Quanto conta lo stile della scrittura?

Vladimir

New member
Siamo proprio sicuri che lo stile della scrittura sia proprio tutto? Che un libro scritto con uno stile perfetto senza sbavature sia il meglio che possiamo desiderare? Dostoevskij, per esempio, ha uno stile decisamente brutto: pesante, ridondante e a volte decisamente opprimente; Tolstoj gli fa buona compagnia; E.T.A. Hoffmann non se la passa meglio; Dumas in francese è terrificante:OO (leggete cosa dice Eco nell'introduzione a Il conte di Montecristo); Pirandello spesso non è il massimo; potrei continuare molto a lungo. Tuttavia, sono autori che ci fanno emozionare, ci affascinano, ci tengono svegli notti intere a leggere i loro capolavori. Voglio fare un altro esempio: Nabokov scrisse un romanzo molto breve intitolato Disperazione, dove riprende in buona parte la vicenda de Il sosia di Dostoevskij. Ebbene, mentre il romanzo di Fedor, con tutte le sue imprecisioni e a volte brutture stilistiche, ha un forza espressiva e onirica riscontrabile in pochi scrittori, Nabokov, al contrario, è lezioso, freddo, goffo, sebbene il suo stile sia infinitamente superiore a quello del buon Fedor. Come sbrogliamo la matassa? La Esiste un buon romanzo scritto "male"? Oppure se uno scrittore scrive "male" ha fallito il compito primario di scrittore: ossia scrivere "bene"? La claudicità stilistica da forza espressiva?
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
mi pare sia Iosif Brodskij che dice che il compito di uno scrittore è quello di scrivere bene, poi ci potremmo soffermare su quel "bene" per capire cosa può significare. Una bel pacco confezionato bene? non credo, una cosa è lo stile, la linearità del discorso, la perfetta grammatica e sintassi, l'accurata ricerca terminologica, un'altra è lo scrivere tanto bene da far sì che quello che è scritto non poteva essere detto meglio e in modo più originale e personale, o nel migliore dei casi quelle pagine scritte nessuno le aveva mai scritte prima.
 

alexyr

New member
Chuck palhaniuck scrive male. E' sconnesso, distorto, i periodi di sperdono per strada, ripete le cose ottanta volte, ci metti mezzo libro a capire il filo del discorso (il alcuni anche di più,vedi Rant).
Eppure sono libri che ti scivolano sotto pelle, ed è uno dei miei scrittori preferiti

Susanna Tamaro non perde una consecutio temporis, è delicata, strutturata e dolorosamente noiosa

Credo che scrivere bene possa voler dire molte cose,ma per me è la capacità di creare un legame con il lettore e scuotere la sua fantasia, aprire porte su mondi che prima non esistevano.
quoto in toto l'intervento d'elisa
 

Cold Deep

Vukodlak Mod
Chuck palhaniuck scrive male. E' sconnesso, distorto, i periodi di sperdono per strada, ripete le cose ottanta volte, ci metti mezzo libro a capire il filo del discorso (il alcuni anche di più,vedi Rant).
Eppure sono libri che ti scivolano sotto pelle, ed è uno dei miei scrittori preferiti

:ad::ad::ad:
 

