Marcuccio, Emanuele - Per una strada (ed altre storie)

joetiziano

Autore/Curatore Editorial
Prima di presentare il mio libro, mi presento un po' io in generale, come autore.
Ringrazio l'admin Fabio per avermi ammesso tra gli autori emergenti. :)
Sono un giovane di 35 anni, scrivo poesie dal 1990 (122), 22 sono state pubblicate nell'agosto del 2000, presso l'Editrice Nuovi Autori, di Milano, nel volume antologico Spiragli '47.
Ho scritto anche un poema drammatico, iniziato nel '90, ambientato al tempo della scoperta dell'Islanda, di argomento storico romanzato, non ancora ultimato e non in rima; nel giugno del 2000 ho terminato il IV atto e soltanto il primo atto, comprensivo del proemio, si estende per ben 725 versi.
Il 26 marzo 2009 sono state pubblicate tutte le mie poesie (109), solo quelle scritte dal 1990 al 2006 (poiché alla firma del contratto non avevo ancora scritto quelle del 2008 e del 2009), in un volume che ho intitolato Per una strada (1990 - 2006), dalla SBC Edizioni, di Ravenna, nella collana Il verso giusto.
Per una strada, proprio perché l'ispirazione mi ha raggiunto, per la stragrande maggioranza, per strada: camminando per strada, sull'autobus, ecc...
Una mia poesia è stata pubblicata nell'agenda 2009 Le pagine del poeta, dalla casa editrice Pagine, di Roma.
Nel 2007 un'altra mia poesia è stata pubblicata nella rivista Poeti e poesia, dalla stessa casa editrice.
Ho anche tradotto in inglese tre mie poesie, di cui una è stata pubblicata in America nel 2008, dalla Howard Ely Editor (Owings Mills, Maryland, USA), nella raccolta antologica Collected Whispers e anche su CD, dal titolo The sound of Poetry, però non sono io a leggere quella che ho tradotto in inglese.
Tra parentesi, so scrivere ma non so parlare in inglese.:boh:
Che ironia!
La versione in inglese di una mia poesia è stata pubblicata prima della sua versione originale in italiano.
Nel mio sito potrete leggere le tre poesie che ho tradotto in inglese, tra cui una su suggerimento di una poetessa inglese esordiente.
Potrete leggerle anche in questo sito americano.
Passiamo ora alla presentazione della mia prima raccolta di poesie, che uscirà a maggio in sole 350 copie, perché sono un esordiente.:boh:
Nel mio sito se ne possono leggere una trentina, mentre nel mio libro ce ne saranno 109.:YY
Quale migliore maniera di presentarla, che farvi leggere la prefazione, che ho scritto io stesso.
Pensate che come prefazione mi avevano messo soltanto la mia poesia Per una strada, da cui ho preso il titolo per la mia raccolta.:?

marcuccioemanueleperuna.jpg


Ecco la prefazione.

Non tutti amano la poesia, e sono ancora di meno quelli che l'hanno in sé e riescono ad esprimerla con dei versi sulla carta.
Quando mi raggiunge l'ispirazione, non sarei in grado di scrivere una poesia direttamente al computer, i miei mezzi devono essere una penna e un foglio di carta (anche se sono lento nello scrivere), non uno sterile foglio di vetro; successivamente mi servirò di quel foglio di vetro per il fine della pubblicazione.
La poesia è la forma verbale più profonda che possa esistere, per esprimere i più reconditi sentimenti umani.
Se, invece, vogliamo parlare di espressione umana in senso generale, la musica per me supera tutte le arti, a patto che sia musica con la "M" maiuscola.
Ecco perché musicare una poesia è qualcosa che supera ogni immaginazione.
Quanti pretendono di leggere poesie in maniera letterale; niente di più errato!
La poesia non bisogna semplicemente leggerla, ma sentirla, ascoltarla; non nel senso di ascoltare una recita, ma leggerla con il cuore, interiorizzarla, farla propria, renderla partecipe delle proprie emozioni.
Le sue interpretazioni non si esauriscono in una sola, non sarebbe più poesia, ma della prosa travestita di versi con degli "a capo" dati a caso.
Non è necessaria la metrica e la rima per fare poesia, ma basta un certo accostamento di parole, di frasi e di suoni, aperti alle molteplici interpretazioni; bisogna anche che il poeta metta del suo, anche se in maniera trasfigurata.
Il difficile è saper disporre il tutto in una maniera tale per far sì che, chi legga o ne ascolti una recita, senta la poesia.
Scrivo poesie dal 1990 e, appena due settimane fa, ho ricevuto le bozze della mia prima raccolta di poesie con la bellissima copertina.
Nell'immagine hanno colto in senso immaginifico l'essenza della mia ispirazione poetica, traendola proprio dalla mia poesia Per una strada, da cui ho preso il titolo per la mia raccolta.

Per una strada

Per una strada senza fronde
si aggira furtivo e svelto
il nostro inconscio senso,
passa e non si ferma,
continua ad andar via
e non si sa dove mai sia.

Con questa mia, apparentemente semplice poesia, scritta dapprima su un semplice scontrino, poiché mi trovavo per strada e non avevo null'altro su cui scrivere, ho cercato di esprimere proprio il processo misterioso della mia ispirazione poetica.
E pensare che, all'inizio non l'ho compreso nemmeno io il suo significato profondo.
Quanto mi sembrarono quasi insignificanti quei versi, e invece, mi sono accorto, con mia grande sorpresa, che nascondevano il significato stesso della mia ispirazione furtiva e svelta, che passa e vola via e, se non l'afferro e la trattengo nel mio cuore con i miei versi, che metto sulla carta, passa e vola via, e non si sa più dove mai sia.
Ho pensato di dare questo titolo alla presente raccolta fin dal 1999.
Questa mia raccolta contiene 109 poesie ed abbraccia un arco della mia vita lungo ben sedici anni (1990 - 2006); con le mie sensazioni, con le mie emozioni, con le mie letture, con i miei studi, con le mie gioie, con i miei dolori, con le mie delusioni, con le mie nostalgie, con i miei rimpianti, con le mie ribellioni, con le mie rinunce, con i miei sbagli, con la mia indifferenza per il proprio dolore, un dolore ben più profondo di quello fisico, e mai per l'altrui.
Indifferenza, un sentimento che ha attraversato una stagione della mia vita, durata ben quattro anni, non quattro mesi, e che ho cercato di esprimere in una poesia, che ho intitolato appunto Indifferenza.
Tutto è passato per una strada, luogo fisico, luogo dell'anima, che è stato trasfigurato dalla mia sensibilità, dalla mia immaginazione, che ho cercato di esprimere con la mia poesia.
Il tutto è sorretto dalla fede, il mio pessimismo, infatti, è un pessimismo moderato; se non avessi fede, sarebbe un pessimismo cosmico alla Leopardi, di cui prediligo lo stile delle sue poesie meravigliose e che non poco hanno alimentato la mia ispirazione.
Ecco perché ho usato quel "senza fronde" nella mia poesia, da cui trae nome la mia raccolta; quel "senza fronde" ha un significato fisico e personale: si era in autunno, e per strada c'erano gli alberi senza le fronde, un pomeriggio ombroso, ventoso e senza sole, che annunciava un temporale.
Quel "senza fronde" nasconde in sé un significato ben più profondo; con quel "senza fronde" ho cercato di riassumere il sentimento di straniamento e di smarrimento dell'uomo contemporaneo, che si ritrova privo di valori e di qualcosa in cui credere, simile ad un albero in autunno, spogliato delle sue foglie.
Sorge quindi il bisogno di aggrapparsi a qualcosa o a Qualcuno in cui credere, prima che anche le radici vengano strappate via dalla tempesta dell'inverno.

