I Promessi sposi e la letteratura russa: analisi comparata

Vladimir

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Masetto, mi fanno piacere le tue obbiezioni e ora cercherò di risponderti in maniera più soddisfacente possibile. Prima di tutto i capitoli sulla peste, su Milano ecc... mi sono piaciuti, infatti come noti ho detto nel mio intervento precedente che lo stile e l'ambientazione li ho graditi molto. Quello che non mi è piaciuto è sia la costruzione dei personaggi, sia il messaggio cristiano. Per i personaggi prendo come campione l'Innominato e ti spiego perché non mi è piaciuto. Innanzi tutto trovo molto poco credibile la sua conversione. sinceramente non riesco a capacitarmi del fatto che un uomo di quella pasta, dominante e autoritario, si converta (in una notte!) a causa di una delle sue numerose vittime. Evidentemente aveva sbagliato mestiere. Mentre leggevo quei passi, confrontavo mentalmente la sua vicenda con il pentimento di Raskol'nikov in Delitto e castigo, con la coscienza del male di Rogožin ne L'Idiota e sinceramente mi sono cadute le braccia. Nell'Innominato non sono riuscito a ritrovare gli abissi psicologici e l'introspezione che ho trovato nei personaggi di Dostoevskij. Non ho percepito il sottosuolo (nel senso dostoievskiano del termine), non ho percepito il percorso lungo e doloroso, che nel caso di Raskol'nikov è una vera e propria passione cristologica, che Dostoevskij fa compiere a quegli uomini.
Un altro paragone che mi è venuto spontaneo fare è quello a proposito del messaggio cristiano: a questo proposito il confronto fra il Manzoni (scrittore cristiano e cattolico) e Dostoevskij (scrittore cristiano anch'egli) per il nostro a mio avviso è disastroso. Dov'è Cristo? Dov'è la passione e la sofferenza? Dov'è la bellezza che salverà il mondo? Dov'è la ribellione a Dio? Nulla di tutto questo ho scorto nel Manzoni, che anzi secondo me è parte e partecipe della religiosità più ufficiale e bigotta: lontana da Cristo e vicina alla Chiesa. Presonalmente ritengo che ci sia molto più messaggio cristiano nelle trenta pagine della leggenda del Grande Inquisitore nei fratelli Karamazov che in tutti i Promessi Sposi. Dov'è un personaggio del calibro di Ivan Karamazov? Chi è il grande ateo? Non c'è niente di tutto questo nei Promessi Sposi. Da questo punto di vista lo trovo una storia sempliciotta, un invito a credere ciecamente nella Divina Provvidenza, la quale ripaga prontamente la fede riposta in lei.
Questo è quanto... forse sono io che mi sono avvicinato in modo sbagliato a quest'opera, oppure le ho chiesto cose che non poteva darmi, so solo che mi hao deluso profondamente.

P.S.
Scusa se cito molto gli autori russi, ma essendo laureato in russo sono quelli con cui i confronti mi vengono più facili.
 

lillo

Remember
Condivido pienamente il punto di vista di Vladimir su i limiti del romanzo de I Promessi Sposi; a questi, vorrei aggiungere il limite del linguaggio dei personaggi manzoniani, troppo lontano da quello reale; tale limite, come quelli sopracitati, trova ascolto in moti critici letterari.
E visto che Vladimir ha paragonato il lavoro manzoniano a quello dostoevskijano vorrei dare un piccolo contributo, riportando quanto dice Gramsci, mettendo a confronto il ruolo che l'uomo comune (il volgo) ha nell'opera del Manzoni e in quella di Tolstoi:
"Nel Tolstoi è caratteristico che la sapienza ingenua e istintiva del popolo... faccia la luce e determini una crisi nella coscienza dell'uomo colto. Questo anzi è caratteristico di Tolstoi che intende l'evangelo democraticamente cioè secondo il suo spirito originario e originale. Il Manzoni invece ha subito la Controriforma, il suo cristianesimo è gesuitismo.... nei promessi sposi sono gli spiriti superiori come P. Cristofaro e il card. Borromeo che agiscono sugli inferiori e sanno sempre trovare per loro la parola che illumina e guida ...."
 

