Hitchcock, Alfred - Rebecca, la prima moglie

Genere: Thriller
Dati tecnici: 130 min.


TRAMA:
La giovane e timida seconda moglie di Maxim de Winter, ricco gentiluomo inglese, è ossessionata dalla presenza della prima moglie, morta in circostanze misteriose, grazie alle macchinazioni della governante. Quando il mare riporta a riva il cadavere di Rebecca, il marito viene accusato del suo omicidio.

Il secondo capolavoro del maestro che preferisco.
Impareggiabile Laurence Olivier.
Un film che non invecchia mai!
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Il mio film! Quello che mi affascina di più in assoluto, le atmosfere claustrofobiche della dimora dei De Winter, il ricordo della prima moglie sempre presente, il rapporto tra i due protagonisti che diventa sempre più tormentato, un finale incredibile. E' un film di cui ho imparato a memoria tutte le battute e pur rivedendolo decine di volte non perde mai il so fascino. Cinque stellette
 

Masetto

New member
Brutto secondo me, proprio una delusione. In merito a trama e personaggi concordo con Ennio Flaiano:

<< Dei film presentati lo scorso mese sugli schermi italiani, Rebecca, la prima moglie è quello che ha ottenuto il successo più proporzionale alla sua mediocrità, un successo universale e indisturbato. Davanti alle lucide conseguenze della trama di Daphne Du Maunier, davanti alla tecnica corretta e amministrativa del regista Hitchcock non si può azzardare nessun giudizio negativo; la stessa cosa sarebbe voler giudicare su basi estetiche i termosifoni che hanno ricominciato a funzionare: perché certi film, come certe commedie e romanzi, più che al cinema, al teatro e alla letteratura, appartengono verosimilmente al numero delle comodità moderne, delle quali tutti apprezzano ormai la funzione e nessuno vorrebbe privarsi; ma che, d’altra parte, non si discutono nemmeno.
Daphne Du Maurier è seria nello scrivere come una vecchia casa commerciale: non tradisce i suoi lettori. Nei suoi libri ci si trova, acconciato con gli ultimi ritrovati della tecnica letteraria, tutto ciò che si cerca normalmente in un libro, senza volerselo confessare: l’avventura, le belle maniere, personaggi simpatici e personaggi antipatici, consigli amorosi e igiene mentale. [...] Una massa di lettori incredibilmente forte come quella inglese ha bisogno di un nutrimento costante, di curiosità nazionale, un nutrimento ottimista, di fiducia e prevedibile.
Il romanzo medio, quello che si toglie a caso dagli scaffali di un living-room londinese, tratta sempre di amore; ma, attenzione, è amore-standard, senza psicologia, delusioni, confessioni intime o altro. L’amore, il rispettatissimo Iddio del buon lettore, come tutte le cose rispettate, guadagna soltanto se attribuito a personaggi di buoni costumi e di ottima condizione economica. [...] Tanto bene ha capito queste cose Daphne Du Maurier che il suo romanzo è il catalogo generale del romanzo anglosassone per letture da caminetto, da parco e da picnic. Tutti gli elementi fissi del romanzo-tipo vi sono ripresi con quel cinismo abile di cui spesso soltanto le donne scrittrici sanno dar prova; ci descrive, cioè: il gentiluomo appartenente alla gentry (alla nobiltà terriera), colpito da un recente dolore; la povera e bella ragazza che ha il dovere di sposare questo gentiluomo (è Cenerentola, state tranquilli!); un castello in riva al mare, con saloni Tudor e squadre di camerieri; una perfida nemica delle felicità altrui; un mistero svelato, eccetera. L’abilità di Daphne è tutta nel suo aver saputo rinnovare questi elementi, nell’averli tradotti nel linguaggio dell’attuale gran mondo. Nessuno altrimenti avrebbe preso sul serio figure che erano da tempo ferme all’inizio del secolo, con le loro passioni genuine e infantili, coi loro matrimoni avversatissimi e le loro candide colpe.
Romanzo e film, per questi meriti d’aggiornamento, per il loro suonare al pubblico dei lettori e degli spettatori vecchie arie giovanili non dimenticate ma, d’altra parte, messe in disparte, hanno avuto quel gran successo che era logico avessero. [...] >>