Attendo i vostri commenti e buona lettura a tutti. :)
Dal 1991 ho scritto anche cinquantasette aforismi, tuttora inediti, insieme a vari pensieri di argomento spirituale e a poesie di argomento religioso.
Ho anche creato un gruppo su facebook per la presentazione del mio libro, se volete, vi potete unire e commentare.
E, se volete, fate un salto sulla mia pagina dei fan. :wink:

 
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Fabio

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italiano inglese?

Come è stato possibile tradurre una poesia dall'italiano all'inglese?:?
 

joetiziano

Autore/Curatore Editorial
Come è stato possibile tradurre una poesia dall'italiano all'inglese?:?
Me lo domando anch'io.:?
Credo che nessuno, meglio dell'autore, possa tradurre le proprie poesie in un'altra lingua, nel mio caso in inglese, ricevendo apprezzamenti anche da poeti esordienti madrelingua.:wink:
E della mia raccolta, che mi dici?:)
 

joetiziano

Autore/Curatore Editorial
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robertoansioso

New member
Complimenti per il tuo libro. SBC edizioni è un editore piccolo ma conosciuto, con una bella distribuzione e molto selettivo nella valutazione dei manoscritti.
 

robertoansioso

New member
Innanzitutto complimenti per il libro. Oggi è difficile pubblicare opere di poesia e tu ci sei riuscito. Poi complimenti per le belle recensioni che ho letto su ibs.
 

joetiziano

Autore/Curatore Editorial
Innanzitutto complimenti per il libro. Oggi è difficile pubblicare opere di poesia e tu ci sei riuscito. Poi complimenti per le belle recensioni che ho letto su ibs.
Grazie, l'editore mi ha riferito che, testuali parole: Il libro ci viene ordinato ed
è un buon segno per una raccolta di poesie.:YY
Nel giugno 2009 sono state pubblicate due mie poesie inedite, una del 2008 ed una del 2009, nel volume Poesia e Vita, 50 autori insieme per aiutare il piccolo Emanuele Lo Bue, che da anni versa in uno stato di coma neurovegetativo.
Vi informo che giovedì 5 novembre, alle 18,00, presso la libreria "Diffusione cultura" - Via Oslavia, 23 - Sesto San Giovanni (Mi) - si terrà la prima presentazione del mio libro PER UNA STRADA, SBC Edizioni, 2009.:wink:
 
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joetiziano

Autore/Curatore Editorial
Di seguito potrete vedere il video della prima presentazione del mio libro di poesie Per una strada:







