Bulgakov, Michail - Uova Fatali

Zorba

tak kto zh ty, na konec?
Già il titolo potrebbe attrarre il lettore, ma la storia che si nasconde dietro queste 2 parole ancor di più.
Questo racconto, che fu preceduto da un altro intitolato Diavoleide (1924), è stato "pubblicato"(meglio sarebbe, dire semplicemente scritto) a Mosca nel 1925 ed è uno dei capolavori che questo eccezionale scrittore ucriano ci ha lasciato...Peccato però che la critica sovietica di quegli anni non fosse particolarmente attratta dalla sua "novella grottesca" dove si racconta di una socperta che, se non fosse perchè è capitata in mani sbagliate, avrebbe potuto portare il mondo della scienza alla ribalta. Scoperta nella quale non è difficile riconoscere il giovane apparato statale sovietico che, come è tipico dello stile bulgakoviano, viene deriso in questo caso per la negligenza (nel senso buono del termine) con cui affronta certe avanguardie.


L'avete letto? vi è piaciuto? Cosa ne pensate?
 
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Masetto

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A me non è piaciuto per niente :( . E' un apologo gonfio di effettacci sul cattivo uso della scienza. Come in altre sue opere, qui Bulgakov si lascia andare alla pura narrazione, ma stavolta scadendo nell’horror più becero (i serpenti giganti... :( )
 

shvets olga

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Le uova fatali non e' satira ma e' SATIRA! Un grande piccolo romanzo breve! Una SATIRA seria. Tra altro e' una conferma di ammonimento biblico Non fare un idolo
Da leggere, da pensare. Anche le opere di Avercenco(per esempio "Lettera amichevole a Lenin da A.Avercenco), di Erofeev(Mia piccola leniniana).
 

Zorba

tak kto zh ty, na konec?
Beh era figlio di un teologo, il minimo che potesse fare era di usare la bibbia come metafora..:D la SATIRA è alla base di quasi tutti i racconti di Bulgakov, ed è proprio per questo che (mi) piace. Perchè fa riflettere, perchè "ridicolizzate" certe situazioni paiono ancor più assurde..
Forse qui (anche se l'apice lo tocca col Master)più che in Cuore di cane si avverte la sua profondità, la sua delusione verso il suo paese nel quale lui iniziava sentirsi sempre più scomodo...
 

Vladimir

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A me non è piaciuto per niente :( . E' un apologo gonfio di effettacci sul cattivo uso della scienza. Come in altre sue opere, qui Bulgakov si lascia andare alla pura narrazione, ma stavolta scadendo nell’horror più becero (i serpenti giganti... :( )

Rileggillo e vedrai che ti accorgi che è un'opera molto fine:). Bulgakov non si abbandona mai alla narrativa pura (forse l'ha fatto solo in Diavoleide, quando ha scritto applicando le teorie sul montaggio di Ejzenstejn), non è nella sua natura. Oltre al tema degli effetti nefasti sull'abuso della scienza, Bulgakov descrive la NEP (memorabile la descrizione di via Moskovskaja) e lo Stato-idolo. Il nome del funzionario che da ordini a Persikov è Rokk; la parola rok in russo significa fato. Infatti, Bulgakov se la prende con lo Stato-idolo che si sostituisce a Dio. Inoltre c'è una polemica feroce contro le nuove istituzioni di gestione agricola i sovchoz (contrazione di sovetskoe chozjajstvo che approssimativamente può essere reso con "economia agricola sovietica"), che in pochi anni (nel 1928 cominciano le prime operazioni di collettivizzazione) avevano portato al disastro l'agricoltura. Ma non finisce qui... Bulgakov si scaglia contro i dirigenti incapaci, messi al loro posto solo perché membri del partito: infatti, Rokk è un ex flautista che prima della rivoluzione non si era mai interessato alla politica. La questione dello scambio casse è di nuovo emblematica: in URSS, siccome era tutto statale, spesso le cose venivano fatte con molto pressappochismo che non può avere che conseguenze nefaste(non che ora le cose funzionino meglio). A questo punto che importa che siano serpenti giganti? Potevano anche essere scarafaggi microscopici oppure farfalle bioniche. Le creature mostruose sono solo un espediente narrativo. Bulgakov è sempre molto allegorico e credo che Uova fatali sia pienamente inserito in questo filone.
 

shvets olga

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Masetto

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Rileggilo e vedrai che ti accorgi che è un'opera molto fine
Certo che le minuziose descrizioni di come dei serpenti giganti stritolano ed ingoiano la gente sono proprio il massimo della finezza… :???:


Bulgakov non si abbandona mai alla narrativa pura, non è nella sua natura.
E quando nel Maestro si sofferma a descrivere i lauti pasti che si facevano al club degli scrittori, la “battaglia” del gatto con la polizia, le “ultime avventure” di questi e Fagotto per i locali di Mosca, quando elenca gli ospiti della festa di Woland, oppure quando in Cuore di cane narra l’episodio di Sarikov che allaga il bagno inseguendo un gatto, che cosa sta facendo allora?


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Il nome del funzionario che da ordini a Persikov è Rokk; la parola rok in russo significa fato. Infatti, Bulgakov se la prende con lo Stato-idolo che si sostituisce a Dio.
Troppo vago per essere una critica al “sistema”; non credo proprio che il regime si sia sentito sotto attacco per il semplice fatto che il nome di questo funzionario suona come “fato”. Se io metto in un libro un personaggio negativo e lo chiamo "Libertà", secondo te Berlusconi se ne risente? O le parole "fato" e "Partito Comunista" erano diventate sinonimi in quegli anni, tanto che nessuno poteva più scrivere la prima senza alludere per forza alle seconde?


Inoltre c'è una polemica feroce contro le nuove istituzioni di gestione agricola, i sovchoz
E in cosa si vede questa polemica? Nel fatto che il Rokk è a capo di un sovchoz? Ma è lui a sbagliare con le uova, non l’istituzione. Io non mi ricordo che ci siano critiche all’organizzazione o all’idea di sovchoz nel racconto.


Bulgakov si scaglia contro i dirigenti incapaci, messi al loro posto solo perché membri del partito: infatti, Rokk è un ex flautista che prima della rivoluzione non si era mai interessato alla politica.
Ma quello di Rokk nel racconto è un caso singolo (e comunque non peculiare alla Russia sovietica: in tutti gli Stati la militanza politica favorisce l’accesso a delle cariche dirigenziali), non coinvolge tutto il sistema. Non ricordo niente nella storia che suggerisca come questo tipo di funzionari incapaci fosse molto diffuso. Da cosa dovremmo arguire che Rokk era il funzionario-tipo?


La questione dello scambio di casse è di nuovo emblematica: in URSS, siccome era tutto statale, spesso le cose venivano fatte con molto pressappochismo che non può avere che conseguenze nefaste.
Questa mi sembra proprio tirata per i capelli. Se io metto in un libro un errore delle Poste, mi sto scagliando contro il Governo secondo te?


