Vysotsky, Vladimir

shvets olga

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NON E' TORNATO DALLA BATTAGLIA [1969]

Perche' tutto e' diverso, anche se niente e' cambiato –
Lo stesso cielo – ancora azzurro,
Lo stesso bosco, la stessa aria e la stessa acqua,
Soltanto lui non e' tornato dalla battaglia.

Adesso non riesco a capire chi di noi aveva ragione
Durante le nostre dispute insonni e inquiete,
Ha cominciato a mancarmi solo adesso
Che non e' tornato dalla battaglia.

Lui taceva a sproposito e cantava fuori tempo,
Lui parlava sempre di qualcos’altro,
Lui non mi lasciava dormire – si alzava alle prime luci dell’alba,
Ma ieri non e' tornato dalla battaglia.

Non si tratta del vuoto che ha lasciato,
All’improvviso mi sono reso conto che eravamo in due.
E' stato come se il fuoco fosse stato spento dal vento,
Quando lui non и tornato dalla battaglia.

Sfuggita alla cattivitа, la primavera erompe.
Per sbaglio, l’ho chiamato: «Ehi amico! Piantala di fumare!».
E in risposta, silenzio: Ieri non e' tornato dalla battaglia.
I nostri morti non ci lasceranno nella disgrazia,
I nostri caduti saranno come sentinelle.

Il cielo si riflette nel bosco, come se fosse acqua,
E gli alberi si ergono azzurri.
Sul pianeta, di posti ne abbiamo in abbondanza,
E il tempo scorreva per entrambi.

Adesso tutto questo e' solo per me.
Solo che mi pare
Di essere io quello che non e' tornato dalla battaglia.
 
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peu

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NON E' TORNATO DALLA BATTAGLIA [1969]

Perche' tutto e' diverso, anche se niente e' cambiato –
Lo stesso cielo – ancora azzurro,
Lo stesso bosco, la stessa aria e la stessa acqua,
Soltanto lui non e' tornato dalla battaglia.

Adesso non riesco a capire chi di noi aveva ragione
Durante le nostre dispute insonni e inquiete,
Ha cominciato a mancarmi solo adesso
Che non e' tornato dalla battaglia.

Lui taceva a sproposito e cantava fuori tempo,
Lui parlava sempre di qualcos’altro,
Lui non mi lasciava dormire – si alzava alle prime luci dell’alba,
Ma ieri non e' tornato dalla battaglia.

Non si tratta del vuoto che ha lasciato,
All’improvviso mi sono reso conto che eravamo in due.
E' stato come se il fuoco fosse stato spento dal vento,
Quando lui non и tornato dalla battaglia.

Sfuggita alla cattivitа, la primavera erompe.
Per sbaglio, l’ho chiamato: «Ehi amico! Piantala di fumare!».
E in risposta, silenzio: Ieri non e' tornato dalla battaglia.
I nostri morti non ci lasceranno nella disgrazia,
I nostri caduti saranno come sentinelle.

Il cielo si riflette nel bosco, come se fosse acqua,
E gli alberi si ergono azzurri.
Sul pianeta, di posti ne abbiamo in abbondanza,
E il tempo scorreva per entrambi.

Adesso tutto questo e' solo per me.
Solo che mi pare
Di essere io quello che non e' tornato dalla battaglia.


Eugenio Finardi l'anno scorso ha prodotto un cd con canzoni di V. in italiano: è un lavoro riuscito molto bene - se non altro ha avvicinato questo autore a un pubblico che difficilmente lo avrebbe conosciuto per altre vie.
 

shvets olga

Member
" Scrivo canzoni sulla guerra, sicuramente, non per retrospettiva, ma per associazione. Se le ascoltate con attenzione, vi accorgerete che oggi è possibile cantarle, che la gente di quei tempi, le situazioni di quei tempi - e, nel complesso, anche le idee e i problemi- sono nostre, sono attuali. Mi servo di quel tempo solamente perché, per me, è più interessante considerare la gente che si trova nella stessa situazione estrema : nel momento del rischio, quando, il secondo successivo, può guardare la morte in faccia ; gente che ha qualcosa di spezzato, di logorato. Detto in breve, la gente sullo stesso orlo del baratro, sul bordo del burrone –un passo a destra o uno a sinistra-, oppure che cammina su qualche sottile corda. "
Vladimir Vysotskij

CANZONE DELLA TERRA

Chi ha detto: "Tutto è completamente secco,
Non tornerà più il tempo della semina?"
Chi ha detto che la Terra è morta?
No, s’è nascosta per un po’...