Vi auguro una buona visione e fatemi sapere!:YY:YY:YYTUNZZZ
 
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joetiziano

Autore/Curatore Editorial
Vi parlo del mio libro

Vi parlo del mio libro di poesie Per una strada

Ho intitolato la mia raccolta “Per una strada”, proprio perché l’ispirazione, furtiva e svelta, mi ha raggiunto, la maggior parte delle volte, proprio per strada: camminando, sull’autobus, ecc…
E pensare che, la poesia da cui ho tratto il titolo per questa raccolta, dapprima l’ho appuntata sul retro di un semplice scontrino della spesa; quando la scrissi, la misi da parte, in seguito capii che, quell’apparentemente semplice poesia nascondeva in sé l’essenza della mia stessa ispirazione, furtiva e svelta, che passa e vola via e, se non l’afferro e la trattengo nel mio cuore con i versi che metto sulla carta, passa e vola via e nessuno sa più dove mai sia.
Cerco nelle mie poesie di essere spontaneo, semplice e allo stesso tempo profondo; quando uso dei termini un po’ antiquati o difficili, lo faccio unicamente per la loro insita musicalità, non perché io voglia sembrare anacronistico. Nelle mie poesie alcune volte uso delle parole tronche come “cuor, cor, duol, dolor”, altre volte non le uso; di conseguenza, ogni mio verso, ogni mia parola non sono messi a caso, ma seguono un fine musicale e, sono messi lì, proprio per una maggiore scorrevolezza nel ritmo.
Per farvi un esempio, nella poesia “Indifferenza” uso sia “duol”, sia “dolor”.
Voglio che un mio verso, sia fluido alla lettura e non inciampi in parole aspre o dissonanti.
Per farvi un esempio, nella poesia “Là, dove il mare…”, il ritmo si alza e si abbassa, quasi ad imitare il flusso delle onde del mare, e quelle parole tronche non le ho messe a caso, ma per mantenere questo ritmo e quel particolare suono.
Voglio che i lettori delle mie poesie, non le leggano semplicemente, ma le sentano, le ascoltino; non nel senso di ascoltare una recita, ma le leggano con il cuore, interiorizzandole, facendole proprie, partecipando alle emozioni che possono sprigionare.
Le interpretazioni non si esauriscono in una sola, non sarebbe più poesia, ma prosa travestita in versi con degli “a capo” dati a caso.
Questa mia raccolta racchiude in sé ben 109 poesie, frutto di sedici anni della mia vita, dal 1990 al 2006, che possiamo dividere in due parti: una grande prima parte che va dal ’90 al ’99 ed una seconda parte, più piccola, che va dal ’99 al 2006.
Nella prima parte sono ravvisabili riferimenti ai grandi poeti italiani (Foscolo, Leopardi, gli stilnovisti), ma anche Montale, con l’uso del correlativo oggettivo (utilizzato per la prima volta nella poesia “Immagine fugace”) e i lirici greci, come in “Rammarico”.
Per quanto riguarda Foscolo, Leopardi e gli stilnovisti, i riferimenti si possono ricondurre ai vocaboli utilizzati e non all’imitazione del loro stile; mentre nella poesia “Rammarico” ho cercato di rivisitare lo stile dei lirici greci e, nella poesia “Amor” ho cercato di rivisitare lo stile degli stilnovisti, facendo ricorso alla rima, senza usare la metrica e con la riproposizione del tema della donna-angelo, tanto caro agli stilnovisti.
Quanti hanno già letto le mie poesie, si saranno accorti che io raramente uso la rima, proprio perché penso che essa blocchi e vincoli l’ispirazione, se qualche volta l’ho usata, è stato un uso quasi sempre spontaneo.
Nella prima parte ci sono anche tre omaggi al grande poeta spagnolo Federico García Lorca, di cui ho cercato di imitare, in maniera personale, lo stile.
Le tematiche di questa prima parte sono varie e particolareggiate, si va da poesie dedicate a grandi scrittori e poeti come, Vittorio Alfieri, Giacomo Leopardi, Leonardo Sciascia, Seneca; a episodi di libri, come ne “Lo squarcio nel cielo di carta”, ispirata ad un episodio del “Fu Mattia Pascal” di Pirandello, o a personaggi mitici della letteratura come in “Nausicaa”, “Oreste ad Elettra”, “Ad Astianatte”, “Amleto”, “Cirano di Bergerac”; a compositori come Chopin, Bartók, Prokof’ev, Saint-Saëns.
Si passa da tematiche introspettive come in “Malinconia”, “Indifferenza”, “Ricordo”, “Sogno”, “Desiderio improvviso”, “Stelle sul mare”, “Palermo”; a tematiche civili come ne “L'inquinamento”, “Pace”, “Albania”, “Massacro”, “Urlo”, quest’ultima scritta nel giorno del primo anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone insieme alla moglie e agli uomini della scorta.
Si va da poesie dedicate alla visione di quadri come “Le mietitrici” di J. F. Millet, “Alla Gioconda” di Leonardo da Vinci; a poesie dedicate a personaggi storici come “Annibale”.
Infine abbiamo anche il tema religioso, come in “Perdono” e “Perdona!”.
Per passare ufficialmente dalla prima alla seconda parte utilizzo la poesia “Veritiero ardir”, con la quale annuncio il mio cambiamento di stile, scritta nel 1999, all’indomani della notizia della prossima pubblicazione, in un’antologia, di 22 mie poesie; ma già in alcune della prima parte sono ravvisabili dei piccoli cambiamenti di stile come in “Istante di tempo”, “Urlo”, “Cime”, “Indifferenza”, “Palermo”, “Barbagianni”, “Sé e gli altri”, “L’orologio”, “Piccola ambulanza”, “Ultimi pensieri di un robot”, quest’ultima ispirata alla morte di Roy, dal film “Blade Runner” di Ridley Scott.
Si ravvisano cambiamenti ancora più sostanziali anche in “Memoria del passato”, “Per una strada”, “Picchi di silenzio”, “Stelle sul mare”, “Desiderio improvviso”, “Fuoco”.
Con mia grande sorpresa, come mi ha fatto notare un amico, anche lui poeta esordiente, in alcune mie poesie c’è della metrica spontanea, come in “Canto d’amore”, “Il grillo col violino”, “Dolcemente i suoi capelli…”, tutte e tre appartenenti alla seconda parte.
A partire dalla seconda parte, che copre indicativamente gli anni dal 1999 al 2006, il mio stile si fa più profondo e maturo, non più necessariamente legato a poeti specifici, tranne ne “Il grillo col violino”, in cui vi è ravvisabile il Pascoli nell’uso delle onomatopee e, in “Dolcemente i suoi capelli…”, un mio modesto omaggio alla grande stagione della poesia italiana dei tempi passati. L’ispirazione per scrivere questa poesia, mi è stata data guardando di sfuggita il viso di una ragazza che, dolcemente giocava con i suoi capelli, facendone anelli con le dita, alla fermata dell’autobus.
In questa seconda parte inizio a raggiungere il mio ideale poetico, la semplicità di espressione unita alla profondità di significato.
Per quanto riguarda le tematiche di questa seconda parte, abbiamo la tematica civile, come in “Per i rifugiati”, “Verde, bianca, rossa terra”, quest’ultima ispirata ai vari episodi di violenza che, purtroppo avvengono in Italia e spesso compiuti da chi è chiamato a far rispettare la legge, ecco il perché di questo titolo così significativo.
Abbiamo la tematica introspettiva, che penso non debba mai mancare tra i temi delle poesie di un qualsiasi poeta, come in “Canto d’amore”, “In volo”, “Là, dove il mare…”, quest’ultima scaturita a due mesi di distanza da una delusione amorosa, in cui c’è il desiderio di dimenticare, anche se permane il dolce ricordo di questo breve amore.
Abbiamo il tema della dedica, come in “Fremere”, poesia dedicata a mio padre, non vedente da quando avevo un anno; in cui ho cercato di immaginare quello che potrebbe provare, un uomo che diventa non vedente.
Abbiamo il tema degli episodi o personaggi di argomento letterario, come in “Veglia notturna di Hagen”, “Natasha”, quest’ultima dedicata alla figura di Natasha Rostova, ispiratami dalla lettura del romanzo di Tolstoj “Guerra e pace”.
Abbiamo il tema paesaggistico, come in “Primavera” e in “Paesaggio”, in quest’ultima vi è la descrizione di un paesaggio dell’anima e non di un paesaggio necessariamente reale.
Abbiamo il tema religioso nella poesia “Accoglili nella Tua pace, Signore!”, che ho anche tradotto in inglese ed è stata pubblicata da un editore americano un anno prima della sua versione originale.
Questa poesia è ispirata ad un tragico avvenimento di cronaca locale, l’annegamento di due pescatori avvenuto nel mare che costeggia la mia amata e martoriata Palermo, che tanta fonte d’ispirazione è per me.
Infine, c’è una curiosità nella mia poesia “Affollamento e inutili affanni”, che conclude la mia raccolta e proprio perché scritta in piedi su un autobus affollato.