Nel complesso, non mi pare che questi elementi bastino a fare del racconto un’opera eversiva, come sono invece il Maestro e Cuore di cane secondo me. Queste due opere sì che attaccano direttamente la dittatura nei suoi punti dolenti (la facilità con cui si viene arrestati nel Maestro, i discorsi controrivoluzionari del professore in Cuore di cane, in entrambi la cronica carenza di alloggi…).
A conferma di ciò, anche se in seguito tutta l’opera di Bulgakov fu proibita, per qualche anno Le uova fatali fu comunque pubblicato, gli altri due invece mai. Appunto perché nel primo la satira "politica" è ancora blanda, indefinita, non tocca i cardini del sistema sovietico. Ci mostra un funzionario che sbaglia, non un sistema politico liberticida ed inetto.


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A questo punto che importa che siano serpenti giganti? Potevano anche essere scarafaggi microscopici oppure farfalle bioniche.
Importa molto invece: importa dal punto di vista “artistico”. La bravura di uno scrittore si vede prima di tutto nella forma che riesce a dare alle sue idee. Se ne hai voglia, prova a leggere questo passo dalla seconda parte di Gulliver, quella dei giganti:

<< Atterrito e confuso com'ero, mi perdevo in queste riflessioni, quando uno dei mietitori giunse a meno di dieci metri da me. Sapevo ormai che alla prossima mossa sarei stato schiacciato dal suo piede o tranciato dal suo falcetto per cui, quando quello stava per muoversi, gridai con quanta forza avevo in corpo. Al che quella creatura colossale si fermò di colpo, osservò tutt'intorno per un po', finché mi vide acquattato per terra. Mi osservò con la cautela di chi cerca di acchiappare un qualche animaletto pericoloso evitandogli di mordere o di graffiare, come mi è capitato di fare con le donnole in Inghilterra. Alla fine si azzardò a prendermi dal di dietro, stringendomi la vita fra il pollice e l'indice, portandomi all'altezza dei suoi occhi e a una distanza di tre metri da essi, per potermi vedere meglio.
Capii al volo la sua intenzione e per fortuna ebbi la presenza di spirito di non dibattermi mentre mi sollevava in aria, quantunque mi stringesse forte ai fianchi per paura che gli scivolassi fra le dita.
Osai solo alzare gli occhi al cielo, giungendo le mani in atto supplichevole, pronunciando poche parole in tono umile e implorante, adatto alla condizione in cui mi trovavo, perché sentivo che in ogni momento mi avrebbe potuto sbattere per terra, come in genere si fa con certi animaletti rabbiosi che si vuole ammazzare. Per fortuna, lui sembrò attratto dalla mia voce e dai gesti e cominciò a guardarmi più con curiosità che con sospetto, meravigliato di sentirmi articolare la voce in parole che pure non poteva comprendere. Nel frattempo non potei trattenere i gemiti e le lacrime, girando la testa verso i fianchi, come per fargli capire il dolore che mi procurava la stretta delle sue dita. Lui sembrò capirmi, perché alzò la falda della giacca deponendomici sopra con delicatezza, mettendosi a correre verso il suo padrone, un facoltoso agricoltore, il primo che avevo visto nel campo.
Dopo che il contadino ebbe raccontato al suo padrone di avermi trovato, come capii dal loro discorso, quest'ultimo, presa una pagliuzza grossa come un bastone da passeggio, mi alzò le falde della giacca, perché forse credeva che fossero delle protezioni naturali; poi mi soffiò sui capelli per guardarmi meglio il volto. Allora chiamò i vari garzoni e chiese loro se per caso avessero mai visto nei campi creature come me e quindi mi posò pian piano per terra sulle quattro gambe, ma io mi alzai subito in piedi e cominciai a passeggiare avanti e indietro assai lentamente, come per fare capire a quella gente che non avevo nessuna intenzione di fuggire. Loro si sedettero in circolo intorno a me per osservare meglio le mie mosse: mi tolsi il cappello e feci una gran riverenza verso l'agricoltore, poi m'inginocchiai alzando le mani e gli occhi al cielo, parlando più forte che potevo.
Tirai fuori di tasca una borsa di monete d'oro e gliela porsi con deferenza; lui la tenne sul palmo della mano, se la portò vicinissima agli occhi per vedere di che cosa si trattava, poi, con la punta di uno spillo che sfilò da una manica, la rigirò più volte, senza tuttavia intuire cosa fosse. Gli feci capire di distendere la mano al suolo ed allora, aperta la borsa, riversai tutto l'oro sulla palma.
Conteneva sei scudi spagnoli di quattro pistole l'uno ed altre venti o trenta monete spicciole; vidi che si bagnava con la saliva la punta del mignolo per prendere una o due monete d'oro, senza tuttavia rendersi conto di che cosa si trattava. Mi fece capire a segni di rimettere le monete nella scarsella e la scarsella in tasca, cosa che pensai opportuno di fare, dopo avergliela offerta più volte.
L'agricoltore era ormai certo di trovarsi dinanzi ad una creatura dotata di ragione. Fu così che tentò più volte di parlarmi con quella sua voce che mi rintronava negli orecchi con il frastuono di un mulino a vento, sebbene le sue parole fossero variamente articolate. Gli risposi con tutto il fiato che avevo in corpo, in diverse lingue, mentre lui avvicinava l'orecchio ad un paio di metri; ma invano, perché era come se stessimo parlando fra sordi. Allora mandò i servi di nuovo al lavoro e tirò fuori di tasca il fazzoletto, spianandolo e piegandolo in due sulla mano distesa a terra con la palma rivolta verso l'alto, facendo segno di saltarci sopra. Non mi fu difficile obbedirgli, perché avevo davanti uno spessore di non più di trenta centimetri e, per paura di cadere, mi distesi tutto lungo, mentre lui mi rimboccò fino alla testa con il rimanente del fazzoletto. E in questo modo mi portò a casa sua.
Appena arrivato, chiamò sua moglie aprendo il fazzoletto: quella fece uno strillo e un salto indietro, come fanno le donne alla vista di un ragno o di un rospo. Ma quando pian pianino ebbe preso un po' di confidenza con me ed ebbe visto come obbedivo a puntino ai segni che suo marito mi faceva, si riebbe ed anzi finì per affezionarmisi. Si era ormai a mezzogiorno e una fantesca portò in tavola il pranzo che consisteva in un'unica portata di carne, come si fa in casa dei contadini, in un piatto dal diametro di sette metri. Quella famiglia era composta dall'agricoltore e da sua moglie, tre figli e una nonna, una vecchia più di là che di qua. Quando si furono seduti, l'agricoltore mi posò a poca distanza da lui sulla tavola, alla vertiginosa altezza di quasi dieci metri da terra.
Per paura di cadere cercavo di tenermi il più possibile lontano dagli orli. La moglie tagliò uno spilluzzico di carne, poi sminuzzò del pane sul piatto di legno e me lo mise davanti. Mi sentii in dovere di farle una bella riverenza e quindi, estratti il mio coltello e la mia forchetta, mi misi a mangiare con un gusto beato. La padrona mandò la fantesca a prendere un bicchierino da liquore della capacità di due galloni e lo riempì di vino; presi il vaso con tutte e due le mani e alzando a gran fatica bevvi alla salute della signora, urlando i migliori ossequi nella mia lingua, il che li fece scoppiare dal ridere, tanto che rimasi mezzo intontito dal fracasso. Quel vinello sapeva di sidro e non era poi male. Allora l'agricoltore mi fece segno di andare vicino al suo piatto, ma mentre camminavo sulla tavola tutto eccitato, come vorrà comprendere il lettore benevolo, inciampai su una crosta cadendo bocconi sulla tovaglia, senza tuttavia farmi male. Mi rialzai di scatto e vedendo che quella buona gente era rimasta spaventata, presi il cappello, che tenevo sotto il braccio secondo la buona creanza, e mulinandolo sopra il capo detti tre evviva per dimostrare che non mi ero fatto niente. Mentre mi avvicinavo a quello che d'ora in poi chiamerò il mio padrone, il più piccolo dei suoi figli, che gli sedeva accanto, un moccioso screanzato di una decina d'anni, mi sollevò per le gambe tenendomi sospeso tanto in alto, che tremavo da capo a piedi; ma suo padre mi strappò dalle sue mani affibbiandogli allo stesso tempo un tale ceffone sull'orecchio, da scaraventare a terra un reggimento di cavalleria, ordinandogli di alzarsi da tavola. Ma per paura che il bambino se la potesse prendere con me, e conoscendo bene la crudeltà dei bambini nei confronti dei passeri, dei conigli, dei cuccioli di gatti e di cani, mi inginocchiai e, indicando il figlio, feci capire al mio padrone che lo perdonasse.
Il padre acconsentì e il bambino riprese il suo posto, mentre mi avvicinai alla sua mano per baciargliela; allora il padrone gliela prese costringendolo a farmi una specie di ruvida carezza. […]
Alla fine del pranzo, entrò la balia con in braccio un poppante di un anno che, dopo avermi osservato per un po', cominciò a strillare così forte, come fanno i bambini quando si impuntano per qualche capriccio, che dal Ponte di Londra le sue grida si sarebbero sentite fino a Chelsea. Presa da compassione, la madre mi prese e mi porse al bambino il quale, afferratomi per la vita, si ficcò la mia testa in bocca; mi misi a urlare così forte che il piccino si impaurì e mi lasciò cadere. Mi sarei senza dubbio rotto l'osso del collo, se la madre non avesse teso sotto di me il suo grembiule. Per placare il fanciullo, la balia ricorse a un sonaglio, costituito da una specie di orcio con dentro dei macigni e appeso al collo del poppante con un robusto canapo. >>