Masetto

New member
Scusa se cito molto gli autori russi, ma essendo laureato in russo sono quelli con cui i confronti mi vengono più facili.
Non c’è problema. Solo mi dispiace di conoscerne pochi, cosicchè non so seguire tutti i tuoi riferimenti :roll:

Masetto, mi fanno piacere le tue obiezioni e ora cercherò di risponderti in maniera più soddisfacente possibile.
Grazie. Anche a me piacciono le obiezioni; è sempre bello poter discutere di quello che ci interessa :)

In quanto al messaggio cristiano, confrontando i PS con quella pur grandissima opera che è Delitto e castigo, direi invece che Manzoni è assai superiore. Finchè Dostoevskij è tutto immerso nella mente di Raskolnikov, sondandone i più celati recessi (il che avviene fino alla confessione), è straordinario e personalmente non ho mai letto niente di simile in quanto a profondità d’analisi psicologica. Ma la conversione finale del giovane, come del resto il “risveglio” della coscienza di Svidrigajlov che porta quest’ultimo al suicidio, sono calati dall’alto senza legami profondi con la psicologia dei due personaggi. Dostoevskij ci dice che Raskolnikov, in Siberia, a un certo punto si rende conto che le sue idee erano errate e ritorna all’ ”ortodossia”. Perché? Che cosa gli ha fatto cambiare idea? Come mai ora rinucia così facilmente alle idee cui è stato attaccatissimo per tutto il romanzo (ha addirittura ucciso per esse), che errori vi ha scorto? Era credente anche prima, perché solo adesso le condanna? Su questo l’autore tace completamente, né il ruolo di Sonja illumina il mistero. Idem per la coscienza di Svidrigajlov: perché un uomo che fino ad allora è stato un assassino senza rimorsi di colpo si pente? Cosa succede nella sua mente, che corso hanno i suoi pensieri in quell’ultima notte? Si ricorda della ragazzina morta, ma finora questo non lo aveva mai inquietato. Perché adesso sì? Anche qui l’autore tace, e pare affidarsi a una sorta di illuminazione, che andrà bene per un mistico ma non certo per un romanziere.
Manzoni, con l’Innominato, fa tutto il contrario. La conversione non avviene affatto nel corso di una notte!!!!!; in essa si ha solo il suo punto culminante, la crisi risolutiva. Prova a rileggere il capitolo XX e vedrai come il rivolgimento del suo animo sia iniziato molto prima:

<< Già da qualche tempo cominciava a provare, se non un rimorso, una cert'uggia delle sue scelleratezze. Quelle tante ch'erano ammontate, se non sulla sua coscienza, almeno nella sua memoria, si risvegliavano ogni volta che ne commettesse una di nuovo, e si presentavano all'animo brutte e troppe: era come il crescere e crescere d'un peso già incomodo. Una certa ripugnanza provata ne' primi delitti, e vinta poi, e scomparsa quasi affatto, tornava ora a farsi sentire. Ma in que' primi tempi, l'immagine d'un avvenire lungo, indeterminato, il sentimento d'una vitalità vigorosa, riempivano l'animo d'una fiducia spensierata: ora all'opposto, i pensieri dell'avvenire eran quelli che rendevano più noioso il passato. " Invecchiare! morire! e poi? " E, cosa notabile! l'immagine della morte, che, in un pericolo vicino, a fronte d'un nemico, soleva raddoppiar gli spiriti di quell'uomo, e infondergli un'ira piena di coraggio, quella stessa immagine, apparendogli nel silenzio della notte, nella sicurezza del suo castello, gli metteva addosso una costernazione repentina. Non era la morte minacciata da un avversario mortale anche lui; non si poteva rispingerla con armi migliori, e con un braccio più pronto; veniva sola, nasceva di dentro; era forse ancor lontana, ma faceva un passo ogni momento; e, intanto che la mente combatteva dolorosamente per allontanarne il pensiero, quella s'avvicinava. Ne' primi tempi, gli esempi così frequenti, lo spettacolo, per dir così, continuo della violenza, della vendetta, dell'omicidio, ispirandogli un'emulazione feroce, gli avevano anche servito come d'una specie d'autorità contro la coscienza: ora, gli rinasceva ogni tanto nell'animo l'idea confusa, ma terribile, d'un giudizio individuale, d'una ragione indipendente dall'esempio; ora, l'essere uscito dalla turba volgare de' malvagi, l'essere innanzi a tutti, gli dava talvolta il sentimento d'una solitudine tremenda. Quel Dio di cui aveva sentito parlare, ma che, da gran tempo, non si curava di negare né di riconoscere, occupato soltanto a vivere come se non ci fosse, ora, in certi momenti d'abbattimento senza motivo, di terrore senza pericolo, gli pareva sentirlo gridar dentro di sé: Io sono però. Nel primo bollor delle passioni, la legge che aveva, se non altro, sentita annunziare in nome di Lui, non gli era parsa che odiosa: ora, quando gli tornava d'improvviso alla mente, la mente, suo malgrado, la concepiva come una cosa che ha il suo adempimento. Ma, non che aprirsi con nessuno su questa sua nuova inquietudine, la copriva anzi profondamente, e la mascherava con l'apparenze d'una più cupa ferocia; e con questo mezzo, cercava anche di nasconderla a se stesso, o di soffogarla. Invidiando (giacché non poteva annientarli né dimenticarli) que' tempi in cui era solito commettere l'iniquità senza rimorso, senz'altro pensiero che della riuscita, faceva ogni sforzo per farli tornare, per ritenere o per riafferrare quell'antica volontà, pronta, superba, imperturbata, per convincer se stesso ch'era ancor quello. >>

