Roth, Joseph - La Cripta dei Cappuccini

Bacci

New member
Scusate se riprendo una discussione del 2009 ma Roth è uno dei miei scrittori preferiti, e La cripta dei cappuccini uno dei suoi lavori che ho apprezzato di più.
Scritto nel 1938, mentre lo scrittore era esule a Parigi, racconta la solitudine sia morale che spirituale di un giovane rampollo di una nobile famiglia austriaca che vede tramontare la propria epoca, attraverso l’esperienza della prima guerra mondiale che porta in lui rivelazioni sulle incapacità collettive di fronte alla fine di una civiltà che pareva bloccata ed eterna. Uno dei più grandi scrittori della finis Austriae ci ha lasciato un addio struggente e lucidissimo di quell'epoca, destinata inevitabilmente a scomparire per sempre sotto i colpi del terzo Reich. L'ho trovato davvero commovente e ben scritto :)
 

pigreco

Mathematician Member
Libro semplicemente sublime, da leggere tutto d'un fiato. La narrazione di Roth è quantomeno miracolosa; pur non avendo una trama movimentata questo libro scorre come pochi e non ci si riesce a fermare. Consigliato è dir poco.
 

ayuthaya

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Forte e insieme delicato questo romanzo – non troppo lungo – di Joseph Roth, autore che leggo per la prima volta.
Devo dire che, nonostante le aspettative fossero molto alte, non sono rimasta delusa. Lo stile è nitido, lineare, vibrante nella sua semplicità. Ho apprezzato moltissimo soprattutto la prima parte: il racconto di un mondo al tramonto (l'Impero austro-ungarico a ridosso della Prima Guerra Mondiale), attraverso gli occhi di chi nel frattempo lo ha visto morire e ripercorre con malinconia – e forse un briciolo di nostalgia – situazioni ed emozioni che ormai non torneranno più.
È questo sguardo retrospettivo che mi ha colpito più di ogni altra cosa... Quali sono i sentimenti che prova Trotta/Roth volgendo lo sguardo al suo passato? Il tono è ambiguo: un misto di indulgenza, ironia e amarezza...
Si potrebbe credere che il “distacco” quasi autocritico che il protagonista prova nei confronti della realtà prebellica, alla quale tuttavia anch'egli apparteneva, sia dovuto solo al fatto di conoscerne il triste epilogo (“la morte incrociava già le sue mani ossute sopra i calici da cui noi bevavamo, lieti e puerili”)... Ma non è così: l'imbarazzo che prova nei confronti dei suoi compagni, la paura di risultare ridicolo ai loro occhi - tanto da essere costretto a nascondere i propri sentimenti nei confronti dell'innamorata Elisabeth, ma anche di sua madre- , il genuino ma se vogliamo ingenuo fascino che suscitano in lui il cugino caldarrostaio e il suo amico vetturino (ammirati non tanto come “individui” quanto come “simboli” quasi folkloristici) , sono tutti sintomi di un disagio già presente nell'animo del protagonista e che, finita la guerra e dissolto l'Impero, non faranno altro che trovare una triste conferma.

Tornato a casa, Trotta sente che la realtà che lo circonda gli è estranea e ostile, e – falliti i miseri tentativi di “mettere ordine nella sua vita” – giunge alla coscienza della sua natura di “esiliato”: “(eravamo) una generazione votata alla morte, che la morte aveva sdegnato”. Tutto è cambiato: è come se quel velo morbido e sottile che ricopriva ogni cosa (nobilitando anche ciò che forse non meritava di esserlo) si fosse dissolto.
La guerra ha portato via con sé ogni retorica, ogni vuoto formalismo (bellissimo il passaggio in cui il protagonista prova a baciare la mano della moglie, che la ritrae quasi schernendolo), ma al loro posto cosa si è affermato? Non valori nuovi, ma nuove menzogne; non sentimenti puri finalmente liberi di essere espressi, bensì “moderne” ipocrisie... al vacuo formalismo dell'Impero si è sostituita un'arida logica del profitto, alla quale il protagonista non riesce a conformarsi.
L'incapacità di Trotta di adattarsi a questo nuovo mondo in fin dei conti non è troppo diversa da quella che gli impediva di vivere serenamente la sua giovinezza. L'impressione che ho avuto è che Roth voglia in qualche modo metterci in guardia contro tutti i “falsi valori” che possono contaminare qualsiasi realtà e qualsiasi epoca... Certo non si può prescindere dal contesto effettivo nel quale il romanzo è inserito (la dissoluzione dell'Impero austro-ungarico e il delinearsi del Regime nazista), né dal momento in cui questo è stato scritto (con Roth esule in Francia a causa di questo stesso Regime), però allo stesso tempo la sua scrittura è così limpida e forte da superare i limiti storici.

