King, Stephen - On writing

_david

New member
Decisamente piacevole questo saggio di King strutturato più come una confessione a cuore aperto piuttosto che come un manuale per aspiranti scrittori in erba.

La prima parte del libro, in cui l'autore ripercorre la sua infanzia, è la più piacevole poichè condita con aneddoti gustosi e divertenti che, nell'intento di King dovrebbero spiegarci come la sua carriera letteraria sia stata appunto influenzata da quegli avvenimenti giovanili che indirizzano poi la vita/lavoro/passioni di un uomo.

La seconda parte è invece strutturata come una piccola guida, o meglio come una serie di utili consigli su come cimentarsi con la stesura di un romanzo o di un racconto breve. Sia ben chiaro, King non pontifica nè pretende che le sue parole siano legge, piuttosto si limita ad una serie di utili considerazioni sui suoi personali trascorsi letterari, limitandosi alcune volte semplicemente a dire che i suoi racconti sono frutto della pura e semplice immaginazione con personaggi che si sviluppano da soli e che necessitano solamente di essere "accompagnati" durante le pagine.

Questa parte l'ho trovata meno appassionante rispetto alla prima, nonostante il tono sia sempre molto colloquiale ed infarcito con rimandi ai precedenti lavori di King che svelano qualche retroscena ed arricchiscono di curiosità interessanti le pagine.

In conclusione abbiamo poi la tremenda testimonianza del terribile incidente capitato allo scrittore proprio con una sua narrazione in prima persona. Vicenda molto toccante e presentata come al solito con molta maestria.

Nel complesso questo On writing si è rivelato un piacevole passatempo che, da un lato mi ha permesso di approfondire ulteriormente la mia conoscenza nei confronti del mio scrittore preferito, dall'altro invece ho potuto apprezzare una serie di consigli che sicuramente non possono non fare piacere ad un appassionato di libri.
 
Ultima modifica di un moderatore:

Alfredo_Colitto

scrittore
Gran bel libro, secondo me. E' scorrevole come un romanzo, ed è vero che non è un manuale, ma stimola molte utili riflessioni sulla scrittura. King si conferma un grande.
 

supersimo06

New member
Secondo me tra gli ultimi di King è tra i migliori...insieme a quello sul natale, di cui non riesco mai a ricordare il titolo! :p
E a chi ama scribacchiare qualcosa, oltre che leggere, può fornire qualche spunto di riflessione interessante!
 

Jessamine

Well-known member
Questo libro si propone di essere una lunga riflessione di Stephen King sull'arte dello scrivere. E lo è senza troppa premeditazione o organicità: Stephen King è un uomo, ed è uno scrittore, e la scrittura fa parte inesorabilmente della sua vita.
Parlare di scrittura, dunque, è per lui parlare anche della sua vita. È parlare del processo che lo porta a scrivere, e di tutto ciò che esso comporta.
Diciamocelo, io non sono una fan sfegatata di Stephen King. Non lo disprezzo nemmeno... ho letto diversi suoi libri, soprattutto qualche anno fa, e pur non essendo esattamente il mio genere, li ho apprezzati.
Non sono nemmeno un'aspirante scrittrice, sebbene, come molti lettori accaniti, abbia coccolato questo sogno irrazionale, soprattutto da ragazzina. Paradossalmente, da quando ho finalmente capito che scrivere sul serio non era proprio la mia strada e mai lo sarebbe stata, mi sono liberata da un sacco di inibizioni, ho smesso di prendermi sul serio, e ho iniziato a divertirmi. A divertirmi proprio tanto.

“La scrittura è sempre al suo meglio (sempre, sempre, sempre) se è a metà tra gioco e improvvisazione.” .

Dunque non sono una fan di King, né sono un'aspirante scrittrice in cerca di consigli pratici da chi ce l'ha fatta.
Sembrerebbe che questo libro avesse ben poco da dirmi.
Eppure, quando sento scrittori parlare di scrittura io impazzisco. Biografie, autobiografie, tutto, è proprio una cosa che adoro leggere, lo adoro visceralmente.
E quindi, questo libro.
Che parte come autobiografia, portandoci sul lettino di un otorino bugiardo, e poi nella stanzetta dove un King adolescente collezionava lettere di rifiuto di riviste poco letterarie appendendole a un chiodo. Ed è tutto molto bello e interessante, perché King ha una innata capacità di creare l'atmosfera giusta, di trascinare il lettore e di farlo precipitare nelle sue pagine, facendogli dimenticare il mondo esterno. E ci riesce anche qui, con una sincerità che a me fa sempre piacere trovare.
Ho trovato estremamente interessanti le parti in cui racconta la nascita di alcune delle sue opere più famose, che si tratti di una folgorazione momentanea (come Carrie) o un parto lungo e doloroso (L''ombra dello scorpione).

La parte più prettamente manualistica, quella da “corso di scrittura creativa”, diciamo, è secondo me un po' più povera: tra una ripassatina alla grammatica elementare e consigli tutto sommato banalotti, non mi ha arricchito chissà quanto. Non so, mi è sembrato tutto galleggiare sull'orlo della banalità e del “non voglio dire troppo”.

La cosa più interessante – e al tempo stesso quello che secondo me è il punto più debole della storia – è proprio il fatto che il libro stesso, ad un certo punto, si è trasformato in un esempio concreto di che cosa significhi scrivere un libro: un'opera letteraria va di pari passo con la vita di un autore, si appoggia alla sua serenità o ai momenti difficili, inciampa insieme a lui. Quando era circa a metà della stesura di questo testo, Stephen King ha subito un bruttissimo incidente: è stato investito da un fuoristrada, ha rischiato di morire, ha subito numerosi interventi e ha dovuto affrontare una lunga, difficile e dolorosa riabilitazione. In quegli anni la sua vita è stata sospesa, e poi ha ripreso ad avanzare a piccoli sorsi, un passo alla volta.
E così il suo testo: è un testo poco coeso, composto di parti eterogenee e che, a lettura ultimata, danno un po' l'impressione di essere incompiute. Un po' come una serie di appunti presi in momenti molto diversi della propria vita, poi spianati alla meno peggio.
O magari è solo colpa del fatto che a me interessava molto la parte autobiografica, meno quella manualistica.

In ogni caso, si tratta di una lettura molto piacevole e interessante. Ho riso, in diversi punti, e su qualche pagina mi sono anche commossa.

E, inutile negarlo, d'ora in poi affronterò ogni lettura di un'opera di King con la matita rossa pronta a sottolineare più e più volte qualsiasi avverbio di modo.

Partiamo così: mettete la scrivania in un angolo e, ogni volta che vi sedete a scrivere, ricordatevi perché non è al centro della stanza. La vita non deve essere di sostegno all'arte, ma viceversa.”
 
Alto