alle atrocità c'è una specifica sindrome definita di Stoccolma sulla quale si sono fatti molti studi.


scusami Elisa.. posso sapere chi è l'autore di questo libro?
 
[/quote]A volte ci si abitua per NON soffrire e non "ci si abitua a soffrire". O no?[/quote]

vero, se si pensa che molte persone rimangono insieme ai propri compagni solo x la paura di stare peggio senza e non xchè sono davvero innamorati. E' cmq una scelta logorante....
 

Loredana26

New member
A volte ci si abitua per NON soffrire e non "ci si abitua a soffrire". O no?[/quote]

vero, se si pensa che molte persone rimangono insieme ai propri compagni solo x la paura di stare peggio senza e non xchè sono davvero innamorati. E' cmq una scelta logorante....[/quote]

già.. è una scelta a volte logorante.. soprattutto quando si sta insieme a qualcuno da molto tempo.. forse anche da troppo tempo..
 

elisa

Motherator
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Loredana26 ha scritto:
scusami Elisa.. posso sapere chi è l'autore di questo libro?

L'autrice di "Donne che amano troppo" è Robin Norwood.
E' un libro che apre una pagina su quanto anche le vittime di situazioni difficili a volte mantengano degli equilibri interiori ai quali è difficile sfuggire. Lo consiglio a tutti, uomini e donne, che amino poco o che amino troppo o che amino il giusto
 

Loredana26

New member
elisa ha scritto:
Loredana26 ha scritto:
scusami Elisa.. posso sapere chi è l'autore di questo libro?

L'autrice di "Donne che amano troppo" è Robin Norwood.
E' un libro che apre una pagina su quanto anche le vittime di situazioni difficili a volte mantengano degli equilibri interiori ai quali è difficile sfuggire. Lo consiglio a tutti, uomini e donne, che amino poco o che amino troppo o che amino il giusto

Grazie mille.. lo cercherò sicuramente!!! :)
 

nutella

New member
P o e s i e
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Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi e' infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza
per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette
almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o
della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto
prima di iniziarlo,
chi non fa domande
sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde
quando gli chiedono
qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo
di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà
al raggiungimento
di una splendida felicita'.
Pablo Neruda
 
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