Andando avanti i suoi nuovi sentimenti aquistano via via più forza, ma lentamente, fino al “colpo della Grazia” del Cardinale. Dice il critico Luigi Russo:

<< Iddio viene di dentro come la morte. Non dall’esterno e per l’insegnamento altrui, ma dall’interno e per intuizione insoffocabile nasce Iddio nel cuore degli uomini, come sentimento della morte prima, come sentimento della giustizia poi, e infine come sentimento della sua eterna presenza. Questo primo punto è importante che sia fissato per combattere l’interpretazione di alcuni critici cattolici, che attribuiscono la conversione dell’Innominato agli occhi di Lucia prima, e alle parole catechistiche del cardinale dopo. Per il Manzoni, una conversione viene sempre dal di dentro, gli incontri ed i colloqui con gli altri uomini sono soltanto la parte fenomenica, contingente, di quella conversione. Chiamerò questo concetto manzoniano di Dio il concetto del Dio-passione, da contrapporre al Dio-mito di più superficiali credenti: un Dio che viene precisamente dal di dentro, colui che atterra e suscita, che affanna e che consola, della strofa del Cinque Maggio. È lo stesso concetto di Dio che il cardinale chiarirà nel colloquio con il grande ribaldo:
"Non ve lo sentite in cuore, che v’opprime, che v’agita, che non vi lascia stare, e nello stesso tempo v’attira, vi fa presentire una speranza di quiete, di consolazione, d’una consolazione che sarà piena, immensa, subito che voi lo riconosciate, lo confessiate, lo imploriate?".
Intanto osserviamo come il Manzoni ha con molta esattezza scandito questi tre successivi momenti del ritrovamento interiore di Dio; innanzi tutto il sentimento della morte, poi il sentimento del giudizio individuale, ed infine il sentimento della presenza di Dio. [...] Manzoni in questi tre momenti, senza formule filosofiche, nella rappresentazione trasparente della poesia, ci ha saputo descrivere tutto il capovolgimento di una visione filosofica della vita. Il Manzoni è stato profondamente accorto nel mettere per ultimo il sentimento della presenza di Dio, il quale è al di sopra di ogni nostra volontà. Quest’ultimo sentimento invero è quello che rovescia la visione dell’Innominato: Io sono però. L’oggetto che ha una sua esistenza immutabile, al di fuori ed al di sopra del soggetto che lo pensa.Gli altri due momenti precedenti sono vagamente religiosi, ma non sono ancora concretamente religiosi nel senso di una religione positivamente intesa. Tutti possiamo avere un senso religioso della morte, tutti avvertire la paura di un giudizio eterno, il giudizio stesso degli uomini, il giudizio della storia che è anch’essa una forma di eternità, la giustizia stessa delle cose che si viene compiendo mentre noi viviamo ed operiamo; non per questo, noi siamo entrati nel mondo di una religione positivamente intesa, di una religione del trascendente. Per sentirci al centro di questa religione del trascendente, dobbiamo giungere all’aperto e pauroso riconoscimento di qualche cosa che è, che esiste al di fuori di noi, al di fuori della nostra volontà. Ed è quello a cui giunge l’Innominato, il quale fin da questo momento dunque si converte non già ad una vaga e generica religiosità, ma ad una precisa puntuale e positiva religione del trascendente. Sicché se io combatto l’interpretazione magica o taumaturgica della conversione dell’Innominato e sostengo invece che tal conversione è razionale in ogni suo momento e cotesta crisi segue lo stesso processo di ogni altra crisi, per dir così, laica, ciò non pertanto non vorrei che si pensasse che io voglia fare dell’Innominato l’eroe di una religione laica, come pure è stato tentato da qualche interprete. La crisi dell’Innominato sbocca ad un riconoscimento manifesto di Dio: Io sono però; al riconoscimento di un oggetto come dicevo che ha una sua esistenza immutabile, al di fuori e al di sopra del soggetto che lo pensa; quindi è una crisi che, per il Manzoni, si conclude in un pieno ed integrale trascendentismo. Ma volevo piuttosto rilevare come il Manzoni non ci fa giungere ex abrupto a questo capovolgimento di visione; tale conversione, dico, appare preparata, graduata, da quelle due precedenti fasi del pensiero della morte, del timore del giudizio eterno. [...] Quel però tradisce verbalmente che si tratta di un dibattito logico, di un dialogo tra un’anima e Dio, che procede per via di mute argomentazioni. In questa specie di tenzone, di muto contrasto filosofico, l’avversativa a me pare artisticamente legittima. Anzi in forza di quell’avversativa, io sono stato tratto a definire che la conversione dell’Innominato in questa pagina è presentata come una crisi di pensiero. [...] E soltanto perché si tratta di una risoluzione di pensiero, tutti gli altri stati d’animo e riflessioni dell’Innominato hanno qualche cosa di consenquenziale, come i corollari tratti da una premessa: con la coscienza della presenza di Dio, dell’essere di Dio, indipendente dalla nostra volontà, ecco che l’Innominato comincia ad avere il sentimento dell’adempirsi della sua legge, anche se quella legge è da lui disconosciuta. La legge di Dio si dispiega anche senza la nostra ratifica od adesione, questo è un altro implicito ragionamento dell’Innominato:
"Nel primo bollor delle passioni, la legge che aveva, se non altro, sentita annunziare in nome di Lui, non gli era parsa che odiosa; ora, quando gli tornava d’improvviso alla mente, la mente suo malgrado, la concepiva come una cosa che ha il suo adempimento "
Ma tale riconoscimento in una natura forte ed inselvatichita non può venire senza contrasti. Da ciò i combattimenti della sua volontà contro la lenta invasione di questi pensieri religiosi: una troppo immediata adesione a codesti pensieri religiosi sarebbe stato segno di superficialità, segno di un rugiadoso ottimismo catechistico da parte del Manzoni stesso. [...] È stato detto che l’episodio dell’Innominato è il capolavoro della tetraggine romantica. In verità nulla di tetro nelle pagine dell’episodio, se non ce lo aggiungiamo noi con la nostra fantasia; romantico, se mai, l’Innominato è solo per questo contrasto con se stesso, come romantica è la monaca di Monza, non già per i foschi delitti (da cui in fondo il Manzoni ritrae lo sguardo) a cui è mescolata, ma per la sua capricciosa condotta che non è una capricciosità di viziosa, ma una capricciosità di sentimento, di donna tormentata, capricciosità nascente dal disagio stesso della sua coscienza.Qui si chiude la pagine critica, per dir così, sulla conversione dell’Innominato, che è forse la più profonda e la più intensa dell’episodio, dove ogni paragrafo segna un avanzamento nella parte più occulta della coscienza. Qui il Manzoni è giunto al culmine della sua analisi critica: dopo, il tono muta, all’analisi critica succede la forma rappresentativa diretta, dove continua la chiaroveggenza psicologica ma nella forma diffusa del racconto.
>>

