E' un libro molto particolare, credo si possa dividere in due parti: la prima è un racconto giallo, c'è una vittima, bisogna trovare il colpevole. Il fatto che la vittima sia un cane rende tutto piacevolmente surreale. La seconda parte è più psicologica/emotiva (anche se mi rendo conto che probabilmente l'aggettivo "emotivo" è il meno indicato per protagonista). Il protagonista si mette alla prova. Ci sono degli ostacoli, dei limiti, ma sono lì per essere superati.
Sono rimasta seriamente affascinata da questo personaggio: in primo luogo, alcuni aspetti della sua patologia...non mi sono sembrati affatto patologici! anzi, mi sono immedesimata molto! (mi devo preoccupare forse??
)
per es. il fastidio del contatto fisico (vabbé il mio non è proprio fastidio, però..diciamo che baci e abbracci facili non mi vengono naturali), il desiderio di restare in una stanza con meno persone possibile, non rispondere se non ti fanno una domanda esplicita, nascondersi per non essere visti (io spesso scelgo di percorrere le strade secondarie per non incontrare nessuno..).
In secondo luogo, la patologia di cui soffre il protagonista non mi è sembrata una malattia vera e propria, ma piuttosto uno squilibrio fra le componenti della psiche umana. Se la mente di un soggetto è formata in parti omogenee di logica ed emotività (ma chi le ha davvero proporzionate ed omogenee???), questa sindrome mostra cosa diventa una persona la cui emotività si assottiglia ai livelli minimi essenziali, lasciando solo ed esclusivamente pura logica. Si direbbe che rimane un automa, ma la definizione sarebbe riduttiva. In realtà, rimane una persona che ha solo la percezione di sé, delle proprie esigenze, dei propri pensieri, desideri, paure, necessità. Che non si cura minimamente di altri esseri umani. L'istinto di sopravvivenza portato ai massimi livelli. E' legato soltanto alle persone che gli garantiscono cibo e una stanza dove dormire (i genitori), ma non viene detta mai nemmeno una parola di amore nei loro confronti.
E la mia riflessione è:le persone che ho incontrato e che incontro non sono poi tanto diverse, amano solo loro stesse e non sanno darsi. L'autismo forse, nelle sue forme più blande, è più diffuso di quanto non pensiamo.
Infine, credo che l'Autore abbia illustrato magnificamente i personaggi secondari (genitori e insegnanti). Si ha davvero la percezione che non esistano davvero, ma che rimangano sullo sfondo, quasi non avessero sentimenti propri attraverso lo sguardo del protagonista. Invece, il lettore riesce ad andare oltre la descrizione data e riesce a cogliere la tragicità delle loro esistenze, completamente sacrificate, per amore (quello vero, disinteressato) di un figlio che non riesce neppure a sopportare che gli si tenga la mano. Il momento che più mi ha mosso a compassione è stato quando il protagonista ha detto che per fortuna stava andando tutto per il meglio, la mamma aveva trovato un lavoro (davvero terribile) non so dove e che grazie alle pastiglie che aveva iniziato a prendere non piangeva più...però le davano dei giramenti di testa, a volte...
Un'ultima cosa che mi ha colpito: in tutto il racconto il protagonista si emoziona una sola volta...di fronte al suo esame di matematica. Mi ha fatto riflettere come in una vita fatta solo di logica, l'emotività emerga non nelle forme dell'amore, ma come competizione con se stessi per il raggiungimento di un obiettivo. Mi sono chiesta: siamo sicuri che sia davvero l'amore che fa girare il mondo, e non qualcosa d'altro invece? Le nostre ambizioni, per esempio..
Ultimissimissima cosa: un mondo fatto di logica mi è sembrato che avesse innumerevoli limiti, come dire che la logica da sola non arriva ovunque. Però non mi viene in mente nessun esempio, dovrei risfogliarlo un po'