Gide, André - I Falsari

Mizar

Alfaheimr
Il Gide che abbiamo di fronte leggendo i Falsari è finissimo intagliatore, cesellatore, artista nel senso essenziale del termine.
In un fine gioco di specchi il romanzo – ‘ostentatamente’ definito tale – va intessendosi nell’atto stesso della lettura. Il protagonista progetta il romanzo stesso, ne parla e ne discute: un metaromanzo.
Così, tra le pagine centrali troviamo:

…invento il personaggio di un romanziere che pongo come figura centrale ;l’argomento del libro è, se volete, esattamente la lotta tra quello che gli offre la realtà e quello che vorrebbe farne lui

In questa trama si svolgono o dissolvono varie storie immancabilmente intrecciate: l’una il retroscena, lo scheletro, l’avamposto dell’altra. Di tali storie son protagonisti personaggi che ogni buono e colto lettore pare aver compreso dalla prima pagina; personaggi i cui comportamenti smentiranno di volta in volta ogni convinzione dell’osservatore scomponendo ed affettando gli inveterati cliché dello psicologismo imperante all’epoca ed oggi. L’implicito attacco è diretto alle artificiose e (visibilmente) fittizie creazioni di molta letteratura anche alta. La sua opera è così, compiutamente destruens. L’uomo di Gide è essere caleidoscopico ed ineffabile: essere i cui comportamenti, pur calibrati da razionalità, si stendono su un sottofondo – un ‘basso continuo’ – di irriducibile caoticità ed imprevedibilità. Di qui anche la plurivocità dei punti di vista, la assoluta inconciliabilità di ogni personaggio, le diversità di questi – ciò che produce anche la reiterazione ‘in contrappunto’* della narrazione di un evento da vari puncti. Di qui ancora la impossibilità di comunicare, la equivocazione continua, l’impossibilità di leggere l’altro – ciò che conduce, letteralmente, le fila della trama (delle trame).
Così l’autore protagonista o protagonista autore o la finzione che può esser dietro scrive all’interno del Diario in coda:

Vorrei fare entrare in questo romanzo tutto ciò che vedo[…] Vorrei che i fatti non fossero mai raccontati completamente dall’autore, ma esposti (e varie volte sotto diversi punti di vista) dai personaggi[…] che nella loro narrazione i fatti apparissero leggermente deformati: per il lettore nascerebbe un interesse dal dovere, in certo modo, ricostruire le vicende. Per questo la storia dei falsari viene scoperta a poco a poco [sic!] attraverso i dialoghi, nei quali si devono delineare tutti i caratteri

Ed è esattamente ciò che accade. Sotto le minuziose tessiture, infine, si rivela ulteriore spazio. Spazio per una truffa d Falsari appunto, con tragico epilogo annesso.


*Eh si! Questo romanzo è scritto considerando la strutturazione formale dell'Arte della Fuga del Bach :wink:
 

El_tipo

Surrealistic member
bellissima recensione, sono incuriosito. Metto in wishlist
 

Dory

Reef Member
Era nella mia lista dei libri da inserire nella Sfida letteraria!!
Ho preferito un altro che era immediatamente disponibile in biblioteca, ma l'ho lasciato come sostituto nel caso il libro francese che ho scelto mi dovesse risultare ostico!! :mrgreen:
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Letto con molta curiosità e aspettative, mi ha fatto entrare, mio malgrado, nella stessa dinamica critica che l'autore attua nei confronti della letteratura e del romanzo che sta intessendo e di cui parla nel libro, che mescola un po' realtà autobiografica e fantasia per intrecciarla al diario del personaggio principale, Edouard, con le vicende di tutti i personaggi che ruotano nel romanzo, che entrano ed escono dal diario, dal romanzo che sta prendendo luce, dalle parti dedicate a loro e dal romanzo stesso di Gide.
Questa complessità compositiva, quasi un gioco di specchi o di scatole cinese, se da una parte è affascinante dall'altra parte non riesce mai a definire completamente il romanzo stesso, che è un quasi capolavoro, ma che alla fine della lettura non riesco a definirlo completamente tale.
Come lettore sei sempre presente a ciò che viene raccontato, dove i fatti e i pensieri sono filtrati attraverso il pensiero di Edouard, in un romanzo dove accadono molte cose, molti avvenimenti anche tragici o anche di poco contro, e tu rimani sempre un po' sospeso, senza mai entrare completamente dentro, sempre guidato nei meandri di questo intrecciarsi di relazioni e di fatti, senza che mai nulla prenda effettivamente luce.
Una lettura sicuramente di grandissimo spessore, dove ho trovato molte attinenze di pensiero con lo spirito osservatore di Oscar Wilde, volutamente Gide non ha dato un'identità precisa a questo romanzo e questo secondo me è il limite e nello stesso tempo il pregio di questa opera.
 