Se non siamo nel “sottosuolo” qui…
Aggiungo una mia considerazione: l’Innominato è un personaggio importantissimo nella nostra letteratura anche perché ha il coraggio di cambiare completamente vita, e quando lo fa lo fa sul serio, è disposto a dare tutto per seguire fino in fondo ciò in cui crede. E’ un uomo che pensa, e nel momento in cui ha deciso una cosa ha la rarissima dote di essere, nella pratica, coerente con le sue idee. Solo i grandi scrittori sono in grado di creare dei caratteri da cui noi lettori possiamo imparare qualcosa di davvero importante: l’Innominato è fra questi.
Inoltre il cristianesimo manzoniano è tutt'altro che bigotto. A parte che lui parteggiò sempre per l'unità d'Italia in aperto contrasto con la Chiesa, alcuni dei più importanti personaggi negativi del romanzo sono dei religiosi: Don Abbondio, Gertrude, il padre provinciale dei cappuccini che allontana Padre Cristoforo da Pescarenico solo per accontentare il potente conte zio. Quello di Manzoni è un cristianesimo combattivo, dell'impegno qui e ora, del continuo esame di coscienza, di una ricerca che non riposa mai nel dogma (emblematico in questo senso è Padre Cristoforo, che per trent'anni continua a interrogarsi sull'omicidio da lui compiuto in gioventù).

Ma a parte tutto ciò, Manzoni è un grandissimo scrittore soprattutto per lo stile. Ma qui per stavolta non faccio esempi perchè il post è già chilometrico :)
 
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Vladimir

New member
Per Masetto:
La questione della redenzione di Raskol'nikov è forse un po' misteriosa, ma è spiegabile con la vita di Dostoevskij e col nome del protagonista: Fedoro fu condannato per essere stato un socialista e in Siberia, siccome aveva a disposizione solo i Vangeli da leggere, si convertì alla religione. Punto secondo raskol' in russo significa scisma, pertanto è uno scismatico e quindi è possibile che a un certo punto cambi idea. Quello che mi aspettavo da Manzoni era un vagare per la mente come Dostoevskij fa con Raskol'nikov, oppure come nella prima parte delle Memorie dal sottosuolo, evidentemente sono partito dai presupposti sbagliati. In quanto alla religiosità, io non riesco a vedere che cristianesimo bigotto e ufficiale. Il fatto che polemizzi con Don Abbondio direi che è il minimo: è un personaggio indifendibile.
Per la questione Svidrigajlov, appena vado all'università mi procuro il saggio su Delitto e Castigo di Grossmann (massimo esperto sovietico di Fedor), e ti traduco la parte che parla della sua crisi.
Lo stile di Manzoni non si tocca e su quello sono d'accordo.
Prova comunque se non l'hai mai letto a leggere il libro di Giobbe nella Bibbia e poi confrontalo con Ivan Karamazov il grande ateo, cosa che nei promessi sposi non ho trovato.
 

