Greene, Graham - Un americano tranquillo

LouD

blowfisher
un amico mi ha prestato questa piccola perla letteraria e ne sono rimasto piacevolmente colpito. non si tratta del solito romanzo ambientato nel vietnam durante la guerra d' indocina all' inizio dei '50, non si tratta della solita spy story
o della solita cronaca di guerra. principalmente si tratta di una storia d' amore, sostenuta magistralmente da un notevole intreccio narrativo davvero interessante. comincia con un pesante avvenimento nel presente che coinvolge direttamente il protagonista, sorta di alter-ego dello stesso greene, un corrispondente britannico dall' esistenza travagliata, preso sentimentalmente da una giovane vietnamita. da qui, greene ci riporta nel passato per costruire quel triangolo che è la chiave di tutto il racconto. ma non voglio dirvi di più, leggetelo. :wink:
 

Apart

New member
Fowler, giornalista inglese, si trova in Vietnam durante la guerra che vede coinvolti francesi ed americani. Venuto a conoscenza dell'assassinio dell'amico Pyle, funzionario americano della Missione per gli aiuti economici, cerca di indagare sulla sua morte. Torna così a ritroso nel tempo, dal primo incontro, per raccontarci dell'amico, delineandone il carattere, il modo di vivere e di pensare. Emerge così la bontà di Pyle, la fede negli ideali americani, la forte convinzione della legittimità della presenza degli Stati Uniti nel paese. Ma emerge anche la complicità dell'amico in alcuni attentati, in nome di quella fede e di quella cieca convinzione. Alla personalità di Pyle si oppone quella di Fowler: realista, disincantato, aperto al dubbio e contrario a quella guerra.

Un americano tranquillo è un bellissimo libro, una sorta di giallo fra il politico e il poliziesco, ricco di suspense e di colpi di scena, capace di suscitare l'interesse del lettore per questo continuo incontro e scontro fra due amici, due modi diversi di pensare, due diversi punti di vista sul mondo, sulla guerra, sull'uomo.
 

Meri

Viôt di viodi
La storia in se non mi ha colpita o coinvolta, ma il modo in cui scrive Greene è veramente profondo.
 

ayuthaya

Moderator
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Mi è piaciuto molto questo libro, la cui lettura per ragioni varie ho protratto più a lungo di quanto la sua scorrevolezza avrebbe meritato. La storia è ambientata in Vietnam quando ancora il Vietnam come stato non esisteva: siamo infatti nell’Indocina francese durante l'omonima guerra degli anni 50, in seguito alla quale l’intera regione si libererá del dominio coloniale per dar vita agli stati del Nord-Est asiatico che conosciamo oggi. I protagonisti sono tre: il narratore, Thomas Fowler, giornalista inglese che si fa un vanto di rivestire il ruolo di puro “reporter” senza farsi coinvolgere dal conflitto in corso e senza quindi prendere posizione, la sua ragazza vietnamita Phuong, che sarà oggetto di un originale triangolo amoroso, e un “americano tranquillo”, Alden Pyle – ma Fowler si ostinerà a chiamarlo sempre solo per cognome – di cui all’inizio non sappiamo nulla, se non che faceva parte della Missione per gli aiuti economici e che è stato ucciso in circostanze misteriose, per scoprire le quali lo stesso Fowler sarà interrogato dalla Sûreté francese.
A partire dalla notte dell’omicidio, quindi, prende avvio la narrazione, alternando scene ambientate nel presente (l’interrogatorio, l’indagine, un tiepido sforzo da parte della polizia per scoprire la verità) e ricordi del passato: il momento in cui Pyle e Fowler si sono conosciuti; l’inizio, da parte di Pyle, di una tanto ostinata quanto politically correct linea d’azione volta alla conquista del cuore di Phuong, alla quale pretende caparbiamente di offrire il “sogno americano” di una vita felice e rassicurante (ciò che Fowler, già sposato e impossibilitato ad ottenere il divorzio, non può darle); la “vittoria” di Pyle su Fowler e, indizio dopo indizio, la scoperta da parte dell’inglese del vero ruolo ricoperto dall’“americano tranquillo” all’interno del conflitto.
Fin dalla prima pagina Fowler e Pyle sono presentati come “amici”, eppure non vi possono essere due figure più distanti fra loro: essi rappresentano gli antipodi del modo di porsi di fronte alla guerra, agli idealismi, a una cultura “esotica” come quella vietnamita, all’amore, alla vita stessa. Più anziano, cinico, disincantato e mentalmente aperto Fowler; più giovane, ottimista, ingenuo, caparbio Pyle, talmente accecato dai propri ideali da non rendersi conto di quanto lui stesso si stia rendendo colpevole nei confronti di quel popolo dalla cui parte è convinto di stare.
L’esplicita critica alla mentalità ottusa e distruttiva degli Stati Uniti ha fatto sì che questo romanzo sia stato condannato come profondamente antiamericano. Non c’è dubbio che la figura di Fowler, presumibilmente alter ego dello stesso Greene, attiri più simpatie del suo compagno, ma allo stesso tempo non credo si possa parlare di un personaggio positivo contrapposto ad uno negativo, anzi: proprio a partire dalla relazione di entrambi con Phuong, ci rendiamo conto che i due uomini, incarnazione dei due poli della cultura occidentale, quello europeo e quello statunitense, pretendono di comprendere un popolo e una cultura a cui non appartengono e rispetto ai quali entrambi, in modo diverso, probabilmente si sentono superiori.
Al di là degli aspetti più propriamente ideologici e culturali, comunque, questo breve romanzo è davvero accattivante: ha una struttura prettamente cinematografica (non mi meraviglio che vi abbiano tratto un film di successo), un susseguirsi di scene che spaziano dal presente al passato per rivelare ciò che è accaduto: chi ha ucciso Pyle e perchè? Passo dopo passo seguiamo Fowler nel ripercorrere le tappe della sua pseudo-amicizia fino al finale che, tornando da dove eravamo partiti, chiude perfettamente il cerchio.
Un romanzo piacevole e leggero (nonostante l’argomento), ironico e amaro, avvincente e capace di offrire spunti interessanti su cui riflettere. Lo consiglio.
 
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