Il modo più veloce per acquistare il mio libro "Per una strada" è richiederlo presso Diffusione Cultura, Via Sardegna, 3, Sesto San Giovanni (Milano):
tel. 02.24.16.36.31
Lun: 15.30 - 20.00
Mar - Ven: 9.00 - 12.30; 15.30 - 20.00
Sab: 9.30 - 12.30; 15.30 - 19.30

Vi verrà recapitato direttamente a casa, tramite la tariffa piego di libri. :wink:


 
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joetiziano

Autore/Curatore Editorial
Prossima presentazione del mio libro "Per una strada"

Siete tutti invitati alla prossima presentazione del mio libro di poesie "Per una strada", che si terrà a Bologna, domenica 18 aprile alle 18,30, a Palazzo Bovi Tacconi, prestigiosa sede della Fondazione FMR, in via Santo Stefano 17A.
Ognuno può invitare altre persone interessate.
Pensate che è un palazzo signorile, risalente al XIV-XV secolo ed ospita una biblioteca storica di ben 12.000 volumi.
E' per me un grandissimo onore, essere stato invitato dalla stessa Marilena Ferrari a tenere la presentazione del mio libro presso una sede così prestigiosa.
Ringrazio sin d'ora tutti quelli che potranno e vorranno partecipare.:YY:YY:YY
 
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joetiziano

Autore/Curatore Editorial
Due podcast web-radio

Di seguito potrete scaricare due podcast web-radiofonici per ascoltarmi recitare alcune mie poesie già edite:

N. 1

N. 2

Da ricordare che bisogna abilitare javascript, grazie.
A tutti buon ascolto :D:YY
 
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joetiziano

Autore/Curatore Editorial
Dal mio inedito poema drammatico, proemio e atto primo, scena terza

Ci lavoro dal 1990 e non l'ho ancora finito, mi manca di terminare il quinto ed ultimo atto...
Attualmente lo sto digitando al PC, tempo permettendo, dal quaderno, vecchio di più di vent'anni, ho terminato la prima scena del terzo atto ma, sul quel vecchio quaderno ho scritto fino a tutto il quarto atto.
Propongo alla vostra attenta lettura un primo assaggio: : la trama del primo atto, i personaggi, il proemio e l'ampia terza scena del primo atto.
Da notare la scelta di racchiudere in un'unica scena due azioni apparentemente distanti: la tempesta marina e la battaglia; in realtà, due espressioni dinamiche e tangibili di uno stesso concetto: il tremendo spettacolo della natura; il tremendo spettacolo della natura marina (la tempesta) e, il tremendo spettacolo della natura umana (la battaglia).
Buona lettura! :D


Ingólfur Arnarson

Poema drammatico in un Proemio e 5 Atti

Trama dell'Atto Primo

In mare, Ingólfur Arnarson, nobile capitano normanno, fa rotta verso l’Islanda. Sigurd Hejdhenson, il nostromo, ha sete di ricchezza e convince i suoi amici, Einar Snapson, Ari Schyepson e Ármann Napson ad un ammutinamento ma, Ari dapprima non vuol commettere una tal pazzia perché, se fossero stati scoperti, sarebbero stati tutti impiccati. Sigurd lo convince e gli spiega quali vantaggi potrebbe dare un’impresa del genere: ricchezza e fama sarebbe il loro premio, così Ari è convinto e, uniti si accordano su come organizzare l’ammutinamento.
Hákon Hallkunson, servo di Ingólfur, ha ascoltato tutto e va subito a riferirglielo, questi furente giura che saprà sventare l’ammutinamento. Ordina ad Olaf Marthynson, comandante delle guardie normanne, di andare a prendere i ribelli e portarli al suo cospetto. Olaf obbedisce, ma Sigurd e i suoi compagni organizzano una strenue resistenza con le spade.
Einar, Ari ed Ármann rimangono uccisi, solo Sigurd riesce a salvarsi che, catturato e incatenato, è portato al cospetto di Ingólfur. Questi gli promette che, arrivati alla terra di Thule (l’antico nome dell’Islanda), sarebbe stato subito impiccato.
A questo punto il dolore di Sigurd è atroce, portato nella stiva, e lasciato lì in catene, medita sulla sua inutile esistenza, maledice se stesso, per aver commesso tal pazzia, tenta di sfoderare la spada per uccidersi, ma invano. Ricorda la pietà e la bontà del padre che, una volta, durante un’insurrezione ad Hafrsfjord in Norvegia, per salvare il figlio si sacrificò lui stesso, lui sì che era di cuore nobile, mentre Sigurd non lo era affatto.
All’alba, l’uomo di vedetta annuncia, terra in vista; Ingólfur, appena sceso dalla nave, pianta il vessillo normanno nella nuova terra, chiamando il luogo di approdo «Baia del fumo», Reykjavík, per i misteriosi fumi che fuoriuscivano dal terreno.

Personaggi del Proemio e dell'Atto Primo

Ingólfur Arnarson, nobile colonizzatore normanno
Sigurd Hejdhenson, nostromo e guerriero normanno
Ari Schyepson, sorvegliante della stiva, cieco di un occhio, il destro
Einar Snapson, guardia normanna, amico fraterno di Sigurd
Ármann Napson, sorvegliante in coperta
Olaf Marthynson, capitano delle guardie agli ordini di Ingolfur
Hákon Hallkunson, servo di Ingolfur
Un uomo di vedetta
Una voce, fuori scena (è presente anche nei rimanenti quattro atti, è l’io narrante del poeta)
Guardie normanne, Uomini della ciurma.

Epoca: Colonizzazione norvegese dell’Islanda, denominata anticamente “Thule”, ca. 870-874 d. C.
Il primo atto sul drakár di Ingólfur in rotta verso Thule.
I rimanenti quattro atti si ambientano nella terra di Thule.
Alla fine del primo atto il luogo di approdo viene denominato “Reykjavík”, «Baia del fumo», per i misteriosi vapori che salgono dal terreno.


(I vers. 28/5/1990, rif. 5/9/1999, modifica dei nomi il 10/6/2008)


Proemio

(vv. 1-19)

In mare



iceland.jpg



Una voce.