Masetto

New member
La questione della redenzione di Raskol'nikov è forse un po' misteriosa, ma è spiegabile con la vita di Dostoevskij e col nome del protagonista: Fedoro fu condannato per essere stato un socialista e in Siberia, siccome aveva a disposizione solo i Vangeli da leggere, si convertì alla religione. Punto secondo raskol' in russo significa scisma, pertanto è uno scismatico e quindi è possibile che a un certo punto cambi idea.
Vedi, il fatto stesso che per spiegare in qualche modo la questione si debba andare a scomodare la vita dell'autore significa che il libro non è abbastanza chiaro da sè, come invece dovrebbe essere. E che raskol' significhi scisma non aggiunge molto, non più del fatto che Abbondio sia un nome quasi "pacioso".

In quanto alla religiosità, io non riesco a vedere che cristianesimo bigotto e ufficiale.
"Ufficiale" sì, ma anche Raskol'nikov rientra nella Chiesa ufficiale.
Manzoni poi sarebbe stato bigotto se avesse mostrato una Chiesa cattolica senza pecche; invece ha messo in primo piano religiosi "negativi" come Gertrude e Don Abbondio. Inoltre Fra Cristoforo, seguendo la sua propria coscienza, infrange più d'una volta le regole del suo ordine. Un personaggio assai più bigotto come Fra Galdino, invece, è descritto con una certa ironia.

Per la questione Svidrigajlov, appena vado all'università mi procuro il saggio su Delitto e Castigo di Grossmann (massimo esperto sovietico di Fedor), e ti traduco la parte che parla della sua crisi.
Ok, se non ti è di troppo disturbo. Lo leggerò volentieri :)

[ A proposito, hai mai letto la stroncatura di Nabokov a Delitto e castigo? Su quella non sono affatto d'accordo!! ]

Lo stile di Manzoni non si tocca e su quello sono d'accordo.
E ti par poco? E' la cosa più importante in uno scrittore :)

Prova comunque se non l'hai mai letto a leggere il libro di Giobbe nella Bibbia e poi confrontalo con Ivan Karamazov il grande ateo, cosa che nei promessi sposi non ho trovato.
Che dire, Manzoni affronta altri temi: il dovere, la fede che nasce nel cuore dell'uomo,... l'ateismo no.
 

shvets olga

Member
Qualche mese fa, per colmare una mia lacuna e memore di quel che mi diceva mia mamma ho deciso di affrontare la lettura dei Promessi Sposi. Ricordo che a 14 anni l'avevo odiato, ora dopo una laurea in letteratura russa e la specializzazione in letterature moderne comparate che sta per arrivare pensavo di cambiare giudizio. Invece no. L'ho trovato brutto e noioso come allora. Trama incerta interrotta da pesanti divagazioni, a tratti grottesche e imbarazzanti, sulla Divina Provvidenza; personaggi che piuttosto che veri caratteri sembrano steriotipi costruiti in funzione del messaggio cattolico dell'autore. Un libro, a mio modestissimo parere, concepito male e costruito peggio. La trama non decolla mai e una grigia velatura avvolge tutto, facendo sprofondare la narrazione in un caleidoscopio di grige immagini. Paragonato ai miei amati russi (Dostoevskij in testa), credo che Manzoni sia quasi imbarazzante. Si salvano solo l'ambientazione storica e lo stile:ad:. Ora so che mi attirerò una marea di strali con questa discussione, ma volevo vedere se qualcuno la pensasse come me.

Ciao Vladimir!
Sono una donna ucraina, ho 51 anni. Come hai capito avevo studiato in scuola sovietica e avevo studiato letteratura russa. Poi il mio figlio quando comincio' a 14 anni leggere "Guerra e pace" di Tolstoi mi aveva detto: " Ma perche lui (Tolstoi) non ebbe bruciato il suo libro come ebbe fatto Gogol?"
Cosa voglio dire? Che tutto ha suo tempo. Per leggere l'opere dei grandi scritori (non solo italiani o russi) bisogna aver esperienza. Secondo me, a scuola dovrebbe leggere i racconti di stessi autori.
Scusate di sbagli, ho studiato italiano da sola anche leggendo "I promessi sposi" di Manzoni. "Caleidoscopio di grige immagini?" Piu griggi di narrazione di Dostoevskij? Veri carrateri di Dostoevskij che sanno solo tormentare se stessi e altri?:boh:
 