e confronta la potenza fantastica, perfettamente controllata e senza cadute di gusto, la capacità di rendere credibili e quasi viva davanti ai nostri occhi la situazione, la precisone dei dettagli, l’esattezza dei comportamenti (il poppante che, proprio come essi fanno nella realtà con bamboline, soldatini, etc…, afferra Gulliver e si mette la sua testa in bocca), la straordinaria naturalezza con cui il sarcasmo di Swift emerge dalla narrazione (i giganti sono tratteggiati con tutto il cinismo e il senso di onnipotenza dell’uomo nei confronti dei piccoli animali), confronta tutto questo con la disgustosa e inutile descrizone particolareggiata di come i serpentoni di Bulgakov si pappano la gente e dimmi tu se la scelta dei suoi mostri era una cosa senza importanza, se Bulgakov non avrebbe potuto inventare qualcosa mille volte migliore invece di abbandonarsi al gusto dell’orrore…


Le creature mostruose sono solo un espediente narrativo.
Magari fossero solo questo! Invece Bulgakov evidentemente si compiace a descrivere questi mostri, a mostrarceli “in azione”, a scatenargli contro l’esercito, tant’è vero che tutto ciò occupa parecchie pagine. E questo perché lui, come scrittore, ha, fra gli altri, il gusto dell’horror (ricordi le decapitazioni nel Maestro? E la minuziosa descrizione dell’operazione sul cane Sarik?) e si lascia eccome andare alla narrazione pura (non sempre, certo, ma negli episodi che ho citato finora sì: del resto lo fanno moltissimi scrittori).


P.S.: Scusami per la lunghezza spropositata del post... :???:
 
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Vladimir

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Masetto, ho capito le tue obbiezioni. Ti assicuro che gli episodi di pura narrazione - che secondo me non lo sono - sono satira, magari meno potente ma per un russo lo sono. È difficile, per chi non ha vissuto in Russia, comprendere del tutto la satira di Bulgakov. Io ho studiato per un periodo all'università di S.Pietroburgo - quindi non ho fatto il turista ma ho dovuto confrontarmi col sistema - e col senno di poi, ogni volta che leggo quelle opere, anche nei particolari più minuti, riconosco molto della realtà russa; e sebbene siano passati tanti anni dai tempi di Stalin, ti assicuro che la mentalità generale non è mai cambiata. La burocrazia è la stessa, la mentalità del funzionario medio è la stessa, continuano ad esistere regole assurde e il sistema è sempre ultraverticistico: tutto è delegato ad apposite commissioni che prendono decisioni, a volte incomprensibili, che però valgono come il Vangelo. La polemica contro il potere c'è, ma non è sistemica, piuttosto endemico-allegorica. Bulgakov, infatti, ha ripreso dalla letteratura russa antica religiosa, l'abitudine di raccontare storie "morali" ed "edificanti" (c'è sempre una morale nelle sue opere), servendosi di simboli allegorici. Le idre, ora che Olga giustamente l'ha notato, sono il Leviatano; la figura di Persikov è molto simile ai creatori di golem (mito non solo ebraico, ma anche greco-ortodosso); Rokk è molto simile ai nobili arroganti e ottusi che popolano le vite dei santi russi del XII XIII secolo (non dimentichiamoci che Bulgakov era figlio di un teologo e conosceva molto bene la letteratura religiosa ortodossa, oltre che la Bibbia). Ci sono tantissime allegoriche religiose nella sua opera. Uova fatali è un allegoria moderna di un'ordinaria storia di malfunzionamento e ottusaggine.
Per quanto riguarda la pubblicazione, Uova fatali è stato pubblicato nel 1925, quando il clima in URSS era ancora abbastanza liberale (forse siamo all'appice massimo delle grandi avanguardie cubo-futuriste e suprematiste); il conformismo culturale totale si avrà solo nel 1934, quando Gor'kij enunciò la teoria che porterà alla creazione del realismo socialista. Per di più, sia Diavoleide (1924), che Uova fatali, sono stati pubblicati grazie ad un intervento favorevole a Bulgakov proprio di Gor'kij. Gia allora infatti, l'ucraino si era innimicato il potere sovietico, tanto che Lunacharskij (grandissimo intellettuale e ministro dell'istruzione) lo definì "un cane controrivoluzionaro" mentre Lenin ne parlava come di "uno scrittore perverso". Quindi, se queste erano le reazioni, vuol dire che la satira di Uova fatali era arrivata eccome!! Comunque le parole "destino", "futuro" e "Partito comunista" nell'URSS del 1925 erano più o meno la stessa cosa. Il destino era quello di costruire un futuro, un radioso avvenire, dove tutti sarebbero convissuti in pace e uguaglianza sotto la lungimirante guida del Partito bolscevico (non era ancora comunista), erano "i giorni dei grandi sogni, eran vere anche le utopie" (grazie Vasco). Molti intellettuali straordinari come Majakovskij, Esenin, Chagall, Malevic, Kandinskij, Ejzenstejn, o politici straordinari come Lenin , Lunacharskij, Trockij, credettero in questo progetto: lo stalinsmo, pochi anni dopo uccise tutto, portando solo morte e miseria. Spero di averti chiarito un po' di aspetti:)
 