Dory

Reef Member
C'è una contraddizione nei termini che non capisco: come può uno scrittore che scrive male essere coinvolgente? Secondo me è impossibile! Sono d'accordo con Elisa, bisgna definire cosa si intende per "scrivere bene" o "scrivere male". Io credo che "scrivere bene" nell'accezione classica vuol dire quello che dice Elisa: linearità del discorso, la perfetta grammatica e sintassi, l'accurata ricerca terminologica, e questo si addice ad opere di saggistica. Ma per il romanzo è diverso, per scrivere un buon romanzo non è tanto importante scrivere "bene", quanto saper adattare la scrittura al tipo di narrazione. La scrittura, secondo me, è come un vestito che, non solo deve calzare a pennello alla persona che lo indossa, ma deve anche adattarsi alle circostanze: tuta se si fa sport, abito elegante se si va ad una serata di gala, casual per un pomeriggio con gli amici e così via. Però poi ognuno ha il suo gusto in fatto di tessuti, colore, genere, etc., per una gamma di scelte infinita, ed ecco qui che entra in gioco lo stile. Può anche essere che uno decida di andare ad una serata importante in tuta, se fatto nel modo giusto potrebbe rivelarsi un contrasto esilarante, ma c'è il pericolo di cadere nel ridicolo, e qui invece entra in gioco il genio e la maestria di uno scrittore: riuscire a descrivere una situazione di contrasto in modo che se ne rimanga estasiati, invece che disgustati. Per usare un'immagine del nostro Fabio, non tutti sono capaci di rendere interessante la storia di una mucca viola!
In conclusione io direi che non è importante che uno scrittore scriva bene o male, è importante che la sua scrittura sia intonata o stonata con la storia raccontata.


PS: Ho parlato di una cosa del genere a proposito del libro di uno scrittore africano che ho letto per la sfida letteraria e recensito nella Piccola Biblioteca...
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
Hai già citato Pirandello, grande maestro e premio Nobel strameritato, ma dallo stile pedante, troppo "rionale" forse, sicuramente non intonato al contenuto della sua opera. Tuttavia, sapresti immaginare un Pirandello dallo stile diverso? Non credo sia possibile. Un autore privato del suo stile, sarebbe un altro autore.

La costruzione dei periodi, il lessico usato, sono tutte componenti di un bagaglio culturale e umano universale e soggettivo nello stesso tempo, e credo sia anche in funzione dello stile che riusciamo ad amare uno scritto.

Un bicchiere non ha valore in sé, diviene completo solo quando è pieno.
Ma è anche vero che esistono tanti bicchieri, e non il più bello va scelto,
ma il più confacente a sé.
 

Mizar

Alfaheimr
C'è una contraddizione nei termini che non capisco: come può uno scrittore che scrive male essere coinvolgente? Secondo me è impossibile! Sono d'accordo con Elisa, bisgna definire cosa si intende per "scrivere bene" o "scrivere male". Io credo che "scrivere bene" nell'accezione classica vuol dire quello che dice Elisa: linearità del discorso, la perfetta grammatica e sintassi, l'accurata ricerca terminologica, e questo si addice ad opere di saggistica. Ma per il romanzo è diverso, per scrivere un buon romanzo non è tanto importante scrivere "bene", quanto saper adattare la scrittura al tipo di narrazione. La scrittura, secondo me, è come un vestito che, non solo deve calzare a pennello alla persona che lo indossa, ma deve anche adattarsi alle circostanze: tuta se si fa sport, abito elegante se si va ad una serata di gala, casual per un pomeriggio con gli amici e così via. Però poi ognuno ha il suo gusto in fatto di tessuti, colore, genere, etc., per una gamma di scelte infinita, ed ecco qui che entra in gioco lo stile. Può anche essere che uno decida di andare ad una serata importante in tuta, se fatto nel modo giusto potrebbe rivelarsi un contrasto esilarante, ma c'è il pericolo di cadere nel ridicolo, e qui invece entra in gioco il genio e la maestria di uno scrittore: riuscire a descrivere una situazione di contrasto in modo che se ne rimanga estasiati, invece che disgustati. Per usare un'immagine del nostro Fabio, non tutti sono capaci di rendere interessante la storia di una mucca viola!
In conclusione io direi che non è importante che uno scrittore scriva bene o male, è importante che la sua scrittura sia intonata o stonata con la storia raccontata.