El_tipo

Surrealistic member
cosa dire di questo libro che non sia stato già detto da elisa e mizar...
che a me è piaciuto moltissimo anche l'intreccio, la storia insomma, come viene costruita e come si evolve. I personaggi (non pochi direi) sono tutti collegati tra loro e come dice l'autore del "diario dei falsari" sono i personaggi stessi ad avergli ispirato il libro, non il contrario. Le parti che lui ha immaginato sono quelle meno efficaci, ed è effettivamente così.
Bernard è indubbiamente tra i piu interessanti: sembra aver vinto la sua lotta con l'angelo, quindi tra il bene e il male sembra quello piu indirizzato alla strada del bene, colui che è riuscito a negare l'esistenza del diavolo e quindi ad averla vinta. Il vecchio La perouse invece è una delle vittime: la sua mancanza di coraggio nel prendere la decisione di mettere fine alla sua vita lo rende vivo in un limbo dove il contrappasso è il suo aguzzino: vedere con i propri occhi la fine che fa l'unica persona che amava, il suo piccolo boris, con la sua pistola, quello che lui per vigliaccheria non ha mai saputo fare. Ed è l'amore il contrario del diavolo, il diavolo ama le emozioni, come incitare un amico al suicidio o spacciare monete false. Il piccole george è forse la vittima per eccellenza, come anche vincent, che fuggito in africa sembra aver commesso un omicidio.

Tutto magistralmente orchestrato dai i diari di Edouard, che scrive degli appunti sulla storia da prendere spunto per un libro che si chiamerà i falsari. Geniale.
 
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GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
Membro dello Staff
Vado controcorrente e boccio questo romanzo come troppo impalpabile ed etereo, rimasto troppo nella testa dell'autore (significativo il diario e gli appunti in appendice al romanzo nell'edizione Bompiani, indice della incertezza compositiva e strutturale che Gide aveva lungo tutto il processo - triboloso - di creazione). L'idea di fondo sarebbe anche affascinante - un metaromanzo, un romanzo all'interno del romanzo stesso - ma la narrazione è inficiata da lentezza, mancanza di brio o verve nonostante i numerosi dialoghi, e soprattutto da noia soporifera e vuoto narrativo a livello di trama (tentativo di suicidio e suicidio si trovano rispettivamente a 50-60 pagine dalla fine e nelle ultime pagine, sic!).
Continua la mia idiosincrasia verso la letteratura francese, che trovo troppo "tanto fumo e niente arrosto". Lo stesso Gide all'interno del romanzo, attraverso la voce narrante di uno dei personaggi - Bernard o uno dei ragazzi, non ricordo - lascia trapelare una certa indignazione per la nomea che hanno a livello internazionale la letteratura francese e lo spirito della Francia stessa e dei francesi. Viene loro contestata una certa "inconsistenza", una mancanza di intenti e contenuti (non ricordo le parole esatte, il senso era questo). Gide si indigna e fa dire al suo personaggio che invece la Francia è piena di slancio, intenzioni, azione e propositi attivi.
Caro il mio Gide, con questo romanzo raffazzonato non hai certo contribuito a contrastare questa nomea.
Per quanto riguarda stile e tecnica, niente di eccezionale, Gide stesso nei diari/appunti in appendice dice che un romanzo dev'essere scritto nel modo più chiaro possibile. Su questo mi trovo d'accordo.
P.s: Edizione Bompiani piena di refusi e traduzione da rivedere, termini arcaici qua e là che stonano.
Voto 1/5
 
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