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Masetto

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Ti assicuro che gli episodi di pura narrazione - che secondo me non lo sono - sono satira, magari meno potente ma per un russo lo sono
Allora mi dovresti spiegare, per esempio, quale preciso aspetto della società o del sistema politico russo è preso di mira nell’episodio di Sarikov che allaga il bagno. La stupidità del proletariato rivoluzionario magari? Ma è già dileggiata in molti altri episodi del racconto; questo del bagno era proprio indispensabile? Non si capiva tutto il resto se non c’era?


Uova fatali è stato pubblicato nel 1925, quando il clima in URSS era ancora abbastanza liberale. Per di più è stato pubblicato grazie ad un intervento favorevole di Gor'kij. Già allora infatti, l'ucraino si era innimicato il potere sovietico, tanto che Lunacharskij lo definì "un cane controrivoluzionaro" mentre Lenin ne parlava come di "uno scrittore perverso". Quindi, se queste erano le reazioni, vuol dire che la satira di Uova fatali era arrivata eccome!!
Qui sei molto più convincente. Come dicevo, per me la satira politica di questo racconto non è veramente incisiva perché, ch’io ricordi, non vi si lascia esplicitamente intendere che Rokk sia il funzionario sovietico tipo. Ma da quanto dici vedo che parte dell’establishment sovietico si era comunque sentita mettere alla berlina. Si vede che le dittature hanno la pelle delicata :) .
Rimango però dell’idea che la satira de Le uova fatali sia ancora blanda rispetto alle opere successive di Bulgakov. Se, per ipotesi, al posto di questa egli avesse scritto Cuore di cane nel 1925, gliel’avrebbero pubblicata lo stesso secondo te?


Comunque le parole "destino", "futuro" e "Partito comunista" nell'URSS del 1925 erano più o meno la stessa cosa.
Qui di nuovo non mi convinci, perché se anche è vero che il Partito si proclamava il nuovo artefice del destino russo, “fato” è pur sempre una parola con talmente tante risonanze che non riesco a credere che per un russo degli anni venti l’unica cosa che poteva richiamare alla mente fosse il Partito. Certo, poteva alludere a quello, ma anche ad altre cose secondo me; non credo che l’accostamento fosse diventato automatico ed univoco. Sarebbe come dire, per riprendere il mio esempio di prima, che se oggi in Italia dici “libertà” a tutti viene automaticamente in mente la Casa delle Libertà. Non è così, proprio perché la parola “libertà” ha troppi significati, troppi agganci, troppa storia per poter diventare monopolio di un partito. Lo stesso per “fato” secondo me.

Anche questo di “fato” mi sembra un esempio di come in questo racconto Bulgakov si muova ancora su un terreno indefinito, allusivo, di come non affondi risolutamente e senza ambiguità il colpo.
Certo, lui camminava sul filo del rasoio, forse più di così non poteva fare se voleva essere almeno pubblicato (non poteva, per dire, chiamare il funzionario inetto “Ninel”). E in effetti, quando ha fatto di più (come nel Maestro) non gli è stato più permesso neanche questo.
 

Vladimir

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L'episodio del gatto in Cuore di cane si ricollega al tema della bestialità si Šarikov e al fallimento dell'opera del professore. Questi, infatti, non perde i suoi istinti canini (tanto che diverrà) l'accalappiagatti di Mosca. Šarikov (da "šarik" nome di cane molto comune che significa "pallino"), non solo š la summa di tutti i vizi proletari, ma anche di tutti gli istinti più bassi della bestia.
Cuore di cane pubblicato nel 1925? Probabilmente si. Gor'kij era molto potente, c'era ancora una certa liberalità, ed essendo appena morto Lenin, il partito era senza segretario, quindi non ci poteva essere una linea precisa in fatto di censura.
Per quanto riguarda l'avvenire e il partito il discorso è piuttosto complesso. Prova a pensare una società ancora medievale (la servitù della gleba fu abolita solo nel 1861!!) e un gruppo di uomini con idee inaudite, che in dieci giorni che sconvolsero il mondo (grazie John), distruggono un sistema plurimillenario (lo stato russo è stato fondato a metà del IX secolo). Ma non fu tanto la rivoluzione politca ad essere una bombda atomica, ma piuttosto la rivoluzione artistica e sociale. La parola d'ordine era distruggere le tradizioni, la vecchia arte, insomma il passato: bisognava fare tabula rasa di tutto ciò che era stata fino a quel momento la Russia. Gli articoli, gli interventi, o le relazioni, su fatti di attualità, arte, politica, società, si aprivano con formule di questo tipo: "È impossibile costruire una vita su ideali vecchi e forme antiquate. Ciò che è morto non servirà mai più come base per qualcosa di vivo." La nuova cultura aveva come fine la politica, l'utopia rivoluzionaria, l'iconoclastia del prima. Frotte di giovani futuristi, naturalmente capitanati dal buon Majakovskij, cominciarono a coniare slogan, manifesti, articoli polemici e di propaganda tutti mirati alla costruzione della nuova umanità. L'arte sloggia dalla gallerie e sbarca in fabbrica: il procedimentio artistico, scrittorico pittorico ecc... viene finalizzato non più alla contemplazione romantica, ma deve diventare design, oggetto di massa, teso anch'esso, come le fabbriche e le officine alla creazione del socialismo. Ma non basta: per portare il messaggio rivoluzionario nelle campagne, si affida ai grandi astrattisti e suprematisti, la decorazione dei treni, che diventano dei veri poster in movimento. Fin nei più remoti villaggi (molte persone non sapevano neanche cosa fosse la corrente elettrica) si organizzano proiezioni cinematografiche dei film di Ejzenstejn, Gerasimov, Vertov ecc... e si discute apertamente col popolo di politica, di diritti, di doveri. I bolscevichi sospendono il vecchio calendario giuliano e introducono nuovamente quello gregoriano (in vigore prima di Pietro il Grande che ha regnato dal 1694 al 1725) e creano nuove feste rivoluzionarie, durante le quali si compiono veri e propri atti iconoclasti come la fucilazione pubblica di cristi e madonne, la distruzione di statue degli zar ecc... Furono legalizzati matrimonio civile, divorzio e aborto e predicate teorie,da parte delle femministe del partito, di amore libero e convivenza secolare senza matrimonio. Tutto questo avvenne fra l'inverno del 1918 e la primavera del 1921!!
Quando Lenin morì nel 1924, da capo divenne mito. Il grande pittore suprematista Kazimir Malevič scrisse poco dopo la morte del leader: "Sarà condizione d'obbligo avere un ritratto di Lenin in un angolo della propria stanza (dove prima stavano le icone religiose). Ma questo non sarà più un ritratto, bensì un lui-immagine, esistente nel cuore di ogni leninista. Ma bisogna aggiungere: non costruite un ritratto-tempio, poiché l'immagine di lui sta nel vostro cuore." La causa leniniana, in quel periodo, era un concetto molto simile al anima nel cristianesimo. Lenin era morto, ma la causa e la sua guida lungimirante sarebbe stata al fianco dei suoi discepoli (si usa proprio questa parola in molti documenti) per sempre. Arriviamo al finale, dopo uno sconvolgimento del genere (e non ti ho raccontato tutti gli sconvolgimenti, ma soli i principali), "destino", "futuro" e "partito", non possono essere considerati sinonimi? Se no, allora cos'era il futuro per un russo del tempo?

