Gončarov, Ivan Aleksandrovič - Oblomov

Zorba

tak kto zh ty, na konec?
Prima di iniziare il mio commento, vorrei rendere "edotto" chi mi legge, della pronuncia sia del nome dell'autore che del titolo del romanzo: Ganciaròff e ablòmoff (l'ultima o è più simile ad una a).

Potrà sembrare un vezzo questa precisazione ma, le orecchie di noi poveri russisti, ogni volta che sentono "storpiati" questi 2 nomi, soffrono..

Romanzo, a torto, poco noto in Italia rappresenta senz'altro l'apice della rappresentazione dell'uomo inutile. Contiene uno splendido spaccato della società russa e del cambiamento irreversibile che entrambi stavano vivendo fra gli anni 40 e 60 del XIX secolo.
Oblomov, il protagonista, è una delle vittime di quel cambiamento: nobile, padrone di una tenuta in una remota provincia dell'Asia, uomo dal cuore buono e leale, non riesce ad adattarsi a capire ciò che gli succede intorno e si rifugia così in un ostinato ozio che più che un vizio è un rifiuto filosofico del mondo. A lui, Gončarov, contrappone Stoltz: uomo pratico, attivo, e dedito solo al lavoro; insomma l'uomo nuovo di cui la Russia aveva tanto bisogno.
L'opera dunque sarà una vera e propri a cornucopia letteraria per tutti gli scrittori che lo seguiranno; basti pensare che il principe Myshkin è ispirato direttamente all'eroe di questo romanzo.
Alla sua pubblicazione seguiranno polemiche roventi fra critici democratici e conservatori, e l'influenza di questo romanzo sarà tale che dal suo titolo verrà addirittura ricavato il neologismo oblomovismo.

Personalmente questo è uno dei romanzi che più mi sono piaciuti.
Qualcuno di voi l'ha letto? (e se no, fatelo, che merita davvero:D!)
 
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elisa

Motherator
Membro dello Staff
Uno dei romanzi più belli che abbia mai letto in assoluto, la figura di Oblomov rappresenta un po' una parte che è in tutti noi. Da leggere assolutamente.
 

shvets olga

Member
www.youtube.com/watch?v=ycNJprc_he0 (YOUTUBE OBLOMOV )

Un romanzo bello, molto attuale.Ai tempi di scuola hanno spostato accento sul inattivita di Oblomov e sua inutilita sociale.Mi sembra che questo un grande sbaglio perche' sappiamo bene dove porta attivita esagerata e senza cuore. Perche' uomo cosi onesto,sincero,buono diventa inutile?Purtroppo la risposta e' molto chiara. Si e' vero che vogliamo tutti essere come Shtolts, ma gli amici cerchiamo come Oblomov.Il termine "l'uomo inutile" per me e' artificiato.Chi possa bilanciare, giudicare la utilita ognuno di noi? Chi e' piu' importante per la storia?In certi momenti va bene anche essere inattivo, ci vogle piu' di coraggio e di onesta.
Oblomov+Zachar=80% uomo russo, ci sono tanti detti popolari che confermono sua pigrizia: Lavoro non hai paura io non ti tocco( работа, ты меня не бойся, я тебя не трону); Lavoro non e' un lupo - non va a bosco(работа не волк- в лес не убежит) ecc. Ma Gonciarov ha descritto molto bene anche la parte buona di uomo russo(ucraino).
Shtolts=20% uomo russo, ma tiene gli altri 80% "inutili" nel nostri tempi("он искал равновесия практических сторон с тонкими потребностями духа.Две стороны шли параллельно, перекрещиваясь и перевиваясь на пути,но никогда не запутываясь в тяжёлые,неразрешимые узлы"(а именно вот эта запутанность и характерна для русских)
Vi consiglio a leggerlo!
Scusate per gli errori:W
 

elena

aunt member
Bellissimo romanzo :)!!!
Oblomov, nonostante la manifesta apatia ed incapacità di adattamento ai cambiamenti, è una figura che affascina soprattutto per la sua sconfinata bontà: mi ha così colpito questo personaggio (colpito ovviamente in senso positivo :wink:) che utilizzo spesso nel linguaggio quotidiano il termine "oblomoviano" anche con riferimento a miei precisi stati d'animo.....anche se sono una persona iperattiva...... mi piace l'idea teorica di crogiolarmi nell'ozio più assoluto.......quasi fosse una sorta di rifugio dal mondo esterno :D
 