Quando qualcosa finisce, porta sempre dolore. Tramontato il suo mondo, scomparsa ogni certezza, il protagonista si chiede dove potrà andare ora, e se lo chiede nella Cripta dei Cappuccini, ovvero proprio nel luogo che custodisce le vestigia di ciò che ha perso. Una conclusione amara, per un libro che comunque non è privo di ironia ed è sicuramente molto, molto piacevole.
 
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gamine2612

Together for ever
:wink:ayu , ti ringrazio per la fresca recensione.
E' il libro che leggerò fra poco, appena finto quello che ho in corso.
Ti ho letto velocemente perché voglio un pò di sopresa. :)
 

ayuthaya

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sì, sì...no problem!!! sono certa che ti piacerà! poi facci sapere, eh? buona lettura!!! :MUCCA
 

gamine2612

Together for ever
:)molto soddisfatta di questa lettura, come per il precedente Fuga senza fine, mio prima lettura di questo scrittore.
Lo trovo così attuale, nonostante sia stato scritto in un'altro secolo.Grande suo pregio la scorrevolezza e significanza di ogni sua frase.
Tutto il resto lo avete già scritto voi.Sono felice di averlo incontrato:wink:
 

Apart

New member
Un libro meraviglioso.

Roth racconta di una nostalgia per un mondo che sembra destinato a scomparire. Ne descrive la bellezza, ma ci mostra anche la sua goffaggine e quell'immobilità che lo rende avverso al cambiamento. Ma non è solo il un nuovo modo di vivere che si avvicina a spaventare il protagonista, quanto il presagio di uno sfacelo.

Scrittura chiara e scorrevole. Grandissima la capacità dello scrittore di trasmettere la manifestazione di una fine e l'avvicinarsi di una catastrofe. Emblematico il finale. Uno dei più bei libri che ho letto.
 
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Grantenca

Well-known member
Ho appena terminato di leggere questo libro, da cui mi aspettavo molto dopo aver letto, dello stesso autore, "la ribellione" che avevo apprezzato. La scrittura è certamente affascinante, ci sono descrizioni di paesaggi e personaggi veramente notevoli, a me ha colpito soprattutto il (non) svolgersi della prima notte di nozze e non discuto il livello artistico. Entrando nel merito è però la storia di un disadattato, in un mondo che sta rapidamente cambiando e che piano piano ne distrugge ogni certezza, ma trovo assolutamente assurdo il percorso del giovane Trotta. Abituato nel mondo dorato della nobiltà del tempo come può essere affascinato da personaggi come il cugino e il vetturino fino a scegliere di andare a cercare la morte in guerra insieme a loro? Cosa gli possono dire questi personaggi che poi nel corso della storia sembra quasi che l'autore non sappia più dove collocarli? e quella moglie che prima lo rifiuta sembra per un rapporto con un'altra donna, poi lo ama, poi dirige con piglio professionale una pensione, e infine va a Hollywood in cerca di gloria? Può tutto questo apparire verosimile?
Ecco è questo che non mi ha convinto. Se uno pensa alla storia romanzata di personaggi superati dalla storia del tempo in cui vivono mi viene in mente il principe di Salina e mi sembra che il percorso scelto dall'autore per descrivere il percorso di questo personaggio sia di spessore molto più consistente.
 

velvet

Well-known member
Questo libro é la descrizione nostalgica della fine di un mondo e di come il protagonista no riesca ad adattarsi al cambiamento, anzi non ci prova nemmeno, tira avanti, rinuncia a vivere disinteressandosi sia alla sua vita personale che a quella del suo paese, che si avvia ad un'altra rovina.
Scrittura chiara e scorrevole, il libro si legge facilmente nonostante la trama soprattutto nella prima parte vada avanti senza troppi avvenimenti. Consigliato.
 

