Giordana, Marco Tullio - La meglio gioventù

Titolo: La meglio gioventù
Regia: Marco Tullio Giordana
Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Stefano Rulli
Fotografia: Roberto Forza
Interpreti: Luigi Lo Cascio, Alessio Boni, Adriana Asti, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni, Maya Sansa, Jasmine Trinca, Valentina Carnelutti, Andrea Tidona, Lidia Vitale, Camilla Filippi, Greta Cavuoti, Sara Pavoncello, Claudio Gioè, Paolo Bonanni, Riccardo Scamarcio, Giovanni Scifoni, Paolo De Vita, Mario Schiano, Michele Melega, Stefano Abbati
Nazionalità: Italia, 2003
Durata: 6h. 06'


TRAMA/RECENSIONE:
Con "La meglio gioventù" la cinematografia italiana, finalmente, può annoverare tra le sue opere un film di ampio respiro, capace di leggere la storia senza pregiudizi o isterismi da tifoso, capace di fornire l'affresco di un'epoca storica che abbraccia gli ultimi quarant'anni delle tormentate vicende italiane. Ma l'opera diretta da Marco Tullio Giordana, magistralmente sceneggiata da Sandro Petraglia e Stefano Rulli, non è una fredda disamina dei fatti che vanno dall'alluvione di Firenze del 1966 fino alle vicende di tangentopoli. Il regista milanese, ci racconta della contestazione giovanile del '68, della nascita del terrorismo e del suo svilupparsi come un bubbone maligno, della crisi della Fiat all'inizio degli anni '80, di Tangentopoli, della protesta fiscale di un Bossi prima maniera, della strage del giudice Falcone e della sua scorta. E lo fa con la passione e il sentimento dei personaggi che costellano il film, i quali vivono queste vicende ora da protagonisti ora da inerti osservatori, avendo a che fare con i piccoli e grandi problemi quotidiani. Personaggi che attraversano la storia con il coraggio di chi vuol tentare di cambiare qualcosa, il coraggio di lasciare anche solo un'ombra che possa contribuire a modificare il presente per migliorare il futuro, o vi rimangono ai margini perché troppo impegnati a trovare in sé stessi un senso alla vita che stanno vivendo.
Tutto ciò è reso meravigliosamente ne "La meglio gioventù". Perché questo è un film meraviglioso. Meraviglioso e commovente grazie ad una fotografia calda e palpitante che partecipa delle emozioni dei personaggi; coinvolgente grazie a dei dialoghi che colpiscono per l'originalità e la profondità, sempre appropriati alle vicende che si raccontano, mai sopra le righe, appassionanti e significativi nei frequenti duetti tra i bravissimi attori, amari e disincantati quando il copione si concede momenti didascalici dedicati alla futura memoria dello spettatore; trascinante per merito degli attori che a poco a poco che il film incede, raggiungono ottimi livelli nell'arte della recitazione. Interpreti tutti bravissimi: dai collaudati Luigi Lo Cascio, Andrea Tidona e Fabrizio Gifuni, ai quasi esordienti Alessio Boni (una maschera che non dimenticheremo), Sonia Bergamasco, Maya Sansa, Claudio Gioè, Jasmine Trinca (una conferma dopo la prova ne "La stanza del figlio"). Sul cast mi permetto di soffermarmi ulteriormente, perché raramente in una produzione italiana si riesce a riunire tanti bravi attori. La felice scelta della produzione, oltre ad essere ricaduta sui nomi già citati, ha colpito in pieno nel segno scegliendo Adriana Asti nel ruolo della madre, così italiana ma anche così moderna, un personaggio che l'attrice milanese disegna sublimamente e che a buon ragione può incastonare come magnifico suggello di una carriera già nobile ed illustre.
"La meglio gioventù" è anche un film colto e consapevole. Meritovele di affrontare tematiche che hanno attraversato e modificato, anche con brucianti lacerazioni, il costume italiano - questioni come l'apertura dei manicomi (Nicola, interpretato da Lo Cascio è un discepolo di Franco Basaglia) o la piaga dell'inquinamento industriale o l'accettazione dell'omosessualità come diversità e non come malattia.
Il film è anche un omaggio a maestri italiani del cinema, spesso citati più o meno direttamente: il Pasolini poeta ("La meglio gioventù" è il titolo di una raccolta di liriche del poeta friulano) ma anche il Pasolini cineasta, Rossellini, Scola e soprattutto Visconti a cui il film sembra quasi ispirarsi. Il Visconti di "Rocco e i suoi fratelli" ma soprattutto il Visconti de "Il Gattopardo". Il metodo di analisi è lo stesso, ed eguali sono le conclusioni alle quali sembra giungere. Sono quelle enunciate da uno dei primi inquisiti per le tangenti milanesi, il quale, durante lo svolgimento di una perizia psichiatrica, sembra parafrasare Tommasi da Lampedusa affermando che niente è cambiato e che, chi fino ad allora ha prosperato, brigando ed imbrogliando, continuerà, tranquillamente, a prosperare.
Insomma, "La meglio gioventù", vincitore a Cannes 2003 nella prestigiosa sezione "Un certain regard", è un grande film, frutto della felice collaborazione tra pubblico e privato, prodotto da Rai Fiction con la collaborazione di Angelo Barbagallo, che speriamo diventi l'apripista di future ulteriori opere similari.