Una voce (fuori scena)

Veleggia sul vasto mare
il gran drakár,
frange i flutti,
a prua si apre una via;
tranquillo avanza verso Thule,
calmo il mare,
sereno il cielo,
tiepidi zefiri sereni
rendono felice il viaggio.
Thule ancora non si scorge
all’orizzonte: vasta distesa d’acqua.
Per il ponte passeggia un uomo,
scarna la pelle e ruvida la fronte,
attempata e giovanile età mostra;
un turbamento strano lo assale:
ricorda amaramente l’eccidio
di poveri innocenti fanciulli,
perpetrato dai barbari vichinghi,
sanguinari violenti.


Atto Primo

Scena Terza

(vv. 282-512)

Il tremendo spettacolo della natura

Prima parte


La tempesta


provano.jpg


Ampia vista del mare burrascoso e agitato; Hákon ha sentito tutto e va subito a riferirlo ad Ingólfur, anche Ármann nota Hákon e lo segue.
È mezzogiorno.
Una voce, Hákon, Ingólfur.

Una voce (fuori scena)

Agitato e in burrasca
freme il mare fluttuante,
l’onda s’inabissa
e la salsa acqua più spumante
all’uomo appare:
furente d’ira rumoreggia.
In gran tempesta scuote e inarca
Il gran drakar:
l’animo dei marinai
è atterrito dalla paura,
il ponte imbarca acqua;
con secchi e braccia
il lancinante lavoro si protrae
fino allo scampato pericolo:
terrore negl’occhi si dipinge,
per poi lasciare spazio
all’affaccendarsi alla salvezza:
un andirivieni d’abiti anonimi
che formano tutta una ciurma.
Da lontano s’intravede una luce,
augurio di felice approdo;
Ingólfur sul ponte osserva
il mare schiumante,
come il suo animo è in tempesta,
evita gli sguardi dei marinai tremanti:
il mare furioso scuote tutto
e l’onde veloci si schiantano e s’innalzano.
Hákon ha rallentato la sua marcia
verso la sala di comando:
è scosso dal tremendo e orribile spettacolo,
e non si unisce alla ciurma,
resiste, chiude gli occhi
e va avanti, diretto alla sua meta.
Tremendo, sembianza terribile,
sguardo fiero e feroce:
Sigurd in stanza cupa e oscura,
è trafitto dalla viltà,
è percosso dalla bramosia di potere:
orrendo destino e orrido spazio.
Fissa il segno della sua fortuna,
tremendo e guardingo come un drago
che avanza e di prede mai sfama
la sua insaziabil brama.
Ingólfur guarda dalla sala
il ponte, assiso come in trono,
torvo si mostra alle guardie e alla ciurma:
una disperazione così nera
e rabbia prova il suo cuore,
l’eccidio non può cancellare, è vano;
il mar coi suoi moti e le sue onde
a stento potrebbe sconfinare il suo dolore:
anche il figlio ha perso, il suo unico figlio;
lo vorrebbe qui il vichingo,
il barbaro tremendo che lo trapassò:
morte e morte senza pietà.
Poi, il pensiero corre al suo tesoro,
sottratto a quegli stessi:
«M’accechi ricchezza, col tuo potere occulto!
Come rugiada, aurora
così raggiante, così fuggevole,
sognante ardor brillante».
Così, fra sé diceva e non mostrava
a nessuno il volto turbato.


(I vers. 20/2/1991, rif. 8/9/1999, dig. 30/4/2009)


Frattanto, Ármann segue Hákon,
giunto al cospetto d’Ingólfur,
è abbagliato dallo sfarzo
e dalla ricchezza d’intarsi
della sala di comando.
Con sfondo chiaro e azzurro
si stendono i lunghi tappeti
di figure mitiche normanne,
di pregio e gran valore
e prezzo inestimabile.
Ingólfur, assiso,
sul suo scanno di comandante,
intarsiato di figure soavi,
mira circospetto la sala,
e inorgoglito non si trattiene,
e giganteggia innanzi,
a colui che si avvicina.
(Hákon entrando riverisce più e più volte Ingólfur,
ché s’insospettisce)

Hákon (inarcandosi ossequiosamente più e più volte)

Veridico esempio e comandante,
supremo di un gran drakar,
incredibilmente forte e coraggioso!
Ti ossequio riverente,
per darti un consiglio prudente.

Ingólfur (stizzito)

Smetti con la tua nenia, così m’annoi:
l’hai quasi tutta consumata la mia pazienza,
parla, dunque! E di’, che consiglio
vuoi suggerirmi, qual è la minaccia?

Hákon (serio, facendo con le mani gesti chiarificatori)

Al tuo tesoro aspirano
mani superbe e scellerate.
Punisci i trasgressori, gli ammutinati;
così devo chiamarli: ammutinati!
Un più chiaro esempio
non c’è: scellerati!

Ingólfur (furente)

E chi sono costoro, chi sono?
Vili scellerati, ladri maledetti!
Li punirò in modo così atroce,
ché mai si potrà eguagliare.
Farò tagliare le loro teste,
impiccarli tutti, giunti a Thule;
ampio il mare, su loro
nemesi ancor più cruenta piomberà:
li farò squartare e li lascerò
in balia degli squali.
Le loro teste sfigurate
in un mare di sangue,
fra avvoltoi e fiere feroci.

Hákon (fra sé)

Orrende parole ascolto
e orribili e tali!
Questo sarà il frutto acerbo
della mia fedeltà?
Se prima avessi saputo
d’una tale empia crudeltà,
non così mi mostrerei.
O disumana ferocia, o rabbia!
(Ad un gesto imperioso d’Ingólfur trasalisce e si
sta allontanando quando…)

Ingólfur (quasi fuori di sé gridando)

Fermo lì, presto!
Chiama Olaf, con le mie guardie
coraggioso, di serpe ha il cuore,
sanguinario feroce.
A lui affiderò il loro destino,
va’, non indugiare, presto!
(Hákon obbedisce, pieno d’orrore, Ármann si è
nascosto per tutto il tempo e corre ad avvertire
i compagni)
(Buio)



(I vers. 16/7/1991, rif. 8/9/1999, dig. 30/4/2009)


Seconda parte

La battaglia


Ármann, a mezza strada vede i compagni e li avvisa dell’imminente pericolo.
Ármann, Sigurd, Ari, Einar, Olaf, Una voce, guardie normanne.