Spilla

Well-known member
Copio dal minigruppo:
Occhio agli spoiler :link:

Ho un solo rammarico, quello di averlo letto a rate, sarebbe stato meglio gustarselo tutto d'un fiato.
Trotta è IL rappresentante dell'inettitudine di una generazione. Spiega perché poi la Germania venga affascinata e travolta dalla follia nazista. Trotta non sa andare oltre il proprio immobilismo, non si riscatta nemmeno attraverso la paternità. Lo spirito pratico è disprezzato, i tentativi di riscatto di qualunque genere pure. La cripta dei cappuccini diventa un simbolo ideale: ciò che è considerato grande e vero è di fatto morto per sempre.
Un gran bel libro, descrizioni preziose e acutissime, atmosfere cariche di simbolismi. Grazie a Velvet per averlo proposto
 

malafi

Well-known member
Che bello questo libro.
Tanto più bello perchè non conoscevo l'autore, me lo sono ritrovato in mano per puro caso: è lui che ha trovato me :)

E' soprattutto la prosa ad avermi colpito: lineare, mai esagerata, eppure efficacissima. Efficace a proiettarti in quell'atmosfera decadente e con l'imminenza del disastro annunciato.

Raramente mi era capitato di essere così avvolto, fin dalle primissime righe ed ancora prima di capire storia e personaggi, nelle atmosfere che lo scrittore ha voluto rappresentare.
 

Nefertari

Active member
Ho appena finito questo libro che ho letto in seguito alle recensioni positive che ho trovato qui. E' la prima opera che leggo di questo scrittore e mi è piaciuto molto. L'ho trovato molto ben scritto e scorrevole. Leggerò sicuramente altro di Roth. Lo consiglio.
 

ila78

Well-known member
Cos'è decadenza? Cosa si prova quando un evento devastante sconvolge il tuo piccolo mondo fatto di rituali, di convenzioni e di piccole abitudini e tu ti ritrovi ad essere, tuo malgrado, un sopravvissuto? Roth ce lo descrive magistralmente in questo piccolo ma potente racconto. La sensazione della sabbia che ti scivola tra le dita e si porta via tutto permea ogni pagina lasciandoti addosso malinconia e tristezza anche se, al contempo, sei consapevole di star leggendo pagine bellissime; le descrizioni sono davvero sublimi (chapeau anche al traduttore :ad:)
Top personaggii: la madre del protagonista e il vetturino ebreo.
Flop: la moglie del protagonista (insopportabile gattamorta lesbica-ma che si rifiuta di ammetterlo a se stessa-).

Non avevo mai letto niente di questo scrittore e devo ringraziare Malafi per avermelo fatto scoprire. Consigliatissimo. :wink:
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Roth è uno scrittore sublime. Finora non c'è nulla che abbia letto di lui che non mi sia piaciuto... Prossimo libro:La marcia di Radetzky.
 
Ho appena finito questo libro che ho letto in seguito alle recensioni positive che ho trovato qui. E' la prima opera che leggo di questo scrittore e mi è piaciuto molto. L'ho trovato molto ben scritto e scorrevole. Leggerò sicuramente altro di Roth. Lo consiglio.
Io passerei a:
[h=3]La leggenda del santo bevitore .
[/h]Peraltro bellissimo pure il film di Olmi.
E' questo il caso in cui non si sa se e' piu' bello il libro o il film.
 

elisa

Motherator
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cosa resta di un impero se non i sepolcri simbolo della morte dell'impero stesso? un grande affresco della società in decadenza e del crollo di qualsiasi punto di riferimento in un'Europa che si sta trasformando. Libro moderno, da leggere anche per comprendere l'Europa di oggi che da quell'Impero in disfacimento sembra non riuscire più a riprendersi.
 
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