Giacomo Leopardi: vi piace come poeta?

lillo

Remember
da sempre adoro alcuni canti di Leopardi, che insieme a Hikmet, Neruda, Auden e Lorca riescono a rappresentare lo specchio di alcuni miei stati d'animo. In particolare di Leopardi sento la ridondnaza di alcuni stati d'animo come la solitudine espressa meravigliosamente, almeno per me, ne il passero solitario:

Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,

oppure la speranza che precede alla realtà della vita adulta come nel sabato del villaggio o alla luna.
Hai fatto cenno a canto notturno di un pastore errante dell'Asia; non posso fare a meno di postare questo meraviglioso canto che tanto mi ha accompagnato ed ancora mi accompagna

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
di mirar queste valli?
Somiglia alla tua vita
la vita del pastore.
Sorge in sul primo albore
move la greggia oltre pel campo, e vede
greggi, fontane ed erbe;
poi stanco si riposa in su la sera:
altro mai non ispera.
Dimmi, o luna: a che vale
al pastor la sua vita,
la vostra vita a voi? dimmi: ove tende
questo vagar mio breve,
il tuo corso immortale?
Vecchierel bianco, infermo,
mezzo vestito e scalzo,
con gravissimo fascio in su le spalle,
per montagna e per valle,
per sassi acuti, ed alta rena, e fratte,
al vento, alla tempesta, e quando avvampa
l'ora, e quando poi gela,
corre via, corre, anela,
varca torrenti e stagni,
cade, risorge, e piú e piú s'affretta,
senza posa o ristoro,
lacero, sanguinoso; infin ch'arriva
colà dove la via
e dove il tanto affaticar fu vòlto:
abisso orrido, immenso,
ov'ei precipitando, il tutto obblia.
Vergine luna, tale
è la vita mortale.
Nasce l'uomo a fatica,
ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
per prima cosa; e in sul principio stesso
la madre e il genitore
il prende a consolar dell'esser nato.
Poi che crescendo viene,
l'uno e l'altro il sostiene, e via pur sempre
con atti e con parole
studiasi fargli core,
e consolarlo dell'umano stato:
altro ufficio piú grato
non si fa da parenti alla lor prole.
Ma perché dare al sole,
perché reggere in vita
chi poi di quella consolar convenga?
Se la vita è sventura,
perché da noi si dura?
Intatta luna, tale
è lo stato mortale.
Ma tu mortal non sei,
e forse del mio dir poco ti cale.
Pur tu, solinga, eterna peregrina,
che sí pensosa sei, tu forse intendi,
questo viver terreno,
il patir nostro, il sospirar, che sia;
che sia questo morir, questo supremo
scolorar del sembiante,
e perir dalla terra, e venir meno
ad ogni usata, amante compagnia.
E tu certo comprendi
il perché delle cose, e vedi il frutto
del mattin, della sera,
del tacito, infinito andar del tempo.
Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore
rida la primavera,
a chi giovi l'ardore, e che procacci
il verno co' suoi ghiacci.
Mille cose sai tu, mille discopri,
che son celate al semplice pastore.
spesso quand'io ti miro
star cosí muta in sul deserto piano,
che, in suo giro lontano, al ciel confina;
ovver con la mia greggia
seguirmi viaggiando a mano a mano;
e quando miro in cielo arder le stelle;
dico fra me pensando:
a che tante facelle?
che fa l'aria infinita, e quel profondo
infinito seren? che vuol dir questa
solitudine immensa? ed io che sono?
Cosí meco ragiono: e della stanza
smisurata e superba,
e dell'innumerabile famiglia;
poi di tanto adoprar, di tanti moti
d'ogni celeste, ogni terrena cosa,
girando senza posa,
per tornar sempre là donde son mosse;
uso alcuno, alcun frutto
indovinar non so. Ma tu per certo,
giovinetta immortal, conosci il tutto.
Questo io conosco e sento,
che degli eterni giri,
che dell'esser mio frale,
qualche bene o contento
avrà fors'altri; a me la vita è male.
O greggia mia che posi, oh te beata,
che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perché d'affanno
quasi libera vai;
ch'ogni stento, ogni danno,
ogni estremo timor subito scordi;
ma piú perché giammai tedio non provi.
Quando tu siedi all'ombra, sovra l'erbe,
tu se' queta e contenta;
e gran parte dell'anno
senza noia consumi in quello stato.
Ed io pur seggo sovra l'erbe, all'ombra,
e un fastidio m'ingombra
la mente, ed uno spron quasi mi punge
sí che, sedendo, piú che mai son lunge
da trovar pace o loco.
E pur nulla non bramo,
e non ho fino a qui cagion di pianto.
Quel che tu goda o quanto,
non so già dir; ma fortunata sei.
Ed io godo ancor poco,
o greggia mia, né di ciò sol mi lagno.
se tu parlar sapessi, io chiederei:
- Dimmi: perché giacendo
a bell'agio, ozioso,
s'appaga ogni animale;
me, s'io giaccio in riposo, il tedio assale? -
Forse s'avess'io l'ale
da volar su le nubi,
e noverar le stelle ad una ad una,
o come il tuono errar di giogo in giogo,
piú felice sarei, dolce mia greggia,
piú felice sarei, candida luna.
O forse erra dal vero,
mirando all'altrui sorte, il mio pensiero:
forse in qual forma, in quale
stato che sia, dentro covile o cuna,
è funesto a chi nasce il dí natale.