Zorba

tak kto zh ty, na konec?
www.youtube.com/watch?v=ycNJprc_he0 (YOUTUBE OBLOMOV )

("он искал равновесия практических сторон с тонкими потребностями духа.Две стороны шли параллельно, перекрещиваясь и перевиваясь на пути,но никогда не запутываясь в тяжёлые,неразрешимые узлы"(а именно вот эта запутанность и характерна для русских)

"(Stoltz) Cercava di tenere in equilibrio i lati pratici con le sottili esigenze dello spirito. Due lati procedevqano parallelamente, intrecciandosi e separandosi lungo il cammino, ma senza mai ingarbugliarsi in nodi difficilmente solubili." (e proprio questa è la complessità dei russi).
 

Vladimir

New member
Credo che sia uno dei più bei romanzi che ci ha regalato la letteratura russa, e sono fermamente convinto (via libera agli insulti:mrgreen:) che stia tranquillamente sopra a buona parte dell'opera di Tolstoj (tranne Guerra e pace) e a tutta l'opera di Turgenev. Gonciarov propone un realismo fresco e naturale senza cadere mai nel banale. I personaggi sono caratterizzati psicologicamente in modo eccelso e in particolare il protagonista, Il'ja Il'ic Oblomov. Senz'altro un romanzo che ha cambiato profondamente la storia della letteratura russa, dando il La ad un certo tipo di realismo e di costruzione psicologica dei personaggi influenzando autori del calibro di Dostoevskij, Tolstoj, Cechov. Un classico immancabile in una buona libreria. Consigliatissimo;)!!
 

swann

New member
Anche a me è piaciuto tantissimo. Trovo molto attuali e moderni i pensieri che il protagonista ha nei confronti del lavoro :D
La caratterizzazione psicologica dei personaggi è eccellente e alcune personaggi non protagonisti sono particolarmente gustosi (ad esempio il maggiordomo).
Da leggere!
 

Maya03

New member
finito da poco di leggerlo... mi sono quasi spaventata ritrovando una parte di me riflessa in Oblomov... e il termine "oblomovismo"... sono rabbrividita leggendolo.
mi ha fatto riflettere sul senso della corsa frenetica che dobbiamo/vogliamo dare alla nostra vita...
 

Dallolio

New member
I battibecchi con il vecchio servo sono esilaranti, e in generale il servo è una delle figure meglio riuscite e più originali...
8/10
 