Ármann (oltremodo agitato)

Presto! Un vile ha tradito…

Sigurd (furente)

Chi, chi mai?
Maledetto sia in eterno
colui che tanto osò:
muoia, furente lo truciderò,
e non avrò pietà!


(I vers. 18/8/1991, dig. 8/3/2010)


Sigurd, Ari, Einar, Ármann (sguainando e alzando le spade verso l’alto inneggiano ad una voce il seguente…)


All’armi, all’armi!
Impugniamo le armi,
inneggiamo alla vittoria.
Morremo, morremo,
con la spada in pugno,
vinceremo, vinceremo:
in alto le armi!
Arditi guerrieri noi siamo:
trionferemo!
Ricchezza, ci alletti
col tuo incerto luccichio:
ardiamo e vaghiamo!
O brama d’oro, sol tu ci vinci
nell’immane frastuono mondano!
Ardiamo nel ciclone
delle vorticose onde del destino,
del fatale dilemma arcano,
del magma incerto della vita.
O intelletto, strana parola sei per noi
e noi, ribelli ti abbiamo dimenticato!
Sospirata terra, tu che ci sostieni
con le tue possenti braccia,
rivolgi lo sguardo su di noi,
frali vittime dell’oro!
(Sopraggiungono le guardie normanne,
capitanate da Olaf)

Olaf (con la spada sguainata)

Per il nostro signore Ingólfur,
consegnate le vostre armi,
fermi e in alto le mani, arrendetevi
al vostro giudice!

Sigurd (Con la spada in pugno)

No, terremo in alto le armi,
addosso, amici miei guerrieri!
Con le armi in pugno...
(I quattro si lanciano all’attacco delle guardie
con le spade in alto)

Una voce (fuori scena)

Ribolle l’impeto guerriero
e addosso alle guardie si avventano:
cruenti, spietati, tutti sommersi
dall’ira, grida atroci
e disperate dei morenti.
Combattono Sigurd e i compagni:
l’uno assalta alla gola
una guardia, la strangola
con le sue mani possenti:
è Ármann, per niente cavaliere.
Il sangue scorre a fiotti;
stridono le spade, scintillano
al sole meridiano e secco
in vicinanza degl’ampi fiordi;
iceberg in lontananza,
candidi come neve fioccante.
Combatte Sigurd e da eroe,
cade Ármann, colpito alle spalle:
come montagna cade,
privo di vita; Sigurd
vorrebbe mandare
l’estremo saluto all’amico ma,
ha solo l’istante di dire: «Amico mio…»
Ché si deve guardare le spalle
da un incauto fendente di questa guardia:
lui, pronto e con rabbia,
la colpisce a morte
girandosi di scatto.
Cade Ari, dopo ardua lotta
con due guardie:
una lo colpisce all’occhio,
la sua unica luce, il sinistro,
un ultimo grido di dolore
ché l’altra lo trafigge al petto.
Così, la battaglia
si avvia all’epilogo,
al suo cruento epilogo:
anche Einar combatte da eroe
e salva i giorni di Sigurd;
è ormai alla fine, la sabbia
si è tutta consumata:
si pone innanzi a far da scudo
e muore da eroe.
Attonito rimane Sigurd,
ammutolito per l’estremo sacrificio:
fu sempre compagno
nelle battaglie,
nell’aspra guerra
contro i bellicosi e spietati vichinghi;
sempre aveva diviso con lui tutto,
da sincero e vero amico.
Volge un ultimo saluto
al compagno morente,
che ha solo il tempo di dire:
«Va’ là… combatti e… vinci!»
Sigurd sta quasi per svenire,
Olaf, sanguinario e spietato,
ordina alle guardie:
«Strappategli la spada dalle mani, imbelli,
è inerme, arrestatelo, che aspettate?»

Olaf (trionfante)

Non hai più scampo, vile traditore!

Una voce (fuori scena)

Non appena proferite, quelle parole
fanno salire a Sigurd
ira rossa negl’occhi ma,
al pensiero dell’amico
morto per lui,
si accascia fra le guardie,
che prontamente lo reggono,
quasi ad averne cura.
Le catene gli legano ai polsi
e alle caviglie
e intorno al corpo.
(Così incatenato, viene trascinato e, ancora
incosciente, al cospetto di Ingólfur)


(I vers. 31/7/1992, rif. 9/9/1999, dig. 8/3/2010)


© Emanuele Marcuccio

Da: http://www.joetiziano.it/Proemio%20e%20atto%20I,%20sc.%20III.htm

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joetiziano

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Musiche di scena per il mio poema drammatico

Vi do una notizia straordinaria!:YY:YY:YY
Pensate, un caro amico, studente di composizione, dopo aver letto solo due estratti del primo atto (una tempesta, una battaglia e un monologo), ha deciso di scrivere le musiche di scena per questo mio poema. Attualmente sta scrivendo una prima bozza di pot-pourri dei brani che saranno poi inseriti nel primo atto e pensate, anche il suo maestro di composizione gli ha dato il suo parere favorevole.

In quale altro modo potevo meglio ringraziare il caro amico, se non dedicandogli questa mia immane fatica?
Dedica che comparirà a stampa su ogni copia e non semplicemente e solo scritta a penna!
Io gli devo un infinito grazie, perché ha deciso di scrivere le musiche di scena di questo mio poema drammatico e, per aver deciso spontaneamente di imbarcarsi in un'impresa che non sa quanto tempo gli porterà via...
Qualcuno ha detto che mi sono imbarcato in un'impresa titanica e questa persona forse ha ragione e credo che, anche per l'amico musicista sarà la stessa cosa anzi, l'ha detto lui stesso che si è imbarcato in un'impresa titanica; perché le sfide impegnative sono quelle che lo hanno sempre appassionato ed io gli auguro con tutto il cuore di riuscirci, che la sua musica possa accompagnare e ben introdurre l'azione teatrale e gli attori e gli spettatori di questo mio poema.
Anch'io, quando penso che ancora debba scrivere il quinto atto, ho paura ed ho quasi un senso di vertigine, paura di essermi spinto, forse, ben al di là delle mie forze creative, che Dio mi aiuti...