Credo che queste siano tra i versi più belli mai scritti.
Per me un poeta (ovviamente è l'opinione di un non critico letterario) deve riuscire a suscitare delle sensazioni profonde che tocchino alcune corde sensibili dell'animo ed almeno con me Leopardi ci riesce.

PS sono curioso di sentire altre opinioni.
http://www.bnnonline.it/biblvir/pastore.htm
 

El_tipo

Surrealistic member
io boccio anche le operette morali...erudizione fine a se stessa, senza ricerca di nulla. Forse il periodo più interessante della sua opera è quello napoletano, quello della ginestra, in cui stava forse intraprendendo una nuova fase insieme a Ranieri. Poi purtroppo è morto. E'sicuramente un autore che non ha contribuito per niente alla mia crescita (lo odiavo sin dai tempi del liceo)
 

Dory

Reef Member
Vediamo se riesco a riscaldare gli animi come col mio intervento su I Promessi Sposi:mrgreen:. Piace a voi come poeta Leopardi? A me assolutamente no: mi annoia, mi strema, la trovo noiosa, antiquata, pedante. I suoi versi, a parte poche eccezioni, non riescono a trasmettermi niente se non tedio. Trovo terribili poesie come All'Italia, Sopra il monumento di Dante, Inno ai patriarchi, L'Infinito ecc... Un po più accettabili penso siano Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, Amore e morte, La quiete dopo la tempesta. Non mi riesco a capacitarmi che un autore che abbia scritto un'opera meravigliosa e profonda come le Operette morali dove dimostra di saper giocare con tutti i generi (dal filosofico, all'umorismo, al fantastico), sia riuscito a scrivere versi così orripilanti e pedanti. Voi che ne pensate? Qualcuno la pensa come me?

Mamma mia, ci sei andato giù pesante!! A parte le Operette morali, che adoro, delle poesie di Leopardi mi resta solo un'eco dei banchi di scuola e dell'interpretazione entusiasta ed enfatica della mia prof del liceo (da sganasciarsi dalle risate), e dei versi imparati a memoria di A Silvia. In effetti ho preferito di gran lunga la sua prosa che la poesia, e non ho più approfondito in seguito se non comprando "Le operette morali". Quello che posso dire è che la sua poesia va contestualizzata.
La mia impressione personale (non so se sia giusta o meno) è che i suoi scritti in prosa, essendo delle riflessioni in qualche modo filosofiche, possono essere viste come universali e senza tempo, mentre invece le poesie riguardano per lo più il suo vissuto, il suo tempo, la sua realtà e per questo sono "antiquate" (siamo nella prima metà dell'ottocento!) e "pedanti" (forse la sua vita di recluso e non proprio affascinante c'entra qualcosa!).
Ricordo molto bene i dibattiti che facevamo a scuola sulla quastione se Leopardi fosse un pessimista o meno. Molti critici dicono di sì, alcuni dicono di no, io penso che fosse molto triste ma che in lui ci fosse speranza, una lucina accesa dall'amore per la conoscenza e dalla sua curiosità.
 