bouvard

Well-known member
Commento con SPOILER finale

Chi è Oblomov? E' davvero solo il ricco, pigro proprietario terriero che ci fa divertire per i suoi esilaranti e spassosissimi dialoghi con il servo e ci sconcerta ed esaspera per la sua pigrizia ed ingenuità? Se in lui abbiamo visto solo questo ci siamo persi, secondo me, il senso profondo del libro. Perché, a ben guardare, Oblomov non è semplicemente Ilia Ilic Oblomov, ma è tutta la nobiltà russa dell' '800. I difetti di Oblomov, la sua pigrizia, la sua negligenza, la sua trascuratezza sono, infatti, anche i difetti di tutta una classe sociale ormai obsoleta e arretrata rispetto alle nuove idee che vanno diffondendosi in Europa e rispetto alle nuove classi sociali che si stanno affermando. Mentre in Francia la nobiltà, già da quasi un secolo, aveva dovuto rinunciare, a colpi di ghigliottina, a molti dei suoi privilegi ed in Inghilterra era riuscita a conservare i propri titoli, ma aveva dovuto lasciare le ricchezze ai nuovi capitalisti, invece, in Russia era riuscita a rimanere, fino alla metà dell' '800, estranea a questi cambiamenti, arroccata nelle sue "Oblomovke" fuori dal mondo. Con questo libro, perciò, è come se Goncarov trascinasse tutta la società russa davanti ad uno specchio e la costringesse a prendere atto del proprio stato di abbandono e arretratezza.
"Che cos'è un altro? Un altro è un uomo che si pulisce le scarpe da sé, si veste da sé; anche se qualche volta ha l'aria di un signore, non lo è, non sa cosa sia un servitore ...". Ma se un simile uomo, quello che non si veste da sé, era esistito ed era vissuto a suo agio nel '700, quando ancora era prassi comune avere un servitore per infilarsi le calze adesso, a metà dell' '800, un simile uomo appare ridicolo (anche quando il servitore non sbaglia ad infilargli le calze).
L'indolenza di Oblomov è dovuta, in grande misura, al modo in cui è stato cresciuto ed educato, vale a dire con gli stessi metodi e le stesse idee con cui erano stati educati i suoi genitori, senza tener conto del trentennio, come minimo, trascorso nel frattempo e dei cambiamenti sociali ed economici intervenuti. Una società tanto statica nelle sue idee, forte solo del suo immobilismo, non poteva che produrre individui incapaci di affrontare ed adeguarsi ai nuovi tempi, individui capaci sì di vedere, come Oblomov, i difetti della società in cui vivevano, ma troppo deboli e apatici per combatterli. Così alla fine Oblomov muore, proprio a causa della sua apatia. E non potrebbe essere diversamente. Il tempo con il suo passare non porta solo nuove generazioni di uomini, ma anche, per fortuna, nuove idee. Se il vecchio si ostina a rimanere arroccato nelle sue posizioni è destinato ad essere sopraffatto dal nuovo, l'unica possibilità che ha di sopravvivere è di evolversi nel nuovo. Perciò Oblomov muore proprio come di lì a poco morirà anche quella nobiltà russa, di cui lui era espressione, che si reggeva sui servi della gleba.
Libro assolutamente da leggere, anche solo per il piacere di vedere un autore russo fare un uso così straordinario (sia per la quantità e ancor più per la qualità) dell'ironia e del sarcasmo.
 
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darida

Well-known member
ottimo romanzo, una scrittura molto gradevole, con un lato umoristico che riferito ad un autore russo mi ha piacevolmente sorpresa. I primi scambi tra Oblomov e Zachar sarebbero da incorniciare :mrgreen:

consigliatissimo!
 

isola74

Lonely member
Questa è una di quelle volte in cui sono contenta di aver aderito a un GL, perchè ho avuto la possibiltà di conoscere un libro che forse mai da sola avrei preso in considerazione, perdendomi un capolavoro.
Mi è piaciuto molto, nonstante il rapporto di amore-odio istaurato con Oblomov:wink:, ci sono pagine molto belle e parti in cui mi sono immedesimata:
Olga si ascoltava con attenzione, si interrogava, ma non riusciva a capire che cosa volesse, cosa cercasse talvolta la sua anima..”
“è mai possibile che questo sia tutto…” diceva la sua anima
“C’è qualcosa che mi spinge sempre oltre; divento insoddisfatta di ogni cosa…”

Bella la spiegazione che le da il marito in merito:
Le ricerche di una mente viva, eccitata, talvolta si slanciano oltre i limiti della vita comune, non trovando certamente delle rispsote, e allora compare la tristezza…una temporanea insoddisfazione della vita.. è la tristezza dell’anima, che interroga la vita sul suo mistero

La fine mi ha rattristata, ma nonostante ciò lo consiglio vivamente a tutti.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Qui potete deliziarvi con i nostri commenti scritti durante la lettura :wink: :
http://www.forumlibri.com/forum/gruppi-lettura/16655-lvix-gruppo-di-lettura-oblomov-di-gon-arov.html

