Lo scintillante ma effimero ritorno del Romanticismo nel Teatro francese di fine Ottocento.
E’ un’opera molto piacevole, anche se non di gran livello. La psicologia dei personaggi è superficiale: l’autore ha cercato di renderli più “simpatici” che “problematici”. Certo il fatto che Cyrano voglia emergere tramite le sue sole forze e non grazie alla protezione di qualche potente gli fa onore, ma i suoi obiettivi sono quanto mai scontati: vuole per sè amore e vittoria, e in questo non ha nulla di speciale. Non è portatore di una qualche “visione” nuova delle cose, solletica più il nostro desiderio di successo nella vita che la nostra tendenza a porci domande sui perché e sui percome della vita stessa.
Comunque la trama è avvincente e ricca di trovate, mentre Rostand è poeta raffinato e sensibile:
“Parlavamo d’un...”
“bacio. Nè vedo in verità
perchè la vostra bocca sia così timorosa.
Se la parola è dolce, che sarà mai la cosa?
Irragionevol tema non vi turbi la mente:
poco fa non lasciaste quasi insensibilmente
l’arguto cinguettio per passar senza schianto
dal sorriso al sospiro e dal sospiro al pianto?
Ancora un poco, un poco solo ancora, vedrete:
non c’è dal pianto al bacio che un brivido...”
Versi come questi non sono male secondo me.