PS: Ho parlato di una cosa del genere a proposito del libro di uno scrittore africano che ho letto per la sfida letteraria e recensito nella Piccola Biblioteca...
Concordo, Specie sul grasetto...
La ricerca stilistica è fondamentale. Non è pensabile un Dostoevskij al di là dello stile che lo caratteristizza. Il fascino delle sue pagine è dato precisamente dalla sua cifra stilistica.
Altro esempio: Kafka. Potremmo scrivere del suo stile essenziale, asciutto. Qualcuno potrebbe addirittura parlare di uno stile poco apprezzabile. Ma rimane il fatto che la grandezza di questo scrittore passa anche per le sue scelte stilistiche (in altre parole: sarebbe poco "coerente" un Castello o un Processo in stile Marqueziano è_é).
L'aderenza o coerenza o giustificbilità o legittimazione delle scelte stilistiche son fondamentali. E fondanti.
Tra l'altro può ben darsi scarsa attitudine "tematica" ma grandissima capacità tecnico-stilistica. Ed anche in questi casi nascon capolavori.
 

Vladimir

New member
C'è una contraddizione nei termini che non capisco: come può uno scrittore che scrive male essere coinvolgente? Secondo me è impossibile!

È possibile invece, te lo garantisco:). Dumas, siccome lo pagavano a parola e a riga, cercava di appesantire al massimo i periodo, tanto che Eco dimostra che le stesse frasi tradotte in italiano, o scritte in un buon francese si possono costruire con metà delle parole. Lo stile di Dostoevskij non scorre, è pesante e goffo. La critica russa e internazionale sono circa 150 anni che lo accusa di questo; se leggi I demoni te ne accorgerai, a tratti e illegibile.
Quanto ai saggi che siano scritti con molta attenzione allo stile, da universitario di dico che non è vero: molti sono incomprensibili, oppure scritti talmente male che dopo 10 minuti ti addormenti.
 

Dory

Reef Member
È possibile invece, te lo garantisco:). Dumas, siccome lo pagavano a parola e a riga, cercava di appesantire al massimo i periodo, tanto che Eco dimostra che le stesse frasi tradotte in italiano, o scritte in un buon francese si possono costruire con metà delle parole. Lo stile di Dostoevskij non scorre, è pesante e goffo. La critica russa e internazionale sono circa 150 anni che lo accusa di questo; se leggi I demoni te ne accorgerai, a tratti e illegibile.
Quanto ai saggi che siano scritti con molta attenzione allo stile, da universitario di dico che non è vero: molti sono incomprensibili, oppure scritti talmente male che dopo 10 minuti ti addormenti.

Per quanto riguarda Dumas so già tutto, avevo letto anch'io anni fa l'inrtroduzione di Umberto Eco (fantastica!) e "Il conte di Montecristo" è uno dei miei libri preferiti. Come avevo già detto in un altro post, quello su Fahrenheit, Eco aveva addirittura iniziato a riscriverlo "bene" togliendo il superfluo, ma poi ha abbandonato l'impresa rendendosi conto che così facendo l'avrebbe snaturato privandolo della sua magia, e io sono assolutamente d'accordo. Non ricordo le parole precise di Eco, stasera quando torno a casa vado a rileggermi quell'introduzione, che ricordo mi piacque moltissimo. Così cerco magari di farmi aiutare da lui :wink: a spiegare meglio quello che voglio dire!

Però allora bisogna chiedersi, cos'è che li rende grandi se "non sanno scrivere"? Ci dev'essere qualcosa che ci/mi sfugge...
 

alexyr

New member
Dori scrive " Però allora bisogna chiedersi, cos'è che li rende grandi se "non sanno scrivere"? Ci dev'essere qualcosa che ci/mi sfugge... "

la storia. e la capaictà di evocare un periodo,un momento, una situazione. Lo stile ridondante di Balzac è perfetto per l'opprimente piccola borghesia francese della Comedie Humaine, ma soprattutto, è il suo occhio critico, la sua capacità di sondare l'animo umano.
 

