Vladimir
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Aleksandr Sergeevič Puškin (in russo Алексадр Сергеевич Пушкин) nacque a Mosca nel 1799 da Sergej L'vovič Puškin, un piccolo nobile, e da Nadežda Osipovna Gannibal discendente di Abram Gannibal, l'etiope che Pietro il Grande portò con se ritornando da uno dei suoi numerosi viaggi. Mentre studiava al ginnasio di Tsarskoe Selo (villaggio vicino a Pietroburgo che ora porta il suo nome) pubblicò, a soli 15 anni, il suo primo poema. Fu periodo di grandi letture: Byron, Molière, Chérnier, Richardson, Sterne, Orazio, Lomonosov, accompagnarono il giovane Puškin durante gli anni del liceo, finito il quale si impose all'attenzione della vita culturale di Pietroburgo, dove lavorava come funzionario del Ministero degli Esteri. In questi anni conobbe i poeti decabristi Kjuchelbeker e Puščin e fu invitato ad entrare nella prestigiosa società letteraria Arzamas, che vantava fra i suoi membri poeti del calibro di Žukovskij e Batjuškov. Nel 1820 pubblicò il suo primo poema Ruslan e Ljudmilla che sollevò le prime controversie riguardo al suo stile poetico. La vecchia guardia letteraria, infatti, vi vedeva un imbastardimento della lingua e della letteratura nazionali, contaminate, a loro dire, sia da nuovi soggetti occidentali, sia da nuovi termini e strutture sintattiche importate dal francese. Le sue posizioni progressiste lo portarono al confino nel 1822 in Moldavia a Kišnёv; qui scrisse alcuni poemetti di ispirazione byroniana e i primi 3 capitoli del suo capolavoro: l'Evgenij Onegin. Nel 1824 fu traferito nel villaggio di Michalovskoe, vicino a Pskov, dove scrisse la sua opera teatrale più famosa il Boris Godunov, tragedia amletica ispirata all'ononimo zar che fu alla testa del paese durante il terribile "periodo dei torbibi". Quest'opera fu rappresentata senza censure per la prima volta nel 2007.
Nel 1831, tornato a Pietroburgo, sposò Natalja Gončarova e incontrò Nikolaj Vasil'evič Gogol', allora un signor nessuno. Dopo aver letto il ciclo di racconti di quest'ultimo Le veglie alla massiera presso Dikan'ka, Puškin lo supportò criticamente e finanziariamente e nel 1836 alla fondazione del celeberrimo periodico Sovremennik (Il contemporaneo), gli dedicò un appassionato articolo di elogio. Morì in duello nel 1837, sfidando Georges d'Anthés, l'amante di sua moglie. In punto di morte alla moglie rivolse questa frase: "Ragazza mia, io ti ho ridato l'onore".
L'importanza di Puškin nella letteratura russa è immensa: senza di lui la grande cultura russa dell'800 non si sarebbe mai sviluppata. Egli, proseguendo l'opera del grande genio russo Michail Vasil'evič Lomonosov, continuò sia lo smantellamento della separazione degli stili, sia la "laicizzazione" delle tematiche (nella letteratura russa antica la maggior parte delle opere era di ispirazione biblica). Classificarlo univocamente romantico è riduttivo: nella sua creazione infatti si riescono a rilevare sia elementi appartenenti al passato neoclassicista, sia elementi futuri che si riveleranno fondamentali nel grande realismo russo.
La caratteristica più notevole dei versi puškiniani è l'intraducubilità. Il suo genio, la sua musicalità, la ricchezza lessicale non è rendibile adeguadamente in un'altra lingua. Oltre che i versi, ci ha lasciato racconti in prosa di pregevole fattura, uno su tutti La dama di picche.
Nel 1831, tornato a Pietroburgo, sposò Natalja Gončarova e incontrò Nikolaj Vasil'evič Gogol', allora un signor nessuno. Dopo aver letto il ciclo di racconti di quest'ultimo Le veglie alla massiera presso Dikan'ka, Puškin lo supportò criticamente e finanziariamente e nel 1836 alla fondazione del celeberrimo periodico Sovremennik (Il contemporaneo), gli dedicò un appassionato articolo di elogio. Morì in duello nel 1837, sfidando Georges d'Anthés, l'amante di sua moglie. In punto di morte alla moglie rivolse questa frase: "Ragazza mia, io ti ho ridato l'onore".
L'importanza di Puškin nella letteratura russa è immensa: senza di lui la grande cultura russa dell'800 non si sarebbe mai sviluppata. Egli, proseguendo l'opera del grande genio russo Michail Vasil'evič Lomonosov, continuò sia lo smantellamento della separazione degli stili, sia la "laicizzazione" delle tematiche (nella letteratura russa antica la maggior parte delle opere era di ispirazione biblica). Classificarlo univocamente romantico è riduttivo: nella sua creazione infatti si riescono a rilevare sia elementi appartenenti al passato neoclassicista, sia elementi futuri che si riveleranno fondamentali nel grande realismo russo.
La caratteristica più notevole dei versi puškiniani è l'intraducubilità. Il suo genio, la sua musicalità, la ricchezza lessicale non è rendibile adeguadamente in un'altra lingua. Oltre che i versi, ci ha lasciato racconti in prosa di pregevole fattura, uno su tutti La dama di picche.
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