Vitale, Giusy - Ero cosa loro

elena

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[FONT=SimonciniGaramond, serif]Libro testimonianza, scritto in collaborazione con Camilla Costanzo, della storia di Giusy Vitale, unico caso di una donna riconosciuta come capo di una cosca mafiosa e ora collaboratrice di giustizia. Come sottolineato nelle presentazione di questo libro tenutasi venerdì scorso a Roma, è improprio utilizzare il termine “pentiti” in queste circostanze, in quanto il pentimento presuppone un processo interiore finalizzato ad una sorta di purificazione che può avvenire solo se si prende piena consapevolezza del male causato, senza crearsi alcuna attenuante. Niente di tutto ciò si evince in questo libro: questa giovane donna (oggi ha 36 anni) racconta la sua vita e le terribili vicende che vedono coinvolti i suoi fratelli (braccio armato di Totò Riina nonché a capo del “mandamento”, unità territoriale controllata dalla mafia, di Partinico, paese a 40 km da Palermo) con molta precisione e dovizia di particolari (di fatto ripercorre la storia della mafia degli ultimi 30 anni) ma senza alcuna partecipazione emotiva. Colpisce molto questa assenza di sentimenti, questa ineluttabilità di eventi soprattutto perché il libro non è una storia di mafia ma è la storia di una donna all'interno di un contesto mafioso: emerge in modo brutale una condizione femminile impensabile ai nostri giorni, accompagnata da una diffusa violenza anche all'interno dei nuclei familiari. Giusy Vitale descrive questi eventi quasi come fossero nell'ordine delle cose, così come naturale è stato per lei assumere il comando del mandamento, nel momento in cui entrambi i fratelli sono stati rinchiusi in carcere: sentire parlare in prima persona una donna che organizza loschi traffici su vasta scala, disponendo ed organizzando i “necessari” omicidi......fa decisamente effetto.......e, inevitabilmente, pone degli interrogativi sui fini che hanno determinato la scelta di divenire collaboratrice di giustizia: è veramente stato l'amore di una madre (indicato anche nel sottotitolo del libro) a far scattare la scintilla del “pentimento” o gli anni passati nel carcere duro, il noto 41 bis, le hanno dato modo per valutare il danno minore di una situazione irrecuperabile? [/FONT]
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E' molto difficile capire la vera psicologia di un personaggio così complesso: quello che il lettore percepisce è l'immagine di una donna estremamente forte e determinata che ha saputo imporsi, nel bene e nel male, in un contesto in cui la donna è ancora considerata poco più di niente. [/FONT]

[FONT=SimonciniGaramond, serif]Decisamente interessante. [/FONT]
 
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