Dory

Reef Member
Dori scrive " Però allora bisogna chiedersi, cos'è che li rende grandi se "non sanno scrivere"? Ci dev'essere qualcosa che ci/mi sfugge... "

la storia. e la capaictà di evocare un periodo,un momento, una situazione. Lo stile ridondante di Balzac è perfetto per l'opprimente piccola borghesia francese della Comedie Humaine, ma soprattutto, è il suo occhio critico, la sua capacità di sondare l'animo umano.

Certo!! Infatti è proprio questo che intendevo dire... la scrittura deve "ben vestire" o anche "mettere a nudo", a seconda dei casi, la storia e i personaggi!! Se lo fa nel modo giusto abbiamo il capolavoro!!
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
Però allora bisogna chiedersi, cos'è che li rende grandi se "non sanno scrivere"? Ci dev'essere qualcosa che ci/mi sfugge...[/FONT][/SIZE][/COLOR]

Parliamo di Verga, almeno rimaniamo in Italia. :D

Il ciclo dei vinti è scritto in una forma sicilianizzante, estremamente rapida, ipotattica. Il vocabolario è ristretto, i dialoghi sono frasi connesse in malo modo, e anche la punteggiatura è un po' messa a casaccio. Perché tutto ciò?
Specie nei Malavoglia, il buon Giovanni si proponeva di indagare la realtà degli ultimi, nella fattispecie una umile famiglia di pescatori, per cui si cala in quello stato non solo con l'animo "scientifico", ma anche con il linguaggio, perché il lettore possa immergersi completamente nella storia. Riuscireste a pensare un padron Ntoni parlare in toni eruditi? Certo che no, perché il suo ruolo non è quello. E per dipingere quello scorcio di storia Verga ha dovuto attingere ad uno stile misero, il più semplice possibile. E poco importa se il lettore inciamperà lungo il periodi brevissimi, era quanto si aspettava.
 

Vladimir

New member
Parliamo di Verga, almeno rimaniamo in Italia. :D

Il ciclo dei vinti è scritto in una forma sicilianizzante, estremamente rapida, ipotattica. Il vocabolario è ristretto, i dialoghi sono frasi connesse in malo modo, e anche la punteggiatura è un po' messa a casaccio. Perché tutto ciò?
Specie nei Malavoglia, il buon Giovanni si proponeva di indagare la realtà degli ultimi, nella fattispecie una umile famiglia di pescatori, per cui si cala in quello stato non solo con l'animo "scientifico", ma anche con il linguaggio, perché il lettore possa immergersi completamente nella storia. Riuscireste a pensare un padron Ntoni parlare in toni eruditi? Certo che no, perché il suo ruolo non è quello. E per dipingere quello scorcio di storia Verga ha dovuto attingere ad uno stile misero, il più semplice possibile. E poco importa se il lettore inciamperà lungo il periodi brevissimi, era quanto si aspettava.

A mio parere lo stile della narrazione e la parlata dei personaggi sono due cose ben distinte: un personaggio lo si può far esprimere come vuole (pensa solo a quanto è sgrammaticata la lingua di Van Helsing in Dracula).
 

Mara_z

New member
È possibile invece, te lo garantisco:). Dumas, siccome lo pagavano a parola e a riga, cercava di appesantire al massimo i periodo, tanto che Eco dimostra che le stesse frasi tradotte in italiano, o scritte in un buon francese si possono costruire con metà delle parole. Lo stile di Dostoevskij non scorre, è pesante e goffo. La critica russa e internazionale sono circa 150 anni che lo accusa di questo; se leggi I demoni te ne accorgerai, a tratti e illegibile.

eppure sia Dumas che Dostoevskij sono a tutt'oggi fra i più letti e amati

di entrambi ho letto molto, con gioia, piacere e interesse e coinvolgimento emotivo

lo stile? perfetto, nel senso letterale della parola, ovvero "compiuto": li identifica rendendoli originali

pertinente chi ha fatto il paragone con la Tamaro: puoi morire di noia nel leggere un testo così "ben scritto"
 