P.S.
Paragonare la rivoluzione russa e il suo impatto culturale, storico, e sociale sul mondo e la Casa delle libertà, mi sembra un po' fuori luogo:)
 

Masetto

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Šarikov non perde i suoi istinti canini, tanto che diverrà l'accalappiagatti di Mosca. Šarikov (da "šarik" nome di cane molto comune che significa "pallino"), non solo š la summa di tutti i vizi proletari, ma anche di tutti gli istinti più bassi della bestia.
Ma appunto perché ci sono già tutte queste cose nel racconto (e molte altre, per esempio Šarikov che molesta le donne di casa, che fa a pezzi un uccello impagliato, che si comporta male a tavola,…) quell’episodio non era indispensabile per far capire che in lui persistono gli istinti animali. Se non c’era, tu non avresti capito che Šarikov non si è mai completamente umanizzato, scusa?




Cuore di cane pubblicato nel 1925? Probabilmente si. Gor'kij era molto potente, c'era ancora una certa liberalità, ed essendo appena morto Lenin, il partito era senza segretario, quindi non ci poteva essere una linea precisa in fatto di censura.
In Cuore di cane il professore spara a zero contro i rivoluzionari, dice che sono incapaci, che perdono tempo a far riunioni e a cantare quando invece ci sarebbe da lavorare, che le cose oggi non funzionano più mentre sotto gli Zar andava tutto a meraviglia, condanna senza mezzi termini la violenza e nessun altro personaggio del racconto contraddice queste affermazioni. Anzi, i tizi del comitato di zona che prendono a proteggere Šarikov e che sono tratteggiati come fedelissimi della rivoluzione fanno sempre, al pari di quest’ultimo, le peggiori figure. In più non mancano accenni alla penuria dilagante sotto la NEP.
Sbaglio se dico che qui sì è messo alla berlina tutto il sistema sovietico e non il solo Rokk come accade invece ne Le uova fatali? Che qui si lascia capire senza mezzi termini che è tutta quanta la dittatura a non funzionare?
E tu dici che probabilmente nel ’25 avrebbero pubblicato un racconto così apertamente controrivoluzionario? Gor'kij era un controrivoluzionario, scusa? O non avrebbe visto un attacco al Partito in Cuore di cane secondo te?
Perché, se è così, direi che sbaglia chi dice che prima di Stalin il Comunismo era una dittatura e che non c’era più libertà di opinione…


Molto bello il tuo panorama sulla rivoluzione :) ; l’ho letto con vero piacere perché sei riuscito a tramettere un po’ dello spirito davvero dirompente di quell’enorme rivolgimento (e il Marxismo, quali che siano state poi le sue “incarnazioni” nella storia, secondo me è una delle idee più affascinanti mai elaborate dall’uomo).
Ma se mi chiedi se
dopo uno sconvolgimento del genere, "destino", "futuro" e "partito", non possono essere considerati sinonimi? Se no, allora cos'era il futuro per un russo del tempo?
ti rispondo ancora no, perchè “futuro”, anche per un russo del tempo, significava sempre, come significa da che mondo è mondo, “ciò che non è ancora avvenuto”, e solo un pazzo avrebbe potuto credere davvero che dopo la rivoluzione sarebbero stati i funzionari del Partito a decidere il futuro, o in altre parole che il “fato” fosse diventato lui pure un “suddito” della dittatura. “Fato” poteva certo alludere al Partito (e molto probabilmente questa era l’intenzione di Bulgakov nel battezzare “Rokk” il suo personaggio), ma non esserne diventato un semplice sinonimo.
Non credo proprio che se un russo all’epoca avesse scritto “il futuro è incerto” tutti avrebbero automaticamente letto “il Partito non è onnipotente” o che se uno esclamava “il destino si accanisce contro di me!” tutti avrebbero capito “il Partito ce l’ha con me!” :)


Paragonare la rivoluzione russa e il suo impatto culturale, storico, e sociale sul mondo e la Casa delle libertà, mi sembra un po' fuori luogo:)
Non ho paragonato le due cose; ho portato un esempio preso dall’attualità per mostrare come di parole come “libertà”, “fato”, “futuro”,… nessuno riesce a prendersi l’esclusiva.
Solo parole con un “background” molto più limitato (vedi da noi “fascio” nel ventennio) possono diventare quasi sinonimi di un’ideologia.




