Lermontov,Michail-Notte I

fabiog

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In sogno m'è sembrato d'esser morto.
L'anima, franca dai ceppi del corpo,
Più chiaramente poteva vedere
Tutto il mondo- ma non n'aveva cura;
Un timoroso senso la teneva.
Ed io fuggivo senza via; davanti
A me non grigio, non azzurro cielo
( E non era neppure cielo quello,
Avrei detto, ma fosco, morto spazio)
Scorgevo, e nulla v'era a me dintorno
Che potesse gettare le diverse
Ombre che balenavano per esso;
E due selvaggi, avversi suoni, due
Risonanze di tutta la natura,
Contrastavano, nè tra i due poteva
Dirsi che fosse vinto uno. Il terrore
Di ricordare i vili atti compiuti
O sia del bene fatto inorgoglire
M'impediva il pensiero; e via volavo
Lontano senza desiderio e meta.
E un angelo mi si parò radioso,
E tal disse con occhi scintillanti :
" Figliuolo della polvere, hai peccato:
Te come gli altri giungerà il castigo;
Scendi in terra, colà dove il tuo corpo
E' sepolto, e colà vivi ed aspetta
Fin tanto arrivi il Salvatore, e prega...
Prega, soffri...guadagnati il perdono.."
Così vidi la terra nuovamente;
Mi riempì di dispetto la sua vista,
Ed il dolore delle interne piaghe,
Soffocato un istante dal terrore,
Riarse in fuoco di disperazione.
E ( strano mi sembrò) quando rividi
Quella che tanto avevo amato un tempo,
Soltanto il freddo fremito provai
D'un amaro rispetto; nè la turba
Degli amici festanti mi rattenne:
Con disprezzo guardai le coppe dove
Il peccato col vino ribolliva.
E m'artigliò il ricordo; sospirai
Profondo, come può soltanto un morto
E venni al mio sepolcro. Ah! quanto
E' misero colui che finalmente
Il proprio nulla vede ed al cui sguardo
Tutto per che s'è a lungo travagliato
Nell'aria si disperde...
E scesi nella cella della tomba,
Dove marciva il mio corpo, e vi stetti;
Qui si vedevan l'ossa, là la carne
A brindelli pendeva turchiniccia,
Vidi le vene col sangue rappreso...
Disperato sedevo e contemplavo
Come in fretta sciamavano gli insetti
E divoravano avidi il lor cibo;
Un verme ora strisciava dalle occhiaie,
Ora ricompariva nel deforme
Teschio, e ciascuno dei suoi movimenti
Di convulso dolore mi straziava.
Alla perdita assistere dovevo
D'un amico vissuto tanto a lungo
Coll'anima mia, solo, ultimo amico
Che ne aveva diviso un dì le pene,
E volevo aiutarlo, ma era invano:
I presti segni dell'annullamento
Procedevano- e ancora, ancora vermi;
Lottavano essi pel restante cibo,
E rosero l'infetta, umida pelle.
Restavan gli ossi- e sparvero anche quelli,
E null'altro che polvere rimase...
E pieno di non so che cupa cura,
Sopra i miseri resti io mi gettai,
Cercando di scaldarli con il fiato...
Oh quanto dato avrei delle terrene
Delizie per sentire un solo istante
Qualche calore in essi! Invano : freddi
Restarono, come il disprezzo freddi!..
Furiosamente maledissi allora
E mio padre, e mia madre, e il mondo tutto,
E un pensiero mi balenò (d'inferno) :
Che, se il tempo compisse il proprio ciclo
Ed affondasse nell'eterno senza
Ritorno, e nulla più mi consolasse
E non venisse alcuno a perdonarmi ? ...
E volevo vituperare il cielo,
Volevo dire: ...
Ma mi morì la voce - e mi destai
 

Dory

Reef Member
Ho letto a Dory questa poesia e si è molto commossa... sta leggendo un libro in cui questo poeta è spesso citato... ed io so che lei ha un animo romantico e tali poeti le sono sempre piaciuti molto.
Questo però non lo conosceva... sta imparando a conoscerlo ora, ora che il giusto tempo è giunto...
Grazie fabiog

Jaques
 
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