Riguardo poi alla famosa suspense hitchcockiana, sarà per colpa mia, ma io non l’ho proprio avvertita. La vicenda non m’ha coinvolto, credo a causa del protagonista, la cui psicologia, fino al momento della confessione, è inesistente. Non sappiamo mai che cosa pensa, non ci viene offerto nessun indizio per penetrare il suo mistero. E’ vero che la suspense si basa soprattutto sul non detto, sull’incertezza per quanto sta per accadere, ma ci deve pur essere qualcosa che stimoli la nostra fantasia, che ci coinvolga nella storia, che ci suggerisca una strada per capire. Qui non c’è nulla; fino alla confessione il marito potrebbe essere indifferentemente un pazzo, un malinconico, un assassino, senza che allo spettatore sia stato offerto un qualsiasi spunto per provare a dipanare da sé la vicenda. Così, al di là di una generica simpatia per la giovane e sprovveduta seconda moglie, non mi riesce proprio di immedesimarmi nella situazione di lei, di viverne paure e difficoltà. E’ tutto troppo esteriore.
Che differenza con La finestra sul cortile, dove Hitchcock ci fa via via partecipi degli indizi man mano che questi si presentano ai protagonisti, e noi possiamo vivere assieme a loro tutta l’ “eccitazione” dell’indagine!
 
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elisa

Motherator
Membro dello Staff
un melodramma perfetto, tra pazzia e Barbablù, alla ricerca della verità inconfessabile, un odio scambiato per amore, l'innocente che si trasforma man mano perchè il male si insinua, l'ossessione, il fascino di una dark lady, protagonista assoluta senza che nessuno la veda mai in tutto il film. Ad ogno rivisitazione non posso che definirlo come un capolavoro.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Commento dal Cineforum con spoiler

La seconda signora de Winter è timida, dimessa e totalmente devota a Massimo, il cupo e un po’ sarcastico - oltre che ricco e aristocratico - marito, segnato da una vedovanza precoce. Viene dato talmente poco risalto alla personalità della seconda moglie che, in oltre due ore di film, il suo nome non viene mai pronunciato. Niente a che vedere con Rebecca, la prima moglie di Massimo, brillante e attraente donna di mondo il cui fantasma luccicante aleggia tuttora nel castello di Manderley. Tutti sembrano amare ancora e rimpiangere Rebecca, in particolare la misteriosa governante del castello, la quale non manca mai di umiliare la seconda signora de Winter, ponendola apertamente a confronto con lei. Massimo (ma perché questo nome italiano nella trasposizione?) non sembra fare eccezione; è gentile con la seconda moglie, ma con distacco, sebbene vagamente affettuoso. Tutto lascia pensare che non amerà mai nessuno come ha amato Rebecca, e la sua nuova moglie non può certo competere con lei, nemmeno ora che quest'ultima è morta. Tutto ciò porta la donna all’esasperazione, ed è qui che la situazione si ribalta e arriva il colpo di scena inaspettato, che non è tanto quello legato ai fatti - sì, c’è anche quello - ma, per me, quello legato ai sentimenti. Sempre brillante e geniale Hitchcock, maestro del brivido e delle atmosfere inquietanti, certo, oltre che sottile nel giocare con le personalità e nel sottolineare il lato oscuro dell’animo umano. Il regista si sofferma sul personaggio, inquietante e decisivo, della governante, morbosamente attaccata allo spettro di Rebecca: forse questa rappresentava tutto ciò che lei non è potuta essere, e l’invidia che spesso porta all’odio ha portato lei alla “passione”, all’attaccamento eccessivo? O forse rimpiange gli antichi fasti di Manderley attribuendoli, giustamente, alla prima moglie, la quale dava particolare importanza alle apparenze e alla mondanità? O forse ella è solo preda di un’insana e inspiegabile ossessione/patologia, che traspare dal suo volto duro e cupo?
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Spinta dall'entusiasmo del romanzo, appena finito di leggere in mini gruppo, ho voluto rivedere questa perla del cinema noir.
Ho potuto avere il lusso di guardarlo in lingua originale poiché, avendo appena letto il romanzo, i dialoghi erano facilmente comprensibili anche per me che ho una conoscenza piuttosto scolastica dell'inglese. Il film presenta delle piccole variazioni sceniche rispetto al libro ma l'ambientazione ricalca alla perfezione i luoghi descritti sulle pagine. Gli attori li ho trovati tutti calati perfettamente nella parte, bravissimi, (anche Jasper è fantastico!). Sarebbe stato interessante vedere in qualche scena anche Rebecca, nel libro il complesso d'inferiorità della protagonista dovuto anche alla differenza di fisicità tra lei e Rebecca è molto significativo, mentre qui c'è ma in modo meno importante. Lo sguardo di Laurence Olivier è imperscrutabile, davvero non si riesce a capire cosa ci sia dietro. Joan Fontaine ha un viso dolce ma nello stesso tempo estraniato. Uno dei miei film preferiti di Hitchcock.
 
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