Per fare il punto: tu hai ragione a dire che Le uova fatali può esser letto come satira del Comunismo russo (e mi hai mostrato che molti l’han letto così); quello che dico io è che la satira non vi è così esplicita da essere inequivocabile, che questo racconto non attacca il sistema alle radici come invece fa Cuore di cane.
P.S.: Ti faccio una proposta: ti va, dopo la tua prossimo risposta, di continuare (e concludere) il discorso in MSN? Perché andando avanti così, a furia di post, fra una settimana stiamo ancora discutendo… :)
 

shvets olga

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Cuore di cane fu scritto nel 1925 e fu pubblicato nel 1987. Questo dice qualcosa? Secondo me si e anche molto.Vi consiglio leggere lettera di Bulgakov al governo dell'URSS da 28 marzo 1930 e l'opere di A.Avercenko( "Дюжина ножей в спину революции"- Dozzina coltellate alle spalle alla rivoluzione - scritto nel1920! ) dove, secondo me, lui aveva descritto con linguaggio chiaro quello che descriveva Bulgakov, usando linguaggio molto metaforico, nel Uova fatali.



Scusate per gli errori:W
 
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Zorba

tak kto zh ty, na konec?
(1)Ma appunto perché ci sono già tutte queste cose nel racconto (e molte altre, per esempio Šarikov che molesta le donne di casa, che fa a pezzi un uccello impagliato, che si comporta male a tavola,…) quell’episodio non era indispensabile per far capire che in lui persistono gli istinti animali. Se non c’era, tu non avresti capito che Šarikov non si è mai completamente umanizzato, scusa?


(2) In Cuore di cane il professore spara a zero contro i rivoluzionari, dice che sono incapaci, che perdono tempo a far riunioni e a cantare quando invece ci sarebbe da lavorare, che le cose oggi non funzionano più mentre sotto gli Zar andava tutto a meraviglia, condanna senza mezzi termini la violenza e nessun altro personaggio del racconto contraddice queste affermazioni. Anzi, i tizi del comitato di zona che prendono a proteggere Šarikov e che sono tratteggiati come fedelissimi della rivoluzione fanno sempre, al pari di quest’ultimo, le peggiori figure. In più non mancano accenni alla penuria dilagante sotto la NEP.
Sbaglio se dico che qui sì è messo alla berlina tutto il sistema sovietico e non il solo Rokk come accade invece ne Le uova fatali? Che qui si lascia capire senza mezzi termini che è tutta quanta la dittatura a non funzionare?
E tu dici che probabilmente nel ’25 avrebbero pubblicato un racconto così apertamente controrivoluzionario? Gor'kij era un controrivoluzionario, scusa? O non avrebbe visto un attacco al Partito in Cuore di cane secondo te?
Perché, se è così, direi che sbaglia chi dice che prima di Stalin il Comunismo era una dittatura e che non c’era più libertà di opinione…


(3) ti rispondo ancora no, perchè “futuro”, anche per un russo del tempo, significava sempre, come significa da che mondo è mondo, “ciò che non è ancora avvenuto”, e solo un pazzo avrebbe potuto credere davvero che dopo la rivoluzione sarebbero stati i funzionari del Partito a decidere il futuro, o in altre parole che il “fato” fosse diventato lui pure un “suddito” della dittatura.
Non credo proprio che se un russo all’epoca avesse scritto “il futuro è incerto” tutti avrebbero automaticamente letto “il Partito non è onnipotente” o che se uno esclamava “il destino si accanisce contro di me!” tutti avrebbero capito “il Partito ce l’ha con me!” :)
[(1)]Cercherò di essere il più breve possibile...L'episodio del bagno, in Cuore di cane, chiamasi aneddoto...;)è un'aggiunta che Bulgakov ha fatto per porre ancor più l'accento sull'irrealità e il fallimento dell'operazione
Šarik - Šarikov (ricordiamoci che NON sono affatto la stessa cosa...). Šarik distrugge la civetta che è ancora un cane, gli altri episodi citati li compie il suo 'alter ego', Šarikov, da uomo e che come tale ha, ovviamente, degli istinti...

[(2)]Esatto, sbaglia...La libertà come la intendiamo noi, occidentali globalizzati, magari no, ma che fossero mooooolto più aperti che sotto il compagno Stalin questo è poco ma sicuro!!..Per meglio comprendere ti suggerisco di leggere Il radioso avvenire scritto da un docente di Letteratura e cultura russa della Statale di Milano, GiampieroPiretto (Einaudi)...un bellissimo saggio sulla Russia dalla NEP agli anni '80. Dove, oltre alla storia, affianca anche riferimenti ad opere di grandi autori che, prima di Stalin erano avanguardia, con Stalin sono misteriosamente morti, o scomparsi nel nulla...(es. Majakovskij morto siucida[almeno così han dichiarato i membri del PCUS] nel 1930...) Addirittura, con Stalin gli autori contemporanei di Bulgakov, cominciarono a richiedere di poter espatriare. Nel '32 Zamjatin scrisse al capo del partito che accolse la sua richiesta di poter lasciare il paese (Zamjatin era un bolscevico)...Bulgkov scrisse non so quante lettere (sono raccolte in un libercolo intitolato appunto Lettere a Stalin tradotto dal mio correlatore) rivolte a tutti i membri del partito, per chiedere loro la possibilità di essere lasciato in pace, di poter lavorare come scrittore (prima della rivoluzione faceva il medico condotto a Smolen'sk). Solo ad una di queste ricevette risposta; come giustamente ha detto Ol'ga fu scritta il 28 marzo del '30, pare in 10 giorni. La risposta fu una telefonata di Stalin in persona, il 18 aprile dello stesso anno, che si mostrò restio a concedergli di poter espatriare (era un controrivoluzionario, anche se comunque ha lottato fino in fondo per far sì che nel suo paese ci fossero i sani principi della libertà di stampa e di pensiero, che sotto Stalin faticavano a manifestarsi), ma che comunque gli promise di poter lavorare al MChAT (Teatro d'Arte di Mosca). Gli promise anche un incontro, ma l'autore morì senza che questo avvenisse...Resta il fatto che nessuna opera, sia esse scritta che teatrale, non fu MAI pubblicata in URSS (e le poche che vennero date alla stampa, furono ritirate alla fine degli anni '20..)

[(3)]Invece purtroppo, FUTURO, per un russo del tempo, voleva proprio dire il contrario di ciò che noi pensiamo...Noi siamo occidentali, abbiamo vissuto la rivoluzione industriale & co, quando loro avevano ancora il feudo, la servitù della gleba, ecc.. E' difficile da comprendere, lo so, eppure dopo lo scoppio della rivoluzione in Russia, il Partito divenne una guida anche spirituale...c'era bisogno di punti di riferimento, di personalità importanti e carismatiche...c'era bisogno di alfabetizzare, istruire, al pensiero della "Comune di Parigi", cioè al socialismo. Lenin divenne il promotore di questo pensiero, che successivamnete alla sua morte divennne un meccanismo perverso di pianificazione delle vite di tutti, di un popolo intero...Stalin divenne in breve un DIO, venerato come tale (nelle case, che allora erano le cosiddette komunalka, al posto delle icone era sistemato il suo ritratto); lo fu anche Lenin, con al sola differenza che quando avvenne era morto...;). quando l'uomo ha 'DIO' a portata di mano, non dubita del futuro...
 