Sei ore di cinema per raccontare la storia di tutti noi...
Vedetelo perchè è veramente meritevole :wink:
 
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elisa

Motherator
Membro dello Staff
Ho visto solo la prima parte e devo dire che veramente è un film che non può mancare nella nostra Cineteca, bello e ben fatto.
 

Dorylis

Fantastic Member
Io sono riuscita a vederlo tutto, è un lavoro di ampio respiro che ci mostra con immagini toccanti e a volte contraddittorie gli italiani di oggi attraverso un processo che risale alla famosa crisi del 68. Bravi gli attori, veramente un film ben fatto, da vedere!
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Anch'io l'ho visto tutto, molto bello e profondo, un pezzo di storia italiana raccontato benissimo e senza annoiare mai nonostante la lunghezza, bravissimi attori, un film sicuramente da vedere
 

asiul

New member
Sono sempre avversa alla visione di un film italiano. Fatta eccezione per alcuni autori il resto lo trovo molto scadente.
La visione di questo film mi è stata suggerita da un amico ed è stato un buon suggerimento.

Un lungometraggio ben fatto. Lo Cascio è bravissimo. All’inizio pensavo fosse, dei due, il fratello più a margine del racconto, invece è quello che emerge di più.
Non che Boni sia minore, ma il primo personaggio mi è piaciuto maggiormente.
Ci sono vari atti in questo film; il racconto del rapporto tra i figli e il padre, poi quello più forte dei fratelli. Legame indissolubile che si conserva immutato nel tempo. La separazione dei fratelli e le loro vite che si formano e si intrecciano con quelle di altri e con gli accadimenti di quegli anni.

Non sono d’accordo con questa visione del film :

Il film è anche un omaggio a maestri italiani del cinema, spesso citati più o meno direttamente: il Pasolini poeta ("La meglio gioventù" è il titolo di una raccolta di liriche del poeta friulano) ma anche il Pasolini cineasta, Rossellini, Scola e soprattutto Visconti a cui il film sembra quasi ispirarsi. Il Visconti di "Rocco e i suoi fratelli" ma soprattutto il Visconti de "Il Gattopardo". Il metodo di analisi è lo stesso, ed eguali sono le conclusioni alle quali sembra giungere. Sono quelle enunciate da uno dei primi inquisiti per le tangenti milanesi, il quale, durante lo svolgimento di una perizia psichiatrica, sembra parafrasare Tommasi da Lampedusa affermando che niente è cambiato e che, chi fino ad allora ha prosperato, brigando ed imbrogliando, continuerà, tranquillamente, a prosperare”

Di Pasolini con c’è nulla. Niente della sua “strada” del vissuto della gente comune, nemmeno il modo di utilizzare gli attori, niente del Visconti di “Rocco e i suoi fratelli”, tanto meno del “Gattopardo”. Forse Scola, ma devo avere immaginazione per ritrovarci Rossellini.
Non capisco perché si debba sempre paragonare un regista ad un altro. Senza voler criticare il commento da me non condiviso, citare dei grandi non fa altro che sminuire questo film. Molto bello, ma per la sua capacità di saper raccontare limpidamente e senza stonature una storia come tante, in modo eccellente. Con sentimenti pieni, forti. Un film che ha il pregio di toccare alcuni argomenti cari e tristi a volte tristissimi come quello dei manicomi,soffermandosi poco ( non abbastanza) su ognuno di loro.
Ma una ragione c’è . La storia centrale è quella delle due vite che scorrono mentre il resto li vive.
Mi sono molto emozionata durante la scena del processo, nel sentire i racconti dei “pazienti” delle cosiddette case di cura (i manicomi) di una volta. Quello è stato il tema che ha legato il film. Lo ha iniziato e concluso.

Vedrò il secondo atto, sperando sia come il primo.

Citazione :"Le ragazze son belle, serene…senza qell’aria dramatica che assumono le nostre quando fai loro un complimento"

Molto vera...!

Voto 3,9/5
 

LowleafClod

e invece no
A me è piaciuta la Bergamasco e Gifuni anche! Molto bravi nei loro personaggi.
Mi pare di averlo visto due anni fa, è una storia che cattura nonostante la lunghezza del film. Segue le vicende di due fratelli, che a un certo punto si divideranno e ognuno prenderà la sua strada. Più avanti si incontreranno di nuovo; il tutto sullo sfondo degli anni '70 in Italia.
 

happytelefilm

New member
veramente bello: Magari non è un film che rivedi, perché lungo. Ma i personaggi ti restano dentro. L'attrice che fa la matta... che tenerezza.

voto 7,5
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Mi aggiungo alle recensioni positive.
Film ben sceneggiato e con un cast validissimo...soprattutto Lo Cascio e Gifuni.
Piacque molto anche a me e lo consiglio.
Nonostante la durata possa spaventare,non ve ne pentirete. E poi potrete sempre vederlo in 3 volte.
 
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