Ringrazio bouvard per l'accurata recensione storica e sociale, così io potrò sorvolare tale aspetto e passare direttamente a quello personale e psicologico :mrgreen:.
Il mio giudizio finale su Oblomov sta tutto dentro la frase che pronuncia il suo fidato amico Stol'c, il suo alter ego, in presenza della moglie Ol'ga:
Ho voluto bene a molti uomini, ma a nessuno così fedelmente e appassionatamente come a Oblomov. Se l'hai conosciuto, non puoi smettere di volergli bene.
Neppure io potrò mai smettere di volergli bene, soprattutto perché ho ritrovato in me una parte di lui.
Pur essendo sempre stata una persona attiva e che non ha mai rimandato al giorno dopo quello che poteva fare subito (e non dispero, ritornerò ad esserlo) negli ultimi tempi mi sono piuttosto "oblomovizzata" anche io.
Sono stata perciò capace di calarmi nel suo punto di vista, l'ho difeso ma anche criticato quando è servito, valutandolo però soprattutto dal piano umano (anche se ho inteso che l'intento principale dell'autore era quello sociale).
I dialoghi con il servo li ho trovati anche io spassosi e capaci di stemperare l'aspetto più serio e drammatico della narrazione.
Ho trovato inoltre delle attinenze tra la mia situazione sentimentale e quella della coppia Stol'c e Ol'ga e immagino che nella vita reale la maggior parte delle donne preferirebbe avere al suo fianco un uomo come lui, piuttosto che come Oblomov. Ma O. resta comunque nel cuore dopo la lettura non tanto come uomo ideale, piuttosto come modello con cui identificarsi in qualche fase della propria vita.
Lettura consigliata anche a chi teme gli autori russi.
 

ayuthaya

Moderator
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Nel commentare questo romanzo, mi viene spontaneo partire... dalla fine. Questo perchè ho letto un passaggio che mi ha colpito molto e che mi ha fatto venire in mente, per contrasto, un altro personaggio emblematico della letteratura di tutti i tempi. Il passaggio è questo:
E Oblòmov? Oblòmov stesso era il riflesso e l’espressione piena e naturale di quella tranquillità, di quella soddisfazione e di quella calma serena. Osservando e considerando attentamente la propria esistenza quotidiana (...), finalmente stabilì di non dover più andare oltre, di non dover più cercare altro; stabilì che l’ideale della sua vita si era realizzato.

Il personaggio che mi hanno richiamato queste parole è l’esatto contrario di quello qui tratteggiato, è anzi l’incarnazione stessa dell’ “insoddisfazione” che si trasforma in tensione continua, nell'incessante e instancabile ricerca di un appagamento mai pienamente raggiunto... questo personaggio è Faust. Il risultato di questa inaspettata associazione (che ha colto di sorpresa anche me) è stato molto positivo: la figura di Oblòmov ha acquistato una profondità psicologica che, sebbene si intuisse già nella prima parte del libro - quando il protagonista, nel suo sogno/flashback, disegna l’ideale bucolico della propria felicità - , solo alla fine (e, nel mio caso, grazie a questo singolare confronto) si completa, si perfeziona.
Oblòmov non è semplicemente un “indolente”, un “apatico”, perchè l’origine profonda del suo male non è l'indifferenza, bensì la concezione, pericolosa e distorta, che egli ha della vita: egli crede che esista uno stato di beatitudine talmente perfetto da potersi ripetere uguale a se stesso all’infinito, e che il congelamento di questo idillio generi felicità.
Quanto diverso era l’atteggiamento di Faust, che in cambio di un solo secondo di completo appagamento “vende” la propria anima a Mefistofele! (POSSIBILI SPOILER!) E la cosa bellissima, secondo me, è che, così come Faust guadagna la Vita Eterna - e quindi la felicità - proprio nel momento in cui si rende conto che essa non è il raggiungimento di un obiettivo ma lo sforzo fatto per raggiungerlo, quindi la Vita stessa, allo stesso modo (o, per meglio dire, al suo esatto contrario) Oblòmov “perde” la propria vita nel momento stesso in cui il suo ideale di felicità è stato raggiunto e, “giunto a destinazione”, egli si rende conto che... tutto è finito! Esauditi i desideri, non c'è più sogno, non c'è più un “domani”. Quale dimostrazione più efficace e amara che la felicità non è una ricetta da seguire scrupolosamente, non è un traguardo oltre il quale tutto resta meravigliosamente uguale a se stesso, ma è una lotta continua, a volte dolorosa, ma sempre “viva”? (FINE SPOILER)