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Masetto

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Šarik - Šarikov NON sono affatto la stessa cosa... Šarik distrugge la civetta che è ancora un cane, gli altri episodi citati li compie il suo alter ego, Šarikov, da uomo e che come tale ha, ovviamente, degli istinti...
Uhmm... probabilmente hai ragione riguardo a Šarikov che molesta le donne, cosa dovuta ai suoi bassi istinti umani piuttosto che animali; tuttavia egli conserva per tutto il racconto anche degli istinti canini. Infatti, pure quand'è ormai del tutto umano nell'aspetto usa malvolentieri le posate e più avanti si mette a fare l'accalappiagatti, cioè a inseguire i gatti per la città.
E allora, era indispensabile mostrarcelo che li insegue anche in casa? E perchè nel descrivere l'episodio Bulgakov se la prende così comoda, soffermandosi su tutti i particolari, tanto che va avanti per 4-5 pagine?
Vi sembra proprio impossibile che il nostro autore ogni tanto si lasci prendere dal solo gusto di raccontare, che abbia anche voglia di giocare, che non stia sempre lì a dosare simboli e metafore?
Tornando un attimo a Le uova fatali, quando il primo serpente mangia la moglie di Rokk Bulgakov ci informa che si sentono scricchiolare le ossa della malcapitata, che il sangue le sprizza da sotto le unghie, che viene sollevata in aria e poi ingoiata dal mostro "come una mano infilata in un guanto", mentre i capelli di Rokk, che assiste alla scena, diventano bianchi. Anche in simili particolari ci sarebbero dei simboli precisi, delle allusioni alla Russia? La morale del racconto andrebbe persa se dicesse semplicemente "il mostro la mangiò"? :)


(Bulgakov era un controrivoluzionario, anche se comunque ha lottato fino in fondo per far sì che nel suo paese ci fossero i sani principi della libertà di stampa e di pensiero)
"anche se"? :? Ma se può dirsi controrivoluzionario, è proprio perchè lottava per queste cose, non anche se...


E' difficile da comprendere, lo so, eppure dopo lo scoppio della rivoluzione in Russia, il Partito divenne una guida anche spirituale...c'era bisogno di punti di riferimento, di personalità importanti e carismatiche... Lenin divenne il promotore di questo pensiero, che successivamnete alla sua morte divennne un meccanismo perverso di pianificazione delle vite di tutti, di un popolo intero...Stalin divenne in breve un DIO, venerato come tale (nelle case al posto delle icone era sistemato il suo ritratto); lo fu anche Lenin, con al sola differenza che quando avvenne era morto...;). quando l'uomo ha 'DIO' a portata di mano, non dubita del futuro...
Quindi secondo te un russo di allora credeva che Stalin e/o il Partito fossero infallibili, ci credeva letteralmente? E non aveva più alcun dubbio sul futuro, come se fosse diventato il passato? A questo punto tanto valeva che nel 1930 si mettessero a scrivere qualche Storia della Russia dal 1930 al 2000, tanto del futuro loro erano sicuri... :?
Perdonami, ma una cosa è ideologia, culto della personalità, avere il paraocchi; un'altra è essere folli.
Come avrebbe potuto, per fare un'esempio, quest'assoluta fiducia nell'infallibilità del Partito conciliarsi nella mente di un russo con le continue epurazioni? Come poteva egli non sentire alcuna contraddizione tra questa presunta "perfezione" e il fatto che membri illustri e anche veri e propri leader del PCUS (Trotzskij in primis) a un certo punto venivano trovati colpevoli di una caterva di reati? Come poteva secondo lui un partito restare infallibile pur essendo sempre pieno, anche ai livelli più alti, di traditori, assassini, ladri etc. etc.?
Che la propaganda abbia potuto condizionare a fondo il popolo russo lo credo, ma non al punto di fargli perdere del tutto la ragione! :-?

Per tornare al fatto, era possibilissimo leggere nel nome "Rokk" un'allusione al Partito e infatti molti lo fecero. Ma proprio perchè "Destino" restava comunque diverso da "PCUS", non tutti furono matematicamente certi di quest'allusione (ad esempio Gorki, gli editori del racconto, i critici che non lo stroncarono e verosimilmente lo stesso Stalin visto che in seguito avrebbe in qualche modo "protetto" l'autore).
Inoltre: più sopra ho chiesto cosa sarebbe successo se Cuore di cane fosse stato scritto nel '25 al posto de Le uova fatali. Ma ora ho visto che è stato scritto, presentato ai medesimi editori e da questi rifiutato proprio nel '25, subito dopo quell'altro! Quindi in uno stesso contesto ideologico-culturale l'uno è stato pubblicato, l'altro no. Non è anche questo un indizio che dei due Le uova fatali è assai meno eversivo?

Bye :)
 

shvets olga

Member
Mi permetto allentare la tensione "rivoluzionaria":D

Sharikov ancora sapeva anche ballare:YY



E voglio raccontare un aneddoto:

- Товарищ Ленин,к вам ходоки!
- Ходоки?Замечательно! Всех расстрелять,но сначала накормить и напоить горячим чаем!
Provo tradurre:
- Compagno Lenin! Da voi sono venuti delegati dei contadini!
- Delegati dei contadini? Molto bene! Fucilare tutti quanti, ma prima dargli mangiare e offrire del the caldo!

E questo gia sul serio:

Osip

Noi viviamo senza avvertire sotto di noi il paese,
i nostri discorsi non si sentono a dieci passi di distanza,
ma dove c’è soltanto una mezza conversazione
ci si ricorda del montanaro del Cremlino.
Le sue grosse dita sono grasse come vermi
e le sue parole sicure come fili a piombo.
Ridono i suoi baffi da scarafaggio,
e brillano i suoi gambali.
Intorno a lui c’è una masnada di ducetti dal collo sottile
e lui si diletta dei servigi dei semiuomini.
Chi fischietta, chi miagola, chi piagnucola
se soltanto lui ciarla o punta il dito.
Come ferri da cavallo egli forgia un ukaz dietro l’altro,
a uno l’appioppa nell’inguine, a uno sulla fronte,
a chi sul sopracciglio, a chi nell’occhio.
Non c’è esecuzione che non sia per lui una cuccagna...


