Parto dalla recensione di Elesupertramp per postare i miei commenti.
Le critiche di Elena non sembrano propriamente rivolte alla Lessing, ma ai suoi personaggi: Martha è "disgustata", da prendere a calci, insopportabile, noiosa, e gli altri personaggi sono una massa di idioti che l'accompagnano.
Sono quindi personaggi vivi, che suscitano sentimenti, in questo caso una profonda antipatia, ma proprio come persone vive.
Questo secondo me uno dei pregi della Lessing e del libro. Aver creato personaggi così completi, che per chi legge ogni commento va a loro, alle loro scelte, ai loro pensieri e sentimenti.
Anche a me Martha è proprio antipatica, ma è talmente viva e vera che mi ci sono affezionata subito.
Perchè capisco che questa antipatia nasce dal momento particolare che sta vivendo, mi è antipatica come possono risultarlo certi adolescenti che fanno i sicuri di sè e gli strafottenti, senza in realtà esserlo e avendo solo un cuore che può essere ferito da qualsiasi cosa.
Questo me la rende cara, sia perchè mi fa ricordare di certe sensazioni, emozioni, paure che vivevo nella mia adolescenza, sia perchè mi rendo conto che alcune immaturità di quel periodo me le porto ancora dietro, non le ho mai risolte veramente.
Inoltre Martha vive in un ambiente estremamente difficile, che quasi fa da controcanto a quello che sente dentro. Così come lei è insicura, strafottente, piena di sè, vulnerabile, contradditoria, così lo è la realtà che la circonda, dove si mescola di tutto, razze e persone, antisemitismo e razzismo verso gli indigeni.
Una ragazzina che non riesce a trovare veramente la sua strada, che si lascia trascinare dagli eventi, che ha delle idee, ma alla fine ogni volta che deve fare una scelta non la fa quasi mai in base alla sua reale volontà.
La storia è ambientata in modo inequivocabile sia in un determinato tempo che in un determinato luogo, eppure i temi trattati, i sentimenti dei personaggi, sono di un'attualità sconvolgente.
Magistrali le descrizioni della natura, una natura che incombe. La Lessing riesce a descriverla in un modo che dà sempre il senso di questa immensità che incombe su tutto e tutti e che forse costringe le persone a darsi rigide regole per non esserne. La natura è come qualcosa che di
spaventosamente grande che la colonia in qualche modo ha cercato di addomesticare, senza riuscire in altro effetto che non quello di isolarsi, rimanendone assediata, nel pericolo continuo di esserne spazzata via.
Veramente non ho trovato un solo difetto a questo libro, scritto benissimo, pieno di spunti di riflessione ad ogni paragrafo senza essere però pesante.
Un libro che ti interroga, almeno a me è successo così, in tanti momenti mi sono accorta di fermarmi a pensare: ma io come la penso su questa cosa, come avrei agito?
Francesca