Nonostante tutto questo, il personaggio di Oblòmov ne esce comunque vincitore e il libro si trasforma in un capolavoro, perchè il rischio di una figura banalizzata, quasi caricaturale, è vinto dalla notevole capacità narrativa dell'autore (molti passaggi sono esilaranti, altri delicatissimi) e soprattutto dalla profondità psicologica di tutti i personaggi coinvolti (soprattutto Ol'ga, vero contraltare di Oblòmov e affine, in qualche modo, al grandissimo Faust), tutt'altro che scontata.
Un libro davvero bello e imprescindibile, e il suo protagonista è diventato a pieno titolo non solo il simbolo di un'epoca e di una società, ma una figura universale e intramontabile.
 
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Lin89

Active member
Sono pienamente d'accordo con quanto detto da voi nei post precedenti, credo ci sia poco da aggiungere sulla figura di Oblomoc, Stolz, Olga e compagnia. Mi preme da dire soltanto una cosa che fino ad ora non è stata riferita.
Goncarov ha una straordinaria capacità di riempire pagine e pagine, di raccontare, di narrare e descrivere ambienti, cose, persone e stati psicologici. Ma non è quel raccontare vuoto e riempitivo, che serve solo a far volume. E' una narrazione, invece, piena di significato che lascia poco margine di spazio all'immaginazione del lettore, ma che riesce comunque a soddisfarlo e, nonostante tutto, a farlo riflettere su ciò che sta leggendo, su se stesso, sulla condizione e l'epoca in cui vive tramite i personaggi così ben delineati, ma con cui il lettore di ogni epoca riesce comunque a simpatizzare e a immedesimarsi.
Capolavoro.
 

Grantenca

Well-known member
.....Oblòmov non è semplicemente un “indolente”, un “apatico”, perchè l’origine profonda del suo male non è l'indifferenza, bensì la concezione, pericolosa e distorta, che egli ha della vita: egli crede che esista uno stato di beatitudine talmente perfetto da potersi ripetere uguale a se stesso all’infinito, e che il congelamento di questo idillio generi felicita.......