Vladimir

New member
Ciao Vladimir!
Sono una donna ucraina, ho 51 anni. Come hai capito avevo studiato in scuola sovietica e avevo studiato letteratura russa. Poi il mio figlio quando comincio' a 14 anni leggere "Guerra e pace" di Tolstoi mi aveva detto: " Ma perche lui (Tolstoi) non ebbe bruciato il suo libro come ebbe fatto Gogol?"
Cosa voglio dire? Che tutto ha suo tempo. Per leggere l'opere dei grandi scritori (non solo italiani o russi) bisogna aver esperienza. Secondo me, a scuola dovrebbe leggere i racconti di stessi autori.
Scusate di sbagli, ho studiato italiano da sola anche leggendo "I promessi sposi" di Manzoni. "Caleidoscopio di grige immagini?" Piu griggi di narrazione di Dostoevskij? Veri carrateri di Dostoevskij che sanno solo tormentare se stessi e altri?:boh:

È vero tutto ha il suo tempo, ma credo che come complessità Dostoevskij sia immensamente superiore a Manzoni. In più Dostoevskij travalica i confini della khudozhestvennaja literatura (uso quest'espressione perchè rende bene e sono sicuro che tu la capisca), per entrare in altri campi come quello della psicologia o della sociologia, cosa che Manzoni non fa. Accusare Dostoevskij di fare dei personaggi artificiosi, scusa ma mi sembra un po' eccessivo: io affermo che i suoi personaggi sono di una profondità innarvabile sia per la mia piccola esperienza di slavista (mi sono laureato in letteratura russa e ho studiato all'università di Pietroburgo), sia perché il fior fiore della critica russa come Bachtin, Mirskij, Grossmann ecc... hanno percepito anche loro questa grandezza. In più un sacco di psicologi si sono prodigati in analisi e hanno tratto addirittura teorie basandosi sui romanzi di Fedor (come per esempio Dvojnik). Inoltre non mi sembra del tutto vero che i personaggi di Dostoevskij si tormentino e basta, anzi ha saputo creare caratteri molto diversi dall'uomo tormentato: Myshkin che non ha contrasti e crede ciecamente nella bontà e nella bellezza (mir spaset krasota), gli Epanciny che sono assolutamente inutili e indifferenti, Porfirij Petrovic uomo arguto e sicurissimo di se e la lista potrebbe essere ancora moooolto lunga.
Per il tuo italiano non preoccuparti è molto buono:wink:
 

shvets olga

Member
Per Vladimir.
Buon giorno Vladimir!
Vado con miei ragioni piano piano:
cos'e anima russa? per rispondere non basta la vita. Anche il mio caratere, il mio modo di vivere si sono formati quando avevo letto l'opere d'arte di GRANDI scrittori, sopratutto russi. Siamo molto riflessivi.Tu sai qualle domande sono importantissimi per l'uomo russo : "Chi e' colpevole?"("Кто виноват?") e "Cosa fare?"("Что делать?"). Rifletiamoci cosi tanto che a volte "bez sta gramm ne rasbereshsia"( che sara meglio non pensare cosi tanto).
Si, sono d'accordo che Manzoni non aveva psicologiamente proffondito i suoi personaggi cosi come Dostoevskij, ma magari possiamo valutare sul Renzo, guardando alle sue azioni (nonostante tutti i guai lui ama, supera gli ostacoli, cerca e trova Lucia, riesce anche cambiare l'idea di Lucia di non sposarsi, fa tutto per far felice sua donna. Immaginiamo per un attimo che Renzo un personaggio di Dostoevskij. Secondo me pensando ripensando, rifletendo rifletendo lui non avrebbe trovato Lucia, ma avesse vissuto con la donna che in quel momento si e' stata vicino. E cosi via: lui si tormenta:W, lei si tormenta:W, noi leggiamo e piangiamo.:YY Scusami di sbagli.
 

Vladimir

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Per Vladimir.
Buon giorno Vladimir!
Vado con miei ragioni piano piano:
cos'e anima russa? per rispondere non basta la vita. Anche il mio caratere, il mio modo di vivere si sono formati quando avevo letto l'opere d'arte di GRANDI scrittori, sopratutto russi. Siamo molto riflessivi.Tu sai qualle domande sono importantissimi per l'uomo russo : "Chi e' colpevole?"("Кто виноват?") e "Cosa fare?"("Что делать?"). Rifletiamoci cosi tanto che a volte "bez sta gramm ne rasbereshsia"( che sara meglio non pensare cosi tanto).
Si, sono d'accordo che Manzoni non aveva psicologiamente proffondito i suoi personaggi cosi come Dostoevskij, ma magari possiamo valutare sul Renzo, guardando alle sue azioni (nonostante tutti i guai lui ama, supera gli ostacoli, cerca e trova Lucia, riesce anche cambiare l'idea di Lucia di non sposarsi, fa tutto per far felice sua donna. Immaginiamo per un attimo che Renzo un personaggio di Dostoevskij. Secondo me pensando ripensando, rifletendo rifletendo lui non avrebbe trovato Lucia, ma avesse vissuto con la donna che in quel momento si e' stata vicino. E cosi via: lui si tormenta:W, lei si tormenta:W, noi leggiamo e piangiamo.:YY Scusami di sbagli.

