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Un bel romanzo che parla del conflitto generazionale, del conflitto fra idee, del conflitto con se stessi e della formazione di due giovani. Sia Bazarov che Arkadij, nel momento in cui si scontrano col mondo e hanno la possibilità di ampliare e concretizzare i propri orizzonti rispetto all'idealismo dell'ambiente universitario, si trovano a dover rivedere le proprie convinzioni. Bazarov, l'arrogante dominatore, quando l'amore e il dolore si impadriscono di lui crolla come un castello di carte insieme al suo nichilismo; la vita stravolge le sue certezze e lui, tanto forte in apparenza, non riesce a sopportarlo. Arkadij, che fino a un certo momento non sapeva di definirsi nichilista solo perché vittima dell'influenza di Bazarov, grazie al contatto con alcune persone e agli eventi esterni riesce invece a cogliere la differenza della propria indole rispetto a quella dell'amico, portando così a una separazione dolorosa per chi legge, ma non altrettanto per i due che, non avendo più niente da dirsi, si dimenticano in fretta l'uno dell'altro.
I personaggi sono interessanti e approfonditi nelle loro infinite sfaccettature, anche attraverso gli interminabili "dialoghi" importanti, aspetto che ho notato in diversi romanzi russi: al primo incontro già si discute di questioni esistenziali, "buongiorno, piacere, io sono un nichilista", "oh, no, io non sopporto i nichilisti perché..." Tutto ciò sembra curioso, ma in un romanzo è ottimo perché rende possibile al lettore l'accesso a diverse visioni del mondo evitando gli "spiegoni". Inoltre l'autore assume ora un punto di vista, ora l'altro, a seconda dei fatti e dei personaggi, ponendosi sul loro stesso livello, senza giudicare nessuno e nessun modo di pensare.
Ho trovato struggente l'aspetto del libro richiamato dal titolo, ossia il modo in cui il rapporto tra genitori e figli viene descritto. I genitori di Bazarov vivono solo per lui, in trepidante attesa di una sua visita, di una sua parola mentre lui, al terzo giorno in compagnia, già scalpita; il che può essere, in parte, naturale o frequente ma l'autore, attraverso i personaggi, ci fa percepire in modo forte la sensibilità dei vecchi, pur sottolineando al momento giusto anche la vitalità dei giovani, con i suoi aspetti positivi e negativi, fino alla tragedia.
Altri personaggi degni di nota sono la Odincova - bel contrasto tra intelligenza e paura di vivere - e lo zio che, come quasi tutti in questo libro, si rivela poi diverso da ciò che sembrava.
In conclusione, l'ho trovato un libro di gran valore, "spesso" a dispetto della mole; oltretutto è breve e non annoia, perciò lo consiglierei proprio a tutti.