Dal canto mio, come autore e attento ascoltatore, sto cercando di dargli dei consigli, consigli che accetta e di cui mi ringrazia, come ha ben detto «in fondo dovrò "vestire" una tua creatura e, quindi, dovrai essere tu a scegliere l'abito più adatto, poi, ai colori e al modello umilmente ci penserò io».
Spero che nessuno possa confondere le musiche di scena con l'opera lirica, che è una cosa ben diversa.
Comunque, per chi non sappia cosa siano delle musiche di scena e come meglio ci potrebbe spiegare
l'amico musicista e futuro compositore, cerco di spiegarvelo io.

Le musiche di scena servono ad introdurre e ad accompagnare l'azione teatrale, andandosi a sovrapporre alla recitazione come sottofondo, creando passaggi musicali fra una scena e l'altra oppure commentando (anche come pezzo solistico e/o corale) l'azione drammatica, senza che mai gli attori impegnati in scena si mettano a cantare come in un'opera lirica o in un'operetta, o in un musical. Ovviamente, le musiche di scena possono essere eseguite in forma di concerto e al di fuori della rappresentazione teatrale, come pezzo a sé stante, facendo, però, sempre menzione dell'opera teatrale per cui sono state scritte.
Infatti, il titolo generale rimane quello dell'opera teatrale per cui sono state scritte.
Scusate la lezioncina ma, vorrei scansare ogni possibile equivoco che si possa andare a creare. :wink:

 
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joetiziano

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Importanti aggiornamenti!

Leggete l'intervista che ho rilasciato sul sito libriescrittori.com nell'imminente uscita di "Per una strada" e pubblicata anche qui, in un forum letterario, con l'aggiunta di altre domande.
Nel giugno 2009 due mie poesie inedite sono state pubblicate nel volume antologico di poesie e brevi racconti Poesia e Vita, Rupe Mutevole Edizioni; cinquanta autori insieme per aiutare il piccolo Emanuele Lo Bue, che da anni versa in uno stato di coma neurovegetativo. Lodevole iniziativa di beneficenza organizzata dalla poetessa Gioia Lomasti, per conto della casa editrice Rupe Mutevole di Bedonia (Pr). A questo proposito, leggete qui l'intervista che ho rivolto a Gioia Lomasti, proprio in quel forum.
Potete anche ascoltarmi e leggermi su questo bello e interessante sito.
Un’altra mia poesia edita è stata pubblicata nell’agenda 2010 Le pagine del poeta - Mario Luzi, sempre dalla casa editrice Pagine di Roma.
Nel marzo 2010 sono state pubblicate tre mie recenti e inedite poesie, successive alla stesura di "Per una strada", nell'antologia poetica Demokratika, Limina Mentis Editore di Villasanta (Mi).
Leggete l'intervista che questo sito letterario ha organizzato per la giornata mondiale della poesia 2010, a cui ho partecipato anch'io.
Su facebook, la notte del 2 gennaio 2010, ho fondato un gruppo di poesia, proprio ispirandomi a un mio aforisma e che ha superato i settecento membri.
Leggete l'intervista rivoltami sul sito letterario "scrittoriditalia.forumfree.it".
Leggete le quattordici note critiche che il critico Luciano Domenighini ha voluto donare al mio "Per una strada".
In questa pagina del mio sito trovate i link delle recensioni di Per una strada.
Per la mia poesia "Là, dove il mare..." da "Per una strada" mi è stata assegnata la menzione d'onore nella sezione B (poesia singola sperimentale ispirata al tema “il mare nel conscio ed il mare dell’inconscio”) al "I° premio internazionale d'arte Europclub Messina - Taormina 2010", che si è tenuto a Taormina dal 5 all’8 luglio 2010.
In questa pagina potrete leggermi nella sez. B e, qui potrete leggere la poesia.
Il 9 giugno 2010 ho accettato la proposta di una casa editrice come collaboratore editoriale free-lance per la scoperta di nuovi talenti poetici e, proprio a tale scopo ho fondato questo gruppo.
Un'associazione artistica e culturale della mia città mi ha chiamato come responsabile della sezione poesia, incarico che ho potuto ricoprire a partire dal 13/7/2010. Ho terminato di scrivere il bando del concorso internazionale di poesia, organizzato da questa associazione. :D
 
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joetiziano

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Vi parlo del mio prossimo libro...

Vado a parlarvi del mio inedito che, spero, sarà il mio prossimo libro: Ingólfur Arnarson, poema drammatico in un proemio e cinque atti.

Lo sto scrivendo fin dal 1990, ovviamente non è in rima, ambientato al tempo della colonizzazione dell'Islanda, di argomento storico - romanzato. L'ambientazione è storica ma, la trama è romanzata, l'unico personaggio storico - leggendario è Ingólfur, gli altri li ho tutti inventati prendendo i nomi dall'islandese, anche i cognomi sono immaginari e ricalcano stilemi che ricordano il norvegese; preciso che non conosco né l'islandese, né il norvegese ma, mi sono semplicemente documentato sui nomi e la pronuncia, ovviamente gli indigeni, che incontreremo dal secondo atto in poi, non hanno cognome e, anche la presenza degli indigeni è del tutto fantasiosa.

Ho anche creato una distinzione, che non ha nulla di storico tra, i vichinghi, che chiamo "barbari", in quanto non civilizzati ed i normanni civilizzati (i norreni), i colonizzatori dell'Islanda; non ho voluto impelagarmi con il paganesimo e tutte le sue conseguenze, infatti, ho immaginato i personaggi come dei pagani non credenti e per questo li chiamo "normanni" e non "vichinghi", che, invece, sono pagani credenti e pirati e sanguinari violenti.

Mi sono innamorato dei meravigliosi paesaggi islandesi, pur non essendoci mai stato e vedendoli solo in fotografia, in un opuscolo turistico inglese, regalatomi in quinta ginnasiale, tanto da volerci scrivere un poema drammatico, ambientato appunto in Islanda.

In questo poema l'Islanda la chiamo sempre con l'antico e leggendario nome di “Thule”, in riferimento al suo primo scopritore, l'esploratore, astronomo e geografo greco Pitea di Massalia (l'attuale Marsiglia) (325 a. C.).
Gli unici episodi storici sono: la colonizzazione dell'Islanda con l'approdo all'attuale Reykjavík (870 - 874 d. C.), che significa “Baia del fumo”, appunto, per i numerosi fumi che fuoriuscivano dal terreno (i geyser). Approdo che ho immaginato avvenisse a bordo di un fantasioso drakkar, dotato di ponte, stiva e coffa in cima all'albero della nave.