Dory

Reef Member
...pertinente chi ha fatto il paragone con la Tamaro: puoi morire di noia nel leggere un testo così "ben scritto"

Non so cosa avete letto della Tamaro, forse "Va dove ti porta il cuore" che non mi è piaciuto molto, ma dovreste provare a leggere "Per voce sola" e "Più fuoco, più vento", restereste molto sorpresi!!
 

darida

Well-known member
Personalmente sono a mio agio con uno stile di scrittura lineare, stringato e ironico; poi leggo anche gli autori russi-che di lineare, hanno poco- e a piccole dosi amo perdermi nei deliri del caro Chuck.
Fondamentale aver qualcosa da dire, magari di originale, magnifico sarebbe scriverlo bene...gia', gia' ma quel che e' bene :?per me potrebbe voler dire, piatto o noioso per altri. Insomma alcuni hanno letto I Demoni trovandolo scorrevole, a me non capitera' mai, nemmeno in una prossima vita :wink:
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
A mio parere lo stile della narrazione e la parlata dei personaggi sono due cose ben distinte: un personaggio lo si può far esprimere come vuole (pensa solo a quanto è sgrammaticata la lingua di Van Helsing in Dracula).
Tutta la narrazione del Verga verista è sicilianizzante.
I dialoghi sono una parte, i romanzi interi risentono dell'adattamento.

Lo stile sarà qualcosa di diverso, bene. Ma possiamo dire che gli adattamenti condizionino, in qualche modo, lo stile?
 

alexyr

New member
Non so cosa avete letto della Tamaro, forse "Va dove ti porta il cuore" che non mi è piaciuto molto, ma dovreste provare a leggere "Per voce sola" e "Più fuoco, più vento", restereste molto sorpresi!!

Ovviamente, è la mia umile opinione:) ( li ho letti tutti e 3)
 
È possibile invece, te lo garantisco:). Dumas, siccome lo pagavano a parola e a riga, cercava di appesantire al massimo i periodo, tanto che Eco dimostra che le stesse frasi tradotte in italiano, o scritte in un buon francese si possono costruire con metà delle parole. Lo stile di Dostoevskij non scorre, è pesante e goffo. La critica russa e internazionale sono circa 150 anni che lo accusa di questo; se leggi I demoni te ne accorgerai, a tratti e illegibile.
Quanto ai saggi che siano scritti con molta attenzione allo stile, da universitario di dico che non è vero: molti sono incomprensibili, oppure scritti talmente male che dopo 10 minuti ti addormenti.

Sai Vladimir, mi dispiace tanto a contradirti, ma io in Dumas trovo una lettura bellissima, e non approvo il commento di Eco... Di lui ho letto non solo i suoi due più conosciuti romanzi, ma quasi tutto il suo repertorio, e lo trovo magnifico... mi piace sia il suo stile del racconto, sia la sua compentenza in materia....
Però, devo dire che da ormai tanti anni sono molto influenzata di Oscar Wilde, e come lui mi sento una estetista... amo la bella scrittura, e per questo mi trovo invece molto d'accordo sul fatto di Dostojevski... Non riesco a leggerlo... lo trovo troppo pesante per i miei gusti, mi danno fastidio alcuni suoi testi, e malgrado tutte le lodi che ho trovato sul suo conto, non riesco ad andare oltre una cinquantina di pagine... è il massimo che resisto... Stessa cosa vale per tanti altri scrittori russi. Ci sono ben pochi che trovo di mio gradimento. Non riesco a capire come uno può valutare un libro - buon libro se come prima cosa mi dice che il testo è molto sconesso, che è pieno di ripettizioni, di passi vuoti, e che alla fine ha dovuto a impegnarsi molto per poter entrare in testo...
Per questi motivi dico che per me il stile della scrittura conta... e molto
 
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