Ho impiegato un po' troppo tempo a leggere questo libro, forse per il periodo (in contemporanea con i mondiali di calcio) e dopo un inizio un po' così... mi sono presto convinto di avere tra le mani un capolavoro. Premetto che è l'unica opera che ho letto di questo autore, ma è sufficiente per affermare che egli non ha nulla da invidiare ai suoi grandissimi contemporanei, tanto che mi vien da dire che l'ottocento russo è il secolo del massimo splendore della letteratura intesa come "romanzo", talmente vasta è la qualità e quantità di grandissimi autori ed opere (un po' come il melodramma in musica del medesimo periodo in Italia, con i vari Verdi, Rossini, Bellini (citato nel romanzo) Donizetti ecc...). Tornando al romanzo è un vero ritratto della società russa del periodo, refrattaria al cambiamento, (come è già stato descritto in modo perfetto in questo forum) e non è un caso, a mio avviso, che l'uomo nuovo, vitale, moderno, (Stolz) sia di origine tedesca. Né l'autore fa mistero di questo indicando nel modo in cui sono stati allevati (uno con rigidità teutonica e l'altro con la mollezza della piccola nobiltà russa) le opposte caratteristiche dei due amici (Oblomov e Stolz). L'opera, dal punto di vista letterario è però molto di più. C'è un descrizione mirabile di tutti i personaggi oltre ai protagonisti, con una segnalazione particolare per il servo Zachar (esilaranti i suoi colloqui con Oblomov) e per Olga, personaggio femminile che da un senso completo a tutto il romanzo, per Agafia che pur nella sua limitata condizione sociale ed educativa è la quintessenza del personaggio positivo, della donna di famiglia che si accolla su di sé tutti i problemi della vita di ogni giorno e grazie alla sua intelligenza e costanza rende facile e felice la vita di chi le sta vicino. Ci sono poi i rapporti di copia (Oblomov-Olga- Stolz - Olga) che pur racchiusi negli schemi del tempo hanno degli spunti di una modernità disarmante. Valga per tutti il momento in cui Olga, nel momento di massimo splendore del suo rapporto con Stolz, cade lentamente in una malinconia e apatia profonda, perde ogni interesse per le cose che poco prima faceva con entusiasmo, così, senza una spiegazione plausibile. Oggi questo stato sarebbe chiamato con una parola che incute terrore "depressione". A quei tempi non c'erano medicine specifiche che aiutassero la guarigione e per fortuna l'amore e l'intelligenza del marito (che oltre a tutte le altre qualità in questo caso si è dimostrato eccellente psicologo) hanno risolto in positivo la situazione. Per quanto riguarda il protagonista, Oblomov, su questo forum è già stato detto tutto ed è stato esaminato da tutte le angolazioni. Dico solo che genera simpatia, nonostante i suoi enormi difetti, probabilmente perché un po' di Oblomov è in ciascuno di noi.
 

gamine2612

Together for ever
:boh: mi spiace quasi dirlo,ma il mio approccio al primo romanzo diquesto autore non è stato come qui da tutti recensito così esaltante.
All'inizio l'atteggiamento indolente ed inconcludente di Oblomow mi dava quasi "fastidio";il suo adeguarsi a personaggi oscuri e sfruttatori quasi troppo ingenuo. Procedendo nella lettura sono andata oltre la prima impressione ed ho capito di più del personaggio e della sua vita.
Non sono riuscita a dargli un'ètà e neppure a capire quanti anni avesse alla sua fine.
Per quanto riguarda gli altri personaggi Stolz ed Olga li ho trovati: molto chiaro e lineare Stolz mentre Olga un pò articolata.
Letto nel gruppo "adotta un'autore" ringrazio il fatto di avermi spinto a conoscere questo autore.Magari riproverò con altro suo scritto per cercare di apprezzarlo.
 

...liveforever...

New member
E già: Oblomov è davvero un bellissimo romanzo :).

Ho letto con grande attenzione tutti i commenti precedenti, che per molti versi condivido. In particolare, trovo perfetta l'analisi di carattere storico-sociale di Bouvard e davvero stuzzicante il confronto fatto Ayuthaya con il Faust. A questo proposito vorrei però aggiungere una nota personale e (forse) lievemente discordante ...

Anzitutto, chi è Oblomov? Se è vero che nel nome è già scritto il nostro destino, Oblomov è solo un "frammento" (oblom, in russo), un "brandello" del passato catapultato - contro la sua volontà - nel futuro. O magari, la "scheggia" di un altro pianeta piovuta - chissà come, chissà perché - sulla Terra.
In ogni caso, ci troviamo di fronte ad un essere fuori dal Tempo e fuori dal Mondo.

Chiamarlo “eroe” sarebbe forse troppo. Piuttosto, egli è il ritratto del perfetto anti-eroe: inetto, svogliato, apatico e indolente, Oblomov trascorre gran parte delle sue giornate chiuso in casa, indossando una logora vestaglia, sdraiato a letto o sul divano, alternando brevi risvegli a lunghe dormite. Insomma, non fa nulla, fuorché poltrire. E mentre lui dorme, il tempo passa e tutto se ne va in malora. Così, alla fine, sarà la sua stessa vita a fuggirsene via …

Eppure, a questo pigrone sfaccendato è quasi impossibile - nonostante gli ormai proverbiali difetti - non affezionarsi: perché a confronto dei numerosi e spregevoli approfittatori che lo circondano, egli è un’anima candida, pura, buona e innocente. E il suo essere indifeso non può che suscitare pena e tenerezza.
Oh, certamente: qualche volta verrebbe pure voglia di rimproverarlo, scuoterlo e smuoverlo. Ovvero, di rianimarlo e di salvarlo. Salvarlo da questo torpore esistenziale, che gli annebbia il cuore e la mente e gli impedisce di vivere. Insomma: di salvarlo da se stesso!

