Visconti, Luchino - Bellissima

elisa

Motherator
Membro dello Staff
A Cinecittà il regista Alessandro Blasetti cerca una bambina quale nuova protagonista di un film. Fra le molte madri accorse con le figlie, c'è Maddalena che accompagna la figlia al provino, certa del suo successo. È da molto tempo che Maddalena insegue questo sogno tra mille sacrifici e i litigi con il marito. Dopo varie peripezie arriva il momento del provino ma la bambina, timida e imbarazzata, suscita l'ilarità del regista e dei suoi assistenti. Maddalena sdegnata abbandona così ogni illusione.

Trovo il film molto attuale, con questa rincorsa al guadagno e al successo facile , incentrato sul mondo del cinema, tra facili illusioni e cocenti delusioni. La recitazione della Magnani è come sempre molto intensa ma rischia di schiacciare il film, Chiari è perfetto nella parte. Il film di Visconti è forse quello che rappresenta di più un'esteriorità dei sentimenti, anche dal punto di vista estetico, calca la mano dove negli altri film si è cercato invece di alleggerire, rappresentando una realtà che si racconta da sè, mentre in Bellissima viene raccontata.
 

El_tipo

Surrealistic member
non nascondo il mio scarso entusiasmo per questo film, che ho trovato, a dispetto della critica, decisamente noioso e banale. La storia è incentrata sulla figura di questa madre disposta a tutto affinchè la figlioletta di soli 8anni diventi una star del cinema. In 2 ore di film non succede quasi niente; l'analisi dei personaggi è solo abbozzata; il constesto storico anche in questo caso quasi assente (mi ricorda ossessione, dello stesso regista) e anche Anna Magnani non mi sembra all'altezza delle sue interpretazioni storiche, somigliando vagamente alla signorina Silvani nei peggiori film di Fantozzi.
Che dire, con tutto il rispetto per il maestro Visconti, BOCCIATO!
 

isola74

Lonely member
Film dalla trama moderna (sono d'accordo con Elisa), forse recitato in maniera "arcaica" (di qui la bocciatura come "noioso"di El Tipo credo :?) ma certamente è un pezzo della nostra storia cinematografica che va visto.
Promosso ma non con voti altissimi! 3/5
 

darida

Well-known member
sara' pure storia del cinema,ma a me annoia e rattrista, che dire, una visione che mi mette a disagio, e mi tocca concordare con il nostro bel tipo :mrgreen:
anche la grande Magnani mi ricorda le comari del quartiere dove sono cresciuta, troppo plateale...boh!
 
Memorabile l'interpretazione di Anna Magnani, personaggio forte, intenso, eroico. E' un modello eterno per qualunque attrice che sul set voglia essere il personaggio :ad: Parafrasando il titolo del film...BELLISSIMO! con il massimo del voto, lode e bacio accademico!!! :ad:
 

Nikki

New member
Uh! è proprio vero che le impressioni sono soggettive. Fresca ora ora di prima (per me) visione, entusiasta come una bimba, che colpo mi è preso nel leggere i vostri commenti lapidari! :paura:

Lo ho trovato semplicemente stupendo, fa ridere e fa piangere, per nulla banale direi, vista la quantità di sogni dello stesso genere, non necessariamente nel mondo dello spettacolo, radicati nelle coscienze ancora oggi.

Piccola esibizione di puntigliosità, per Elisa, non sono d'accordo che la mamma Magliani rincorra nel film una fama facile. Mi pare al contrario, che si faccia in quattro, disposta ad ogni sacrificio, anche economico, persino mettendo a rischio la serenità familiare, pur di raggiungere Il risultato. Vano, forse, facile per niente.
Per El Tipo, la bimba non ha 8 anni, ma 5. :wink:
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Piccola esibizione di puntigliosità, per Elisa, non sono d'accordo che la mamma Magliani rincorra nel film una fama facile. Mi pare al contrario, che si faccia in quattro, disposta ad ogni sacrificio, anche economico, persino mettendo a rischio la serenità familiare, pur di raggiungere Il risultato. Vano, forse, facile per niente.
Per El Tipo, la bimba non ha 8 anni, ma 5. :wink:


Certo che si dà da fare ma puntando tutto su una bambina piccola ben lontana dal desiderare tutto questo, strumento di riscatto e di apparenza in un mondo di lustrini dove l'effimero ma anche la volgarità e la mancanza di rispetto sono all'ordine del giorno, piccoli esseri umani in balia di adulti frustrati nel loro desiderio di emergere, di essere qualcuno, di guadagnare senza "faticare" ma sperando nel colpo di fortuna che ti porta diritto diritto nel mondo dorato del cinema. Quello che voleva mostrare Visconti con questo film adesso è quasi la norma per cui il messaggio di critica scompare e si annacqua facendo emergere più la storia commovente di questa mamma determinata a rincorrere il successo a spese delle figlioletta. Ed è proprio questa evidente contraddizione che ne limita la grandezza.
 

