Saramago, Josè - La Caverna

El_tipo

Surrealistic member
"Ti venderemmo tutto quello di cui tu hai bisogno se non preferissimo che tu abbia bisogno di ciò che vendiamo"

Cipriano Algor è un vasaio, ha sempre vissuto nella sua fornace producendo e vendendo stoviglie di terracotta. Purtroppo il famigerato "Centro", comincia a rifiutargli le forniture: è arrivato un nuovo materiale, che puo completamente sostituire la terracotta, ma molto più leggero e maneggevole, la plastica.
Dopo circa 250 pagine di relativa staticità, dove il premio nobel ci sconvolge con la sua bravura stilistica ma non altrettanto con la vivacità della narrazione, si cominicia a cogliere l'immensa metafora che sovrasta la storia. E soprattutto, il surreale mistero che si cela dietro il Centro. Mistero che, a guardarlo bene, non ha proprio niente di misterioso e, se vogliamo, nemmeno di surreale.
 
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elisa

Motherator
Membro dello Staff
deve essere un libro complesso, almeno da quello che dici, ma sono le riflessioni che ti hanno stimolato o è anche lo stile che ti è piaciuto in questo libro. Romanzo, saggio, favola?
 

El_tipo

Surrealistic member
romanzo, assolutamente....
Chi lo ha letto comprende benissimo la mia cripticità...non vorrei svelare particolari che poi fanno il romanzo. Ecco, questo è un romanzo fatto di particolari.
E' un libro che stimola tantissime riflessioni. E le stimola anche bene :)
 
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Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
La storia e' molto bella ma lui la fa un po' lunga.
Avesse stretto un po', gli avrei dato 4, invece mi fermo a 3.
Viaggio in Portogallo invece, e' proprio una bella pizza.
Saluti
 

bouvard

Well-known member
Questo libro, secondo me, per bellezza si discosta di poco da Cecità o da Le intermittenze della morte. Un po’ di più dal Vangelo secondo Gesù Cristo che, secondo me, nella produzione letteraria di Saramago è inarrivabile (ma devo leggere ancora diversi suoi libri, quindi chissà che non debba ricredermi!).
La Caverna è una “reinterpretazione” in chiave moderna del mito della caverna di Platone, ma è anche – e soprattutto – la condanna di un mondo capace solo di produrre e consumare merci.
“Ti venderemo tutto quello di cui hai bisogno se non preferissimo che tu abbia bisogno di ciò che vendiamo”
Questo è quanto si legge su uno dei cartelloni pubblicitari affissi nelle strade del Centro. Ma cos’è questo Centro? In un libro che, come dicevo, è una condanna del consumismo il Centro non poteva non avere l’aspetto di un mega-iper-stra-grande Centro Commerciale. Se in passato la massima espressione dell’alienazione delle persone era rappresentata dalle fabbriche, adesso lo è dai Centri Commerciali.
Ma il Centro è anche il luogo che manovra e assorbe il destino dei protagonisti, come di tutta l’umanità. Cipriano Algor e Marta hanno un lavoro intanto che il Centro acquista i loro vasellami prima e le loro statue dopo, così come Marcal Gacho ha un lavoro fin tanto che farà il guardiano nel Centro.
Ma è possibile vivere fuori dal Centro? Fuggire da questo luogo così disumanizzante? Insomma esiste ancora un luogo in cui l’uomo possa recuperare la sua vera natura? Per fortuna secondo Saramago questo luogo esiste. E’ il “luogo” dei sentimenti, il luogo dove vivono il cane Trovato e Isaura Madruga…
Se non vi piace lo stile di Saramago allora lasciate perdere questo libro. Non vi aspettate di trovarvi frasi più brevi del solito, o una scrittura più veloce, o colpi di scena, non vi aspettate neppure di non dover rileggere qualche frase due volte per capire chi l’ha detta, o per recuperarne il soggetto, perché questi “difetti Saramaghiani” (uhm, dubito che questa parola esista o sia corretta!) ci sono tutti in questo libro. D’altronde è lo stile di questo autore e come per altri autori o piace o è inutile farselo piacere!
Visto che il libro è - c’è bisogno di dirlo? - molto più bello del mio laconico commento, ma questo è un periodo un po’ così, vi lascio qualche citazione per incuriosirvi:

“…le parole sono soltanto delle pietre messe di traverso nella corrente di un fiume, sono lì solo per farci arrivare all’altra sponda, quella che conta è l’altra sponda…”

“…il tempo è un maestro di cerimonie che finisce sempre per metterci al posto che ci spetta, noi non facciamo che avanzare, fermarci e retrocedere secondo i suoi ordini, il nostro errore è immaginare che possiamo cambiare i suoi giri…”

“…si dice che ogni persona è un’isola, e non è vero, ogni persona è un silenzio, questo sì, un silenzio, ciascuna con il proprio silenzio, ciascuna con il silenzio che è …”
 
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