Al posto nostro ci proveranno Stoltz, attraverso l’amicizia, e Olga, attraverso l’amore. Ma sarà tutto inutile: perché Oblomov non può - e non vuole - essere salvato, in quanto la sua anima appartiene saldamente e irrimediabilmente ad un altro tempo e ad un altro mondo: un tempo ed un mondo - quelli della sua infanzia - che non ci sono più e che ritornano ormai solo nei suoi sogni ricorrenti ...

Oblòmov non è semplicemente un “indolente”, un “apatico”, perché l’origine profonda del suo male non è l'indifferenza, bensì la concezione, pericolosa e distorta, che egli ha della vita: egli crede che esista uno stato di beatitudine talmente perfetto da potersi ripetere uguale a se stesso all’infinito, e che il congelamento di questo idillio generi felicità.
Quanto diverso era l’atteggiamento di Faust, che in cambio di un solo secondo di completo appagamento “vende” la propria anima a Mefistofele! E la cosa bellissima, secondo me, è che, così come Faust guadagna la Vita Eterna - e quindi la felicità - proprio nel momento in cui si rende conto che essa non è il raggiungimento di un obiettivo ma lo sforzo fatto per raggiungerlo, quindi la Vita stessa, allo stesso modo (o, per meglio dire, al suo esatto contrario) Oblòmov “perde” la propria vita nel momento stesso in cui il suo ideale di felicità è stato raggiunto e, “giunto a destinazione”, egli si rende conto che... tutto è finito! Esauditi i desideri, non c'è più sogno, non c'è più un “domani”. Quale dimostrazione più efficace e amara che la felicità non è una ricetta da seguire scrupolosamente, non è un traguardo oltre il quale tutto resta meravigliosamente uguale a se stesso, ma è una lotta continua, a volte dolorosa, ma sempre “viva”?

Ecco: il contrasto tra Faust e Oblomov, in questo senso, mi pare davvero calzante e la conclusione evidenziata pare perfettamente logica. A patto però di pensarla come Stoltz ... Ma spesso si dimentica che esiste anche un altro punto di vista: quello del protagonista. Infatti, alle obiezioni di Stoltz - che fino all'ultimo proverà a cambiare la natura dell'amico - Oblomov risponderà, rovesciando le prospettive: “E in che consiste l’ideale della vita secondo te? Non è esso l’oblomovismo? […] Che forse lo scopo di tutto il vostro affaccendarvi, delle vostre passioni e guerre, del vostro commercio e della vostra politica non è il raggiungimento della calma, l’aspirazione a questo ideale di paradiso perduto?”.

Ora, lungi da me sostenere che l'"oblomovismo" sia il modo migliore di affrontare la vita e di ricercare la felicità. Ma questo dialogo - che rappresenta solo un piccolo "frammento" di un romanzo infinitamente grande e infinitamente bello - dovrebbe insinuare perlomeno un dubbio, riguardo al significato e allo scopo della nostra esistenza. E se la meta finale che Oblomov e Stoltz/Faust intendono raggiungere è davvero la stessa, non è forse del tutto scontato che la ragione debba pendere solo da una parte ...
 

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
A chi interessa, sul 3D "Lo sceneggiato" avevo postato tutti gli episodi di OBLOMOV. Ci sono ottimi attori, la parte del servo è interpretata magistralmente da Checco Rissone e Alberto Lionello interpreta un esasperante :mrgreen: Oblomov...
 
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