Привет Ольга :)!
Tu riproponi il dilemma eterno che Turgenev ha trattato in Гамлет и Дон Кихот (Almeto e Donchisciotte): i russi o riflettono troppo e diventano лишние люди (uomini inutili), oppure si sacrificano in modi stupidi come Rudin combattendo contro i mulini a vento come Donchisciotte. Io credo che Renzo possa essere paragonato a Platon Karataev uomo del popolo pratico e intelligente, che riesce a mettere in crisi i valori di Pierre (se non mi sbaglio). L'essere pensierosi è la vostra natura, sii orgogliosa di questo grazie alla vostra penetranza avete descritto l'uomo come pochi al mondo.
 

shvets olga

Member
Привет Ольга :)!
Tu riproponi il dilemma eterno che Turgenev ha trattato in Гамлет и Дон Кихот (Almeto e Donchisciotte): i russi o riflettono troppo e diventano лишние люди (uomini inutili), oppure si sacrificano in modi stupidi come Rudin combattendo contro i mulini a vento come Donchisciotte. Io credo che Renzo possa essere paragonato a Platon Karataev uomo del popolo pratico e intelligente, che riesce a mettere in crisi i valori di Pierre (se non mi sbaglio). L'essere pensierosi è la vostra natura, sii orgogliosa di questo grazie alla vostra penetranza avete descritto l'uomo come pochi al mondo.

Привет Володя! Scusami di famigliarita!
Nel forum hanno aperto la discussione sul libro di Shalamov. Lui diceva:"Русские писатели-гуманисты второй половины 19 века несут на себе тяжкий грех крови, пролитой под их знаменами в 20-м веке" (provo tradurre:" Scrittori-umanisti russi della seconda parte del 19 secolo portano addosso grave peccato del sangue sparso sotto loro bandiere nel secolo 20"
So che tu traduci meglio di me. E ancora parole di Shalamov:"Несчастье русской литературы в том, что она лезет не в свои дела, ломает чужие судьбы, высказывается по вопросам, в которых она ничего не понимает" (traduci tu?). "Искусство лишено права на проповедь"("L'arte privo del diritto a predica(o far predica?)
Torniamo da Manzoni. Magari Renzo e' un semplice contadino com'e Platon Karataev, ma i suoi discendenti (uomini del popolo pratico e intelligente) hanno costruito un paese bellissimo e la vita comoda (so che avete molto da fare e сhe la gente mai contenta).
Discussione sul problema di uomini inutili secondo me un po' artificiosa.
 

Vladimir

New member
Несчастье русской литературы в том, что она лезет не в свои дела, ломает чужие судьбы, высказывается по вопросам, в которых она ничего не понимает

La disgrazia della letteratura russa consiste nel fatto che non penetra le sue questioni, storpia i destini altrui, si esprime su questioni a proposito delle quali non capisce niente.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
bella questa discussione che confronta i grandi della letteratura russa con Manzoni e i suoi Promessi sposi, che ne dite se apro un thread apposito e sposto lì la discussione, magari intitolandolo I Promessi sposi e la letteratura russa: analisi comparata? Lo chiedo soprattutto a Olga e Vladimir
 

Vladimir

New member
bella questa discussione che confronta i grandi della letteratura russa con Manzoni e i suoi Promessi sposi, che ne dite se apro un thread apposito e sposto lì la discussione, magari intitolandolo I Promessi sposi e la letteratura russa: analisi comparata? Lo chiedo soprattutto a Olga e Vladimir

Ok ci sto. Se riesco - non è che non voglia ma ho tantissime ore questo semestre:W - guardo anche se riesco a trovare nella sezione di slavistica, qualche critica russa ai Promessi sposi, anche se non ho idea chi possano essere i grandi italianisti russi, Ol'ga in questo campo ne saprà senz'altro più di me.
 

shvets olga

Member
Ok ci sto. Se riesco - non è che non voglia ma ho tantissime ore questo semestre:W - guardo anche se riesco a trovare nella sezione di slavistica, qualche critica russa ai Promessi sposi, anche se non ho idea chi possano essere i grandi italianisti russi, Ol'ga in questo campo ne saprà senz'altro più di me.