Storico è l'insediamento eremitico dei monaci irlandesi (i Papar), venuti in Islanda fin dall'inizio del IX sec. d. C., storica è la fitta vegetazione islandese di salici e betulle, in seguito scomparsa, per la costruzione navale, la forte presenza di pecore e l'edilizia.
Di questo poema mi manca di scrivere il quinto e ultimo atto, solo la mattina del 7/6/2010 ne ho scritto la trama e il 13 settembre ne ho iniziato la stesura; l'atto si estenderà e concluderà il poema in un'unica e ampia scena altamente drammatica, che sfocerà nella pace tanto sospirata. Spero di completarlo tutto entro il 2010 e di pubblicarlo entro il 2011.

Pensate, un caro amico, studente di composizione, dopo aver letto solo due estratti del primo atto (una tempesta, una battaglia e un monologo), ha deciso di scrivere le musiche di scena per questo mio poema. Attualmente sta scrivendo una prima bozza di pot-pourri dei brani che saranno poi inseriti nel primo atto e pensate, anche il suo maestro di composizione gli ha dato il suo parere favorevole.

In quale altro modo potevo meglio ringraziare il caro amico, se non dedicandogli questa mia immane fatica?
Dedica che comparirà a stampa su ogni copia e non semplicemente e solo scritta a penna!
Io gli devo un infinito grazie, perché ha deciso di scrivere le musiche di scena di questo mio poema drammatico e, per aver deciso spontaneamente di imbarcarsi in un'impresa che non sa quanto tempo gli porterà via...
Qualcuno ha detto che mi sono imbarcato in un'impresa titanica e questa persona forse ha ragione e credo che, anche per l'amico musicista sarà la stessa cosa anzi, l'ha detto lui stesso che si è imbarcato in un'impresa titanica; perché le sfide impegnative sono quelle che lo hanno sempre appassionato ed io gli auguro con tutto il cuore di riuscirci, che la sua musica possa accompagnare e ben introdurre l'azione teatrale e gli attori e gli spettatori di questo mio poema.
Anch'io, quando penso che ancora debba terminare di scrivere il quinto atto, ho paura ed ho quasi un senso di vertigine, paura di essermi spinto, forse, ben al di là delle mie forze creative, che Dio mi aiuti...

Dal canto mio, come autore e attento ascoltatore, sto cercando di dargli dei consigli, che accetta e di cui mi ringrazia, come ha ben detto «in fondo dovrò “vestire” una tua creatura e, quindi, dovrai essere tu a scegliere l'abito più adatto, poi, ai colori e al modello umilmente ci penserò io.»
Spero che nessuno possa confondere le musiche di scena con l'opera lirica, che è una cosa ben diversa.
Comunque, per chi non sappia cosa siano delle musiche di scena e come meglio ci potrebbe spiegare l'amico musicista e futuro compositore, cerco di spiegarvelo io.

Le musiche di scena servono ad introdurre e ad accompagnare l'azione teatrale, andandosi a sovrapporre alla recitazione come sottofondo, creando passaggi musicali fra una scena e l'altra oppure commentando (anche come pezzo solistico e/o corale) l'azione drammatica, senza che mai gli attori impegnati in scena si mettano a cantare come in un'opera lirica o in un'operetta, o in un musical. Ovviamente, le musiche di scena possono essere eseguite in forma di concerto e al di fuori della rappresentazione teatrale, come pezzo a sé stante, facendo, però, sempre menzione dell'opera teatrale per cui sono state scritte.
Infatti, il titolo generale rimane quello dell'opera teatrale per cui sono state scritte.
Scusate la lezioncina ma, vorrei scansare ogni possibile equivoco che si possa andare a creare.

Attualmente lo sto digitando al PC, tempo permettendo, dal quaderno, vecchio di più di vent'anni, il 7/6/2010 ho finito di digitare tutto il secondo atto che si estende per 443 versi, il 2/7/2010 ho finito di digitare la prima scena del terzo atto, sono arrivato a pag. 83 ma, su quel vecchio quaderno ho scritto fino a tutto il quarto atto, come ho già detto, mi manca di terminare il quinto ed ultimo atto.
Tra i personaggi troverete anche una voce (fuori scena), che poi rappresenta l'io narrante del poeta.

Sulla scorta dei grandi poemi epici del passato, non potevo farne a meno.
Solo il primo atto, proemio compreso, consta di 725 versi.
Purtroppo, se in futuro e dopo la sospirata pubblicazione, me lo faranno rappresentare in teatro (che sogno!), sicuramente mi obbligheranno ad accettare dei tagli.
Pensate, solo per leggere il primo atto, ci vogliono ca. ottanta minuti e, per recitarlo con tutti gli attori e le pause adeguate, si arriverebbe a novanta minuti, solo il primo atto.
Il secondo atto consta di 443 versi, il terzo atto attualmente consta di 656 versi, il quarto atto di 313 versi e, il quinto ed ultimo atto, come ho già ripetuto, non l’ho finito ancora di scrivere.

Facendo un conto molto approssimativo la sua durata totale si aggirerebbe intorno ai 270 minuti, ecco perché sono convinto che apporteranno dei tagli.
Ovviamente, nel libro non ci sarà alcun taglio, libro che non supererà le duecento pagine!
Avrei già trovato anche una casa editrice interessata ma, valuterò attentamente ogni proposta che mi faranno.
Pensate, e non l'ho ancora finito!
Spero vogliate essere i futuri lettori del mio prossimo libro e, spero, vogliate essere i futuri spettatori di quest'opera drammatica - che sogno! - quando un giorno verrà rappresentata.

La poesia fa parte del mio essere, la prosa non è nelle mie corde (preferisco leggerla), non riuscirei mai a scrivere un racconto, né un romanzo, ecco perché ho scelto il teatro e un poema drammatico per cercare di esprimere la mia vena narrativa e per continuare a cercare di esprimere la poesia che il cuore mi detta...

Qui, proprio sotto l'immagine, trovate i link degli estratti che ho inserito fin'ora, per dare un po' un'idea di questo lavoro, si tratta di una pagina sul social network facebook e, quindi, non è necessario essere iscritti per visualizzarla.

Vi auguro una buona lettura!

© Emanuele Marcuccio

Da: http://www.joetiziano.it/Vi parlo del mio prossimo libro.htm

(Protetto dai diritti d'autore. Pubblicato ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore).

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(Emanuele Marcuccio) / CC BY-NC-ND 2.5
 
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