Dory

Reef Member
Scusate, ma succede solo a me che in questa discussione il messaggio iniziale di Vladimir si posiziona alla fine degli altri invece che all'inizio? Perché mai? :boh:
 

Vladimir

New member
Vediamo se riesco a riscaldare gli animi come col mio intervento su I Promessi Sposi:mrgreen:. Piace a voi come poeta Leopardi? A me assolutamente no: mi annoia, mi strema, lo trovo noioso, antiquato, pedante. I suoi versi, a parte poche eccezioni, non riescono a trasmettermi niente se non tedio. Trovo terribili poesie come All'Italia, Sopra il monumento di Dante, Inno ai patriarchi, L'Infinito ecc... Un po più accettabili penso siano Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, Amore e morte, La quiete dopo la tempesta. Non riesco a capacitarmi che un autore che abbia scritto un'opera meravigliosa e profonda come le Operette morali dove dimostra di saper giocare con tutti i generi (dal filosofico, all'umorismo, al fantastico), sia riuscito a scrivere versi così orripilanti e pedanti. Voi che ne pensate? Qualcuno la pensa come me?
 

Leo

New member
Quando lo studiai a scuola lo trovavo veramente pesante, noioso e distante. Devo ammettere che poco tempo però h rivalutato molto i suoi scritti. Forse perchè sono maturato io nel frattempo e ho avuto la capacità di analizzarli serenamente.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Scusate, ma succede solo a me che in questa discussione il messaggio iniziale di Vladimir si posiziona alla fine degli altri invece che all'inizio? Perché mai? :boh:

ho notato anche io questa anomalia, potrebbe essere unproblema di ora impostata dagli utenti :? provo a verificare
 
P

~ Patrizia ~

Guest
Che dire? Io ho amato Leopardi sin dai banchi di scuola...

Sarà stato il modo di presentarlo del mio professore, o l'affinità alla mia indole personale "pedante"...
 
Ultima modifica:

SALLY

New member
Non è il mio preferito,ma mi è sempre piaciuto,sarà come dice Patrizia,anchio ho avuto una prof che è riuscita a non annoiarmi,anzi....
 

Apart

New member
Basterebbe solo questa frase, de "L'infinito", a descrivere la sua grandezza: "Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare.". Leopardi, poeta e pensatore. Alle superiori non lo sopportavo proprio. C'è anche da dire che non sopportavo, più in generale, la letteratura. Follia. E' che non riuscivo a comprenderla.
.
 

skitty

Cat Member
E' vero! A volte a causa dell'età, oppure anche per una predisposizione d'animo del momento, alcuni lavori ci... "stanno antipatici"... Forse nel caso di Leopardi, la tristezza avvolgente e pungente, non viene a volte tollerata dal nostro cuore... e produce in noi un giudizio negativo. Potrebbe essere un'interpretazione...

Comunque la poesia "L'infinito" mi è sempre piaciuta moltissimo. Rileggiamola!

«Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare»

:)
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Mi ero dimenticata di rispondere.
A me Leopardi è sempre piaciuto,sarà che sono una persona tendente al pessimismo (non pessimista,badate bene :wink:,perchè per fortuna ho in me ancora una buona dose di autoironia,che spesso mi permette di non scoraggiarmi troppo).
Adoro le sue poesie :ad:.
Ora mi viene in mente il verso,credo più famoso, de La quiete dopo la tempesta,"piacer figlio d'affanno",che rispecchia molto il mio pensiero.
Oppure Il sabato del villaggio il cui senso è che la vera gioia è nell'attesa della gioia stessa.
Sono stata anche a visitare la sua casa a Recanati,ma mi piacerebbe ritornarci un giorno o l'altro per approfondire meglio.
 

SALLY

New member
...e questa?!
(l'unico neo,è che sono quasi tutte lunghissime...:mrgreen:)

A se stesso




Or poserai per sempre,
Stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,
Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, nè di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo
T'acqueta omai. Dispera
L'ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera
E l'infinita vanità del tutto.
 
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