Nikki

New member
Certo che si dà da fare ma puntando tutto su una bambina piccola ben lontana dal desiderare tutto questo, strumento di riscatto e di apparenza in un mondo di lustrini dove l'effimero ma anche la volgarità e la mancanza di rispetto sono all'ordine del giorno, piccoli esseri umani in balia di adulti frustrati nel loro desiderio di emergere, di essere qualcuno, di guadagnare senza "faticare" ma sperando nel colpo di fortuna che ti porta diritto diritto nel mondo dorato del cinema. Quello che voleva mostrare Visconti con questo film adesso è quasi la norma per cui il messaggio di critica scompare e si annacqua facendo emergere più la storia commovente di questa mamma determinata a rincorrere il successo a spese delle figlioletta. Ed è proprio questa evidente contraddizione che ne limita la grandezza.

Insisto, non è questa l'impressione che ho avuto. Non mi è sembrato che il messaggio del film fosse questo, cioè "diffidate dai lustrini dello spettacolo Cinecittà, son specchietti per le allodole, e non forzate i figli ad emergere in campi che non gli interessano". Questo sì, sarebbe stato ben banale.
E non credo che c'entri nemmeno nulla la prospettiva di emergere senza fatica, confidando nel colpo di fortuna.
Credo che Cinecittà fosse solo un pretesto, forse semplicemente la realtà meglio conosciuta dal regista, che quindi poteva essere raccontata con maggiore efficacia. Avrebbe potuto parlare di una laurea universitaria, o di un concorso da impiegata, sarebbe stata la stessa cosa.

Mi è parso invece che il film raccontasse la storia di una madre che ha fatto tutto, ma proprio tutto, quello che era in suo potere, e forse anche quello che non era in suo potere, pur di dare alla figlia una possibilità di ottenere ciò che nella sua ottica era "il meglio". E il meglio era una professione che desse prestigio e rispettabilità e allo stesso tempo remunerativa, così che da grande la bimba non avrebbe dovuto "chiedere niente a nessuno".

Proprio così le dice, in una scena che mi è parsa la scena chiave del film: la sta preparando e vestendo per uscire, mi sembra, e le dice, testualmente, più o meno "tu non diventerai come me, tu non dovrai dover chiedere niente a nessuno". La carriera cinematografica è soltanto un mezzo, per ottenere quello status.
La ragione è comprensibile. Il film è ambientato in anni cruciali per il ruolo della donna nel mondo del lavoro, fino a pochissimo tempo prima di dominio quasi esclusivamente maschile. Si capisce la forza dell'idea dell'indipendenza nella mente di chi non la ha sperimentata. Brilla, moltissimo, forse molto più del dovuto. "tu non dovrai dover chiedere niente a nessuno" è una espressione micidialmente evocativa, una madelein proustiana...alzi la mano chi non ha mai ricevuto una raccomandazione simile dalla propria nonna....

E così io credo che stia tutto lì, il senso del film. Una durissima battaglia, senza esclusione di colpi, pur di raggiungere il risultato della indipendenza.

Ma, come al solito, la vita è più complessa delle intenzioni e dei teoremi astratti. Indipendenza da chi e da che cosa? Essere indipendenti nel mondo significa anche stare da soli nel mondo e il mondo non è sempre un posto raccomandabile da attraversare soli. C'è da pensarci un pochino prima di gettargli in pasto ciò che si ha di più caro. La mamma Magnani sembra rendersi conto della vacuità del suo obiettivo, se considerato a se stante. Non dover chiedere niente a nessuno, per poi fare cosa? Anche non dovendo chiedere niente a nessuno, resta sempre aperto l'interrogativo matrice di ogni domanda: di cosa riempire l'esistenza?
La forza della rappresentazione: la madre guarda il video della bambina scossa dai lacrimoni e singhiozzi davanti ad una enorme torta di compleanno (davanti allo schermo il mondo che assiste e ride, divertito) e immediatamente comprende e capisce che i suoi progetti non funzionano. Chiede: "ti sei messa a piangere? Perché ti sei messa a piangere?" La consapevolezza che l'obiettivo perseguito non è funzionale allo scopo, vale a dire non riempie la esistenza, che rimane vuota e va colmata con qualcosa...d'altro. I contratti milionari (le vecchie lire) sono soltanto un mezzo, una sfida divertente, non la sostanza.
Anche la madre si dispera, nel cuore della notte, piange e grida aiuto, da sola, nella strada, ma è un attimo. Sa subito dove andare, prende in braccio la bimba e la porta nell'unico posto possibile, a casa.

E non c'è più contratto che tenga, ai registi smaniosi risponde "anche per noi è tanto bella, così bella..che ce la tenemo!". Una delle frasi più commoventi mai pronunciate.
 
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