Non possiamo impadronirci della fertilità,
Non possiamo, come non si può svuotare il mare.
Chi ha creduto che la Terra bruciasse?
No, s’è annerita dal dolore...

Come crepe giacevano le trincee
E le buche s’aprivano come ferite.
I nervi della Terra messi a nudo
Conoscono la pena più profonda.

Sopporterà tutto, attenderà.
Tra gli sciancati non mettere la Terra!
Chi ha detto che la Terra non canta?
Che ha perduto per sempre la parola?

No! Echeggia di gemiti soffocati,
Da tutte le sue ferite, da ogni fessura,
La Terra è dunque l’anima?
Non calpestarla con gli stivali!

Chi ha creduto che la Terra bruciasse?
No, s’è nascosta per un po’....



Кто сказал: "Все сгорело дотла?
Больше в Землю не бросите семя"?
Кто сказал, что Земля умерла?
Нет! Она затаилась на время.

Материнство не взять у Земли,
Не отнять, как не вычерпать моря.
Кто поверил, что Землю сожгли?
Нет! Она почернела от горя.

Как разрезы, траншеи легли,
И воронки, как раны, зияют,
Обнаженные нервы Земли
Неземное страдание знают.

Она вынесет все, переждет.
Не записывай Землю в калеки!
Кто сказал, что Земля не поет,
Что она замолчала навеки?

Нет! Звенит она, стоны глуша,
Изо всех своих ран, из отдушин.
Ведь Земля - это наша душа,
Сапогами не вытоптать душу!

Кто поверил, что Землю сожгли?
Нет, она затаилась на время.
 

shvets olga

Member
IL VOLO INTERROTTO
[1973]
Qualcuno scorse un frutto maturo,
Scossero il tronco e il frutto cadde.
Ed ecco a voi la canzone di chi non cantò,
Di chi non sapeva di avere una voce.
Forse non era in sintonia col destino
E con il caso, brutti affari –
E la corda tesa per gli accordi
Si tendeva con un difetto impercettibile.
Lui iniziò timidamente con un “do”
Ma non finì di cantarlo…
Il suo accordo non risuonò
E non ispirò nessuno.
Un cane abbaiava e un gatto
Acchiappava i topi.
È buffo, vero? È buffo!
E lui scherzava, ma non finì di scherzare,
Non assaggiò il vino fino in fondo,
E non lo portò neppure alle labbra.
Stava per attaccar briga,
Ma incerto e senza alcuna fretta,
Come goccioline di sudore dai pori
L’anima trasudava sotto la pelle.
Aveva appena iniziato il duello sul tappeto
Ebbe giusto il tempo di cominciare,
Di orientarsi solo un po’ nel gioco,
Ma l’arbitro non dava il via.
Lui voleva conoscere tutto dalla A alla Z
Ma non raggiunse…
Né il mistero, né il fondo,
Non scavò fino alle viscere,
E lei, che fu l’unica,
Non la amò fino in fondo!
È buffo, vero? È buffo!
Lui si affrettò, ma non abbastanza,
Lasciò irrisolto
Tutto quello che non aveva risolto.
Non mento neppure di una virgola.
Lui era schiavo di uno stile puro,
Le scriveva dei versi sulla neve,
Ma ahimè! Le nevi si sciolgono.
A quel tempo la neve continuava a cadere
E si era liberi di scrivere sulla neve.
Lui afferrava con le sue labbra, correndo,
I grandi fiocchi di neve e la grandine.
Andando verso di lei in un landò d’argento,
Non la raggiunse…
Il fuggiasco, l’evaso, non corse,
Non volò, non saltò abbastanza,
E il suo segno zodiacale – il Toro –
Bevve la fredda Via Lattea.
È buffo, vero? È buffo!
Per una manciata di secondi,
Per un anello mancante,
Un volo interrotto!
È buffo, vero? È buffo!
È buffo per voi e persino per me.
Un cavallo al galoppo e il volo di un uccello, –
Ma di chi è la colpa?




 

Vladimir

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L'idolo proibito dell'URSS, lo adoro! Attraverso il suo canto ha avuto il coraggio di sfidare il regime sovietico, il quale non potendosi attaccare a niente lo pubblicò: se non puoi sconfiggere il nemico alleatici! Il loro Fabriziò de Andrè.
 
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