Grazie, ma non sto bene in questo campo anche perche avevo letto opere dei classici russi tanto tempo fa e dovrei rileggerli. Ma anche a me e' stata interessante la domanda:"Cosa pensano in Russia sul romanzo di Manzoni?" Ecco cosa ho trovato:
Grande Pusckin aveva letto romanzo in francese e aveva detto in francese:"Ve n'ai jamais lu rien de plus joli"(Kern A.P."Delvigh e Pusckin") . Suo personaggio Oneghin tra altri libri teneva e romanzo di Manzoni. Adesso ho bisogno di aiuto di Vladimir per tradurre.
Viasemskij P.A. " Взгляд на литературу нашу в десятилетие после смерти Пушкина": "История, роман, поэзия, всё это перегорело в политический памфлет разных видов,целей и размеров...Вещественность поборола духовность. Ещё за двадцать пять лет тому Вальтер Скотт, Байрон, Манзони были явления возможны. Голос их раздавался во всех концах образованного мира... Они возбуждали повсеместное внимание и сочуствие... Великие художники держали в руке своей умы и сердца очарованного ими поколения. Ныне очарования нет. Времена чародеев минули...Тот же Манзони, написав один превосходный роман, заперся в молчании своём".
Viasemskij P.A."Старая записная книжка":"Трудно найти роман полнее этого по твёрдости создания и по богатству содержания".
Stesso Viasemskij indico' a velocissimo cambiamento dell'innominato da uomo pauroso a uomo religioso e lui indico' somiglianza dell'innominato con Ismailov ("Dubrovskij" Pusckin)" Измайлов -богатый помещик. Чиновники перед ним трепетали-он и одарит по-царски, и в порошок сотрёт. Ничего не стоило этому барину не угодившего ему чиновника высечь, посадить на хлеб и на воду в подвал. В поместье своём генерал Измайлов постоянно держал диких зверей - волков, лис, медведей. Ими он пугал гостей. Люди гордые, умевшие за себя постоять, попадались редко, и генерал испытывал к ним невольное уважение".
Polevoi N.A." Клятва при гробе Господнем": "В.Скотт постиг сущность исторического романа...те проигрывают, которые подражают ему( Купер, Г.Смит, Брониковский), и те выигрывают, которые самобытно творят, как творит В.Скотт( А.Виньи, В.Гюго, Манзони).
Io non avevo trovato romanzo di Manzoni in traduzione russa, non lo so se esiste.
Vladimir, scusami, ho datto un peso a te. Переведи, что найдёшь нужным.:)
 

Vladimir

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Viasemskij P.A. " Взгляд на литературу нашу в десятилетие после смерти Пушкина": "История, роман, поэзия, всё это перегорело в политический памфлет разных видов,целей и размеров...Вещественность поборола духовность. Ещё за двадцать пять лет тому Вальтер Скотт, Байрон, Манзони были явления возможны. Голос их раздавался во всех концах образованного мира... Они возбуждали повсеместное внимание и сочуствие... Великие художники держали в руке своей умы и сердца очарованного ими поколения. Ныне очарования нет. Времена чародеев минули...Тот же Манзони, написав один превосходный роман, заперся в молчании своём".

Il saggio di Vjazemskij si intitola: Sguardo sulla nostra letteratura nel decennio della morte di Puškin.

La storia, il romanzo, la poesia, sono diventati tutti inerti trasformandosi in pamphlet politici di opinioni, scopi, misure diversi. La materialità ha superato la spiritualità. Ancora vent'anni fa Walter Scott, Byron, Manzoni erano fenomeni possibili. La loro voce si faceva largo in tutte le estremità del mondo colto... Essi eccitavano un'attenzione e un appoggio universali... I grandi pittori reggevano la loro intelligenza e il cuore incantato della loro generazione. Ora quet'incanto non c'è più. I tempi sono cambiati. Così anche Manzoni ha scritto un romanzo un romanzo eccellente chiudendosi nel suo silenzio....

Viasemskij P.A."Старая записная книжка":"Трудно найти роман полнее этого по твёрдости создания и по богатству содержания".

Vecchio taccuino: "È difficile trovare un romanzo più completo di questo dal punto di vista della compattezza della creazione e della ricchezza di contenuto."

Измайлов -богатый помещик. Чиновники перед ним трепетали-он и одарит по-царски, и в порошок сотрёт. Ничего не стоило этому барину не угодившего ему чиновника высечь, посадить на хлеб и на воду в подвал. В поместье своём генерал Измайлов постоянно держал диких зверей - волков, лис, медведей. Ими он пугал гостей. Люди гордые, умевшие за себя постоять, попадались редко, и генерал испытывал к ним невольное уважение".
Polevoi N.A." Клятва при гробе Господнем": "В.Скотт постиг сущность исторического романа...те проигрывают, которые подражают ему( Купер, Г.Смит, Брониковский), и те выигрывают, которые самобытно творят, как творит В.Скотт( А.Виньи, В.Гюго, Манзони).
Questo brano, benché capisca cosa vuol dire, non riesco a renderlo in un italiano passabile. Devo lavorarci ancora un po' scusate:)
 
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