Montale, Eugenio - La bufera

fabiog

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La bufera che sgronda sulle foglie
dure della magnolia i lunghi tuoni
marzolini e la grandine,

( i suoni di cristallo nel tuo nido
notturno ti sorprendono, dell'oro
che s'è spento sui mogani, sul taglio
dei libri rilegati, brucia ancora
una grana di zucchero nel guscio
delle tue palpebre )

il lampo che candisce
alberi e muri e li sorprende in quella
eternità d'istante - marmo manna
e distruzione- ch'entro te scolpita
porti per tua condanna e che ti lega
più che l'amore a me , strana sorella,-

e poi lo schianto rude, i sistri, il fremere
dei tamburelli sulla fossa fuia,
lo scalpicciare del fandango, e sopra
qualche gesto che annaspa.....

Come quando
ti rivolgesti e con la mano, sgombra
la fronte dalla nube dei capelli,

mi salutasti - per entrar nel buio
 

Zorba

tak kto zh ty, na konec?
Ho sceso dandoti il braccio

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
5 le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
10 Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
 

Apart

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La bufera che sgronda sulle foglie
dure della magnolia i lunghi tuoni
marzolini e la grandine,

( i suoni di cristallo nel tuo nido
notturno ti sorprendono, dell'oro
che s'è spento sui mogani, sul taglio
dei libri rilegati, brucia ancora
una grana di zucchero nel guscio
delle tue palpebre )

il lampo che candisce
alberi e muri e li sorprende in quella
eternità d'istante - marmo manna
e distruzione- ch'entro te scolpita
porti per tua condanna e che ti lega
più che l'amore a me , strana sorella,-

e poi lo schianto rude, i sistri, il fremere
dei tamburelli sulla fossa fuia,
lo scalpicciare del fandango, e sopra
qualche gesto che annaspa.....

Come quando
ti rivolgesti e con la mano, sgombra
la fronte dalla nube dei capelli,

mi salutasti - per entrar nel buio

Bellissima questa poesia di E. Montale.
 
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