Scusate per gli errori:W
 
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Zorba

tak kto zh ty, na konec?
Quindi secondo te un russo di allora credeva che Stalin e/o il Partito fossero infallibili, ci credeva letteralmente? E non aveva più alcun dubbio sul futuro, come se fosse diventato il passato? A questo punto tanto valeva che nel 1930 si mettessero a scrivere qualche Storia della Russia dal 1930 al 2000, tanto del futuro loro erano sicuri... :?
Perdonami, ma una cosa è ideologia, culto della personalità, avere il paraocchi; un'altra è essere folli.
Come avrebbe potuto, per fare un'esempio, quest'assoluta fiducia nell'infallibilità del Partito conciliarsi nella mente di un russo con le continue epurazioni? Come poteva egli non sentire alcuna contraddizione tra questa presunta "perfezione" e il fatto che membri illustri e anche veri e propri leader del PCUS (Trotzskij in primis) a un certo punto venivano trovati colpevoli di una caterva di reati? Come poteva secondo lui un partito restare infallibile pur essendo sempre pieno, anche ai livelli più alti, di traditori, assassini, ladri etc. etc.?
Che la propaganda abbia potuto condizionare a fondo il popolo russo lo credo, ma non al punto di fargli perdere del tutto la ragione! :-?

Per tornare al fatto, era possibilissimo leggere nel nome "Rokk" un'allusione al Partito e infatti molti lo fecero. Ma proprio perchè "Destino" restava comunque diverso da "PCUS", non tutti furono matematicamente certi di quest'allusione (ad esempio Gorki, gli editori del racconto, i critici che non lo stroncarono e verosimilmente lo stesso Stalin visto che in seguito avrebbe in qualche modo "protetto" l'autore).
Inoltre: più sopra ho chiesto cosa sarebbe successo se Cuore di cane fosse stato scritto nel '25 al posto de Le uova fatali. Ma ora ho visto che è stato scritto, presentato ai medesimi editori e da questi rifiutato proprio nel '25, subito dopo quell'altro! Quindi in uno stesso contesto ideologico-culturale l'uno è stato pubblicato, l'altro no. Non è anche questo un indizio che dei due Le uova fatali è assai meno eversivo?

Bye :)

Lo scopo del partito, subito dopo la guerra civile era di DISTRUGGERE il passato, bisognava 'risorgere' come disse il grande critico Jurij Tynjanov 'dalle macerie dei vecchi edifici'. Per cui sì, il popolo cerdeva ciecamente nel partito, e nella sua "infallibilità". Mai sentito parlare di Stalin land?...Con questo nome si vuole identificare il modo con cui in Russia, sotto l'uomo d'acciaio, venivano omesse le nefandezze del partito, che agli occhi di tutti doveva sempre apparire ligio al dovere e corretto negli ideali. Pensa che, addirittura, venivano riscritte le carte geografiche dalle quali mancavano i luoghi 'ostili' all' URSS e i gulag. La gente doveva vivere in questo clima di 'apparente' serenità, di ignoranza...la parola d'ordine era abbondanza, perchè dare alla gente tutto ciò di cui aveva bisogno la portava anon farsi domande. Si doveva essere pronti a tutto pur di evitare che giungessero voci contarie, e quelle che ci furono, vennero subito messe a tacere.
Sì, Stalin era un 'folle' alla fine del suo mandato, ma questo perchè era malato; in realtà in questo modo è riuscito a tenere unite circa 200 nazionalità diverse.

La satira, o l'eversibilità, de Le Uova Fatali è più 'patinata' che nell'altro racconto, ma c'è...resta il fatto che anche questo libro fu ritirato, maneggiato dalla censura e uscito in URSS in versine originale(?) solo negli anni '70.(come ad es. il Maestro e Margherita fu scritto nel '40, ma uscì negli anni '80)
Questo dovrebbe far capire che era comunque scomodo e fastidioso per qualcuno, anche solo perchè il nome dell'autore era Michail Bulgakov.
 

risus

New member
Il racconto, in sè, non è certo un capolavoro... (visto che non mi esaltano le storie fantascientifiche) :boh: ... un pochino lento nell'arrivare al nocciolo ed entrare nel vivo, a tratti poco coinvolgente (specie nella prima metà) e un pochino dispersivo con i vari nomi russi che si susseguono e non restano granchè in testa (almeno a me) :?:?
D'altre parte va riconosciuta la sagacia e l'ironia pungente della penna di Bulgakov che ci regala scene spassose qua e là e riesce a caratterizzare molto molto bene i suoi personaggi... peccato per il finale, un po' affrettato...

Ma se si va al di là della storiella in sè, si può trovare un racconto davvero molto arguto incentrato sul dualismo Scienza-Politica. :wink:
Da uomo di scienza prima che di lettere, Bulgakov lancia un avvertimento affinchè non vi siano inopportune intrusioni dall'esterno nel lavoro di studiosi, ricercatori, sperimentatori... e il monito è:
cosa succederebbe se il potere delle scoperte scientifiche cadesse nelle mani di gente insensata o ignorante o di strumentalizzatori politici?
Il tutto è condito con una gustosa ironia, sottile, e veicolato da episodi e trovate esilaranti, come quella dello scambio:wink::wink:
Altra stoccatina ai poteri forti e alla massa, che con disinvoltura vedono nel professore il sabotatore dopo averne esaltato le qualità di luminare e specialista:mrgreen:
Dopo la lettura di questo racconto, Bulgakov me lo sono immaginato come un veggente :)mrgreen::mrgreen:):
è l'artista che paradossalmente vede più lontano del politico e con la storia del raggio invisibile anticipa di 60 anni le mutazioni di piante e animali dovuti ad altri raggi invisibili, quelli che aleggiavano (o aleggiano, fate voi :paura: ) su Chernobyl...
 

Shoofly

Señora Memebr
Ma ve lo ricordate lo sceneggiato omonimo del '77 di Ugo Gregoretti? Un indimenticabile Gastone Moschin come protagonista....

 

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
Membro dello Staff
che Brutto questo libricino di Bulgakov, una delusione dopo il delizioso Cuore di cane. L'ho trovato forzato, sconclusionato, il deus ex machina finale dello scambio delle casse di uova non mi ha fatto nemmeno sorridere. L'insistenza descrittiva sui serpenti e galline giganti non mi ha dato particolare fastidio, piuttosto ho trovato noiosa all'inverosimile la parte scientifica nei primi capitoli, quando Persikov scopre il raggio della vita. Lo stile è leggermente più involuto rispetto a Cuore di cane, qui ho trovato tante ripetizioni e periodi più lunghi con l'uso di virgole dove ci sarebbero voluti dei bei punti fermi.
Non sindaco sull'aspetto satirico, di cui do atto a Bulgakov, o sul messaggio moralistico - attenzione a quello che può venir fuori con la scienza - ma boccio questo libricino proprio dal punto di vista prettamente letterario.
Voto 2, massimo 3
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Pur amando molto la letteratura russa, questo autore non mi ha ancora convinta del tutto.
Sarà il genere comunque surreale, soprattutto in questo racconto, a non essere di mio gradimento. Preferisco i romanzi realistici come quelli del Dosto e di Tolstoj (giusto per citare i più noti). L'ho scelto solo perché avevo necessità di un titolo con un cibo per la sfida RC... Anche se queste uova non sono commestibili 😬.
 
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